Ecco un
bel pezzo da New
Deal 2.0, richiamato anche dal Grande Bluff, che chiarisce un aspetto della rovinosa "finanziarizzazione"
dell'economia
di
William Lazonick
28
luglio 2011
Nell'ultima puntata della sua serie "Breaking Through the Jobless Recovery”, l'economista William Lazonick spiega come le grandi società, ossessionate dal riacquisto delle azioni proprie e dal massimizzare il valore per gli azionisti, stanno truffando lo Zio Sam e azzerando la possibilità dell'America di competere nel 21° secolo.
L'economia statunitense è un caos. Da due anni a questa parte, anche se la Grande Recessione si è ufficialmente conclusa, il tasso di disoccupazione supera il nove per cento, infuria la crisi dei pignoramenti, e le famiglie rimangono cariche di debiti. La situazione fiscale dei governi federali e statali è disastrosa, in parte perché le ideologie del libero mercato pensano che le tasse al minimo siano un diritto divino.
Gran parte della confusione è il risultato di un'economia in cui l'estrazione di valore è arrivata a dominare la creazione di valore. Il luogo più visibile dove avviene l'estrazione di valore è il gioco da casinò conosciuto come Wall Street. Ma avviene in tutte le grandi corporations, che impiegano la maggior parte o addirittura tutti i loro profitti per il riacquisto massiccio di azioni proprie, al solo scopo di far crescere le quotazioni.
Nel processo, l'innovazione industriale - la creazione di prodotti di maggiore qualità e di minor costo, che costituisce la base della crescita economica - soffre della sindrome dell'abbandono. E invece avremmo più che mai bisogno di nuove tecnologie per risolvere i problemi economici, sociali e ambientali. Per un paese (ancora) ricco come gli Stati Uniti, l'unico modo per rilanciare la prosperità è attraverso l'innovazione industriale, che si traduce nella creazione di significativi posti di lavoro.
A
prima vista, l'innovazione può sembrare facile e naturale. Nel
corso della loro esistenza, gli Stati Uniti sono stati un paese
innovatore, e oggi ancora ospitano molte delle aziende industriali
leaders mondiali, così come il più avanzato assetto istituzionale
per la formazione di nuove imprese in settori high-tech. C'è un
regime di istruzione superiore che per un secolo ha fornito personale
ad alta tecnologia e le conoscenze per il business del settore. Ha
governi a livello federale, statale e locale che sostengono le
imprese attraverso investimenti in infrastrutture, in ricerca, e con
ogni sorta di sussidi. Ovunque si trovano individui intraprendenti
pronti ad impegnarsi nell'innovazione, come datori di lavoro,
dipendenti e consulenti. Il 20° secolo è stato il
"secolo americano" perché gli Stati Uniti sono stati la
più importante nazione innovatrice del mondo.
Eppure, nel 21° secolo la nostra reputazione di innovatori ci sta rapidamente sfuggendo di mano. Cosa è successo?
Per l'innovazione, è necessario qualcos'altro. C'è bisogno di finanziamenti governativi nella ricerca. Il governo americano impegna spese enormi per le nuove tecnologie militari. E attraverso il National Institutes of Health (NIH), stanzia anche fondi per la ricerca sulla salute per la somma di oltre 31 miliardi di dollari l'anno. Negli ultimi anni il budget del NIH è stato, in dollari reali, il triplo del suo livello nel 1980 e il doppio dei primi anni 1990. Come altro esempio importante, nel 2001 il governo degli Stati Uniti ha lanciato la National Nanotechnology Initiative (NNI) dove ha investito poco più di 12 miliardi dollari negli ultimi dieci anni, con un bilancio 2011 di quasi $ 1,9 miliardi.
I
leaders di molte delle aziende industriali più redditizie del paese
spesso fanno azione di lobby sul governo americano perché spenda di
più, anche se le rispettive società non investono nella ricerca di
base. Per esempio, in una conferenza stampa che la Semiconductor
Industry Association ha organizzato a Washington, DC, nel marzo 2005,
il CEO di Intel, Craig Barrett, ha avvertito:
"La leadership degli USA nell'era nanoelettronica non è garantita. Ci vorrà un enorme, coordinato sforzo di ricerca degli Stati Uniti che coinvolga il mondo accademico, l'industria e i governi statali e federali, per assicurare che l'America continui ad essere il leader mondiale nella tecnologia dell'informazione. "
Eppure, in quello stesso anno, 2005, la spese di Intel per il riacquisto di azioni proprie di 10,6 miliardi dollari sono state pari a nove volte il bilancio del NNI da 1,2 miliardi di dollari, mentre le spese di questa società per il riacquisto di azioni nel periodo 2001-2010 sono state pari a 48,3 miliardi dollari, quattro volte il totale che il governo degli Stati Uniti ha speso per il NNI nel suo primo decennio di esistenza.
