09/09/14

Regno Unito in Modalità Full Panic: Il "Sì" all'Indipendenza della Scozia potrebbe superare il 50%

Una notizia di cui si è parlato poco nei telegiornali: il referendum per l'indipendenza della Scozia è ormai imminente; si terrà il 18 settembre. Finora i sondaggi davano per certa la sconfitta del fronte per l'indipendenza, ma le ultime rilevazioni indicano un possibile, sorprendente ribaltamento di fronte.  Zero Hedge commenta in modo caustico le recenti dichiarazioni dei politici, e conclude: sarebbe una scelta di autodeterminazione che farebbe da esempio all'intera Europa.


di Tyler Durden, Zero Hedge - 07 settembre 2014
 
Tutti gli espertoni che nei mesi passati hanno sostenuto che la possibilità di un'indipendenza della Scozia in seguito al referendum del 18 settembre fosse un sogno irrealizzabile, oggi si sono bruscamente svegliati, quando i sondaggi scozzesi di YouGov per il Sunday Times hanno dato il "Sì" (il voto favorevole alla campagna d'indipendenza) in testa, per la prima volta da quando sono iniziati i sondaggi, con il "No" per la prima volta sotto la linea della maggioranza, al 49 percento,  esclusi gli elettori indecisi. Se si includono gli indecisi il “Sì” è ancora avanti di due punti, a 47 contro 45. Come riporta lo Spectator, "nel corso di quattro settimane il 'No' si è bruciato un vantaggio di 22 punti."




Secondo Bloomberg, "il passaggio ad un vantaggio palese per i sostenitori dell'indipendenza potrebbe far ulteriormente ribollire i mercati finanziari dopo che la sterlina si è indebolita la scorsa settimana, quando il margine di vantaggio dei pro-Regno Unito si è ridotto a soli sei punti percentuali." Certo, la notizia di oggi può essere negativa per la sterlina, ma Bloomberg sembra ragionare sotto le Vecchie Normali assunzioni secondo cui qualsiasi notizia, buona o meno che sia, per le azioni non può mai andar bene. Aspettatevi di vedere l'indice Standard&Poor's raggiungere un nuovo massimo dopo questi ultimi sviluppi, che saranno prontamente scontati e rigirati come una riunificazione repressa.

I soliti commentatori che fino ad oggi giuravano che il Sì non avrebbe avuto alcuna possibilità sono sbalorditi:
"Che un messaggio affermativo guadagnasse così tanto consenso in un solo mese è totalmente senza precedenti," ha detto Matt Qvortrup,  ricercatore senior alla Cranfield University in Inghilterra, e autore di "Referendum e Conflitti Etnici." "Questo è alquanto rivoluzionario per un referendum. Siamo seduti in prima fila a vedere la Storia." Il ballottaggio del 18 settembre sull'indipendenza scozzese ha dominato il dibattito nel Regno Unito dopo che la campagna porta-a-porta da entrambe le parti si è intensificata la scorsa settimana e i trader e gli investitori non escludono più una spettacolare vittoria per il leader nazionalista Alex Salmond."
Altri sono andati più diretti al punto:


Fraser Nelson, dello Spectator, ha avuto questo da dire:
Non c'è dubbio, il governo del Regno Unito ora sarà in modalità panico totale. Questo fa eclissare tutto il resto: il paese è a 12 giorni dalla dissoluzione. Stiamo vedendo una replica quasi perfetta di ciò che è accaduto in Quebec nell'ottobre 1995, quando il 'Sì' si era portato in vantaggio all'ultimo minuto. Allora i canadesi (che fino a quel momento avevano ignorato il dibattito ) se ne sono accorti improvvisamente, comprendendo che il loro paese si stava spaccando. Sette giorni prima del voto si organizzò un massiccio raduno a Montreal (dettagli qui) ad opera di un ministro della pesca che agì per sua iniziativa. Solo Dio sa se non sarebbero necessarie iniziative del genere anche adesso.
I politici britannici, naturalmente, non sono stati contenti, ad iniziare dal capo del Tesoro, il Cancelliere dello Scacchiere, George Osborne, per il quale qualsiasi cambiamento nello status quo è decisamente sgradito:
Il Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha annunciato un programma di incremento della devolution verso la Scozia se voterà No, offrendo a Edinburgo un maggiore controllo sulle tasse, la spesa pubblica e le politiche sociali, dicendo che sarà annunciato "nei prossimi giorni" da parte del governo di Londra in risposta al cambiamento nei sondaggi.
"È chiaro che la Scozia vuole maggiore controllo sulle decisioni che la riguardano," ha detto Osborne in una intervista televisiva alla BBC. "La tempistica per tale programma sarà definita nel momento in cui ci sarà il 'No' al referendum. Allora la Scozia avrà il meglio di entrambi gli scenari.  Gli scozzesi eviteranno allo stesso tempo i rischi della separazione e avranno più controllo sul proprio destino, che credo sia ciò che molti di loro desiderano."

