Jacques Sapir commenta uno studio di una fondazione tedesca sulla possibile evoluzione futura della crisi dell'eurozona
Traduzione di Ugo Sirtori
La Friederich Ebert
Stiftung, una fondazione tedesca legata alla SPD, ha appena
pubblicato un documento che analizza i possibili scenari futuri per
la zona Euro, un progetto dal titolo Scenario Team Eurozona 2020 [1].
Questo documento è stato preparato sulla base di molti incontri (16 in totale)
in diversi paesi nel corso del 2012. Le conclusioni sono state tirate
in un incontro tenutosi a Bruxelles il 6 dicembre 2012. Anche se non
rappresenta la posizione ufficiale della social-democrazia tedesca ed
europea (partecipanti provenienti da vari paesi dell'area hanno
collaborato alla sua stesura) questo documento è sintomatico del
punto di vista che si è ora formato in Germania sulla questione
dell'area dell'Euro. Questo è quel che lo rende interessante. Non
consideriamo questo testo come l'alfa e l'omega della riflessione su
questo tema, ma come qualcosa che è rappresentativo di una mentalità
nel resto d'Europa e in Germania e che contrasta nettamente con
quanto continua a essere propagandato dalla stampa francese tutta. Il
documento inizia con uno 'stato dell’arte' e riconosce che l'Euro
sta affrontando una crisi diffusa. Esso riconosce che le misure
finora adottate per affrontare questa crisi si sono rapidamente
mostrate inadeguate e hanno contribuito a esacerbare la crisi.
"Le misure adottate nei diversi summit si sono dimostate inadeguate e spesso hanno semplicemente esacerbato i sintomi della crisi. In molti paesi, specialmente nel Sud Europa, il tutto si è manifestato con un'intensificazione drammatica della crisi sociale, un'alta disoccupazione giovanile, la recessione dell'economia e una frustrazione crescente in vasti strati della popolazione sull'Europa e le istituzioni europee."(p.3)
Non si può che concordare
con la constatazione. Inoltre, alcune delle misure formalmente
decise, si scontrano con una resistenza significativa sulla
loro attuazione (come nel caso dell’unione bancaria che è stata
accettata solo con grande riluttanza dalla Germania). L'acuirsi della
crisi, sia per il drammatico aumento della disoccupazione in paesi
come la Grecia e la Spagna, sia per il degrado costante dei conti
pubblici in diversi paesi, dimostra che la crisi è sempre più
presente e pressante.
I. I quattro scenari
selezionati
Da questa osservazione,
sono stati sviluppati quattro scenari. Alcune delle loro ipotesi sono
realistiche, ma altre sembrano esserlo meno. Tuttavia, uno scenario è
niente senza il realismo delle ipotesi. Li riepilogheremo brevemente, indicando
gli elementi su cui i gruppi di lavoro non hanno adottato ipotesi
realistiche, o dove sono state adottate ipotesi solo parziali.
(1) Lo stallo
nella crisi. (Muddling-trough the crisis)
In questo scenario,
l'Unione economica e monetaria rimane un meccanismo incompleto. Come
risultato, i paesi dell'Europa del sud continuano a essere dipendenti
da piani di salvataggio a carico dei paesi del Nord Europa, mentre la
BCE continua, e aumenta anche, gli acquisti di debito sovrano sul
mercato secondario per mantenere i tassi di interesse a livelli
gestibili. L’Europa meridionale si avvia così in un lungo periodo
di depressione e non è in grado di implementare un nuovo modello di
crescita a causa della mancanza di investimenti. Si aggiunga inoltre
la mancanza di domanda “solvibile” e la fuga dei migliori
cervelli. I piani di salvataggio assicurano che questi paesi
rimangano nell’euro (nonostante sorgano nelle popolazioni movimenti sempre più importanti
contro l'euro), ma non sono in grado di
trovare una soluzione a questa crisi. L'Unione europea si indebolisce
sia nei confronti degli Stati Uniti che dei paesi emergenti e diventa
sempre più dipendente da suoi partner.
(2) La
rottura dell'Eurozona. (Break-up of the Eurozone)
Qui, la gestione
della crisi è ancora più conservatrice rispetto allo scenario
precedente, dove si ammetteva un significativo impegno della BCE.
