23/08/11

L'Euro Diviso in Due - Seconda Parte

Da EconoMonitor un approfondito studio di Edward  Hugh sulla crisi dell'euro e sugli scenari futuri. Nella seconda parte si analizza in particolare la situazione dell'Italia (segue la terza parte sulla divisione dell'eurozona)

Troppo Grandi per Fallire (e per Essere Salvati)

Ciò che ora dà un rinnovato senso di urgenza è la questione se le obbligazioni spagnole e italiane potrebbero presto ritrovarsi tagliate fuori dai mercati di finanziamento nel modo in cui prima di loro lo sono stati i loro predecessori più piccoli L'ultima decisione della BCE di intervenire nei loro mercati obbligazionari sembra renderlo ancora più probabile, perché è difficile vedere come possono ora tornare ai prezzi di mercato non supportati.


Una delle curiose anomalie su cui è in corso il dibattito è il modo in cui alle banche e ai fondi che hanno investito nella periferia dell'Europa viene detto che è semplicemente giusto doversi assumere una parte degli oneri previsti dalla ristrutturazione del debito a causa delle loro precedenti politiche di "prestito irresponsabile", mentre questi stessi investitori sono anche sollecitati ad acquistare nuove emissioni di questo stesso debito, con l'argomento che il rischio è esagerato poiché i paesi interessati hanno essenzialmente delle economie solide, e hanno solo problemi liquidità a breve termine e di bilancia dei pagamenti.

Il dilemma alla base di tali istituzioni è stato sottolineato dalla decisione del regolatore del mercato italiano Consob di richiedere informazioni sulle recenti operazioni da parte di Deutsche Bank volte a ridurre l'esposizione al debito pubblico italiano. Le banche hanno delle responsabilità verso i i loro clienti, e di norma non prendono consapevolmente delle decisioni che provocano perdite. Quindi è solo razionale da parte loro cercare di "alleggerire" le loro posizioni su alcuni dei debiti sovrani più deboli d'Europa. Quello che non è credibile, sono i leaders politici che nello stesso tempo dicono alle banche che hanno fatto prestiti in modo irresponsabile e poi li spingono ad acquistare debito che potrebbe finire per essere ristrutturato. Così l'insistenza recente sul coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione greca spesso è vista, forse non impropriamente, come uno dei trucchi per far fuggire le istituzioni finanziarie dai titoli spagnoli e italiani.

Il caso Deutsche Bank è un buon esempio del problema che devono affrontare sia le banche stesse sia coloro che cercano di mantenere la fiducia e la stabilità nei mercati del debito sovrano. Secondo i dati dell'ultimo trimestre, la banca ha ridotto la sua esposizione netta al debito sovrano italiano da 8 miliardi di euro nel dicembre 2010 a € 997 milioni alla fine dello scorso giugno. Per dare un significato a queste cifre, nello stesso periodo la banca ha tagliato la propria esposizione al debito spagnolo di circa il 53% (a 1.070 milioni di euro) mentre la riduzione della loro partecipazione nel debito italiano è stata dell'ordine dell'87,5%. E' questa differenza di velocità nelle vendite che in gran parte spiega il recente aumento dei rendimenti obbligazionari italiani, il che rende oggi potenzialmente più costoso per l'Italia finanziarsi di quanto non lo sia per la Spagna. E la ragione è semplice: in precedenza l'Italia è stata vista come efficacemente isolata dai problemi del contagio della periferia, mentre la Spagna non lo era.

Prima dell'intervento della BCE i rendimenti italiani erano saliti di 1,26 punti percentuali rispetto alla fine di giugno, mentre i rendimenti spagnoli erano aumentati solo di circa la metà.

Davvero a questo punto la situazione italiana è di gran lunga la più complessa del sistema euro. Negli anni precedenti lo scoppio della crisi finanziaria del 2007 il debito dell'Italia era stato a lungo al centro dell'attenzione tra coloro che erano preoccupati per l'efficacia del Patto di Stabilità e di Crescita della zona euro per cui i paesi erano tenuti a mantenere i livelli di deficit sotto il 3% del PIL all'anno, e i livelli di debito accumulato al di sotto del 60% del PIL. In effetti, secondo i dati FMI, il debito pubblico italiano non è stato inferiore al 100% del PIL dal 1991, e il paese è entrato nella crisi finanziaria con un livello di circa il 103% del PIL. Durante la crisi il paese è rimasto al riparo dall'attenzione del mercato finanziario, mantenendo il suo deficit annuo a livelli relativamente bassi, ma una combinazione di recessione, bassa crescita e un notevole peso del pagamento degli interessi sul debito già accumulato ha visto un costante innalzamento del livello, quest'anno stimato a circa il 120% del Pil.

