27/09/14

Finlandia: La Competitività Attraverso la Disoccupazione

L'articolo del prof. finlandese Anders Ekholm pubblicato sul blog della London School of Economics, ci conferma (il tema non è nuovo: si veda qui e qui) come anche la Finlandia — uno dei paesi "virtuosi", degli austeri, la patria di Olli Rehn...— abbia seguito la stessa traiettoria di tutti i paesi periferici dell'eurozona e si trovi ora ad affrontare una svalutazione interna.
PS. La conclusione, però ... commentatela voi!


di Anders Ekholm, blog LSE - Eurocrisis in Press – 25 settembre 2014

La Finlandia sta lentamente ma inesorabilmente affondando nelle sue difficoltà economiche. La mancanza di crescita, combinata con una crescente disoccupazione, viene combattuta attraverso la spesa pubblica e il debito, con l'implicita assunzione che la crescita sia dietro l'angolo. È difficile non farsi la fantasia di essere sul ponte del Titanic ad ascoltare il quartetto d'archi – anziché mettersi in cerca di una scialuppa di salvataggio.

La crisi che il nostro paese sta affrontando viene spesso descritta come una crisi strutturale. È tuttavia importante capire che "strutturale" non significa necessariamente "inevitabile", in questo contesto. Dipingere tale crisi come strutturale significa assumere implicitamente che stiamo offrendo i prodotti sbagliati, ma al prezzo giusto. Tuttavia, chiunque abbia studiato le basi della teoria economica – o ci abbia anche dedicato una sola giornata – sa che i prezzi hanno un effetto sulla domanda.

Prima che entrassimo nell'eurozona, i prezzi espressi in marco finlandese (FIM) potevano evolvere in modo diverso da, per esempio, i prezzi espressi in Deutschmark (il marco tedesco, DM). Quando i prezzi in FIM crescevano più rapidamente dei prezzi in DM – come spesso succedeva – il tasso di cambio FIM/DM reagiva per controbilanciare l'aumento relativo dei prezzi espressi in FIM. Pertanto, l'equilibrio della competitività veniva mantenuto dalla domanda e dall'offerta nei mercati valutari. Una valuta libera di fluttuare regola la competitività di un'economia in un modo molto simile al regolatore centrifugo nel motore a vapore del 1788 di Boulton e Watt.

L'introduzione dell'euro ha effettivamente fatto sì che i diversi motori economici dei paesi dell'euro decidessero di adottare un unico regolatore centrifugo. L'assunzione sottostante era che tutti i motori economici dei paesi dell'euro fossero equivalenti – il che semplicemente non era vero.

I prezzi hanno continuato ad evolvere a ritmi diversi nei diversi paesi dell'euro. In breve, le statistiche dell'OCSE mostrano che i prezzi di tutti i paesi dell'euro sono aumentati di più dei prezzi in Germania. Una gigantesca crepa nella competitività si è quindi aperta tra i paesi dell'euro. La divergenza di competitività è stata nascosta con un crescente debito nelle economie dell'euro che stavano perdendo competitività. 

La crisi finanziaria globale nel 2008 ha interrotto bruscamente la prassi di nascondere la perdita di competitività con un crescente indebitamento. Improvvisamente, se alcune delle economie dell'eurozona continuavano a funzionare, la maggior parte invece ha iniziato a soffocare. Poiché la moneta unica impediva una svalutazione verso l'estero dei prezzi nazionali, l'unico modo di procedere è stata la svalutazione interna. È arrivata la deflazione.

La svalutazione interna è tanto iniqua quanto inefficiente. In una svalutazione interna, i posti di lavoro che hanno perso competitività gradualmente si estinguono, mentre la competitività media dei posti di lavoro rimanenti lentamente migliora. Il costo della svalutazione interna è pertanto un aumento della disoccupazione e una riduzione del PIL. Uno slogan appropriato per la svalutazione interna sarebbe quindi "la competitività attraverso la disoccupazione". Nascondere il problema creando ulteriori posti di lavoro non competitivi attraverso l'aumento della spesa pubblica e del debito non fa altro che prolungare la sofferenza.

Nemmeno una svalutazione esterna sarebbe indolore – come molti di noi ricorderanno da ciò che è successo in Finlandia all'inizio degli anni '90. Sarebbe tuttavia simmetrica, poiché si riverserebbe sul potere d'acquisto dei cittadini in un modo più equo, e potrebbe perciò definirsi "la competitività attraverso la solidarietà". Inutile dire che non ci sarebbe stato alcun bisogno di una svalutazione per la Finlandia, se non fossimo mai entrati nell'eurozona.

