Il primo sostenitore dell'euro che a sinistra cambia idea è un tedesco: Oskar Lafontaine, padre tedesco dell'euro, si pente e lo dichiara insostenibile causa dumping salariale dei tedeschi. Inizia la frana, e chi non si sbriga a capirlo sarà seppellito. Un bel commento di Jacques Sapir e la dichiarazione di Lafontaine
La
dichiarazione di Oskar Lafontaine del 30 aprile scorso è un evento
storico [1]
.
E' la prima volta che un ex attore di primo piano nella creazione
dell'euro ammette che è stato un errore. Questa dichiarazione segna
un cambiamento nella posizione dell'élite europea di cui Oskar
Lafontaine fa parte. Preannuncia che ormai altre affermazioni dello
stesso tipo si moltiplicheranno nei prossimi mesi.
Le ragioni del cambiamento
Questa
dichiarazione è particolarmente interessante per quel che riguarda i motivi della sua
conversione ad un'uscita dall'euro.
Ricordiamo
che Oskar Lafontaine, come presidente del SPD, è stato uno dei più
ferventi sostenitori della moneta unica negli anni '90.
Ha
anche detto esplicitamente di aver creduto in un sistema di
unificazione dei salari su scala europea, ma che questo meccanismo è
stato svuotato del suo contenuto per l'azione di diversi governi.
La
posizione di Oskar Lafontaine non è quindi una posizione di rifiuto
della moneta unica per principio.
Ma
egli osserva che nella configurazione attuale dei rapporti di forza
in Germania, non vi è alcuna possibilità di un'inversione
dell'attuale politica di dumping salariale.
Da
questo punto di vista, conviene citare esattamente il testo:
"La
situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la
disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in crisi
le stesse istituzioni democratiche.
I
tedeschi non hanno ancora capito che gli europei del sud, tra cui la
Francia, presto o tardi saranno costretti dall'impoverimento
economico a contrattaccare l'egemonia tedesca.
Essi
sono particolarmente sotto pressione per il dumping salariale della
Germania in violazione dei trattati europei sin dall'inizio
dell'unione monetaria.
Merkel
si sveglierà dal suo sonno del giusto quando i paesi che soffrono il
dumping salariale tedesco si metteranno d'accordo per imporre un
cambiamento nella politica di gestione della crisi a scapito delle
esportazioni tedesche
".
Questo
passaggio è particolarmente istruttivo perché mostra come la
politica attuale, la cui origine sta in quella che Lafontaine chiama
l'"Egemonia tedesca", porterà a dividere l'Europa in due e
riunirà contro la Germania i paesi dell'Europa meridionale e la
Francia. La preoccupazione di Lafontaine è dunque quella di evitare
un conflitto di questo tipo che realmente rovinerebbe la costruzione
europea.
E' quindi
proprio
per
salvare l'Europa che egli considera la fine dell'euro, una posizione
io avevo difeso in un documento del luglio 2012 che era stato inviato
al Presidente della Repubblica
[2]
.
Anche in questo lavoro veniva considerata la possibilità di forti
aumenti salariali e di una fiammata inflazionistica in Germania.
Ma si
dimostrava
come questi meccanismi non avessero in realtà alcuna possibilità di
verificarsi e se ne deduceva la necessità di una forte svalutazione.
La
conversione di Oskar Lafontaine alla dissoluzione della moneta unica
non è poi così sorprendente.
Oskar
Lafontaine crede nell'Europa, ma, lui, non vive nel mondo incantato di cui si compiacciono i socialisti di tutte le tendenze, compreso il
Front de Gauche, l'equivalente francese di
Die
Linke, il partito
a sinistra della SPD di cui Lafontaine è stato uno dei fondatori. E'
per senso di realismo che Lafontaine arriva alla soluzione di uno
scioglimento dell'eurozona.
Come procedere a uno scioglimento della zona euro
Egli
parte dalla constatazione che le svalutazioni interne (le politiche
deflazionistiche
come
si sarebbe detto negli anni '30) da sole non saranno in grado di
cambiare la situazione. Esse dovrebbero essere accompagnate da un
aumento volontario di TUTTI i salari tedeschi di almeno il 20%, il
che è impossibile oggi, a causa dello stato dei rapporti di forza in
Germania.
Egli
precisa poi come concepisce questa dissoluzione della zona euro e, in
particolare, considera la necessità di un controllo dei capitali (e
senza dubbio inizialmente un controllo dei cambi) per realizzare questa
politica.