L’unione bancaria, anche se formalmente implementata, è
inefficiente a causa della riluttanza di molti paesi alla sua
applicazione. Il peggioramento della situazione economica dei paesi
dell'Europa meridionale si combina con una rinnovata rigidità
riguardo il patto di crescita e stabilità che richiede a questi
paesi ancora maggiore impegno per una riduzione del deficit e del
debito. Inoltre, non c'è nessuna politica di investimento né
politica industriale o politica commerciale a livello europeo. Il
risultato di tutto questo è che le tensioni sociali diventano
incontrollabili e conducono a uscite non concordate dalla zona euro.
Questo si traduce in un divisione monetaria dell'Europa in tre parti, con un euro "mantenuto" intorno all'area della
Germania (in realtà una zona Marco), un'unione monetaria del Nord
intorno alla Gran Bretagna e un Sud Europa, dove ogni paese riguadagna la sua sovranità monetaria. Facciamo qui notare che la
cosiddetta 'Unione monetaria del Nord' è in realtà molto poco
probabile.
La Gran Bretagna non ha alcun interesse a un'unione
monetaria. L’"area della sterlina" è una possibilità,
ma il grado di probabilità è basso. Il risultato da considerarsi
più probabile è da un lato la costituzione di una 'zona del marco'
destinata indirettamente o direttamente ad alcuni paesi dell'Europa
centrale, e un ritorno alla sovranità monetaria per tutti gli altri
paesi. In questo scenario, l'Unione europea è attaccata tanto
dall'esterno, dove la sua posizione nei confronti degli Stati Uniti,
ma anche di Cina e Russia è indebolita, quanto dall’interno
dall'aumento dei movimenti politici che mettono radicalmente in
discussione l'esistenza stessa delle istituzioni europee.
(3) Il ripiegamento
su un nocciolo duro dell'Europa. (Core Europe)
In questo scenario
rimangono da una parte solo i paesi del centro, nel contesto di un
nuovo trattato, che comprende l’unione bancaria, ma anche l'Unione
fiscale e dall’altro lato gli altri paesi che rifiutano questo
trattato e che costituiscono un secondo livello di UE ridotta a una
zona di libero scambio. Lo studio di FES naturalmente include la
Germania e la Francia nei paesi core e accetta la scommessa che
intorno a questi due paesi un certo numero di altri paesi si riunirà
sulla base di un accordo politico (denominato Euro patto plus) che
includa la cessazione dell’austerità e delle regole sociali e
fiscali comuni per evitare il dumping sociale e fiscale.
"Il Patto Euro Plus, con il suo impegno per un'ulteriore convergenza della tassazione delle imprese, dei contributi e delle prestazioni sociali, sarebbe implementato solo nei paesi core, che dovrebbero protegersi dal crescente dumping fiscale e sociale da parte degli altri paesi. Delle nuove risorse finanziarie per gli investimenti, combinate con una politica industriale, col mercato unico e con adeguate riforme strutturali, aiuterebbero la transizione verso un'economia più verde, più efficiente e più inclusiva nel gruppo dei paesi del centro." (p.8)
Questo nucleo di paesi avrebbe
quindi una forte coerenza e ci potrebbe essere uno sviluppo più
armonioso. Per altri paesi, la situazione sarebbe meno rosea e
l’azione "non convenzionale" della Banca Centrale Europea
sarebbe sempre necessaria. Allo stesso modo, il MES sarebbe comunque
necessario e vedrebbe i suoi mezzi di intervento potenziati per far
fronte a crisi nei membri non 'hard core' pur avendo una
condizionalità ancora rinforzata. Le differenze tra i paesi del
'hard core' e il resto dell'Unione europea sarebbero destinate a
crescere. Al limite, si potrebbe sviluppare un forte antagonismo tra
i paesi 'hard core' e gli altri paesi dell'Unione europea.
