Su Project Syndicate, il premio Nobel Stiglitz attacca le politiche economiche attuate da Bruxelles come fallimentari, dalle privatizzazioni a tappeto ai tagli allo stato sociale. Ma quel che è peggio è che tutte queste sofferenze sono rese ancor più tragiche dal fatto di essere completamente inutili, finalizzate alla sopravvivenza di uno strumento imperfetto e non necessario, l’euro.
NEW YORK – “Se i fatti non si conformano alla tua teoria, cambia la teoria”, dice un vecchio adagio. Ma molto spesso è più facile tenersi la teoria e cambiare i fatti – o così sembrano pensare il cancelliere tedesco Angela Merkel e gli altri leader europei pro-austerità. Nonostante continuino a sbattere il muso contro la realtà, essi continuano a negarla.
L’austerità ha fallito. Ma i suoi difensori continuano a cantare vittoria aggrappandosi alla più debole delle giustificazioni: l’economia non si sta più contraendo, per cui l’austerità ha funzionato! Ma se questo è il metro di giudizio, potremmo dire che buttarsi giù da un burrone è la maniera migliore di scendere una montagna; dopo tutto, la discesa si è fermata.
Ma tutte le discese prima o poi si fermano. Il successo dovrebbe essere misurato non in base al fatto che alla fine arriva la ripresa, ma in base a quanto rapidamente arrivi e a quanto siano profondi i danni arrecati dalla caduta.
Se la mettiamo in questi termini, l’austerità è stata un completo disastro, cosa che è resa evidente dal fatto che le economie dell’UE si trovano ancora in stagnazione, se non in una tripla recessione, con una disoccupazione ai massimi di sempre e un PIL reale pro capite (depurato dall’inflazione) che in molti paesi rimane al di sotto del livello pre-crisi. Perfino nelle economie che vanno meglio, come in Germania, la crescita a partire dalla crisi del 2008 è stata così debole che, in altre circostanze, sarebbe considerata deludente.
I paesi più colpiti sono in depressione. Non si può usare un’altra parola per descrivere economie come quella spagnola o greca, dove circa una persona su 4 – e più della metà dei giovani – non può trovare lavoro. Dire che il rimedio sta funzionando perché il tasso di disoccupazione è diminuito di un paio di punti percentuali, o perché si intravvede un pelino di debole crescita, è fare come un medico medioevale che dice che il salasso sta funzionando solo perché il paziente non è morto, per ora.
Se estrapoliamo la modesta crescita europea dal 1980 in poi, i miei calcoli mostrano che la produzione nell’eurozona oggi è più del 15% inferiore a quanto sarebbe stata se la crisi del 2008 non si fosse manifestata, il che implica una perdita di 1600 miliardi di dollari solo per quest’anno, e una perdita cumulata di più di 6500 miliardi. Ancor più preoccupante, le perdite sono in aumento, non in diminuzione (come ci si aspetterebbe all’indomani di una crisi, quando la crescita è tipicamente più veloce del normale perché l’economia tenta di recuperare il terreno perduto).
Per dirla in breve, la lunga recessione sta compromettendo il potenziale di crescita europeo. I giovani che dovrebbero accumulare competenze non lo stanno facendo. C’è una schiacciante evidenza che essi dovranno affrontare la prospettiva di guadagni significativamente più bassi nella loro carriera, rispetto a quanto sarebbe accaduto se avessero iniziato a lavorare in un periodo di piena occupazione.
Nel frattempo, la Germania sta obbligando le altre Nazioni a perseguire politiche che ne indeboliscono le economie – e le democrazie. Quando i cittadini votano ripetutamente per un cambio di politica – e ci sono poche politiche che contano di più per i cittadini di quelle che influenzano il loro livello di benessere – ma viene loro detto che queste questioni vengono decise altrove o che non hanno possibilità di scelta, sia la democrazia che la fiducia nel progetto europeo ne soffrono di conseguenza.
La Francia ha votato per un cambio di rotta 3 anni fa. Invece, gli elettori hanno ricevuto un’altra dose di austerità pro-business. Uno dei concetti più solidi in economia è il moltiplicatore del bilancio in pareggio – aumentare le tasse e le spese contemporaneamente stimola l’economia. E se le tasse colpiscono i ricchi e le spese beneficiano i poveri, il moltiplicatore può essere particolarmente alto. Ma il governo cosiddetto socialista francese sta abbassando le tasse alle imprese e tagliando le spese – una ricetta che è quasi una garanzia di indebolimento dell’economia, ma che incontra il favore della Germania.