Le tecnologie dell'informazione e dell'industria della comunicazione in generale - e Intel, in particolare - hanno tratto enormi benefici da decenni di investimento del governo americano nel settore high-tech. Se Barrett (o Paul Otellini, il suo successore come CEO di Intel) volevano davvero " garantire che l'America continuasse ad essere il leader mondiale nella tecnologia dell'informazione", allora negli ultimi dieci anni Intel avrebbe potuto destinare alla nanotecnologia di base parte dei massicci fondi che ha usato per manipolare il prezzo delle azioni attraverso il riacquisto.
Come altro esempio, nel giugno 2010, l'americana Energy Innovation Council (AEIC), costituito dagli attuali ed ex capi di Cummins Engine, Du Pont, General Electric, Lockheed Martin e Xerox, così come John Doerr, partner nella società di venture capital, Kleiner Perkins Caufield & Byers, ha elaborato un piano per l'“America’s Energy Future", che ha richiesto al governo degli Stati Uniti di aumentare la spesa per l'innovazione nell'energia pulita a $ 16 miliardi di dollari all'anno, contro l'attuale investimento annuale del governo di $ 5 miliardi.
In un comunicato stampa, dal titolo "“American Business Leaders Call for Revolution in Energy Technology Innovation”, Doerr, il venture capitalist del gruppo, ha dichiarato:
"Quando la nostra azienda [Kleiner Perkins] ha spostato la sua attenzione sull'energia pulita, abbiamo trovato che i fondi per l'innovazione erano vicini allo zero. L'America ha semplicemente trascurato di sostenere l'innovazione energetica seria. I miei soci e io abbiamo trovato che le migliori cellule a combustibile, la migliore conservazione dell'energia, e le migliori tecnologie eoliche erano tutte nate al di fuori degli Stati Uniti. Altri paesi stanno investendo enormi quantità in questi campi. Senza innovazione, non possiamo costruire grandi aziende dell'energia. Abbiamo bisogno di rifornire le casse o saremo lasciati indietro ".
I
dirigenti aziendali che costituiscono AEIC vogliono che sia il
contribuente americano a pagare il conto per rimpinguare i fondi.
Perché non devono essere proprio le società commerciali che in
ultima analisi traggono profitto da queste nuove tecnologie a
contribuire allo sforzo nazionale per l'energia pulita? Nel corso del
decennio 2001-2010, le sei società i cui attuali o ex dirigenti sono
rappresentati nell'AEIC hanno sprecato un totale di 185 miliardi
dollari - una media di 18,5 miliardi dollari all'anno - per
ricomprare le loro azioni, tra cui 110 miliardi dollari da Microsoft
e 48 miliardi dollari da General Electric .
Per
queste sei società nel corso degli ultimi dieci anni le spese per il
riacquisto di azioni sono state del 54% superiori alle spese per la
ricerca e l'innovazione.
L'innovazione
richiede degli investimenti complementari da parte delle imprese e
del governo. Il governo può fare ben poco, soprattutto con gli
ideologi del libero mercato che strillano che il governo sta già
facendo troppo. Un motivo principale per cui gli Stati Uniti non sono
più una "nazione innovatrice" è perché le sue più
grandi corporations industriali sono state ossessionate dal
“massimizzare
il valore degli azionisti", piuttosto che investire nella
ricerca tecnologica di base.
Per
parafrasare John F. Kennedy, non chiedete cosa può fare il vostro
paese per le vostre società, ma quello che le vostre società
possono fare per il vostro paese.
William Lazonick è direttore del UMass Center for Industrial Competitiveness e presidente del Academic-Industry Research Network. Il suo libro, Sustainable Prosperity in the New Economy? Business Organization and High-Tech Employment in the United States (Upjohn Institute 2009) ha vinto il Premio Schumpeter 2010.
grande Carmen, grazie
RispondiEliminaOggi lo rilancio sul mio BLOG
un salutone
Harald Hau: Eurozone Bailout – Tax Transfer to the Wealthy?
RispondiEliminaIl salvataggio dell'eurozona: un trasferimento di ricchezza a favore dei ricchi.
fonte: http://www.nakedcapitalism.com/2011/07/harald-hau-eurozone-bailout-%E2%80%93-tax-transfer-to-the-wealthy.html
saluti, Nicola.