Tuttavia accettare la realtà dei fatti è l'origine di ogni ragionevolezza, come il nostro compianto presidente Paasikivi era solito dire. Un modo sostenibile e responsabile di aumentare la competitività è aumentare la produttività. La produttività si può stimolare aumentando gli incentivi al lavoro e all'impresa, aumentando la concorrenza e diminuendo la burocrazia. Iniziamo a cercare la scialuppa di salvataggio!

Nota: Questo articolo riporta il punto di vista dell'autore, e non la posizione dell'ufficio stampa, né della London School of Economics.

15 commenti:

  1. Burocraziaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.......

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  2. Diciamo che l'articolo poteva tranquillamente cincludersi un paragrafo prima... non avremmo perso nulla, anzi!

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  3. Il prof. Finlandese lancia il sasso e nasconde la mano. Descrive perfettamente le cause della crisi allineandosi con l'opinione della comunità scientifica. Qual'è poi la sua soluzione? Aumentare la concorrenza (cioè pagare meno i salariati) e meno burocrazia (statobrutto!). Accettare la realtà dei fatti non basta:occorre dare delle soluzioni credibili.

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  4. L' ultimo paragrafo, è la solita soluzione miracolistica dal lato dell' offerta.
    Io però, mi soffermerei su un altro aspetto: l' adagio di Fassina è stato ampiamente superato.
    Come possiamo onestamente osservare, prima si svaluta il lavoro via governi troikisti, poi via BCE si svaluta la moneta, verso l' esterno, il che non risolve i problemi di produttività. Che bel quadro. Per essere veramente fighi bisogna stabilire il tasso di cambio fisso col dollaro, a condizione che convenga a chi deve convenire.

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  5. Eh già !
    Ricordo l'esempio di Bagnai: il bravo barista non è colui che produce più caffè in un ora ma quello che li vende. (Più a memoria)
    Si insomma, si dichiara apertamente che il problema è l'Euro ma per risolvere la situazione, invece di uscire dall'Eurozona, si cerca la soluzione nella maggior produttività.
    Mah !!

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    1. " Un modo sostenibile e responsabile di aumentare la competitività è aumentare la produttività. La produttività si può stimolare aumentando gli incentivi al lavoro e all'impresa, aumentando la concorrenza e diminuendo la burocrazia."


      ma perche sono cosi stupidi questi economisti?
      non me lo spiego...



      comunque anche dando piu reddito spendibile ad ogni persona i consumi non aumenteranno all'infinito.


      ad esempio io in 40 anni ho consumato solo 2 lavatrici.

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  6. Un colpo al cerchio ed uno alla botte? Si galleggia come si può..
    marista

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  7. Ci risiamo. Non se ne esce. Il problema IRRISOLVIBILE e' sempre lo stesso. Si chiama capitalismo. L'ennesima follia umana. Non regge matematicamente. E il popolo non capisce una mazza. Non ha mai capito niente nella storia . E si e' visto puntualmente dove e' andato a sbattere nei secoli. Questa volta la botta sara' micidiale. Non subito pero'. C'e' ancora polpa da spolpare..........

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  8. Questo articolo è certamente divertente.
    Chi lo scrive fa una disamina puntuale dell'attuale situazione, il che oggi è facile, contraddicendosi poi da solo.
    Infatti, se la svalutazione salariale in recessione porta alla deflazione, anche l'aumento di produttività simpliciter ha le stesse conseguenze, in quanto lavorare di più a parità di salario è equivalente a svalutare il salario.
    Concordo solo con la frase che dice: "Iniziamo a cercare la scialuppa di salvataggio", lucida osservazione dopo aver affermato che "la Finlandia non avrebbe mai avuto bisogno di una svalutazione della moneta se non avesse adottato l'euro" (quindi deve farlo) e "per sanare la situazione dobbiamo svalutare il lavoro".
    Ne avranno bisogno, di quella scialuppa.

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  9. Siamo sicuri che sia davvero quello il motivo principale per cui l'economia finlandese è in crisi? Io avrei qualche dubbio considerando che fino al 2008 l'andamento era più che positivo. Intanto occorre rammentare che stiamo parlando di un Paese di circa 5,2 milioni di abitanti (poco meno del Lazio) il cui export ammonta a poco più di un terzo del PIL. Se prendiamo i principali settori merceologici: elettronica (NOKIA), legno, prodotti cartacei, macchinari per il settore edile (KONE), vediamo che sono tutti settori in crisi, una crisi che è internazionale e che ben poco può essere modificata agendo sulle valute. I principali partner per l'export sono la Russia (!), la Svezia e la Germania, Germania che recentemente ha comunque incrementato le importazioni dalla Finlandia. I conti pubblici poi consentirebbero a loro margini di manovra avendo un basso livello di debito (54%) e di deficit (2,3%), ma come scritto prima non credo possa compensare la ragione prevalente e cioè la crisi dei settori in cui operano le più grandi imprese finlandesi a cui si devono aggiungere le recenti sanzioni economiche verso la Russia.