"Gli stati membri della periferia sono favorevoli a misure protezionistiche, con gli stati del centro che devono fronteggiare delle pressioni crescenti in termini di competitività a causa dei loro standard sociali elevati. Questo porta ad una crescente ostitlità e ad un populismo antieuropeo all'interno e all'esterno dei paesi core." (p.8)
Questo scenario sembra
improbabile in quanto presuppone un accordo politico di fondo
non semplice con la Germania, quando invece il conflitto tra la
Francia e la Germania sta crescendo di intensità, nonostante quel
che dice il governo. Ora, se tra Germania e Francia un accordo non è
in realtà possibile, e considerando le
attuali divergenze questa sembra la soluzione più probabile, la
soluzione per il nostro paese potrà essere sia di dar ragione alla Germania
sull’austerità, sia di lasciare l'Euro. Siamo pertanto ricondotti al
primo scenario (la situazione di stallo) o al secondo (l’esplosione).
(4) Il
completamento dell’Unione di bilancio (Fiscal union completed).
In questo scenario, al seguito della Francia, la Germania e altri paesi dell'Eurozona riconoscono la
comune necessità di accelerare il movimento verso un'Europa
federale, riducendo in modo significativo l'austerità per l'Europa
meridionale. Un fondo comune di stabilizzazione è implementato (una
mutualizzazione del debito) e l'area dell'Euro si dota di un'agenzia
in grado di emettere il proprio indebitamento per finanziare
investimenti massicci in tutti i paesi, sotto l'egida di un'autorità
comune di controllo.
"Una sorveglianza macroeconomica è combinata con maggiori risorse per la ripresa: non solo una più rapida implementazione dei fondi strutturali, ma anche un Fondo Economico Europeo per la Stabilizzazione col compito di gestire gli shock asimmetrici. Il dialogo sociale e la contrattazione sono incoraggiati a libvelo nazionale ad europeo per un migliore allineamento dei salari e della produttività." (p.9)
Il problema con questo
scenario è che esso non quantifica le esigenze finanziarie in
trasferimenti annuali al di là della questione degli investimenti. Questo è un problema ricorrente in tutti gli scenari federalisti. Il
federalismo comporta trasferimenti, che la Germania, ma anche la
Finlandia e l'Austria, rifiutano. Ora, la grandezza dei trasferimenti
per assicurare soltanto un recupero dei quattro paesi più in
difficoltà (Spagna, Grecia, Italia, Portogallo) è nell'ordine di
240 - 250 miliardi di euro all'anno per dieci anni. Inoltre, è
altamente probabile che questo livello di trasferimento diventerebbe
permanente, come si è visto oggi all'interno degli Stati e in Francia
con il caso del DOM - TOM. Quindi non parliamo di trasferimenti per
un breve periodo, e non è affatto realistico aspettarsi di
finanziarlo con dei prestiti.
II. La probabile
evoluzione della situazione nell'area dell'Euro.
Nella valutazione di
possibili scenari futuri e del loro grado di probabilità, dalla
lettura del documento si può notare facilmente che vi sono delle gravi divergenze. Questo è
particolarmente visibile nella mancanza di coerenza osservata
nell'analisi dei diversi scenari. Tuttavia, emerge un'impressione generale: quella di un grande pessimismo circa il futuro dell'eurozona.
(1) Dall’impossibilità di continuare l'attuale politica al rischio di
esplosione dell'area dell'Euro.
Nel primo scenario,
lo stallo nella crisi, questo passaggio è particolarmente
contraddittorio. “Il primo scenario – ≫muddling
through the crisis≪ – è generalmente considerato insostenibile, ma vi è una importante variabile nel quadro all'interno del quale la cosa potrebbe durare, e precisamente una sorta di ≫Japanese
scenario≪. Questo significherebbe un lungo periodo di stagnazione, deflazione e alto indebitamento. Questo scenario sarebbe il risultato della gestione della crisi prevalente sino ad ora, caratterizzata da ≫too little,
too late≪, combinata con la dominante del metodo
intergovernativo invece che comunitario.” (p.10)
La prima reazione è
che l'affermazione che un tale scenario non è sostenibile è contraddetta dal
riferimento, alla fine, a uno scenario "giapponese".
Tuttavia, questo ultimo scenario, che fa riferimento al "decennio
perduto" del Giappone, non tiene conto del fatto che la zona
Euro non è un paese, ma un insieme di paesi, come sottolinea anche
il riferimento al "metodo intergovernativo". L'unica
soluzione per dare una continuità allo scenario della situazione di
stallo, è di ammettere un flusso di trasferimenti certamente
inferiore rispetto agli importi necessari nell’ipotesi federale, ma
che rimarrebbero comunque significativi. Tuttavia, è chiaro che non
solo la Germania si rifiuta di pagare tali importi, ma si oppone
sempre più apertamente alle modifiche avvenute alla BCE con l'arrivo
di Mario Draghi [5]. In realtà, il secondo scenario, quello di una
rottura dell'Eurozona, appare molto più probabile, ma si divide in
uno scenario 'nero', descritto come "Jugoslavia" e uno
scenario più roseo, chiamato "Unione Sovietica".
