Yanis Varoufakis delinea la grande battaglia che si sta svolgendo in Europa a colpi di misure apparentemente tecniche ma profondamente politiche. Le posizioni sono tre: gli Euro-clasti, gli Euro-lealisti e gli Euro-critici. (prima parte)
PARTE A
– In bilico
Se proiettati nel
grande disegno della storia straordinariamente ricca d'Europa,
sembrano tecnicismi minori. Ci saranno condizionalità collegate agli
acquisti obbligazionari della BCE? I bond acquistati dalla BCE
saranno trattati in base alla clausola pari passu con le obbligazioni
detenute dai privati? La BCE controllerà tutte le banche o solo
quelle "sistemiche"? Queste sono domande che dovrebbero
essere di nessun interesse reale per chi non abbia un'attrazione
morbosa per la materia della finanza pubblica. Eppure, queste domande
(e il modo in cui si risponde) probabilmente si riveleranno
importanti per il futuro dell'Europa quanto i trattati di Westfalia,
di Versailles, e anche di Roma. Perché questi sono i temi che
determineranno se l'Europa rimarrà unita o soccomberà alle forze
centrifughe che sono state ferocemente scatenate dagli eventi del
2008.
Ora è ufficiale: quando il settore finanziario è imploso nel 2008 le attuali istituzioni della zona euro hanno mandato l'area valutaria comune fuori controllo. Semplicemente, non hanno potuto sostenere la spinta di quel terremoto, e il risultato è che l'intero edificio ha iniziato a disgregarsi. O l'architettura sarà rinnovata in tutta la zona euro o, inevitabilmente, cederà sotto il suo disegno grossolanamente errato.
L'Europa ha scelto di negare per tre lunghi anni. Di fare solo il minimo necessario per evitare il crollo della zona euro. Queste 'mosse' hanno assicurato la sopravvivenza della zona euro fino ad oggi, ma, ahimè, hanno approfondito i difetti strutturali ed enormemente aumentato il costo economico e sociale della risoluzione della crisi. Il principio alla base dei "salvataggi" ruotava intorno alla combinazione di enormi prestiti alle banche colpite e agli Stati membri e di un'austerità generalizzata che ha ridotto i redditi sui quali si basa la solvibilità delle stesse banche e degli stessi Stati membri oggetto di salvataggio. Il risultato è stato quello di guadagnare tempo a scapito delle prospettive più a lungo termine della zona euro.
Tre correnti: Euro-clasti, Euro-lealisti, Euro-critici
Fin dall'inizio, tre
erano i punti di vista dominanti su cosa fare con questa crisi: in
primo luogo, c'erano quelli che accoglievano con favore lo
smantellamento della zona euro. Io li chiamo, prendendo in prestito
dalla nostra tradizione bizantina, Euro-clasti. Essi comprendevano
gli euroscettici neoliberisti che hanno sempre guardato a Bruxelles e
al progetto dell'integrazione europea con l'antipatia, che sentivano
meritata, verso un super-Stato; forze di sinistra che hanno visto
nella zona euro un tentativo di far mancare il terreno sotto i piedi
a qualunque base di potere del lavoro costruita nel corso dei
decenni per sostenere le condizioni di vita delle persone che
lavorano e, infine, i nazionalisti a titolo definitivo ai quali i
confini danno un falso senso di identità / sicurezza.
Tra coloro che, come noi, forse per diverse ragioni, non volevano vedere la caduta in pezzi dell'Unione europea (riconoscendo pertanto che la zona euro, benché terribilmente progettata, avrebbe potuto e dovuto essere mantenuta), due erano le correnti dominanti: gli Euro-lealisti che hanno aderito, anche se a malincuore, alle élite europee che hanno gestito la crisi - e quelli che, come me, pensavano che la cura fosse peggiore della malattia (che chiamerò Euro-critici).
L'argomento degli Euro-lealisti è stato, fin dall'inizio, che le misure adottate (ad esempio, il primo piano di salvataggio per la Grecia, la creazione del EFSF, il primo programma di acquisto di bond della BCE, la creazione del MES, il Patto fiscale, ora l'OMT di Draghi, ecc) sono stati passi naturali verso la creazione dell'architettura mancante. Essi ammettono che terribili errori sono stati fatti lungo il percorso, ma insistono sul fatto che il percorso, comunque tortuoso, porterà l'Europa alla liberazione.
Al contrario, gli Euro-critici (come me) hanno sostenuto che la strada scelta porta con un'alta probabilità a un pozzo senza fondo, da cui non può venire fuori nulla di buono; che le fondamenta stesse delle nuove istituzioni, ad esempio, l'EFSF-ESM, sono tossiche e, quindi, più 'peso' gli sarà attribuito da parte delle autorità sempre più disperate, e più falliranno, e la crisi si aggraverà.
Le ultime settimane hanno visto un'accelerazione del percorso che gli euro-lealisti pensano possa portare l'Europa fuori dalla foresta nera della crisi. Il pronunciamento OMT di Draghi, le mosse di Bruxelles per integrare il sistema bancario, più il verdetto favorevole da parte della Corte costituzionale tedesca, hanno tutti contribuito a una piacevole brezza che gonfia le vele degli Euro-lealisti. La domanda è: Questa speranza è genuina? O è semplicemente altra aria fritta? Per rispondere spassionatamente, abbiamo bisogno di guardare da vicino ai fatti, in maniera approfondita e attenta.
RispondiEliminaMa continua dove? O quando?
Marco
Scusatemi, ho dato per scontato. Continua appena Varoufakis pubblica il seguito, e io lo traduco. Spero presto.
RispondiEliminaGuardando alla storia, mi sembra che i grandi cambiamenti abbiano delle proiezioni verso il futuro a lunga scadenza. Al di la' dei numeri nudi e crudi di questa crisi dell'euro, la mia interpretazione dei fatti e' che si voglia ridurre lo standard di vita dei paesi piu' sviluppati per dare spazio ad altri paesi meno progrediti di crescere.
RispondiEliminaI demografi prevedono in un futuro non troppo lontano la crescita zero per il continente, mentre politici ed economisti parlano di crescita per sanare l'economia, e questo mi confonde le idee.
I rischi sarebbero frizioni tra paesi ricchi e paesi poveri, con forti spostamenti migratori, l'Italia da paese di migranti e' diventato un paese di immigrazione e spesso illegale.
Cresce la domanda di risorse dovuta all'aumento della popolazione e all'allungamento della vita, allo stesso tempo l'offerta diminuisce anche perche' le risorse rinnovabili non coprono il fabbisogno al 100%. Infatti in quei clubs riservati tipo Bildeberg ci sono discussioni su come ridurre la popolazione mondiale, sembra che il governa USA abbia fatto delle ricerche segrete su come ridurre la fertilita' su vasta scala. Tempo fa ho visto in televisione un programma su questo argomento intitolato, Conspiracy theory, prodotto da Jesse Ventura, forse potrebbe essere disponibile anche online.
Credo anche che in questa crisi l'interesse della gente sia cresciuto di molto per quanto riguardo la politica, la finanza e su cosa ci si puo' aspettare per il futuro. La situazione e' abbastanza fluida e ci vorra' del tempo prima di vedere la luce alla fine del tunnel anche se Monti la pensa diversamente. Nessuno ha la sfera di cristallo anche se i pronostici si sprecano.
Due cose a me sembrano positive, con la comunicazione odierna l'informazione non puo' essere manipolata come in passato, e poi al sistema Italia ci voleva uno scossone per correggere tante storture che sono state rimandate da troppo tempo.
Bruno