Qui
è sorprendente constatare come un politico possa concordare con le
posizioni espresse dagli economisti accademici e come concepisca,
ancora una volta in modo molto realistico, un meccanismo di cui
l'Europa ha già dato esempio con la crisi di Cipro.
Ancora
una volta, vale la pena citare Oskar Lafontaine per esteso:
"Se
i riaggiustamenti reali verso l'alto o verso il basso non sono
possibili, diventa necessario abbandonare la moneta unica e tornare a
un sistema che rende possibili le svalutazioni e rivalutazioni, come
è avvenuto con il predecessore della moneta unica, il sistema
monetario europeo (SME). Si tratta fondamentalmente di rendere di
nuovo possibili delle svalutazioni e rivalutazioni attraverso un
sistema di cambi controllati dall'Unione europea.
A
tal fine, un rigoroso controllo dei capitali sarebbe la prima misura
inevitabile, per tenere sotto controllo i flussi dei capitali.
Dopo
tutto, l'Europa ha già attuato questa misura a Cipro."
Tutto
questo è preso in considerazione senza drammi, ben lontano dalle
previsioni catastrofiche a cui si abbandonano i politici francesi,
compreso Mélenchon, che avrebbe fatto meglio a ispirarsi alle
riflessioni del suo amico Lafontaine piuttosto che a condividere in
pieno Attali.
Ancora,
il testo di Lafontaine fa eco in maniera singolare alle proposte
contenute nel nostro documento di lavoro del luglio 2012, quando menziona
la necessità di garantire un sostegno ai paesi del Sud Europa per
consentire loro di avere successo nelle loro svalutazioni
[3].
È esattamente lo stesso percorso da seguire.
Su
questo punto, posso solo ripetere qui quello che ho scritto nel
luglio 2012:
"
Gli
ultimi negoziati europei hanno avuto il merito di far prendere
coscienza degli enormi ostacoli sulla strada di una possibile
sopravvivenza della moneta unica.Le istituzioni dell'UE potrebbero,
tuttavia, svolgere un ruolo significativo nell'attuazione dello
scioglimento della zona euro.
E'
importante che questo scioglimento sia presentato come un elemento
della politica europea, concertato e combinato, e non come un ritorno
al "ciascuno per sè".
La
popolazione francese potrebbe essere preparata all'idea di uno
sciglimento della zona euro valorizzando l'alternativa tra una
recessione prolungata o una depressione, e una regolazione molto più
rapida attraverso una svalutazione con significative prospettive di
crescita nel medio termine. Tuttavia, tale soluzione comporterebbe:
• (A)
Una
decisione collettiva, dopo un vertice UE. Sembra
quasi impossibile poter tenere segreta questa decisione per più di
24 ore.
Potrebbe
essere presa un Sabato o una notte tra Sabato e Domenica.
E'
quindi importante che il governo abbia già preparato un piano su
come agire in questo caso.
• (B)
La
trasformazione del MES in parte
in
fondi di
stabilizzazione
bancaria e in
parte in un "Fondo
monetario europeo"
il cui
compito sarebbe quello di risolvere le crisi di bilancia dei
pagamenti nei paesi europei (che era il compito originale del FMI)
che potrebberoo sorgere in seguito, e
la
trasformazione della BCE in un organismo di controllo sulle regole
comuni e le nuove parità annunciate da parte degli Stati e approvate
dal Consiglio europeo (ECOFIN). Queste
parità dovrebbero essere riviste annualmente per tener conto dei
diversi andamenti di inflazione strutturale e dei guadagni di
produttività.
La
BCE potrebbe anche amministrare l'Unione banca per l'adozione di
norme prudenziali comuni in particolare per i servizi bancari alla
clientela.
• (C)
Il
sistema monetario europeo sarebbe ripristinato provvisoriamente per
garantire delle fluttuazioni comuni dei tassi di cambio. Sarebbe
tuttavia diverso dallo SME, in quanto sarebbe accompagnato da misure
di controllo dei flussi di capitali per evitare attacchi speculativi.
E'
possibile che uno o più paesi rifiutino queste condizioni, e il
nuovo SME potrebbe iniziare a funzionare su un gruppo più ristretto
di paesi rispetto all'Euro attuale.
Tuttavia,
i benefici in termini di stabilità del ricostituito SME dovrebbero
essere sufficienti per attirare gradualmente più valute."