“Il secondo scenario – crollo dell'Eurozona – potrebbe essere il risultato del perdurante e infruttoso approccio di muddling-through seguito finora, come abbiamo visto. Questo crollo potrebbe verificarsi in due modi: in primo luogo, la sindrome Yugoslavia, che comporta una violenta separazione e un vuoto decisionale, con gli eventi che vanno fuori controllo. Questo, naturalmente, sarebbe il peggiore tra i peggiori scenari possibili e non è sorprendente che sia stato prefigurato da un rappresentate della exYugoslavia. Dovrebbe essere preso seriamente, perché anche se nessuno lo desidera, potrebbe anche accadere…” (p.10) e
“Il secondo scenario sarebbe quello di uno scioglimento pacifico, come lo scioglimento dell'Unione Sovietica, dove una
≫saggia≪ leadership riconoscerebbe che i costi di mantenere l'unione sarebbero molto più alti – e probabilmente insostenibili – della scelta di consentire una separazione, mantenendo almeno un centro intatto (nel caso della UEM, la decisione di una ≫saggia≪ leadership di questo tipo condurrebbe logicamente allo scenario dell'Europa Core).” (p.10)
(2) L'ipotesi
del "nocciolo duro" europeo e le sue contraddizioni.
Il terzo scenario
esaminato potrebbe allora derivare dal secondo. Il "nocciolo
duro" costituito da paesi che conserverebbero l'Euro è in
realtà lo scenario che è stato considerato il più plausibile da
una maggioranza di partecipanti in varie riunioni organizzate dalla
Friedrich Ebert Stiftung. Ma su questo punto, noi non possiamo che
rilevare un'incongruenza: perché il "nocciolo duro"
previsto nello scenario 3 possa formarsi, è imperativo che la Francia
ne faccia parte. Se il "nocciolo duro" è costituito dalla
vecchia zona del marco, siamo infatti in una delle varianti dello
scenario dell'esplosione dell'Eurozona, perché è chiaro che la
Germania e i suoi satelliti non avrebbero né desiderio né interesse
ad attuare le riforme che coinvolgono il "nocciolo duro".
Tuttavia, la Francia non potrebbe rimanere in una “area Euro” senza che l'Italia (e forse la Spagna) ne facciano
parte. Gli effetti sull'industria francese dell'appartenenza a un Euro
senza l'Italia o la Spagna sarebbero abbastanza drammatici. Ma un
"nocciolo duro" comprendente la Germania, la Francia e
l'Italia non è molto diverso dalla configurazione attuale. La Grecia
e Cipro fuori dall'Euro avrebbero economicamente (finanziariamente
sarebbe un'altra questione) poca importanza. Tuttavia, è chiaro che
la situazione economica della Spagna e dell'Italia è molto
compromessa. Pertanto, il "nocciolo duro" non è niente
altro che una zona marco ridenominata, quindi la Germania dovrebbe
accettare quei trasferimenti che oggi nega. Ci siamo quindi ritrovati
nella situazione precedente.
“Il terzo
scenario – Core Europe – potrebbe così derivare dagli altri due sopra menzionati. E' stato considerato da molti come lo scenario più probabile, ma comporta grandi rischi, che riguardano soprattutto la sua potenziale caratteristica non democratica, derivante dall'approccio intergovernativo alla gestione della crisi implementato dalla amministrazione Merkel ” (p.10).
Un altro problema
sollevato è la mancanza di democrazia nel caso dell'istituzione di
un "nocciolo duro" intorno alla Germania. Questo è davvero
uno dei problemi, pure se estraneo all'economia. È chiaro che
l'impostazione di istituzioni controllate dal governo tedesco non
avrebbe altra logica che trasformare i paesi europei aderenti in
protettorati (nella migliore delle ipotesi) o colonie (nella
peggiore) della Germania.