Ciao Beato, grazie a te!!!
RispondiEliminaGrande Nicola, ottimo link!!!
Carmen
RispondiEliminaio non so se la conoscenza virtuale sia del tutto affidabile....;-)
ma io ho "percepito" che tu sei una persona di un'onestà e di una correttezza inusuale in questo mondo sempre più di merda
Hai la mia massima stima, per quanto possa valere...
Speriamo di conoscerci alla prima occasione.
Come? La tua stima per me vale, vale moltissimo!!! GRazie davvero, ci conosceremo presto al blogeconomy day ...!
RispondiEliminaCon tutto il rispetto la penso in modo molto ma molto diverso. E cercherò come sempre di argomentare:
RispondiElimina1.Tanto per cominciare non è assolutamente vero che gli USA sono cosi deboli in ricerca e sviluppo e che le loro imprese non spendano in ricerca! Ovviamente spendono in ricerca applicata e non di base perchè quella di base non la brevetti e non ci fai dei beni da vendere sul mercato... si tratta di spendere miliardi di dollari per avere, se tutto va bene, qualche nozione teorica in più tra molti anni e senza poterla sfruttare! Nessuna impresa privata, non solo americana, lo farebbe! E non perchè deve riacquistare azioni proprie o pagare dividendi, semplicemente perchè è folle! Stendiamo un velo pietoso poi sulla ricerca sulle cosiddette energie pulite.. sono soldi buttati via e basta e per motivi tecnici non ideologici (per es. prova a produrre energia col fotovoltaico di notte o quando c'è nuvoloso o quando i pannelli sono coperti di neve..)! Un'altra nozione chiave che lo scrivente non ha presente visto che fa paragoni col passato è che il costo marginale delle innovazioni tecnologiche è enormemente superiore di un tempo quindi ci sono meno investimenti, si fa più selezione e se il gioco non vale la candela si ridanno i soldi ai soci! Insomma quello che dovrebbe fare un buon manager ma lui lo descrive come un avido affamatore di popolo...
2.Nota Bene: non è assolutamente vero che con più tecnologia ci sarebbe meno disoccupazione! Anzi è esattamente il contrario! Tra l'altro anche keynes la pensava cosi... ogni tanto qualcuna l'azzeccava anche lui. Basta guardarci attorno o pensare agli ultimi 20 anni per capirlo, non ci vuole un esperto! Proprio in questi giorni la foxconn ha annunciato che sostituirà 1 milione di operai con robot entro 3 anni e se conviene a loro che li pagano pochissimo a maggior ragione conviene a noi... McDonald's ha intenzione di fare lo stesso con i camerieri, Google ha inventato auto che si guidano da sole che eliminano una delle poche mansioni ancora affidate interamente all'uomo, l'informatizzazione e i software stanno sostituendo tantissimi impiegati (tranne gli statali che sono intoccabili), youtube consentirà l'elearning rendendo obsoleti gli insegnanti (non tutti ma quasi)... e quando la produzione dei robot sarà in scala i costi crolleranno e le funzionalità aumenteranno mandando fuori mercato milioni e milioni di lavoratori, non solo operai generici ma anche quelli specializzati!
RispondiElimina3.Il problema semmai è un altro: tantissime persone non hanno (e non avranno mai!) le skills richieste (e soprattutto che richiederà) il mercato! e dunque restano disoccupati! e non è affatto colpa delle multinazionali! L'unica cosa realistica che lo stato può fare magari è cominciare a farti studiare inglese, informativa, matematica, fisica, chimica e togliere latino, greco, religione, ginnastica...però dopo chi li assume i prof di lettere? Una volta uno che non studiava poteva fare l'operaio oggi è impossibile e in futuro grazie ai robot e ai software ci sarà posto solo per lavori intellettuali complessi e tecnici, che richiedono studi avanzati! come minimo 1 laurea... Persino i servizi a basso valore aggiunto saranno sostituiti e questo processo già sta avvenendo, non è che me lo invento io! Grazie ai sindacati poi questo processo accelererà ulteriormente!