Osborne ha anche ripetuto la propria opposizione, che è condivisa da tutti i maggiori partiti di Westminster, ad una unione monetaria con una eventuale Scozia indipendente. "Non ci sono ‘se’ né ‘ma’: non condivideremo la sterlina se la Scozia si separa dal resto del Regno Unito," ha detto.
Ed ecco che interviene il suo predecessore; entra in scena Alistair Darling:
"I sondaggi possono essere contrastanti, ma il messaggio che ne traggo è chiaro: Se volete che la Scozia rimanga parte della famiglia britannica allora il 18 settembre dovete votare per questo. La separazione è per sempre. Questi sondaggi possono e devono servire ora come una sveglia per tutti quelli che credevano che il risultato al referendum sarebbe stato scontato. Non lo è mai stato. Si giocherà sul filo del rasoio. Ora è tempo di alzare la voce e di dichiararsi.

"Stiamo battendo le strade, bussando alle porte, facendo chiamate in quantità mai viste, e stiamo sentendo che il popolo scozzese risponde positivamente alla nostra visione di una Scozia che sa assicurarsi il meglio di entrambi i casi possibili: ciò significa più potere alla Scozia ma senza assumersi i rischi di una separazione.

"Assaporiamo questa battaglia. Non è la Battaglia per la Gran Bretagna – è la battaglia per la Scozia, per i figli e i nipoti della Scozia e per le generazioni a venire. È una battaglia che vinceremo."
Questo gli ha solo fatto venire più panico:
Con la campagna per il voto che volge al termine, il Partito Laburista all'opposizione sta cercando di tenere i suoi sostenitori ai loro posti nella sua tradizionale roccaforte perché votino contro l'indipendenza. L'ex primo ministro Gordon Brown, ora deputato laburista, girerà per il paese a sostenere la causa del mantenimento dell'unione.

"Voglio che le nostre risorse siano condivise con il resto del Regno Unito, e questo significherà pensioni migliori, cure mediche migliori, più lavoro e più sicurezza," ha detto Brown, uno scozzese, in un'intervista con Sky News. "Qualsiasi cosa faccia il governo, è al potere temporaneamente. Dovete guardare il quadro a lungo termine. Dovete guardare avanti 50 anni, 100 anni. Questa è una decisione irreversibile."
Ma, forse comprendendo che abbagliarli con le perline di vetro e le promesse a buon mercato non funziona, il primo ministro del Regno Unito è andato "fino in fondo" e ha sfoderato la bomba atomica, minacciando la Scozia senza mezzi termini di morte e distruzione se voterà per la secessione. Da Bloomberg:
La Scozia sarà più vulnerabile agli attacchi terroristici in 'un mondo molto pericoloso ed insicuro' se voterà per l'indipendenza il 18 settembre," ha detto il Primo Ministro David Cameron.

Essere parte dell'unione dà agli scozzesi il beneficio della protezione di essere parte di un paese più grande, ha detto ieri Cameron ai giornalisti, al termine di un summit NATO a Newport in Galles.

"Con le minacce terroristiche e altre minacce non è forse meglio essere parte di un Regno Unito che ha un bilancio per la difesa  eccellente, alcuni tra i migliori servizi d'intelligence e sicurezza del mondo, che è parte di ogni possibile alleanza che conta, cioè NATO, G-8, G-20, Unione Europea, e membro del consiglio di sicurezza ONU?" ha detto Cameron. "Tutte queste reti e la possibilità di lavorare con gli alleati ci mantengono al sicuro. Non è forse meglio tenersi tutte queste cose che separarsene?"   
Perché in che altro modo può proteggersi la Scozia se non allineandosi con il paese che, insieme agli USA, ha fornito per primo le armi a questi "terroristi"?

