Anche il grande Paul De Grauwe, chiaro e semplice come sempre, si pronuncia sull'ultimo piano della BCE. Necessario ma non sufficiente - e l'inflazione è un rischio che non esiste
La scorsa settimana il
Presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, ha
annunciato che la BCE sarebbe diventata creditore di ultima istanza
dell'Eurozona iniziando ad acquistare i titoli sovrani delle economie
colpite dell'area. Paul de Grauwe (professore alla London School of Economics) rivolge due principali critiche
al piano, dicendo che, mentre questo intervento era assolutamente
necessario, da solo non è sufficiente a salvare la zona euro, e che
è improbabile che aumenteranno le pressioni inflazionistiche. Egli
sostiene inoltre che la BCE dovrebbe resistere alla tentazione di
insistere sulle severe misure di austerità in cambio dell'acquisto
di titoli di Stato; tali misure possono rendere la crisi ancora
peggiore.
Dopo molte esitazioni, giovedi scorso (6 settembre) la Banca centrale europea (BCE) ha deciso di fare quello che era diventato inevitabile, è cioè diventare prestatore di ultima istanza nei mercati dei titoli di Stato. La paura e il panico stavano spingendo alcuni paesi della zona euro nel baratro economico in una profezia autoavverante. La sfiducia portava gli investitori a vendere i titoli di questi paesi, comportando così un aumento dei tassi di interesse e costringendo le autorità a intensificare i piani di austerità di bilancio. Tutto questo, deprimendo ancora di più le economie, portava a un nuovo peggioramento delle finanze pubbliche. Gli investitori si accorgevano che lo stato dei paesi era ancora peggiorato e andavano ancor più in preda al panico. E così via.
Gli aumenti nei tassi di
interesse non riflettevano i fondamentali economici di questi paesi,
ma esprimevano il panico puro. Il panico doveva essere fermato. Ora
la BCE ha annunciato di volerlo fare, impegnandosi in un programma
di acquisti illimitati di di obbligazioni sovrane nei mercati
secondari. In questo modo, la sempre maggior pressione al rialzo sui
tassi di interesse e il conseguente panico possono essere fermati.
Ho sentito e letto un sacco di critiche contro la decisione della BCE. Anch'io ho delle critiche da fare, ma ne riparleremo più avanti. Prima di tutto voglio contrastare due dei temi più ricorrenti della critica.
Un sacco di critiche riguardano il fatto che gli acquisti dei titoli non risolvono i problemi fondamentali di questi paesi, e quindi che la BCE sbaglia a voler risolvere questi problemi lanciando loro dei soldi. La prima parte di questa critica è corretta, la seconda è sbagliata. E' vero che l'intervento della BCE non affronta i problemi fondamentali di questi paesi. Ma questo significa che gli interventi della BCE non sono necessari? Per niente. C'è confusione tra ciò che è necessario e ciò che è sufficiente. Gli interventi della BCE sono necessari per evitare che la situazione peggiori. Naturalmente non sono sufficienti per salvare in modo permanente i paesi del Sud e per evitare una rottura della zona euro. Per evitarla, saranno necessarie delle riforme strutturali.
Vorrei usare una metafora. Immaginate una città dove le case sono costantemente in fiamme. C'è evidentemente un problema strutturale (un piromane, norme antincendio inadeguate, o forse altre cause). Questi problemi strutturali dovranno essere affrontati. Ma questo significa che se scoppia un nuovo incendio, i vigili del fuoco non lo devono spegnere? Il fatto che versando acqua sul fuoco non si risolveranno i problemi strutturali e che altri fuochi si scateneranno non può essere una ragione per concludere, come fanno i critici della BCE, che i vigili del fuoco non devono cercare di spegnere il fuoco. Dovrebbero. E' necessario per evitare un esito peggiore, e per evitare altre vittime innocenti. Estinguere il fuoco è necessario ma non sufficiente. Allo stesso modo, gli interventi della BCE sono necessarie ma non sufficienti. Una distinzione importante che con mia sorpresa sembra essere stata dimenticata da molti critici.
