18/05/14

La povertà nella UE: nell'Eurozona cresce, fuori dall'Euro cala

I dati Eurostat 2012 relativi alla povertà materiale (discussi su Real-World Economics Review) mostrano  un continente spaccato in due: la povertà diminuisce dove non c'è l'euro e aumenta dov'è presente.  Conclusione: la povertà non è un fenomeno meteorologico, ma una precisa scelta politica (grazie a Cristina Capra per la segnalazione).


La povertà materiale nella zona euro è in aumento. In Irlanda, Grecia e Lettonia (nel 2011 non ancora un membro dell'Eurozona, ma un pretendente all'ingresso), un anno di cambiamenti è stato a dir poco drammatico. La povertà nell'UE, al di fuori della zona euro, è in diminuzione.

Tasso di deprivazione materiale grave, 2010-2011 (%) - Fonte: Eurostat (ilc_sip8)

Questi dati sono stati recentemente pubblicati da Eurostat e riguardano la povertà reale, non la povertà relativa, poichè mostrano la deprivazione materiale grave, quindi una stima della povertà che non è basata sul reddito (credetemi: gli specialisti che stimano questi dati hanno riflettuto a lungo e duramente su questa definizione; potete porre domande, ma è permesso criticare solo dopo aver letto le informazioni che stanno dietro alle stime): 

"L'analisi della deprivazione materiale è un'analisi di tipo assoluto piuttosto che relativo, come quella della povertà da reddito. La definizione di deprivazione materiale si basa sull'impossibilità di permettersi una selezione di generi che sono considerati necessari o opportuni, vale a dire: avere arretrati sul mutuo o sull'affitto, sul pagamento di bollette, sul pagamento delle rate di un prestito al consumo o di altri tipi di prestito; non potersi permettere ferie annuali di una settimana lontano da casa; non essere in grado di avere un pasto con carne, pollo, pesce (o equivalente vegetariano) una volta ogni due giorni; non essere in grado di affrontare spese finanziare impreviste; non essere in grado di acquistare un telefono (compreso il cellulare); non essere in grado di acquistare un televisore a colori; non essere in grado di acquistare una lavatrice; non essere in grado di comprare un'automobile; o non essere in grado di permettersi il riscaldamento per mantenere la casa calda. Il tasso di deprivazione materiale è definito come la percentuale di persone che non possono permettersi di spendere per almeno tre dei nove elementi di cui sopra, mentre coloro che non sono in grado di permettersi quattro o più elementi sono considerati in stato di grave deprivazione materiale."

I dati mostrano che tra il 2010 e il 2011 la deprivazione materiale è aumentata, soprattutto nei paesi all'interno della zona euro (o che stavano cercando di entrare nella zona euro). Tra cui la Germania. Resta esclusa la Francia.

Allo stesso tempo, nella UE e in particolare all'interno della zona euro la disoccupazione è aumentata e gli investimenti sono calati, il che significa che il reddito e la produzione erano nettamente al di sotto della capacità potenziale. La povertà è davvero una scelta. Non una scelta individuale - ma una scelta della Troika.

Devo sottolineare questo punto: cari cantori dell'austerità, Irlanda e Lettonia hanno fatto particolarmente male, anche se confrontate con paesi molto simili come l'Estonia e la Lituania e anche con la Polonia, che in qualche modo è comparabile, e anche con (le scarsamente comparabili) Bulgaria e Romania. Quanto tempo ci vorrà prima che la Lettonia abbia il tasso di povertà più alto della UE? Non desta sorpresa il fatto che gli sviluppi siano stati molto migliori in Francia che in Germania, e in realtà la povertà in Francia è ormai inferiore a quella in Germania (anche se la differenza sta senza dubbio entro il margine di errore). Ci sono domande sul vero fine dell'austerità?


10 commenti:

  1. "Non desta sorpresa il fatto che gli sviluppi siano stati molto migliori in Francia che in Germania, "
    se la discriminante è l'euro, e per di più in questo sito si sostiene che l'euro serve ad arricchire solo la Germania, direi al contrario che il dato è una bella smentita di certe tesi.
    giovanni

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    1. e' una bella smentita per coloro che si fermano al dito piuttosto che guardare alla luna. La crisi e' stata innescata dalle politiche sleali di deflazione salariale in Germania a base di HartzIV e minijobs, che ha determinato l'espansione del settore di lavoratori sottopagati (Niedriglohn), che si riflette benissimo nella stagnazione del potere d'acquisto medio dei salariati tedeschi dal 2000 in poi e dalla diminuzione del potere d'acquisto dei salari miniori (il segmento del 20% delle retribuzioni piu' basse e quello tra il 20% e il 40%).

      Secondo lei questi ultimi due segmenti, sono diventati mediamente piu' ricchi o piu' poveri? Si informi prima di straparlare di smentite

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  2. Perche', di grazia? La ricchezza che la Germania accumula con l'€ non viene mica distribuita uniformemente tra i vari decili della popolazione: gran parte va a chi il capitale lo ha, le briciole a quell'enorme massa di lumpenproletariat che sopravvive di minijob a 450€ al mese. Qua sotto trova un articolo pubblicato sul nyt riguardo alla repressione salariale in Germania:

    http://vocidallestero.blogspot.it/2014/04/come-i-lavoratori-tedeschi-sottopagati.html?m=1

    E in generale si faccia un giro su vocidallagermania (che riporta articoli tradotti dai media tedeschi) per capire quanto "giusto" sia il modello tedesco.
    L'€ non e' solo e non tanto uno strumento di guerra tra stati, ma soprattutto tra classi sociali all'interno degli stati.