E mentre tutti quanti chiedono la continuazione dello status quo, e tutti sono "sbalorditi" che gli scozzesi non riescano ad apprezzare gli "evidenti benefici" del mantenimento dell'unione, una persona assolutamente deliziata da tutto ciò è il leader del Partito Nazionale Scozzese, Alex Salmond, che ha detto di aspettarsi, per il referendum sull'indipendenza del 18 settembre, una partecipazione di oltre l'80 percento degli aventi diritto, dopo che i sondaggi danno per la prima volta il "Sì" in vantaggio. "Ci incoraggia l'evidente panico che si è diffuso tra le fila del 'No'," ha detto Salmond in un'intervista alla BBC.

"Non sono riusciti a spaventare gli scozzesi, allora stanno cercando di corromperci. Non funzionerà né una cosa né l'altra."

Ma continueranno a tentarci: pensate a "Il 'Sì' all'Indipendenza della Scozia è un evento 'Ad alto rischio', mette in guardia Citi." E infatti ecco che arriva Citi con il postmortem appena pubblicato, in una nota che si intitola "La Sterlina Si Avvia Verso una Brutta Sorpresa Dopo il Referendum Scozzese".
  • La storia recente suggerisce che uno spostamento della sterlina verso quota 1.56 sul dollaro o anche di meno non può essere esclusa nel caso di un abbandono della Scozia, scrive Citigroup oggi in una nota.
  • Il palese vantaggio dei pro-indipendenza nell'ultimo sondaggio di YouGov manterrà gli investitori nell'ansia riguardo l'esito del referendum del 18 settembre.
  • Le autorità del referendum potrebbero condurre ulteriori sondaggi nella restante settimana e mezza; infatti, degli 86 sondaggi condotti dal 2012, solamente due mettono il 'Sì' in testa.
  • I dati in miglioramento per il Regno Unito di questa settimana, come quelli sulla produzione industriale e manufatturiera a luglio, risultano adesso di poco conforto.
  • L'udienza di Carney alla commissione Tesoro il 10 settembre potrebbe focalizzarsi sui rischi politici ed economici per la sterlina dovuti al referendum.
E da Berenberg:
  • Il rischio che la Scozia voti per l'indipendenza è reale e in crescita; i recenti movimenti sono stati di entità e rapidità superiori a quanto pronosticato, scrive Rob Wood, economista britannico in una nota a Berenberg.
  • Aspettatevi ancora un voto per il No; la campagna per il Sì è in vantaggio, ma sotto il margine d'errore, e gli ultimi sondaggi non rispecchiavano i precedenti. Potrebbero essere dati anomali.
  • La Scozia sta ripetendo il referendum sull'indipendenza del Quebec del 1995, che si giocò sul filo del rasoio, ma finì con una risicata vittoria del 'No' alla separazione dal Canada.
  • Un 'Sì' all'indipendenza potrebbe causare grossi problemi nel breve termine per l'incertezza della valuta e lo status di appartenenza all'UE. La Scozia potrebbe essere costretta all'austerity.
  • Potrebbero aumentare i rischi di un'uscita del Regno Unito dall'UE, se non ci sarà una Scozia pro-UE.
  • Un voto risicato per il 'No' terrebbe vive delle possibilità di un altro referendum tra 5-10 anni, e potrebbe intanto aumentare il potere della Scozia, dando il via a cambiamenti nella governance regionale nel Regno Unito.
Etc.
Certo, lo sanno tutti che alla fine il “voto” sarà arbitrato dal proverbiale, se non letterale, Diebold, che in qualche modo sospettiamo non voglia permettere un risultato così sconvolgente, come sarebbe una Scozia a cui venga permesso di determinare il proprio destino. Perché se questo viene permesso, ciò diventa all’improvviso un’opzione per il resto d’Europa – un continente dove, come Mario Draghi ha spiegato ripetutamente, è stato investito troppo capitale politico perché ora si possa permettere ai paesani di decidere il proprio destino.

Nel frattempo, comunque, quale migliore scusa per prendere i popcorn, sedersi e godersi uno dei grandi classici di tutti i tempi?

26 commenti:

  1. Cameron ha dimenticato di parlare agli scozzesi del rischio di essere ammazzati mentre si va in garage a prendere l'auto....

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  2. Ma è vero che c'è la fondata possibilità che in caso di indipendenza la Scozia adotti l'euro?