Infine, l'ultimo scenario,
quello di un federalismo fiscale altamente avanzato, è stato
considerato dai partecipanti come il migliore ma il meno probabile degli
scenari. Su questo punto, possiamo solo condividere l'osservazione già espressa sulla fattibilità di questo
federalismo.
(3) Le
ragioni dell’indecisione tedesca.
Da questa tabella elaborata da competenti esperti della Friederich Ebert Stiftung ne deriva una
constatazione che alcuni troveranno pessimista, ma che è in verità
realistica. La posizione della Germania condanna a breve termine l'area dell'Euro, e la soluzione migliore sarebbe una dissoluzione
concertata, che permetta di salvaguardare un nucleo istituzionale
europeo. Quindi è necessario pensare a "chi ha interesse all’Euro" in Germania.
Si tratta
chiaramente di un'alleanza tra gli industriali dei più grandi
mercati europei e dei banchieri che ha molto da perdere da una
dissoluzione dell'Euro. Per i primi, l'Euro, nella sua forma attuale,
è la garanzia di una moneta che non è troppo sopravvalutata. Se la
Germania tornasse al marco, non solo quest'ultimo si apprezzerebbe
fortemente contro il dollaro e lo Yen (con un cambio di un DM per
1.50 Dollari) ma le valute dei principali clienti della Germania in
Europa, la Francia, l'Italia e la Spagna, si deprezzerebbero
liberamente. Non solo il surplus commerciale tedesco scomparirebbe,
ma non è impossibile che si trasformerebbe in un deficit dall'1% al
2% del PIL. D'altra parte, una parte della popolazione e i pensionati
avrebbero interesse che la Germania lasci la zona Euro per garantire
il valore dei loro risparmi. In ogni caso, questa parte della
popolazione si oppone ferocemente a qualsiasi trasferimento della
Germania ai paesi dell'Europa meridionale. Questa ambiguità spiega
la politica della signora Merkel che afferma di voler mantenere
l'Euro (e così facendo prende in considerazione gli interessi degli
industriali e dei banchieri), ma che afferma anche che pagare,
direttamente o indirettamente, è fuori questione, perché difende
gli interessi del suo elettorato. Aggiungiamo che se deciderà di
sacrificare gli interessi del suo elettorato, gli industriali le
ricorderanno che la competitività tedesca è basata inoltre sul
fatto che una parte delle eccedenze commerciali viene reinvestita.
Tabella I
Posizione dei gruppi
sociali tedeschi sulle prospettive della crisi dell'Euro
Classe o gruppo sociale |
Continuazione della situazione attuale
|
Federalismo completo (prelievi dell’8-10%
all'anno)
|
Esplosione della zona Euro (Marco a 1,50 dollari
USA)
|
Grande industria globalizzata |
Situazione piuttosto favorevole.
|
Situazione molto sfavorevole a causa della
pressione sugli utili per alimentare i trasferimenti. |
Situazione piuttosto sfavorevole, ma che può
essere controllata da un'accelerazione delle delocalizzazioni, per
sfuggire al marco forte, in Cina e negli Stati Uniti.
|
Piccole e medie imprese. |
Situazione molto favorevole per il controllo della moneta e la mancanza di un marco forte. |
Situazione molto sfavorevole a causa della
pressione sui profitti. |
Situazione molto sfavorevole a causa della
perdita di competitività da marco forte. |
Settore bancario. |
Situazione molto favorevole. |
Situazione moderatamente
favorevole. |
Situazione molto sfavorevole a causa di
perdite di valore sugli attivi. |
Amministrazione della Banca centrale e assimilati
|
Situazione sfavorevole per l’interrogativo
latente sullo status della Bundesbank e la sua autorità a livello
europeo.
|
Situazione molto sfavorevole a causa di un
interrogativo aperto sullo stato e autorità della Bundesbank. |
Situazione molto favorevole con ritorno
dell’autorità interna ed esterna della Bundesbank. |
Risparmiatori e pensionati |
Situazione moderatamente avversa per il rischio di
erosione del valore del patrimonio e dei beni.
|
Situazione molto sfavorevole con forte
attacco sul reddito e potenzialmente sul capitale. |
Situazione molto favorevole, con guadagni
sugli attivi a causa del marco forte. |
Dipendenti di grandi aziende |
Situazione relativamente favorevole dato che i
datori di lavoro possono permettersi di distribuire una parte dei
profitti.