Effettivamente l'Italia si trova su quello che viene spesso definito il "filo del rasoio", poiché al fine di fermare questa valanga il paese avrebbe bisogno di un tasso di crescita del PIL nominale (cioè non corretto per l'inflazione) di circa il 3% all'anno, e questo ai tassi di interesse pagati prima del recente aumento. Ciò significa un tasso di crescita dell'1% e un tasso di inflazione del 2% (in media, e per un periodo di tempo significativo). Questo tasso di crescita può non sembrare troppo ambizioso, ma come ha sottolineato l'economista Italiano Francesco Daveri , in Italia il tasso medio annuo di crescita del PIL è in calo di circa l'1% al decennio dal 1970, e la crescita media tra il 2001 e il 2010 è stata solo di circa lo 0,6% all'anno.

Dopo un calo di qualcosa come il 6,5% durante la crisi l'economia italiana è riuscita a crescere del 1,3% nel 2010, ma la crescita nella prima metà di quest'anno è già debole, mentre tutti gli indicatori previsionali suggeriscono che nella seconda metà sarà ancora più debole. Così gli analisti per il 2011 stimano che un eventuale tasso di crescita dello 0,8% sembra un po' troppo ottimista, e con una previsione di inflazione dell'1,9% , i numeri proprio non tornano.

E questo, ovviamente, era prima che i tassi di interesse cominciassero a salire. Anche se i nuovi più elevati tassi di interesse non avranno un enorme impatto nel breve termine, dato che il debito esistente deve essere costantemente rifinanziato il costo supplementare salirà sempre di più. È per questo che il governo italiano è in un enorme vicolo cieco. Non ha un problema di flusso di indebitamento (deficit), ma ha un problema di stock del debito accumulato, e mentre il premio per il rischio a carico del debito italiano si alza continuamente, e i risultati di crescita non riescono a raggiungere gli obiettivi troppo ottimisti, poi la valanga del debito comincia a scivolare lungo il fianco della montagna con il governo che può fare ben poco per impedirle di crescere man mano che si muove. Come un Sisifo moderno, è condannato a lottare con un compito monumentale che già in anticipo sembra quasi impossibile. Per buon gusto sarebbe meglio non interromperli nelle loro fatiche per chiedergli se, in stile Camus, sono ancora in grado di mantenere il sorriso sul loro volto.
Non arriveranno a Salvarci, No ..., No ..., No ..., No ..., No!

Quelli che sicuramente non sorridono a questo punto sono i politici e gli elettori tedeschi. Come Christian Reiermann ha confortato i lettori di Der Spiegel recentemente: "La zona euro sembra destinata ad evolversi in una unione di trasferimento per superare la crisi del debito. Ci sono una serie di opzioni per lo spostamento istituzionalizzato di risorse dagli Stati più ricchi ai membri più poveri - e in ogni scenario la Germania finirebbe ad essere il più grande contribuente netto ". Questi sono tempi emotivo, ma i sentimenti di indignazione non sono necessariamente le linee guida più raccomandabili per guidare nella ricerca di soluzioni durature a problemi complessi.

La botta dell'Italia può ben essere la più recente e più spettacolare sofferta dalla moneta unica nei 10 brevi anni della sua esistenza, e può avere creato il problema letteralmente troppo grande da gestire con l'attuale struttura istituzionale, ma in realtà si tratta solo dell'ultimo esempio di quel complesso mix di questioni fiscali, macroeconomiche e finanziarie che stanno affliggendo l'euro su cui richiama l'attenzione Gordon Brown, problemi che derivano, in generale, da un difetto di progettazione presente fin dall'inizio. Così, mentre in Europa le famiglie saranno tutte infelici per una serie di motivi diversi, la radice del problema è che il progetto è stato istituito conteneva sin dall'inizio tutti i meccanismi per creare i problemi, ma pochi di quelli che sarebbero necessari per risolverli.