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    1. In un'intervista al GR3 delle 8:45 di ieri mattina a tale professor Bertinetti dell'università di Trieste (letteratura britannica) si può ascoltare distintamente quest'informazione,dal minuto 7:51.
      Cercandone riscontro nei giornali del Regno Unito,non sono riuscito a trovare neppure un accenno,le fonti sono unanimi nel riportare la posizione di Salmond:unione monetaria con la sterlina come condizione di preferenza,altrimenti adozione unilaterale della moneta inglese.Sembrerebbe trattarsi dunque di propaganda eurista ad uso interno.

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    2. Non facciamoci prendere dalla paranoia anti-eurista, per favore.

      http://www.scotsman.com/news/politics/top-stories/scottish-independence-currency-union-too-risky-1-3305863

      Gli indipendentisti preferiscono la sterlina, ma anche l'adozione dell'euro è o è stata sul tavolo, sebbene sia meno probabile.

      Alla fine quello che interessa agli scozzesi è una moneta che consenta loro di non dover avere tassi d'interesse altissimi per approvvigionare il proprio fabbisogno. Questo lo ottengono o con la sterlina o con l'euro, sotto forma di unione monetaria o formale o informale (stile Montenegro), o con una moneta agganciata o a cambio fisso. In tutto, sono 5 delle 6 opzioni sul tavolo. Alla fine che adottino apertamente o meno sterlina o euro sempre gli stessi effetti negativi ci sono, sebbene

      "There is also the danger that policy set by the European Central Bank would be less suited to the Scottish economy than that set by the Bank of England."

      L'ultima opzione è quella di una moneta propria fluttuante, ma temo che sia l'opzione meno presa in considerazione in assoluto. Quello scozzese attuale assomiglia molto al dibattito (molto scarso) che ci fu in Italia nel periodo di valutazione di adesione alla SME e alla vigilia del divorzio Bankit-Tesoro.

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    3. a me però risulta che i sostenitori dell'indipendenza abbiano detto pubblicamente che in caso di vittoria si atterranno alle linee guida UE.

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    4. Luca, puoi dettagliare? non capisco cosa vuoi dire con "linee guida UE". Se poi metti anche la fonte, è il massimo.

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    5. intendevo in materia di politica economica. quindi che non si staccano per inaugurare un nuovo keynesismo reale insomma.

      cmq sia appena la trovo la agevolo.

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    6. Ma e' proprio quello il punto: l'adozione di una moneta "straniera", che sia l'euro o la sterlina, non potra' che portare alle politiche deflattive che tanto a cuore stanno alla UE, perché sono implicite nelle unioni monetarie disfunzionali. E' quello che bagnai intende quando dice che l'euro e' una moneta deflattiva, e del triste destino della Scozia indipendente ne parla anche Krugman nell'articolo che Carmen ha sapientemente tradotto oggi.

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    7. Ora però non esagererei. L'Euro, inteso come unione monetaria fra Italia e Germania così come è stato fatto, è disfunzionale agli interessi di uno dei due paesi (e funzionale all'altro). Ciò lo si vede (e lo si vedeva) chiaramente: basta guardare quanto la Lira ogni anno si svalutava nei confronti del Marco.

      Scozia e Inghilterra sono invece due "aree" più omogenee, per cui la politica monetaria della BoE più o meno dovrebbe andare bene anche per la Scozia. È possibile che crei deflazione, ma non sarebbe una novità. Così come non sarebbe una novità che i disoccupati scozzesi trovino lavoro in Inghilterra (vedasi per esempio il film Trainspotting).

      Semmai gli Scozzesi dovrebbero allora chiedersi perché vogliono l'indipendenza, o meglio che cosa vogliono ottenere esattamente: la prima cosa di uno stato indipendente è la sovranità. Ma già lì, anche a livello simbolico, ci rinunciano, dato che dicono che terranno la regina d'Inghilterra. Poi sovranità in politica estera e di difesa. Ma anche lì è poco chiaro quali margini di effettiva autonomia avrebbero e a che pro. E poi sovranità economica. Ma già rinunciano alla sovranità monetaria...