4. Conclusione: lo scrivente sta prendendo una cantonata pazzesca se pensa che con più tecnologia la disoccupazione calerà! e lo dico da vero ultras della tecnologia! Ok si creeranno posti di lavoro in settori che prima non esistevano e servizi nuovi che prima neanche pensavano ma non bilanceranno mai i posti persi negli altri settori e pochissimi di quelli che perderanno il lavoro potranno riconvertirsi in tempo da poter tornare competitivi sul mercato del lavoro. Tra le altre cose ecco perchè dico che gli immigrati in realtà sono inutili al nostro sistema economico anche se lavorano (quei pochi che lo fanno)! Sarà uno tsunami di proporzioni enormi, con effetti pesantissimi sul tessuto sociale! Cosa ne pensi Carmen? LucaS
Ciao LucaS
RispondiEliminastavolta ti faccio i miei più sinceri complimenti, hai fatto un'analisi impietosa e atroce, ma ritengo anche molto fondata.
Unico dubbio: se non è colpa delle Multinazionali, allora la colpa di chi è? degli Stati? allora se è così questi Stati cattivoni vanno proprio eliminati, così lasciamo campo libero alle multinazionali, che si prenderanno sicuramente cura di ogni cittadino, eliminando ogni sorpruso e ogni ingiustizia sociale, ed azzereranno la disocuppazione, nel nuovo EDEN del (il)libero mercato e della Globalizzazione Sovrana e Dominatrice assoluta, senza più questi anacronistisci e medioevali Stati-Nazione!!!!
Ah naturalmente dovranno scomparire simultaneamente, in primis i sindacati, che sono tristemente famosi, per essere ancora più inutili, improduttivi e inefficaci degli Stati, ancora più corrotti dei politici, e per giunta ancora più ammanigliati con i vertici delle Multinazionali! Una casta ancora più inutile delle altre, e del resto non si è mai capito come diavolo e perchè mai siano nati queste criminali e obsolete associazioni di lavoratori.
Tanto è vero che persino nella Germania di Hitler, e nell'URSS di Stalin, erano state bandite, e anche nell'attuale CINA para-comunista, para-capitalista, para-democratica, non esistono.
E noi occidentali, veri democratici, veri liberali, veri cristiani, veri patrioti, e veri difensori dei diritti civili e sociali, e del bene comune del popolo,
potremmo mai farci sorpassare in efficienza e lungimiranza da questi tiranni criminali???
Certo che no!!!Quindi ci arriveremo, Perchè noi siamo democratici, liberali, cristiani, patrioti, e difensori dei cittadini e dei suoi diritti, a vivere in un mondo senza Stati, senza inutili associazioni, e senza tante regole per le Multinazionali, che si occuperanno e provvederanno tutto loro, senza burocrazia e senza tempi lunghi, per fare profitti, che comunque, sia detto senza offesa per quanto detto prima, vengono prima di tutto e sopra di tutto!!! E su questo non si discute!!!
Credo che neanche i nazisti e i comunisti, abbiano osando spingere i loro sogni fino a tali livelli!!!
Comunque quando ci arriveremo vedremo se veramente si tratterà davvero del meraviglioso mondo dell'Eden sociale e civile!!!
X NicolaZ
RispondiElimina1-Guarda che io per primo ho scritto che "Sarà uno tsunami di proporzioni enormi, con effetti pesantissimi sul tessuto sociale". Non mi pare di averlo descritto esattamente come l'eden!
2-Non è colpa ne dello stato ne delle multinazionali! è una evoluzione inevitabile!
3-Lo stato potrebbe comunque alleviare, non certo risolvere, il problema in vari modi. LucaS
A proposito della spesa in ricerca, il governo USA dopo l'accordo sul debito dovrà tagliare soprtutto da quelle parti, dato che gli altri tipi di spesa almeno ad ora sono dichiarati protetti.
RispondiEliminaLe multinazionali per effetto della globalizzazione e della libera circolazione dei capitali non hanno più interesse a fare investimenti di lungo periodo di tipo produttivo - è un capitalismo finanziario alla ricrca del più alto rendimento che sacrifica a questo tutto, progetti di sviluppo, occupazione...
Quindi questo è il problema, questo tipo di sfrenata libertà lasciata ai capitali.
Il rapporto tra investimenti privati e occupazione è già saltato da un pezzo - e ci sono cause di fondo come le innovazioni tecnologiche e cause legate ai fattori di cui sopra come la delocalizzazione nei paesi a basso costo.
Le cause di fondo richiederebbero inevitabilmente un nuovo tipo di contratto sociale, a meno che non vogliano attuare soluzioni di tipo malthusiano...mi aspetto di tutto.
Sulle altre cause, lo stato potrebbe fare molto, ma ci vuole una forma di democrazia di nuova generazione, che non lasci le scelte in mano ai politici...