Nel corso dei primi anni della vita della valuta sono state costruite grandi distorsioni strutturali, ma ora è molto difficile capire da dove dovrebbero arrivare i rimedi necessari. Una sorta di unione fiscale è oggi ampiamente anche se tardivamente vista come facente parte necessaria di un buon funzionamento dell'unione monetaria, ma cercare di introdurla in questa fase del gioco, quando molti dei paesi della periferia hanno subito una notevole perdita di competitività nei confronti di quelle del centro sembra condurre ad una sola conclusione, il tipo di unione di trasferimento che preoccupa così tanto Christian Reiermann e molti dei suoi concittadini.

L'Europa ha già esempi proprio di questo tipo di unione di trasferimento tra le regioni più ricche e e maggiore crescita e e i vicini di casa più poveri e a crescita più bassa in Germania, Italia e Spagna, e in nessun caso si può dire che gli accordi si siano dimostrati popolari tra coloro che sono chiamati ad essere i contributori netti. Quindi non è difficile giungere alla conclusione che questo tipo di unione fiscale sarebbe semplicemente insostenibile nel contesto dell'Area Euro, al momento attuale.

L'unico vero modo di andare avanti per coloro che hanno perso competitività è di recuperare in qualche modo. Questo, come stiamo vedendo, è molto più facile a dirsi che a farsi. La maggior parte delle proposte fatte dalla Commissione europea e dal Fondo Monetario Internazionale fino ad oggi comportano delle riforme strutturali che porterebbero a una qualche sorta di micro miglioramento della produttività, ma non sarebbero in grado di aumentare i tassi di crescita abbastanza velocemente (in effetti non ci sono prove reali della misura in cui sarebbero in grado di farlo in ogni caso).

Normalmente, la soluzione classica in questa situazione sarebbe stata una sorta di svalutazione, ma ovviamente questi paesi non hanno una moneta da svalutare. Un'altra possibilità potrebbe essere un tipo di "svalutazione interna", processo che è stato sperimentato nei paesi baltici, e una serie di macroeconomisti (me compreso) l'hanno sostenuto, ma la completa mancanza di qualsiasi tipo di risposta positiva rende anche la fattibilità di questo approccio difficile contemplare, e comunque, la deflazione sistematica in molti casi rende il problema del debito ancora peggiore.

19 commenti:

  1. La prima parte del lavoro di Hugh non mi è piaciuta.
    Troppo scontata e banale. Déjà-vu.
    La seconda parte è apprezzabile.
    Ma non più di tanto.

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  2. OT per Lorenzo in riferimento agenzia di rating Egan Jones post del 03/08/11:

    http://it.finance.yahoo.com/notizie/Moody-s-Harrington-Vi-Svelo-asca-3487561444.html?x=0

    dicevi che "Egan Jones è una società di rating finanziata non dagli issuer ma dagli investitori"....
    non mi sembra che ci sia molta differenza tra Egan Jones e Moodys ....o S&P o Fitch

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  3. E va beh, Silvio, repetita juvant, dato che queste cose non siamo mica in tanti a dirle... comunque spero che stiamo andando migliorando con la terza parte! ;)

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  4. Concordo con quanto detto da SILVIO,
    e rimango deluso da Hugh, perchè neanche lui sa fare proposte alternative, per L'UE, l'euro e i Paesi periferici come l'Italia. Ha detto queste testuali parole:
    "L'unico vero modo di andare avanti per coloro che hanno perso competitività è di recuperare in qualche modo." ??????????????