      E semmai ancora gli Scozzesi dovrebbero chiedersi a che prezzo l'indipendenza economica verrebbe. Si può benissimo rinunciare alla sovranità monetaria e fare un'unione monetaria "disfunzionale", ma bisogna mettere l'economia in condizione di reagire bene agli shock. L'Italia, con il suo carico di spesa inefficiente e debito pubblico oltre il PIL in tutta evidenza non lo è e non lo era quando firmò il trattato di Maastricht. Ma non per quello un'unione monetaria con la Germania deve per forza finire male. L'Estonia per esempio è dal 1994 che ha agganciato la sua moneta al Marco prima e all'Euro dopo. Ed è probailmente il paese ex-comunista che più di tutti (forse con la sola eccezione della Rep. Ceca) si è arricchito. Ma essa, a differenza dell'Italia, si è messa in condizione di competere.

      La Scozia è certamente meno competitiva dell'Inghilterra (in percentuale ha più dipendenti pubblici da mantenere di essa, tanto per cominciare). Ma non per questo va paragonata, come fa Krugman, alla Spagna. Semmai all'Irlanda. Che è già una storia diversa.

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    8. Philip, con tutto il dovuto rispetto, quel che scrivi mi sembra molto precisazionismo e poco arrosto. Qualche dubbio al riguardo potrebbe venire anche dalla voglia che hai di fare precisazioni a Krugman, ma sono sicuro che tu ne abbia i titoli.

      Purtroppo per entrambi, quando un uomo precisazionista trova un uomo pedante, come minimo sono migliaia di caratteri e un sacco di tempo perso a spiegare il più o meno ovvio.

      L'eurozona non è disfunzionale? Un'unione monetaria di 18 paesi di cui solo uno se ne avvantaggia... per precisazionare, anche se sono sicuro che queste cose le sai: per definizione le unioni monetarie disfunzionali sono quelle che non sono aree valutarie ottimali, ovvero che non rispettano le regole dell'OCA: mercato del lavoro segmentato, niente trasferimenti fiscali, disallineamento dei tassi d'inflazione, economie non diversificate, etc.

      Venendo al nocciolo della questione: la Scozia e il resto della Gran Bretagna ADESSO sono OCA/AVO, ma se la Scozia deciderà per l'indipendenza salteranno un paio delle condizioni per restare OCA. Primo fra tutti l'integrazione fiscale. Poi molto probabilmente verrà un aumento del disallineamento dell'inflazione (diamo per scontato che l'inflazione strutturale tra i due paesi sia molto diversa, essendo le due economie molto diverse). Un'unione monetaria disfunzionale, per l'appunto.

      Last but not least, è sicuramente vero che le politiche della BoE saranno più calzanti per la Scozia rispetto a quelle della BCE, ma anche in questo caso gli scozzesi ci perderanno rispetto alla situazione attuale, perchè ADESSO hanno voce in capitolo sulla BoE (se non altro come bacino elettorale per il Parlamento inglese) mentre con l'indipendenza non avranno più nessun controllo su di essa, nè tanto meno la BoE si sentirà in dovere di fare gli interessi di uno stato estero che non porta voti ai partiti della Gran Bretagna.

      Con l'Estonia mettiamo la ciliegina sulla torta. Parola di Krugman:

      http://krugman.blogs.nytimes.com/2012/06/06/estonian-rhapsdoy/?_php=true&_type=blogs&_r=0

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    9. Anche se una non è una OCA/AVO non è che le cose debbano necessariamente finire male. L'Estonia (e la Lettonia e la Lituania) ne è un esempio.

      Certo, in via di principio è meglio avere un'area valutaria ottimale rispetto a una disfunzionale, ma è altrettanto vero che uno stato, oltre a quella monetaria, può ottimizzare altre politiche.

      Krugman sull'Estonia non ha fatto esattamente una bella figura: http://www.president.ee/en/media/bibliography/selection-of-media-articles/7611-qwhy-toomas-ilves-is-right-and-paul-krugman-wrongq-postimees-12-june-2012/

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    10. L'unica area valutaria ottimale è quella inutile, come dice bene Bagnai, che sulla Lettonia ci fornisce qualche dato...

      Diciamo poi che come consigliere del governo l'autore dell'articolo da te citato ha un qualche conflitto di interesse, senza parlare del suo ruolo durante lo smantellamento dell'economia sovietica.

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    11. se citiamo le repubbliche baltiche come esempi di successo dell'austerità significa che non abbiamo mai letto uno studio serio sulla storia recente di quei paesi.