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  3. Che la Spagna sia sullo stesso piano di Francia e Germania e abbia valori pari a metà di quelli italiani mi sembra un po' inverosimile.
    Anche il Portogallo con valori più bassi ddi quelli italiani mi sembra strano. Per carità, poi magari sono giusti però sarei curioso di capire come sono stati ottenuti questi numeri.

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    1. Tommaso non a caso. Comunque ci sono i link per andare a spulciare. Eventualmente facci sapere i risultati del tuo approfondimento...

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  4. Buonasera,
    condivido 2 considerazioni:

    1. Il fenomeno della povertà materiale chiama in causa anche l’efficacia delle politiche redistributive attuate dai singoli Paesi: non si può dire che in Italia manchino strati di popolazione benestante cui chiedere un maggiore contributo per soccorrere chi ha molto di meno (alcune statistiche sulla distribuzione della ricchezza sono contenute in questo post: http://marionetteallariscossa.blogspot.it/2013/10/politica-industriale-e-dei-redditi-una.html).

    2. Il grafico evidenzia che in Germania ca. il 5% delle popolazione versa in una situazione di povertà assoluta (in Italia è il doppio). Eurostat indica invece che i tedeschi in situazione di povertà relativa sono il 16% (in Italia superano il 19%, ma la soglia di povertà presa in considerazione è più bassa di quella adottata per la Germania di € 2.000 a parità di potere d’acquisto).

    Come si raccordano questi dati con quanto affermato da Sil_Viar in uno degli ultimi post pubblicati, secondo la quale in Germania ci sarebbero ben “10 milioni, il 25%, di lavoratori poveri” ?

    Un cordiale saluto.
    Emilio L

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    1. Riguardo al punto 1., differentemente da quanto affermato nel link che riporta, l'Italia ha il miglior indice di Gini di tutti i paesi dell'europeriferia (ad eccezione della Francia) e molto migliore di quello dell'UK (e pure del civile Canada, se è per questo) [dati OECD]. Sebbene il sistema contributivo italiano abbia sicuramente aree grige e molti punti riformabili in meglio, non si può dire in assoluto che l'Italia sia un paese di forti diseguaglianze, non rispetto alla media del mondo occidentale nel suo complesso. I dati riportati a questo proposito dalla stampa italiana alcuni mesi fa erano *lievemente imprecisi*, e tesi probabilmente ad infondere l'idea della giustizia di una patrimoniale, argomento che abbiamo già trattato più volte.

      Riguardo al numero riportato da Sil_Viar, il 25% si riferisce (arrotondato, era 24.2) al totale della forza lavoro tedesca che al momento del picco - nel 2007 - era intrappolata nei minijob. Non tutti questi 10 milioni rientrano nella povertà - assoluta o relativa - misurata ufficialmente da Eurostat, anche perchè si può immaginare che i trasferimenti dello stato sociale tedesco mitighino in parte il fenomeno. Non tantissimo, come può comunque vedere dai numeri che riporta anche lei.

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  5. "Ci sono domande sul vero fine dell'austerità?"
    si. Arricchire i banchieri. A meno che non si abbiano le prove che il Pil tedesco e francese siano cresciuti e che i soldi estorti ai Piigs siano stati accreditati sui cc dei cittadini tedeschi e francesi.

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  6. @Saint Simon quindi i capitalisti di Goldman Sachs, di Wall Street han tutti patito? SI sono arricchiti solo i capitalisti tedeschi? Gli altri fan la fame?
    Che ne dici del Gap delle aziende Usa su quelle europee? Notato come volano gli acquisti in dollari? In effetti se dovessi comprare in euro o dollari cosa conviene???

    http://intermarketandmore.finanza.com/usa-vs-unione-europea-il-gap-degli-utili-e-destinato-a-chiudersi-60555.html

    Anche Guarino, non proprio uno stupido, riporta che dall'euro son stati tutti danneggiati, inclusa la Germania come mostrano i dati che egli riporta qui
    http://www.ilfoglio.it/soloqui/16128

    Almeno se si deve passare per il capctha si potrebbe approvare subito, e togliere poi i commenti ritenuti offensivi. Dato che i miei non vengono mai visualizzati vengono ritenuti tali.

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    1. I dati - essendo prodotti da EUROSTAT - riguardano soltanto i paesi europei, quindi non vedo cosa ci possano dire degli USA.

      Guarino eventualmente dice che l'euro ha danneggiato tutto il continente, e all'interno di questo la Germania ha rallentato i trend di crescita precedenti all'introduzione della moneta unica (e dei vari SME) ma grazie all'euro è riuscita ad avere il predominio in Europa e un CAB stratosferico. Nulla dice di vincenti e perdenti all'interno della Germania. Non viene difficile pensare che il rallentamento della crescita sia andato a totale discapito della quota lavoro e a tutto vantaggio della quota capitale, come si può intuire sempre dall'articolo del nyt e come successo in Italia nel medesimo periodo.

      Riguardo alle banche, siam d'accordo, son brutte e cattive. Dirlo a tale livello di genericità temo però che non aiuti ad avere una miglior comprensione del sistema economico.

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