    Accidenti che sforzo intellettuale di proporre soluzioni concrete, dall'alto delle sue competenze economiche, e capacità di analisi geo-politiche sociali e sistemiche, che ha dovuto fare!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Ma una verità però l'ha detta:
    "........poi la valanga del debito comincia a scivolare lungo il fianco della montagna con il governo che può fare ben poco per impedirle di crescere man mano che si muove. Come un Sisifo moderno, è condannato a lottare con un compito monumentale che già in anticipo sembra quasi impossibile."
    E tanto difficile da sbandierare, che il debito pubblico, soprattutto con una moneta non sovrana, è semplicemente impagabile?
    A meno di credere realizzabile in un imminente e glorioso futuro, una crescita del PIL mirabolante, tipo quella cinese, del 10-12% all'anno? ma non per un anno, e neanche per un decennio, ma per diversi decenni, per non dire nei secoli dei secoli. Amen.
    Io personalmente non lo considero neanche un'utopia, ma puro delirio su scala planetaria!
    Ma non lo dice proprio nessuno che se il PIL di uno Stato o di molti di Stati riesce a crescere, lo fa molto probabilmente a discapito del PIL di altri Stati sul globo terrestre? O qualcuno crede davvero che possono crescere all'unisono tutti gli Stati del mondo in modo massiccio, basta solo che ci sia più libero mercato, e molte meno regole che lo controllino?
    Oggi all'imperialismo coloniale e mercantile, si è sostituito l'imperialismo dell'alta finanza e delle colossali major multinazionali, e gli Stati sembrano completamente asserviti a queste entità private, che non hanno legami con il territorio, con le popolazioni, con la tutela dei diritti sociali e civili, con le tradizioni, la religione, con i valori dell'umanesimo e di una autentica democrazia, con la stabilità e il mantenimento di patti sociali costruttivi e a responsabilità partecipativa, tra imprese e lavoratori, non c'è nulla di tutto ciò, ma solo ricerca smodata di profitto a tutti i costi, nella giungla di fiere feroci, che hanno denominato con l'appellativo di globalizzazione.

    Perchè è stato costruito in questo modo, l'euro, ossia la moneta di nessuno, se basta una piccola Grecia, a contagiare gli altri Stati UE, e a mandarci tutti, nel caos e nel baratro economico finaziario???????

    saluti Nicola.

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  5. mi risulta difficile capire per quale motivo una moneta non abbia una banca centrale che si offre come prestatore di ultima istanza e che dà la certezza ai mercati che alla fine rivedranno quanto investito. Nel peggiore degli scenari, la banca creerà base monetaria. Questo succede in Giappone, che con il suo 220% di debito/pil è ancora considerato un safe heaven, succede negli Stati uniti (QE 1/2/3) e in Gran Bretagna (con la loro inflazione al 5% stanno creando base monetaria a buoni livelli) ma non accade in Europa.

    Alla radice dei problemi di debito del sud europa abbiamo questo dettaglio, la banca centrale non si offre come prestatore di ultima istanza e non dà certezza agli investitori. La battuta di 3monti è geniale: ma se la Vs banca centrale si rifiuta di comprare i Vs titoli, perchè dovremmo farlo noi? Rispondono gli investitori asiatici interpellati sulla partecipazione all'EFSF.

    Piccolo particolare, una banca centrale espone i paesi (ma soprattutto i popoli europei) ai tassi da cravattaro che i mercati applicano ai paesi in difficoltà, secondo la nota profezia che si autoavvera etc. Tutto questo con l'approvazione del governo tedesco, che potendo raccogliere a 10 anni con un tasso inferiore all'inflazione si mette a dare lezioni al continente intero (maestrina Merkel). I piigs dovrebbero coalizzarsi, e minacciare l'interruzione dei pagamenti delle cedole sul debito detenuto dalle banche franco germaniche nel caso in cui la banca centrale non cambi il proprio trattato istitutivo e ponga al centro del suo mandato il benessere e lo sviluppo umano dei popoli europei.

    Manrico Gelmetti

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  6. Grande Manrico, ottimo commento!!:))