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    12. "come dice bene Bagnai"

      ...ipse dixit, mi verrebbe da dire. Battute a parte, l'articolo di Bagnai è già meglio di quello di Krugman. Tuttavia non tutto torna.

      1. Bagnai scrive che in Lettonia, dopo la crisi, "Il reddito pro capite sta aumentando, e la disoccupazione diminuendo, in modo relativamente rapido, [perché, ndr] il reddito totale è aumentato, ma la popolazione è diminuita.

      Solo che la diminuzione della popolazione non è interamente dovuta all'emigrazione, a sua volta dovuta alla mancanza di prospettive d'impiego in patria, a sua volta dovuta all'austerità, come afferma Bagnai, questa volta, a differenza del resto dell'articolo, senza documentarlo.

      Esistono in rete numerose fonti che documentano come nei paesi ex-comunisti, in regime di peg o meno, vi sia una diminuzione sin dagli anni ottanta del tasso di natalità. Non mi avventuro qui nel disquisirne le cause, ma mi limito a osservare che anche la denatalità va tenuta in conto quando si osserva la curva della diminuzione della popolazione.

      2. Una popolazione in diminuzione non fa bene all'economia di un paese, dato che fa diminuire la domanda interna, che è uno dei fattori che determina la crescita del PIL.

      3. citare l'omicidio di una persona in Inghilterra da parte di immigrati lituani e mettrlo in rapporto di causalità con l'Euro è ridicolo. Period.

      4. La Polonia non ha una moneta in peg con l'Euro. Tuttavia, i tassi di disoccupazine in Polonia e nei Baltici sono assolutamente paragonabili.

      E anche la Polonia ha la sua bella percentuale di emigranti. E l'articolo ne spiega la ragione con argomenti piuttosto convincenti, direi.

      5. Visto che ho citato la Polonia, paese certamente comparabile ai Baltici, questo è il paragone del PIL pro-capite in PPP, questo è quello in termini nominali e questi sono i tassi di disoccupazione.

      6. Il peg dei Baltici inizia a metà degli anni 90: che Krugman, Bagnai e i loro fan osservino la dinamica economica di quei paesi sin da quegli anni, e non scegliendo gli anni che più si adattano a meglio dimostrare le proprie tesi.




      PS: Aslund avrebbe "un qualche conflitto di interesse, senza parlare del suo ruolo durante lo smantellamento dell'economia sovietica"

      Ovvero: non potendo controbattere a quanto Aslund sostiene, si passa all'attacco personale nei suoi confronti.

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    13. E con questo chiudiamo, poichè il numero di leggere imprecisioni e precisazioni sta aumentando:

      1. Tre errori in poche righe:

      la popolazione della Polonia è pressochè costante dagli anni '90. E' la popolazione dei 3 baltici che è in costante calo dagli anni '90.

      La natalità in tutti i paesi ex-patto di Varsavia è calata drasticamente dopo il crollo del muro (anni '90) e ha iniziato a riprendersi lentamente dagli anni 2000. I livelli di natalità, e la loro dinamica, sono molto simili tra Polonia e baltici, eppure la popolazione polacca è stabile e quella dei baltici cala. Ci sei? questo è il primo puntino.
      Qua i dati Eurostat: http://epp.eurostat.ec.europa.eu/tgm/table.do?tab=table&init=1&language=en&pcode=tsdde220&plugin=1

      In Lettonia in corrispondenza della crisi del 2007 si registra un aumento del tasso di emigrazione, visibile indirettamente anche nei grafici che hai postato, quindi la tesi di Bagnai regge e regge bene.

      2. La domanda interna viene uccisa anche dalle aree monetarie disfunzionali. Se nel 2013 vivi nell'eurozona e ancora non l'hai capito, temo che questo non sia il blog per te.

      5. Già che ci sei, osserva bene la differenza dell'andamento del pil pro capite a parità di potere d'acquisto tra Polonia e i 3 baltici in occasione della crisi 2007-2008. Poi aggiungici anche la bilancia dei pagamenti e osserva la stessa cosa. Hai visto la differenza?

      6. Hai unito tutti i puntini fino qua? bene. Adesso estendi l'osservazione agli anni '90 per i baltici. Si chiama ciclo di Frenkel:

      http://goofynomics.blogspot.it/2012/11/il-romanzo-di-centro-e-di-periferia.html

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    14. 1a. Non ho mai detto che in Polonia la popolazione stia calando, né ho fatto un raffronto fra il tasso di natalità polacco e quello baltico. Sei tu che lo hai fatto. Io ho solo scritto che una delle cause del declino della popolazione nei paesi baltici è il ridotto tasso di natalità.