Confrontiamo
il testo di Lafontaine:
"Durante
un periodo di transizione, sarà necessario aiutare i paesi le cui
valute soffriranno di sicuro una svalutazione per sostenere il
cambio, anche per mezzo di un intervento da parte della Banca
Centrale Europea, al fine di evitare un collasso."
Questa
dichiarazione costituisce un evento politico importantissimo nella
crisi dell'euro.
Essa
preannuncia ulteriori conversioni.
La
proliferazione dei partiti e dei politici che prendono posizione in
Europa per una "fine dell'Euro", è oggi un fatto
importante. E' chiaro, da questo punto di vista, che come il movimento si
intensificherà nei prossimi mesi, i primi a fare
il grande passo beneficeranno di una qualche credibilità presso l'opinione
pubblica e i loro elettori.
La
politica europea di Angela Merkel è sempre più sotto pressione.
Il
presidente della Commissione europea Manuel Barroso, ma anche il
primo ministro italiano Enrico Letta, hanno criticato la sua politica
di austerità che domina l'Europa e che conduce al disastro.
I
leader europei sanno che le cose non possono continuare così.
La
situazione economica sta peggiorando di mese in mese, e la
disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in crisi
le istituzioni democratiche.
I
tedeschi non hanno ancora capito che gli europei del sud, tra cui la
Francia, presto o tardi saranno costretti dall'impoverimento
economico a contrattaccare all'egemonia tedesca. Essi
sono particolarmente sotto pressione per il dumping salariale della
Germania in violazione dei trattati europei sin dall'inizio
dell'unione monetaria.
Merkel si sveglierà dal suo sonno del giusto quando i paesi che
soffrono il dumping salariale tedesco si metteranno d'accordo per
imporre un cambiamento nella politica di gestione della crisi a
scapito delle esportazioni tedesche
Una
moneta unica avrebbe potuto essere sostenibile se i partecipanti
avessero concordato una politica salariale coordinata e orientata
verso la produttività.
Negli
anni '90 pensavo
che un tale coordinamento sarebbe stato possibile ed ero d'accordo
con la creazione dell'euro. Ma i governi hanno eluso le istituzioni
create per questo coordinamento, in particolare il dialogo
macroeconomico.
Le speranze
secondo cui la creazione dell'euro avrebbe portato a un comportamento
economico razionale da parte di tutti sono state vane.
Oggi
il sistema è fuori controllo.
Come
Hans-Werner Sinn ha scritto di recente in Handelsblatt,
paesi
come la Grecia, il Portogallo e la Spagna devono tagliare i costi di
circa il 20-30% rispetto alla media dell'Unione europea per
raggiungere un livello approssimativamente equilibrato di
competitività e la Germania dovrebbe aumentare il livello
salariale di circa il 20%.
Tuttavia, gli ultimi anni hanno dimostrato che una tale politica non ha alcuna possibilità di essere attuata. Un aumento dei salari, necessario nel caso della Germania, non è possibile con le organizzazioni dei datori di lavoro e il blocco dei partiti neoliberisti, formato da CDU / CSU, SPD, i liberali e i Verdi, che non fanno che seguirli. Una diminuzione dei salari, che significa una perdita di reddito nell'Europa meridionale, e anche in Francia, dal 20 al 30%, porterà al disastro, come vediamo già in Spagna, Grecia e Portogallo.
Se
i riaggiustamenti reali verso l'alto o verso il basso non sono
possibili, diventa necessario abbandonare la moneta unica e tornare a
un sistema che rende possibili le svalutazioni e rivalutazioni, come
è avvenuto con il predecessore della moneta unica, il sistema
monetario europeo (SME). Si tratta fondamentalmente di rendere di
nuovo possibili delle svalutazioni e rivalutazioni attraverso un
sistema di cambi controllati dall'Unione europea. A tal fine, un
rigoroso controllo dei capitali sarebbe la prima misura inevitabile,
per tenere sotto controllo i flussi dei capitali. Dopo tutto,
l'Europa ha già attuato questa misura a Cipro."
Durante
un periodo di transizione, sarà necessario aiutare i paesi le cui
valute soffriranno di sicuro una svalutazione a sostenere il cambio,
anche per mezzo di un intervento da parte della Banca Centrale
Europea, al fine di evitare un collasso.
Una
condizione per il funzionamento di un sistema monetario europeo
sarebbe di riformare il settore finanziario con una rigorosa
regolamentazione, ispirandosi alle casse di risparmio
pubbliche.
Gli speculatori devono scomparire.
Il
passaggio a un sistema di svalutazioni e rivalutazioni controllate
sarebbe graduale.