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  7. X Manrico:
    Se a te risulta difficile a me risulta semplicissimo: la BCE ha delle regole e queste regole sono state pensate per evitare la monetizzazione del debito e la conseguente iperinflazione, proprio quello che tu vorresti. So che per voi non ci sarebbe mai e poi mai inflazione, nonostante tutti i precedenti storici dicano il contrario... anzi magari ci sarà deflazione e i risparmiatori tedeschi ci guadagneranno.. se riuscite a fargliela bere ma non credo! Quelle regole non erano il terzo mistero di Fatima ma tutti i paesi le conoscevano perfettamente e dovevano regolarsi di conseguenza adesso non possono pretendere di cambiare le regole in corsa solo perchè a loro fa comodo altrimenti! perchè in Germania chi risparmia vuole mantenere il suo potere d'acquisto! non vuole lavorare duro per essere sempre più produttivo, prestare i soldi che rinuncia a spendere per se e poi vederseli monetizzati! Chiamateli scemi!
    La verità è che ci sono varie opzioni ma nessuna che possa risolvere davvero i problemi accontentando tutti!
    1-Se la BCE monetizza i paesi forti si incazz. perchè i loro risparmi valgono meno e perchè ai loro occhi (giustamente) si premiano le formiche a scapito delle cicale, oltre a manipolare il mercato ma questo ormai non ci faccio più caso ormai è la regola... idem con patate per gli eurobonds ammesso che siano fattibili (Zingales e Perrotti ("Tre paracadute a rischio buchi")lo spiegano perfettamente numeri alla mano sul sole, se volessi pubblicarlo Carmen quello si che è un articolo che dice cose che pochi sanno altro che Hugh..)
    2-L'alternativa è fare le classiche riforme che l'opinione pubblica non vuole ma sono le sole che ridarebbero competitività ai piigs... Liberalizzazioni, privatizzazioni, meno tasse, meno dipendenti pubblici, meno costi politica... si ridurrebbe il debito molto rapidamente e si creerebbero le condizioni per una solida crescita riducendo la disoccupazione e creando fiducia soprattutto tra i giovani ma bisogna toccare i privilegiati... casta politica, sindacati, dipendenti pubblici, rendite e monopoli privati.... e allora meglio fregare i risparmiatori-gonzi tedeschi no?
    PS Anche ammettendo che non ci sia inflazione (impossibile ma facciamo finta..) se il debito viene monetizzato in che modo l'economia diventa più competitiva? Se monetizzo gli studenti sanno più l'inglese? useranno di più i computer? le aziende faranno più brevetti? i lavoratori inutili saranno licenziati per far posto a quelli utili? Questa della monetizzazione è il classico specchietto per le allodole che non risolve nessun problema strutturale ma consente di ritardare la necessaria ristrutturazione consentendo ai privilegiati di arricchirsi un altro po a spese di chi privilegiato non è! L'ho spiegato mille volte con numeri e esempi e 1 volta sono anche stato censurato... adesso basta! continuate pure a cantarvi e suonarci la vostra monetizzazione! Io dico solo viva i tedeschi e il loro modello di economia iper-produttiva, tecnologica e pro-risparmio! Non vedo l'ora che la Germania e i paesi nordici escano dall'euro e passino al gold standard cosi chi vuole le loro cose le paga sul serio o resta senza! non che le prende senza potersele permettere e poi pretende che altri ripaghino i suoi debiti! Cosi invece che prestare a stati insolventi e scrocconi come l'Italia spendono quei soldi per loro stessi e magari comprano qualche cosa italiana di qualità in più.
    LucaS

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  8. X Manrico 2

    Dimenticavo una cosa: se i PIIGS non pagano i loro debiti(a parte che metà del debito italiano è in mano a italiani, forse ti sfugge!) chi pensi che (ci)presterebbe loro i soldi in futuro? E se nessuno li presterebbe non credi che sarebbero ancora più costretti a fare alla svelta quelle riforme che la Germania ci sta chiedendo, in modo molto più netto e "brutale"? Ah già dimenticavo, se nessuno ce li presta ce li auto-stampiamo... voglio proprio vedere quanto gas e petrolio ci compri con le tue lire auto-stampate... quale investitore o corporation straniera "fuori di melone" li accetterebbe in cambio dei sui beni e servizi.. Meno populismo please! A me sembra impossibile che qualcuno, in buona fede, possa bersi queste cose della monetizzazione del non pagare il debito e cosi via... spero solo di avervi fatto capire che sono leggende metropolitane! LucaS

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  9. non si può delegare a banche private(guardatevi la composizione azionaria delle banche centrali)quindi a privati il governo della moneta .
    non essendo eletti democraticamente non sono legittimati a fare un bel niente.
    la tanto decantata indipendenza delle banche centrali è una iattura.
    il ripristino della sovranità statale sulla moneta è l'unica soluzione ,fanno di tutto per non vederla perchè il controllo della moneta da alle banche un potere enorme , oltre che profitti stratosferici.