      1b. Il saldo demografico non è dato solo dal tasso di natalità e da quello di emigrazione, come mi pare di capire tu sottintenda quando dici che i "livelli di natalità, e la loro dinamica, sono molto simili tra Polonia e baltici, eppure la popolazione polacca è stabile e quella dei baltici cala": devi calcolare anche il tasso di immigrazione e quello di mortalità. Non mi ci avventuro.

      1c. Che quando c'è una recessione la gente emigri di più è una considerazione che vale per qualsiasi paese. Ma la tesi di Bagnai è che l'emigrazione è causata dalla mancanza di lavoro in patria (giusto), che è causata da politiche deflattive (in pratica l'Euro): qui invece è sbagliato. E a riprova ti ho messo il raffronto fra il tasso di disoccupazione in Polonia e quello nei Baltici: che sono simili pur in assenza in Polonia dell'Euro e di uno Zloty che si è svalutato.

      2. La domanda interna viene uccisa anche dalle aree monetarie disfunzionali. Ma 'uccidere' la domanda interna dovrebbe avere effetti recessivi: almeno su questo concordi?

      5. Già che ci sei, osserva bene la differenza dell'andamento del pil pro capite a parità di potere d'acquisto tra Polonia e i 3 baltici in occasione della crisi 2007-2008: certo, ma allora osserva anche la maggiore crescita negli anni precedenti. Io nel lungo periodo vedo che due dei tre baltici hanno superato la Polonia in ricchezza. Ma sia chiaro non ti sto dicendo che è merito dell'Euro.

      6. Il ciclo di Frenkel vedo che si conclude con un epilogo a base di conti pubblici e privati strozzati dallo spread e suppongo in un default e abbandono del peg: quand'è che questo scenario accadrà nei baltici?

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    15. Allora, lasciando da parte la disquisizione sulle cause della diminuzione della popolazione (natalità, mortalità, immigrazione...) basti sapere che l'emigrazione c'è e c'è stata. Che sia dovuta alla disoccupazione è abbastanza evidente. Sul fatto che la disoccupazione sia legata alle politiche deflattive causate dall'euro, questo è il punto.

      Per negarlo, non basta dire che anche in Polonia c'è disoccupazione. A parte che la disoccupazione in Polonia è comunque più bassa, e negli anni della crisi più acuta anche di parecchio, non bisogna scordare che la Polonia è nella UE e in quanto tale sottoposta alle "soglie di allerta" per deficit e debito della Commissione, costretta a non svicolare troppo e attenersi alle politiche di austerità dettate dal governo europeista. Inoltre la crisi dell'eurozona morde anche le esportazioni polacche, che per motivi politici non può più di tanto integrarsi a est. L'unica valvola di sicurezza è proprio la svalutazione dello zloty.

      Insomma, se non avere l'euro non è una garanzia di prosperità, e questo è vero, averlo però è una garanzia di disastro, ed è vero anche questo se ci diamo un'occhiata in giro.

      La crescita dei paesi baltici negli anni precedenti la crisi, poi, è proprio quella crescita drogata dall'afflusso di capitali di cui si parla nel post di Bagnai e che ha descritto bene Frenkel nel suo famoso ciclo.

      Come finirà il ciclo di Frenkel nell'eurozona staremo a vederlo. Rispetto a quel che si è verificato nei paesi emergenti, da noi la faccenda è complicata dall'esistenza della moneta unica, che non è solo una moneta, ma un disegno politico ben preciso perseguito con estrema tenacia e moderne tecniche di manipolazione mediatica.

      P.S. Dire che Aslund è un consigliere del governo e in quanto tale ha un conflitto di interesse non è un attacco personale ma un dato di fatto.

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    16. No, non è neanche un dato di fatto. Sono andato a leggere le biografie di Aslund disponibili in rete. In esse c'è scritto che è stato consigliere dei governi di Russia,  Kirghizistan e Ucraina, ma non che sia (o sia mai stato) a libro paga di un governo baltico.

      Se poi la cosa vi interessa, per toglierlo dalla vostra lista degli economisti messi all'indice, sappiate che non è neppure un fan dei cambi fissi. E che anzi ha scritto quest'articolo.