|
Situazione molto sfavorevole per le
pressioni sui salari e sui redditi per finanziare i trasferimenti. |
Situazione molto sfavorevole con massicci
licenziamenti in virtù di delocalizzazioni. |
Dipendenti delle piccole imprese |
Situazione sfavorevole a causa della pressione sui
salari e condizioni di lavoro derivanti dalla riforma Harz IV.
|
Situazione sfavorevole a causa dell'aumento del
carico fiscale.
|
Situazione relativamente meno sfavorevole se la
produzione non è delocalizzabile.
|
Non ci sono grandi
margini di manovra. Ci sono sette gruppi sociali, la cui dimensione è
certamente diversa, ma la cui influenza sul processo decisionale è
relativamente paragonabile o a causa dei mezzi di informazione
che controllano, o della loro reputazione nella società o semplicemente per il
loro peso elettorale. Essi sono di fronte alle tre
possibilità che si aprono davanti alla Germania: o il perpetuarsi
della situazione attuale, o un federalismo fiscale importante che
impone i costi dei trasferimenti dall'8% al 10% per la Germania, o
un'esplosione dell'Euro con una forte rivalutazione del marco.
Vediamo che la soluzione del federalismo fiscale è quella peggiore
per 5 delle 7 categorie previste. Esso non è realmente vantaggioso
per alcuna categoria. La soluzione di un'esplosione dell'area
dell'Euro è molto sfavorevole per 3 categorie, ma al contrario molto
favorevole per 2 categorie. La soluzione del perpetuarsi della
situazione attuale è moderatamente negativa o moderatamente
favorevole per tutte le categorie tranne che per una per la quale è
molto favorevole. Ecco perché il consenso si raccoglie, in realtà per
impostazione predefinita, intorno a questa opzione. Ma, chiaramente,
l'opzione del federalismo fiscale è da escludersi in Germania per una questione
democratica, in quanto è troppo negativa per molti
segmenti della società. Resta il fatto che la prima delle possibilità non
può essere perpetuata nel tempo, come il documento della Friederich
Ebert Stiftung stabilisce in modo convincente. In queste condizioni,
inevitabilmente si procederà alla terza possibilità, lasciare
esplodere l'area dell'Euro.
Per non aver capito questa
situazione, per non aver fatto un'analisi per categorie sociali e
gruppi con una significativa rappresentanza simbolica, un Jean-Luc
Mélenchon tiene discorsi insensati dove si afferma, contro ogni
evidenza, che la Germania "vuole" far uscire dall'Euro i
paesi che sono i suoi principali clienti...Mentre quello che la
Germania vuole soprattutto evitare è di dover contribuire
massicciamente all'economia dell'area dell'Euro.
(4) Una
dissoluzione ordinata, la migliore delle soluzioni ?
Una lettura attenta
di questo documento conferma così che diversi esperti europei
riuniti dalla Friederich Ebert Stiftung considerano che la
continuazione della politica attuale non è più possibile e che è
diventata anzi pericolosa, dato che può portare in qualsiasi momento
ad un disfacimento incontrollato della zona Euro. La realizzazione di
un ampio federalismo fiscale, al di là dei problemi politici che
solleverebbe, non appartiene più all’ambito del possibile.
Quest’obiettivo deve essere considerato come un'utopia nel vero
senso del termine. La terza soluzione, nota come il “nocciolo duro”
affronta due contraddizioni: la prima è tra le politiche francesi e
tedesche. Se la Francia capitola alle condizioni tedesche il
“nocciolo duro” non funziona; se la Francia cerca lo scontro,
essa rischia di essere presa in parola della Germania e di dover
uscire dall’Euro. Ma vi è una seconda contraddizione. Il
“nocciolo duro” avrà l’omogeneità necessaria per funzionare
solo se approssima la “zona del marco”, ma allora, perde molto
del suo interesse.
Vediamo
allora che la sola soluzione ragionevole è quella di uno scioglimento ordinato dell'Eurozona, lasciando i meccanismi di
cooperazione monetaria tra i paesi, ma ripristinando tutta la
flessibilità monetaria necessaria. Questo non è altro che la
soluzione che ho difeso nel luglio scorso in un documento sul lavoro
[6]. Ormai, ci si arriva, spinti dalla
necessità.