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  10. Un iperinflazione in piena recessione la vedo molto poco probabile, le capacità produttive sono ovviamente sotto-utilizzate e la disoccupazione è abbastanza altina.

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  11. Luca, sul rilancio della competitività sfondi una porta aperta, il ns problema negli ultimi dieci anni è stato proprio questo, non abbiamo modernizzato il nostro paese, o meglio, le riforme fatte non sono state sufficienti. Il peggioramento accelerato nella nostra bilancia commerciale (e del saldo delle partite correnti) ci segnala questo: abbiamo perso competitività. E dobbiamo trovare il modo di recuperarla. Punto. Purtroppo lo sappiamo, la spesa pubblica nel ns paese è sempre stata utilizzata per creare consenso elettorale. Ma i nodi arrivano al pettine, fortuna che abbiamo il vincolo esterno. Quello che intendo, è che le riforme, istruzione, lavoro, energia, liberalizzazione, professioni, etc, non danno effetti in settimane o mesi, ma ci vogliono anni per avere effetti tangibili, per averle a pieno regime. Ammesso che si riesca a trovare un governo coraggioso da metterle in piedi, e al momento all'orizzonte non se ne vedono. Che cosa facciamo nel frattempo? Semplicemente siamo senza speranza, in balia del mercato o attaccati alla flebo di una banca centrale. Le strade percorribili ormai non sono molte.
    M. G.

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  12. Vedi caro LucaS,

    noi siamo l'Italia, ed in quanto tali se uscissimo dall'euro in modo unilaterale, ci sarebbe un atroce depressione per molti anni, sarebbe traumatico molto di più di quanto lo è stato, il default dell'Argentina. Ne sono ben consapevole, ma sono altrettanto consapevole, che una moneta forte come l'euro, per una economia come quella italiana, è una iattura pazzesca, che non ci lascia nessuna speranza di crescita progigiosa nè adesso ne mai. Siamo destinati ad un lento declino, che sono convinto riguarderà in futuro più lontano, anche i Paesi più forti dell'UE.
    E non basteranno le cosidette privatizzazioni e liberalizzioni, da te tanto sbandierate, anzi dopo un piccolo e apparente beneficio iniziale, con il tempo lasceranno lo Stato italiano ancora più povero, e senza alcun asset strategico, da utilizzare come leva per incidere sull'economia reale, e come strumento sovrano per contare e pesare sullo scenario geo-politico internazionale. Del resto proprio l'Italia è forse il miglior esempio di privatizzazioni su grande scala, d'Europa, effettuate negli anni 90 e nei primi anni 2000, più di noi non le ha fatte nessun Paese, e mi pare si sia trattato solo di un'enorme svedita del patrimonio pubblico, senza nessun colossale beneficio per il debito pubblico, e ricordo bene, che fin dal 1992 e sino ad oggi con ogni tipo di governo, si sono fatte manovre economiche, sempre di lacrime e sangue, o con tagli alla spesa pubblica, o con l'aumento della pressione fiscale, o con la combinazione di entrambi. Mai più si sono visti massici investimenti per le infrastrutture, la scuola, la ricerca e l'università, il turismo, il riassetto idrogeologico, l'agricoltuta anzi fortemente e vergognosamente disincentivata, gli incentivi alla innovazione tecnologia della Pubblica Amministrazione, agli Enti locali, alle imprese private, per competere nella giungla della globalizzaione in divenire, ed ora completamente in atto, e a cui ora sono in sua totale balìa e quasi annichilite, perchè l'ossatura economica industiale dell'Italia era la piccola e media impresa, e non le multinazionali, le quali ormai sembrano le uniche entità a dominare l'economia sopra a tutto e sopra a tutti, al di sopra anche dei singoli Stati. Forse per completare l'opera ed avere davvero la controprova schiacciante, si sarebbero dovute fare anche molte più liberizzazioni, rimaste solo nel cassetto, e allora chissà, se avremmo avuto la dimostrazione della loro indiscussa bontà, anche ai fini dei costi pubblici, oppure si avrebbe avuto dimostrazione, di pochi benefici in termini di costi pubblici, o addirittura della loro sostanziale inutilità.