Si
sarebbe già potuto cominciare
con
la Grecia e Cipro. L'esperienza del "Serpente monetario europeo" e dello SME avrebbero dovuto essere prese in considerazione.
[1] Il testo originale si trova nel giornale Neues Deutschland à l’indirizzo seguente : http://www.neues-deutschland.de/artikel/820333.wir-brauchen-wieder-ein-europaeisches-waehrungssystem.html e anche sul blog di Oskar Lafontaine : http://www.oskar-lafontaine.de/links-wirkt/details/f/1/t/wir-brauchen-wieder-ein-europaeisches-waehrungssystem/
[2] J. Sapir, « La dissolution de la zone Euro : une solution raisonnable pour éviter la catastrophe », Document de Travail, CEMI-EHESS, juillet 2012.
[3]
Idem. A questo stadionon ho nessuna informazione su una possibile traduzione in tedesco di questo testo e non posso che constatare les impressionanti
convergenze di vedute tra la dichiarazione di Lafontaine et il documento di lavoro.
Consolerei Sapir dicendogli che anche in Italia abbiamo una sinistra che si crogiola nel mondo incantato degli "straordinari vantaggi che ci sono derivati dall'euro" (parole di Cofferati l'altra sera nel confronto con E. Luttwak su La7).
RispondiEliminaCiao Carmen, grazie come sempre per questi articoli davvero indispensabili per comprendere l'attualità.
Ciao Lameduck, evviva Lafontaine! Il primo che ci ripensa è un eroe, ma il nostro PUDE arriverà ben ultimo - e rimarranno con il cosiddetto cerino in mano...
EliminaEppur si muove!....
RispondiEliminaL'euro è stato un errore? Abbi pazienza ma Mr Lafontaine, politicamente parlando, o è scemo, o è in malafede.
RispondiEliminaSe è, ripeto politicamente parlando, scemo, dovrebbe andarsene ma siccome è appunto, scemo, non lo farà!
Se è in malafede, sa che dovrebbe andarsene ma poiché non ne ha alcuna intenzione, tenta la carta dell' io l' avevo detto, previa naturalmente tempestiva autocritica in vista della del prossimo venturo crac.
Risultato li avremo sempre tra i coglioni mentre meriterebbero la gogna politica. Alias tutti gli artefici dell' Euro, TUTTI nessuno escluso, a coltivare patate.
Condoglianze alle patate!
Ho qualche dubbio sul fatto che questo scenario di smontaggio concordato possa realizzarsi. In particolare, che la BCE possa svolgere il ruolo di coordinatrice dei rapporti di cambio e che i capitalisti europei siano disposti ad accettare vincoli alla circolazione dei capitali. Servirebbe una "forza d'urto" dal basso, formata da elettori correttamente informati e consapevoli, ma non cè. Non sono mai stato così pessimista, ma spero con tutto il cuore di sbagliarmi.
RispondiEliminaSi stanno preparando manifestamente a gestire la transizione,
Eliminasanno che è l'unico modo per rimanere in sella alla guida del processo di break up, non a caso candidano strutture europee alla gestione di parti del processo di disgregazione; i reazionari di europa visto che hanno oramai raggiunto il risultato di aver sbriciolato il più grande concorrente della germania, sanno di poter passare all'incasso.
Questi manigoldi mediante i quisling nostrani gestiranno il processo di disintegrazione della moneta unica (checché si parli di limitazione/gestione del dlusso di capitali), questo significa una strategia euro-exit reazionaria con il cannibalismo finale di quel poco che rimane di produttivo in italia e la svendita a saldo di sanità, infrastrutture, difesa, acciaio etc.
Queste persone non hanno affatto paura, sanno di aver vinto la loro guerra e si stanno candidando per la prossima.
Non so se un giorno anche noi avremo la fortuna di utilizzare un nome proprio a mo di un aggettivo (dispregiativo); se quel giorno arriverà utilizzeremo magari letta o bersani al posto del norvegese quisling.
Straordinario, era ora! Qualcuno che conosce l'email, può mandare questo link a Letta e a il direttore del Sole 24h?
RispondiEliminaSi sveglia anche la gabanelli (e' stata svegliata diciamo) vedrete la puntata di report dom.prossima...sara quando il popolo comincera a chiedere conto ha chi ha difeso "questa" Europa per decenni...come anche la gabanelli,tacendo l'argomento sempre.