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    1. Come ha fatto notare g.b. qui sotto, il livello della bilancia commerciale è rimasto positivo fino a circa il 2010, ma la tendenza era negativa fin dal 2001. Questo è assolutamente sintomatico. E come sappiamo, in economia le tendenze contano più dei valori assoluti.

      Inoltre, fosse che la Finlandia soffre solo la crisi internazionale, dovrebbe ora essere in ripresa - dato che il mondo è in ripresa. Invece si è parlato di crisi finlandese soprattutto nell'ultimo anno (guarda i link riportati sopra), in periodi in cui la ripresa globale stava già avvenendo, mentre di tensioni con la Russia (gennaio 2014 e anche prima) ancora non si parlava.

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    2. Quando leggo articoli come questo (intendo quello originale) in cui economisti trattano una determinata questione, poi io vado a verificare per quanto possibile il contesto. Nel tema Finlandia se esaminiamo i dati pubblicati dall'Ente di Statistica Finlandese (Statistics Finland - www.stat.fi) si scopre come il mercato dei veicoli privati e commerciali ha subito un crollo nelle vendite passando da un fatturato di circa 21,4 miliardi del 2008 a 13,4 miliardi del 2013 (dato ancora preliminare). Della Nokia sappiamo, credo, un po' tutti che da qualche anno non se la sta passando bene (eventualmente segnalo questo articolo: http://tinyurl.com/no7uyx5) e non certo causa l'euro. Poi il settore delle costruzioni ha perso circa il 25% anche se recentemente si sta faticosamente riprendendo (vedere ultimo rapporto Eurostat). Per quanto riguarda il commercio estero, il deficit maggiore la Finlandia nel 2013 lo ha registrato con la Russia e a seguire con la Germania, però registra buoni surplus con Gran Bretagna e Stati Uniti nonostante l'apprezzamento dell'euro sulle rispettive valute dei due Paesi. Il saldo commerciale comunque si pone attorno al pareggio con previsione in attivo per il 2015 così come è stato nel 2013 (OECD Economic Surveys - Finland, February 2014). Il calo del surplus commerciale colpa dell'euro? A me risulta difficile crederlo perché l'interscambio con gli altri Paesi dell'eurozona rappresenta un terzo del totale. L'articolo titola di "competitività attraverso la disoccupazione" però osservando i dati sull'occupazione vedo che nel 2011 gli occupati erano 2,47 milioni, nel 2012 2,48 mil e nel 2013 2,46 mil. I disoccupati erano 209 mila nel 2011, 207 mila nel 2012 e 219 nel 2013. Nei primi 6 mesi di quest'anno non si registrano mutamenti significativi. Per ciò che concerne i salari, sempre secondo l'Ente di Statistica Finlandese, risultano essere in crescita. Riporto le variazioni di quelli reali negli ultimi 2 anni nel settore privato: +0,1% (2012) e +0,6% (2013).
      Insomma, credo che Ekholm abbia un po' drammatizzato la situazione.
      Concludo con una precisazione: ho citato le sanzioni verso la Russia come causa di un calo nell'export di questo ultimo periodo, non ovviamente riferito a prima che venissero adottate.

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  10. a tutti coloro che pensano che dare piu soldi ai cittadini faccia ripartire il mercato interno e l'economia,

    dico


    siete sicuri che poi quei cittadini spendino i loro soldi in prodotti italiani? e non magari in prodotti cinesi, polacchi, tedeschi e conseguentemente faccia ripartire le loro economia peggiorando la situazione della nostra economia?

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  11. Sappiamo già che quando i tempi saranno "maturi" diranno, i tizi come questo finlandese, che "se le cose sono andate male la colpa è stata della germania che non ha voluto fare l'integrazione e nei vari incontri se lo dicevano spesso."
    Un film già visto, e pericolosissimo.
    La cosa è umanamente imbarazzante e miserevole.

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  12. Mi pare che la chiave delle conclusioni di Ekholm stia nella frase "accettare la realtà dei fatti ".
    Sta lì il cuore della mistificazione. Si prendono dei "fatti compiuti" - azioni umane - e si spacciano per "fatti naturali", come fossero leggi fisiche. Di qui TINA, ovviamente, anche se vuol solo dire che gli attuali gruppi al potere non intendono perderne neppure un filo.

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