    Continua.......

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  13. Segue......

    @ LucaS

    Ad ogni modo la mitica Russia, si è potuta permette il lusso alla fine degli anni 90, di mandare via a calci nel sedere, il FMI, e le sue leggendarie e miracolose ricette per il risanamento e lo sviluppo. Il nuovo Capo della grande madre Russia, Putin, voltò le spalle anche a tutte le privatizzazioni e liberalizzazioni, effettuate dal suo ebbro e ammanigliato predecessore Elstin, un uomo marionetta dei Poteri forti locali ed internazionali, il quale Elstin lasciò campo libero alle oligarchie bancarie, industriali ed energetiche russe, e alle varie mafie del posto, facendole arricchire in modo scandaloso, mentre l'inflazione era a valori galattici, il defit alle stelle, il bilancio commerciale in profondo rosso, il debito pubblico salito fino al 98% del PIL, e la popolazione russa alla fame e alla miseria peggio che sotto la dittatura comunista.
    Putin da vero statista e patriota che ama la sua Patria, voltò le spalle alle politiche suicide e criminali di Elstin, abbandonò le mitiche e miracolose ricette dell'FMI, privatizzazioni e liberalizzazioni incluse, si scagliò contro questo Sistema anti-popolo, e contro i Poteri Forti nazionali ed internazionali, con una determinazione e una virulenza senza pari, tanto da essere messo dal democraticissimo e liberalissimo Occidente, allo stesso livello del comunista Nikita Khruscev, o del fascista Francisco Franco, o giù di lì. Adesso la Russia ha un debito pubblico intorno al 7-8% del PIL, una cresita economica dal fare invidia anche alla CRANTE CERMANIA, e fa parte del gruppo dei BRIC, e adesso sono loro che ci guardano dall'alto verso il basso.
    Ma lo so noi siamo l'Italia non la Russia, siamo una solo colonia di un'altro impero che si autodefinisce libero e democratico, che deve solo obbedire ai diktat di entità private globaliste, e per giunta senza nessuna risorsa energetica, per cui possiamo solo dire beati loro!!!! Siamo condannati a restare in questo Moloch chiamato UE, con una moneta privata e non sovrana chiamata euro. Poveri noi!!! e poveri europeri!!!!

    un cordiale saluto Nicola.

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  14. Sulle mirabolanti e miracolose privatizzioni, ritenute tali dal main-stream, a loro volta imbeccate chissà da chi e da quali centri e accademie, tutte naturalmente omologate tra di loro che siano di tendenza liberal-progressista, democratiche, repubblicane, o conservatrici, socialiste, o socialdemocratiche, nella sostanza non cambia proprio nulla nonostante le etichette diverse,
    c'è un bell'articolo di Daniele Scalea, segretario scientifico dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e redattore della rivista “Eurasia”,

    dal titolo: "Morire per il debito?"


    link: http://www.eurasia-rivista.org/morire-per-il-debito/10716/

    saluti, Nicola.

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  15. Tanto per precisare: Hugh dice a chiare lettere che gli eurobonds al momento non sono praticabili, e rischiano anche di peggiorare la situazione, solo che la sua proposta mi pare un po' più praticabile di quella di Zingales (austerità)! (vedi terza parte)

    Nicola grazie del link, non manco di pubblicarlo.

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  16. Dopo 15 anni di sacrifici per ridurre il debito pubblico è bastata una crisi a far tornare tutto come prima, con un debito ancora piu elevato. Tecnicamente la riduzione del debito pubblico è giustificata in presenza di un mercato obbligazionario incerto per il futuro, che rende il costo degli interessi ancora più elevato. Per cui si aumentano le tasse ai cittadini, questo sacrifico deve essere più che compensato da un risparmio sui costi sugli interessi del debito pubblico. E' proprio quello che è successo recentemente, quando i mercati attaccavano (e attaccano ancora) i titoli di stato, facendone lievitare il costo sugli interessi. E non è una questione di destra o di sinistra, persino Boldrin, uno dei più noti liberali italiani, consiglia di lasciare il debito così com'è, ci pensa l'inflazione a ridurlo (e la crescita aggiungo, non l'austerità, che in periodi di crisi deprime l'economia e fa aumentare ancor di più il debito pubblico, come la Grecia insegna).