RispondiEliminaSegnalo la versione sottotitolata de:
RispondiElimina'L'austerità in tempo di recessione è una cagata pazzesca'
Seguono 92 minuti di applausi
E se lo dice un ex pasdaran della moneta unica teutonico, vuol dire che siamo all'ammazzacaffè... Nel mentre, in Italia la Fassina mostra la sua schizofrenia (sua e del suo partito) affermando che il pareggio di bilancio è una decisione sbagliata sul piano economico, ma giusta sul piano politico. Come dire che per sedere al tavolo delle trattative con la Merkel - che nel frattempo accende la sua speciale stampante per gli appelli che vengono dall'Italia - servono qualche migliaio di morti tra lavoratori, imprenditori e pensionati. (Citazione adattata non casuale...)
RispondiEliminaPerò è una bella sensazione,nonostante la problematica, passare dall'essere considerati ""deliranti"" (quelli che come me pensano e soprattutto dicono che uscire dall'euro sarebbe la cosa migliore)all'essere considerati ""realisti"" ;)
RispondiEliminaplease, ditel al ns pd cje in Germania stanno cambiando idea; giusto per capirci, pero', sarebbe utile chiedere a la Fontane: dove eri quando gli economisti ti dicevano che l'europa NOn era un'area valutaria ottimale? x' dire "è stato un errore" quando si ebbero tutti gli strumenti per non commettere l'errore non assolve, anzi aggrava la posizione personale
RispondiEliminalentamente si muove, ma non ci siamo ancora anche se da un socialista mi aspetto che non dica "lasciamo che sia la dinamica del mercato valutario a fissare i cambi tra le monete", ma che invece si spinga a ipotizzare il ritorno ad un sistema eterodiretto di fissazione dei cambi per quanto dotato di una certa flessibilità (che non vuol dire avere tutta quella che serve, può anche voler dire avere quella sufficiente perchè la Germania non sprofondi). Io non sono un economista ma questa cosa mi puzza, cioè si cambia tutto (scioglimento dell'euro) per non cambiare nulla (le altre valute restano comunque agganciate al marco tedesco).
RispondiEliminaSecondo me questo è solo un segnale che l'euro così com'é non funziona nemmeno più per la Germania e che quindi ha le ore contate (con buona pace della Francia che resta a rimorchio), ma non come un ravvedimento completo. Lafontaine prima ancora che socialista è tedesco e quindi cerca, giustamente, l'atterraggio morbido per il suo Paese. E la nostra classe politica che fa? Si interroga? Cerca un atterraggio morbido dell'Italia? Conviene la riedizione dello SME dove bisogna contrattare ogni volta il proprio livello di competitività con il più forte? Secondo me no. All'Italia serve che la valuta fluttui con la dinamica impostale dal mercato e che vengano applicati controlli sui capitali, e inoltre ha bisogno che lo Stato riprenda a fare investimenti in settori strategici per ricreare o per rinazionalizzare le aziende chiuse o passate in mano estera e che rinazionalizzi le infrastrutture vitali (e per sapere quali sono, basta leggersi un libro di storia per vedere quali sono le prime strutture che vengono bombardate in caso di guerra).
Eppoi, adesso che i pezzi pregiati delle aziende italiane sono passati in mano francese e tedesca, ecco che comincia a convenire anche a loro che queste fabbriche divenute loro riprendano a vendere, no? E tutti i subfornitori tedeschi delle loro aziende? E' comodo fissare il cambio in modo da pagare meno le forniture provenienti dai Paesi periferici, ma senza temere una concorrenza diretta, vero?
Gabriele Bellussi
Un paio di cose:
RispondiEliminaIo non so se Lafontaine fosse colluso o veramente illuso, ma il fatto che abbia deciso di fare outing - e che sia il primo a farlo - in qualche modo a mio parere gli rende onore. Non succederà altrettanto per quelli che arrivando ultimi saranno travolti dagli eventi.
Evidentemente stanno provando a gestire la fine, e come sempre nei dettagli...Comunque a mio parere Sapir non ha torto quando dice che le istituzioni europee, finora "catturate" dagli interessi dell'élite finanziaria, devono essere coinvolte in una trasformazione concertata. Non deve essere un abbandono della politica di integrazione e un ritorno al ciascuno per sè.
Inoltre potrebbero davvero essere necessari degli interventi a sostegno delle valute più deboli che rischierebbero di collassare.
Condividerei invece completamente la necessità di recuperare con intervento pubblico le imprese che nelle circostanze di concorrenza sleale create dalla violazione dei trattati hanno chiuso o sono passate in mano estera.