Una seconda critica che ho sentito in Germania e in altri paesi del Nord Europa è che questi interventi porteranno all'inflazione. Questa critica si basa su un malinteso fondamentale di quello che sta succedendo oggi. Siamo ancora in una crisi finanziaria. Questa è caratterizzata dal fatto che, dopo gli eccessi degli anni della bolla selvaggia, le istituzioni finanziarie sono diventate molto avverse al rischio, e scarseggiano nel concedere credito alle imprese e alle famiglie. Tutto ciò che vogliono è ad accumulare più liquidità possibile per trovarsi preparati alla prossima crisi. Il risultato è che l'economia è spinta in un circolo vizioso, le imprese e le famiglie riducono la spesa per gli investimenti e i consumi. La domanda globale di beni e servizi diminuisce, con il risultato che vi è un potenziale rischio di deflazione, non di inflazione. In alcuni paesi del Sud è già così e i prezzi stanno scendendo. La paura che in un contesto del genere gli interventi della BCE porteranno a troppa inflazione, mi ricorda i generali che si stanno preparando per l'ultima guerra.
L'assenza di un rischio di inflazione oggi è evidente anche da questo: la liquidità creata dalla BCE (che gli economisti chiamano la "base monetaria") non filtra nell'economia reale. Le banche stanno accumulando la liquidità senza utilizzarla. Il denaro extra immesso nel sistema finanziario non porta a un maggior credito bancario o ad un aumento dell'offerta di moneta. Ed è questo che conta per l'inflazione.
La maggior parte degli economisti che si occupano di questo problema lo comprendono bene. Persino Milton Friedman, il Papa del monetarismo, ne era consapevole questo quando affermava che, in una crisi finanziaria, la banca centrale deve essere pronta a immettere liquidità nel sistema finanziario per evitare una spirale deflazionistica.
Arrivo dunque alla mia critica alla BCE. Quest'ultima ha condizionato l'acquisto di titoli di stato a ulteriori tagli di bilancio nei paesi del sud. La maggior parte di questi paesi hanno già drammaticamente tagliato la spesa pubblica. Ora, noi sappiamo che tutti i tagli troppo drastici sono controproducenti, e possono spingere i paesi in un abisso economico e sociale.
Quindi, si potrebbe sperare che la BCE usi il
buon senso e non chieda ai paesi del Sud di buttarsi nel baratro
prima di aiutarli con più soldi.
http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.it/2012/09/la-fine-di-barnardla-fine-che-si-merita.html
RispondiEliminaQUESTO CREDO TI FACCIA PIACERE...COME SI DICE..CHI LA FA L'ASPETTI
Ciao Paolo, non posso certo dire che mi faccia piacere vedere in quale caos si trova una parte della gente che potenzialmente potrebbe fare opposizione in Italia, ma questa tragicomica confusione è giusto che si concluda al più presto.
EliminaNon è la MMT in sè che è sbagliata, perché alla fine non si tratta di altro che del deficit spending keynesiano adattato alla moneta moderna. Ho pubblicato qui tanti contributi che tendevano a "integrare" e correggere la MMT in alcune sue carenze, ma che nel contempo ne riconoscevano anche la parte valida.
Il punto qui è un problema di agire umano, sul quale è inutile che spenda parole.
Dico solo questo: condivido che stanziare 80.000 euro per chiamare qui degli economisti americani, per quanto possano essere bravi - e tagliare i ponti con i tanti economisti critici che qui in Italia, molto più a portata di mano e a minor costo (e più a conoscenza della nostra situazione specifica), possono aiutarci a costruire una via d'uscita - è ... non trovo la parola che da sola esprima tutto quello che mi viene in mente, quindi mi accontento di... "delirante".