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  17. X Nicola-Z (1/2)
    Mi pare che con te sia possibile ragionare quindi facciamolo:
    1.La Russia oggi "sta bene" (per modo di dire... il russo medio non sta affatto bene..) perchè ha ripudiato tutti i suoi debiti ha strasvalutato ed è piena sbombata di gas, petrolio e quasi tutte le altre materie prime che sono andate alle stelle e milioni di poveri si accontentano di mangiare un tozzo di pane (non pretendono il nostro welfare)! Non mi pare molto simile all'Italia come esempio, per usare un eufemismo.. E comunque c'è una disuguaglianza tra ricchi e poveri allucinante che se fossero gli USA avreste gridato allo scandalo! Idem con patate in Cina! Questi paesi hanno modelli di sviluppo che non diffondono il benessere tra la popolazione ma lo concentrano altrochè USA!
    2. Le privatizzazioni hanno funzionato eccome! Il debito statale è fortemente diminuito, la spesa per interessi anche e quelle aziende sono diventate enormemente più competitive sui mercati! Altro discorso è la mancanza di competizione sul mercato italiano... finchè lo stato non privatizza al 100% non lo farà mai visto che incamera i dividendi. quindi motivi ulteriori per privatizzare e liberalizzare. Prezzi più bassi per il consumatore, nuove imprese, nuovi occupati, innovazione tecnologica o di business... è cosi che si fa sviluppo non con lo stato! Lo stato dopo non avrebbe più niente (tu hai detto "impoverito")? Ma ben venga! Ben venga! Lo stato non deve aver niente! soprattutto quando è pieno di debiti!
    3.Chi l'ha detto che se cominci a mettere in pratica le mie idee ci vogliono ANNI per vedere effetti? Per es. da domani fai che chiunque ha una patente può fare il taxista! vedrai quanto ci vuole perchè i prezzi calino e gente disoccupata magari da anni trovi un lavoro stabile e magari si arricchisca come imprenditore grazie al suo lavoro e non mendicando i sussidi dello stato! Comunque se anche fosse vero che ci vogliono anni (non è vero affatto), cosa vuol dire? Che allora è meglio non cominciare nemmeno? Altro motivo per cominciare all'istante!
    4. Io ho proposto comunque come PRIMA cosa ridurre il numero dei dipendenti pubblici (i politici li considero anche loro dip. pubblici), e chi rimane abbassarne significativamente lo stipendio e renderlo liberamente licenziabile come tutti i dipendenti privati (a chi non sta bene o si sente sottopagato può sempre trovare di meglio, se ci riesce, sul mercato del lavoro privato o avviare una sua azienda privata cosi la pianta di piagnuculare quando, ogni morte di papa, gli tolgono 1 dei suoi 100 privilegi)! Si possono garantire gli stessi identici servizi ai cittadini anche con metà dipendenti pubblici quindi a quel punto lo stato spenderebbe strutturalmente molto meno ogni anno e sarebbe tutto più facile (senza contare che privatizzando hai molto meno debito già in partenza e meno spesa per interessi)! Se quello che interessa (e dovrebbe) è non ridurre i servizi ai cittadini questa proposta non li danneggerebbe affatto, se invece si pensa a non togliere privilegi a chi li ha allora non posso essere d'aiuto. LucaS

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  18. una curiosità,quanto tempo inpiegheremmo a pagare l'intero debito italiano.
    non sono riuscito a trovare una fonte attendibile anche solo per un calcolo approssimativo.
    cordiali saluti.

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  19. Ti consiglio di leggere questo breve post del bravo Bimbo Alieno (tra l'altro da votare per il BlogFest).
    http://bimboalieno.altervista.org/?p=1870
    Lui fa due conti e risulta una manovra dell'8% del PIL all'anno per 20 anni...per arrivare al 60% del PIL di debito...!!!!imprataicabile, nel senso che i conti sono teorici senza considerare il calo del PIL ch ne deriverebbe: fatica del famoso e sfortunato Sisifo...

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