La speranza è che tasse più basse alle imprese stimoleranno gli investimenti. Ma questo è puro nonsenso. Quel che scoraggia gli investimenti (sia negli Stati Uniti che in Europa) è la mancanza di domanda, non le tasse troppo alte. In realtà, poiché la maggior parte degli investimenti è finanziato a debito, e il pagamento degli interessi è deducibile dalle tasse, il livello di tassazione delle imprese ha poco effetto sugli investimenti.
Allo stesso modo, l’Italia viene incoraggiata ad accelerare le privatizzazioni. Ma il primo ministri Matteo Renzi ha il buon senso di riconoscere che svendere gli asset nazionali a prezzo scontato ha poco senso. Sono considerazioni di lungo periodo, e non esigenze finanziarie di breve periodo, che dovrebbero determinare quali attività debbano essere privatizzate. La decisione dovrebbe essere presa considerando dove le attività possono essere gestite in maniera più efficiente, con il miglior servizio possibile ai cittadini.
La privatizzazione delle pensioni, per esempio, si è rivelata dannosa in quei paesi che hanno provato a farla. Il settore sanitario americano è quasi esclusivamente privato, ed è il meno efficiente che esista al mondo. Queste questioni sono complesse, ma è comunque facile mostrare che svendere asset pubblici a prezzi bassi non è un buon sistema per migliorare la forza finanziaria di lungo periodo.
Tutta la sofferenze che c’è in Europa – inflitta a vantaggio di un artificio creato dall’uomo, l’euro – è ancor più tragica in quanto non necessaria. Nonostante le prove che l’austerità non funziona continuino ad accumularsi, la Germania e gli altri falchi hanno deciso di aumentarla, legando il futuro dell’Europa a una teoria ormai screditata da tempo. Perché questa voglia di offrire agli economisti altri fatti che lo dimostrano?
Ove i criminali che ci (s)governano dovessero iniziare con le privatizzazioni (cioè un bel regalo ai soliti noti vampiri nazionali e non ) l'ebetino ed i suoi cortigiani devono tenere in conto l'odio sociale che ne deriverà per tutti quelli che si presteranno a questo crimine fra i più odiosi , da che mondo è mondo,cioè la svendita dei beni di proprietà Popolo Italiano.
RispondiEliminaL'economia statunitense accelera nel secondo trimestre: il pil è stato rivisto al rialzo a +4,6%, in base alla lettura finale dal 4,2% della seconda stima. Il risultato è in linea con le attese degli analisti.
RispondiEliminahttp://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2014/09/26/usa-pil-secondo-trimestre-accelera_389f0204-1f36-4d0e-8deb-7598b90468b2.html
il bello è che l'america cresce ma i suoi cittadini (il 90% di essi) è SEMPRE PIU' POVERO.
RispondiEliminada un sondaggio di pochi giorni fa risultava che il 70% degli americani crede ancora di essere in recessione.
In fondo al articolo è scritto, che anche negli USA la situazione non è ottimale è che c'è ancora molto da fare.
EliminaMa porca miseria almeno negli USA fanno qualcosa. Le banche americane hanno pagato fino adesso 130 mrd. di multe allo stato, l'ultima è quella di BoA di 17 mrd. le banche europee fino adesso non hanno pagato un centesimo. Hanno una bancha centrale che ha come objetivo primario il mercato del lavoro è che ha detto che farà di tutto per combatere il problema del lavoro, in Europa invece che è a due passi dalla deflazione si parla ancora di infflazione,è si continua inpreterriti con l'austerità mandando in miseria millioni di esseri umani.
Sulla politica estera degli USA non bisogna discutere, un ipocrisia incredibile. La Guerra contro il terrorismo è un errore gigantesco.
Ma occhio anche qui a dare la colpa di tutto agli USA. In Lybia sono stati i francesi è inglesi a spingere per un intervento, in primis quel testa di cazzo di sarcozy, qui gli USA erano motlo scettici.
Vogliamo parlare del ucraina, dove i ministri del estero della germania, francia è polonia diedero un Ultimatum a janukowitsch, di sgombrare il posto di presidente ucraino entro 48 ore.
Vogliamo parlare del uomo di berlino Vladimir Klitschko che sul Maidan infuocò le proteste, cooperando con i nazisti dello Svoboda è pravdi Sektor ?
Vogliamo parlare del ausvertiger amt tedesco che finanzia minoranze nazionaliste tedesce in tutta Europa ? (sudtirolo, tscechia, slovaccia, ungeria, polonia ecc.)
E' ti dico, io preferisco che siano gli americani a guidare, con tutte le cazzate è i diffetti che hanno, invece che i tedesci. non voglio minimamente pensare cosa succederebbe se la Germania avrebbe il potere degli USA, specialmente militare.