[1]U. Dirksen, B. Hacker, M-J Rodriguez et W. Velt, Scenarios for the Eurozone 2020, Scenario Team Eurozone 2020, Friederich Ebert Stiftung, Berlin, Mars 2013. URL: http://library.fes.de/pdf-files/id/ipa/09723.pdf
[2] M. Aglietta, Zone Euro : éclatement ou fédération, Michalon, Paris, 2012.
[3] P. Artus, « Trois possibilités seulement pour la zone euro », NATIXIS, Flash-Économie,
n°729, 25 octobre 2012 ; idem, « La solidarité avec les autres pays de
la zone euro est-elle incompatible avec la stratégie fondamentale de
l’Allemagne : rester compétitive au niveau mondial ? La réponse est oui
», NATIXIS, Flash-Économie, n°508, 17 juillet 2012.
[4] J. Sapir, “Le coût du fédéralisme dans la zone Euro”, billet publié sur le carnet Russeurope le 10/11/2012, URL: http://russeurope.hypotheses.org/453
[5] K. Pfaffenbach, « La BuBa confirme un rapport critique sur les OMT », Les Echos.fr et Reuters, 24 avril 2013, http://www.lesechos.fr/entreprises-secteurs/finance-marches/actu/reuters-00517494-la-buba-confirme-un-rapport-critique-sur-les-omt-562463.php
[6] Document publié en septembre 2012 sur RussEurope, J. Sapir, La dissolution de la Zone Euro: Une solution raisonnable pour éviter la catastrophe, Working Paper inédit, 19 juillet 2012, pdf., http://russeurope.hypotheses.org/23
Una lettura attenta di questo documento conferma così che diversi esperti europei riuniti dalla Friederich Ebert Stiftung considerano che la continuazione della politica attuale non è più possibile e che è diventata anzi pericolosa, dato che può portare in qualsiasi momento ad un disfacimento incontrollato della zona Euro. La realizzazione di un ampio federalismo fiscale, al di là dei problemi politici che solleverebbe, non appartiene più all’ambito del possibile. Quest’obiettivo deve essere considerato come un'utopia nel vero senso del termine.
RispondiEliminaFinalmente qualcuno ha pronunciato la parola fino a ieri verboten:
UTOPIA folle, criminale e demente UTOPIA
Alleluia.
Più chiaro di così si muore; grande Sapir.
RispondiEliminaSono sempre più convinto chess partita decisiva si giocherà fra Francia e Germania.
Bell'articolo, tradotto!
RispondiEliminaA proposito della Francia e dei suoi privilegi e rapporti privilegiati con i puri Tedeschi, consiglierei questa lettura su ZeroHedge
RispondiEliminahttp://www.zerohedge.com/contributed/2013-05-02/french-government%E2%80%99s-exquisite-bullying
In particolare questo commento:
http://www.stepmarket.org/
http://www.dangerous-finance.eu/proposals/short-term-european-papers-ste...
Trading with Short Term European Papers (STEP) on the so-called “STEP market” is not allowed for the public. However, since STEP products are accepted by the ECB as eligible assets, an abuse cannot be excluded. For example, two financial institutions can lend each other STEP products and provide them to the ECB in order to receive cash.
It has to be taken into consideration that the trade with such over-the-counter (OTC) products were one of the main causes of the financial crisis in the US.
France has been given carte blanche to print as much liquidity as they would ever need.
http://deutsche-wirtschafts-nachrichten.de/2013/04/14/geheim-operation-d...
STEP is primarily being used to support the French banking sector with unlimited collateral which can be deposited with ECB to have unlimited access to liquidity. French banks are either close to being insolvent or flat out broke without the provisions via STEP.
http://www.zerohedge.com/news/2013-01-07/more-central-bank-gimmicks-expo...
ECB is a basket case. Draghi caved in to the French. The Germans are pissed and the relationship between France and Germany is in getting more sour each day.
When the relationship between Germany and France turns sour, it will be the end of the EZ and the Euro. Nevermind the Club Med. France is taking Germany for a ride and the last time that happened, we had a war followed by another war.
Cbe ne pensate?
si, se ne è parlato qui e poi anche qui e anche qui
RispondiElimina