      Al di là di quello il punto è che i paesi baltici sono da venti anni in peg, e pur tuttavia l'epilogo del ciclo di Frenkel non si è verificato. In venti anni. Quanti anni ancora devono passare prima che le vostre granitiche certezze vengano scalfite dal germe del dubbio?

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    17. Aslund è stato consulente del governo russo di Eltsin dal 1991 al 1994, cioè l'era della shock therapy, delle liberalizzazioni e privatizzazioni selvagge che hanno prodotto il disastro che sappiamo. E subito dopo è passato all'Ucraina, sino al 1997.
      Non è stato direttamente consulente dei governi dei paesi baltici, ma ha fatto parte della ONG internazionale Baltic Economic Commission dal 1991 al 1993:
      Il suo campo specifico è la transizione dei paesi ex comunisti all'economia di mercato, di cui si occupa con l'obiettivo di curare gli interessi geostrategici americani.
      Non so se basta. Non è un indice, ancora, solo dei dati di fatto.
      Nell'articolo del 2009 che hai linkato tu per ultimo, poi, dice chiaramente che l'errore di politica economica della Lettonia è stato quello del peg con l'euro, che ha provocato tutta una serie di guai, gli stessi titpici indicati dal ciclo di Frenkel. Giusto. Poi oggi, nel primo articolo da te linkato, sostiene che la crisi è passata.
      Vedremo chi ha ragione.

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  3. @Mirco, dalla brace alla fornace...

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  4. Vuoi vedere che emerge la truffa monetaria?
    La paura non è perché una parte dello stato si stacca, ma perché nel momento della divisione "anche dei debiti" in special modo questi, il caso viene fuori.
    Come vai a spiegare che alcuni... i soliti noti, si sono appropriati di beni che non gli aspettavano e che i debiti sono ricaduti sugli altrettanti soliti noti che sono la stragrande maggioranza della popolazione?
    Non è per questo che hanno fatto le guerre?
    Poi la frase che esce in modo evidente... state attenti che il "TERRORISMO" arriverà!!!!! Più chiaro di così, che volete?
    Saluti. Orazio

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  5. "Non ci sono ‘se’ né ‘ma’: non condivideremo la sterlina se la Scozia si separa dal resto del Regno Unito,"

    La mia impressione è che la faccenda sia stata spiegata male. La frase di cui sopra è da intendersi che la Scozia indipendente non avrà voce in capitolo nella politica monetaria della Banca d'Inghilterra e che questa non farà una politica monetaria mirata anche alle necessità scozzesi (es.: nessun QE dei titoli di stato scozzesi, nessun salvataggio delle banche scozzesi, etc.).
    Poi se la Scozia intende usare la sterlina, piuttosto che il dollaro, l'euro o altro come moneta, sarà libera di farlo. Non è che l'Inghilterra manderà l'esercito a requisire le banconote. Anzi, per l'Inghilterra sarà solo un vantaggio quello di avere uno stato straniero che usa la sua moneta.
    Per cui gli scozzesi, specie quelli che si aspettano politiche di welfare state, dovrebbero sapere che, senza trasferimenti da Londra né una politica monetaria indipendente, il futuro governo avrebbe le mani legate esattamente come le hanno i governi degli stati dell'eurozona, costretti a fare austerità in tempi di vacche magre.

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    1. E' ovvio se si crea uno stato o se si dive da esso che nasca una nuova moneta....
      Se no, non avrebbe alcun senso.
      Saluti.
      Orazio

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  6. Scusate, ma qualcuno sa cosa e' successo al gestore del blog voci dalla Germania? qualcosa di grave? purtroppo mi manca ancora il tedesco ma siccome e' la lingua dell'Europa futura mi sto attrezzando.
    Sto cercando di arrivare all'articolo di Martin Wolf sul Financial Times in cui lancia un monito all'Italia ma non ho accesso, voi ci riuscite?

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    1. Mah, un po' di tempo prima di sparire,aveva scritto che aveva problemi di lavoro (troppo lavoro, mi pare)...quindi se non torna, spero vivsmente per lui che continui ad essere questo il problema...per quanto riguarda la scozia, se adotta la sterlina, penso che l'inghiterra sara' la sua germania...

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  7. Advice for Scotland from Iceland: "You cannot be independent if someone else creates your money for you

    https://twitter.com/Frances_Coppola/status/509408391668576256

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