26/08/11

LA NUOVA POLITICA VALUTARIA DELLA CINA

Andrea ci ha mandato la sua traduzione di un bell'articolo di Martin Feldstein sulla politica valutaria cinese, dove si mostra che rivalutare lo yuan e ridurre l'avanzo commerciale  conviene anche ai Cinesi, oltre che a noi...
Grazie ad Andrea!..e mille di queste collaborazioni!!!
di Martin Feldstein
23 agosto 2011
(Traduzione di Andrea Almagno)
Il governo Cinese potrebbe essere sul punto di lasciare che il cambio renminbi-dollaro salga più rapidamente nei prossimi mesi di quanto abbia fatto durante lo scorso anno. Durante la crisi finanziaria in realtà il tasso di cambio era congelato, ma dall’estate del 2010 è stato permesso un suo innalzamento. Negli ultimi 12 mesi, il renminbi si è rafforzato del 6% nei confronti del dollaro, la sua valuta di riferimento.
 

Un aumento più rapido del cambio renminbi-dollaro ridurrebbe le esportazioni Cinesi e aumenterebbe le importazioni. Si consentirebbe così anche agli altri paesi Asiatici di lasciar apprezzare le loro valute o di espandere le loro esportazioni a scapito dei produttori Cinesi. Perché, allora, le autorità Cinesi potrebbero deliberatamente permettere che il renminbi salga più rapidamente?
 
Ci sono due ragioni fondamentali per cui il governo Cinese potrebbe scegliere una tale politica: la riduzione del rischio di portafoglio e il contenimento dell’inflazione interna.
 
Consideriamo, in primo luogo, la preoccupazione delle autorità sui rischi impliciti del suo portafoglio in titoli esteri. Nel portafoglio della Cina c’è un valore di circa 3.000 miliardi di obbligazioni espressi in dollari, più altri titoli esteri, che la espone a due rischi distinti: l'inflazione negli Stati Uniti e in Europa, e una possibile rapida svalutazione del dollaro rispetto all'euro e alle altre valute.
L'inflazione negli Stati Uniti o in Europa ridurrebbe il potere di acquisto delle obbligazioni in dollari o in euro. I Cinesi avrebbero ancora molti dollari o euro, ma quei dollari ed euro potrebbero comprare un minor numero di beni sul mercato mondiale.
 
Anche se non ci fosse alcun aumento dei tassi di inflazione, una forte caduta del dollaro rispetto all’euro e rispetto ad altre valute estere, ridurrebbe il suo potere di acquisto verso prodotti Europei e di altri paesi. I Cinesi possono ragionevolmente preoccuparsi dopo aver visto la caduta del dollaro del 10% rispetto all'euro nel corso dell'anno passato - e ancora di più rispetto ad altre valute.
 
L'unico modo per la Cina di ridurre tali rischi è quello di ridurre la quantità di titoli in valuta estera.
Ma la Cina non può ridurre il volume di tali obbligazioni in presenza di un ampio surplus di conto corrente. Nel corso degli ultimi 12 mesi, la Cina ha avuto un surplus di conto corrente di quasi 300 miliardi di dollari, che deve essere aggiunto ai titoli che già la Cina possiede, in dollari, euro, ed altre valute.
 
La seconda ragione per cui la Cina e i leaders politici potrebbero favorire un renminbi più forte è di contenere l’inflazione interna. Un renminbi forte riduce i prezzi dei prodotti importati per i consumatori Cinesi e i costi per le aziende Cinesi importatrici. Un barile di petrolio potrebbe ancora costare $ 90, ma un incremento del 10% del cambio renminbi-dollaro ne riduce il prezzo in renmimbi del 10%.

Ridurre il costo delle importazioni è significativo perché la Cina importa una vasta gamma di beni di consumo, attrezzature e materie prime. Infatti, la Cina importa per un valore totale di circa 1.400 miliardi dollari all’anno, circa il 40% del PIL.
 
Un renminbi più forte potrebbe anche contenere la pressione della domanda in modo più ampio e più efficace rispetto all’attuale politica di innalzamento dei tassi di interesse. Questo sarà ancora più importante in futuro, come la Cina attuerà il suo programma di aumentare la domanda interna, in particolare i consumi delle famiglie Cinesi. Un obiettivo principale presentato nel recente 12° piano quinquennale è quello di incrementare il reddito delle famiglie e dei consumi ad un tasso più veloce di quello della crescita del PIL.
 
La combinazione di una più rapida crescita della spesa delle famiglie con l'attuale livello di esportazioni potrebbe causare delle strozzature nella produzione e mettere sotto pressione la capacità produttiva, con un conseguente più rapido aumento dei prezzi dei beni prodotti all'interno.
 
Lasciare spazio a una maggiore spesa per consumi richiede di ridurre il livello delle esportazioni consentendo alla valuta di apprezzarsi.
 
Guardando allo scorso anno, l’aumento del 6% nel cambio renminbi-dollaro potrebbe aver sottostimato l’incremento dei costi dei beni cinesi per gli acquirenti americani a causa dei differenti tassi d’inflazione interni. Negli ultimi anni i prezzi al consumo dei prodotti Cinesi sono aumentati del 6.5%, invece quelli Americani solo del 3.5%. Il 3% di differenza implica che il cambio “reale” aggiustato all’inflazione del renminbi-dollaro è aumentato del 9% nell’ultimo anno (ovvero, il 6% di apprezzamento nominale più la differenza d'inflazione del 3%.).
 
Anche se questo è il modo in cui i governi calcolano le variazioni del tasso di cambio reale, la variazione relativa dei prezzi dei beni che gli Americani acquistano dalla Cina è senza dubbio esagerata , perché gran parte dell’inflazione in Cina è stata causata dall'aumento dei prezzi delle case, degli ortaggi locali, e di altri beni non commerciabili. I prezzi in renminbi dei manufatti Cinesi che vengono esportati verso gli Stati Uniti possono non essere aumentati affatto.
 
Il tasso di cambio renminbi-dollaro è, ovviamente, solo una parte della spiegazione sulla competitività commerciale della Cina. Mentre il renminbi è aumentato rispetto al dollaro, il dollaro ha perso valore nei confronti delle altre principali valute. Un calo del 10% del dollaro rispetto all'euro negli ultimi 12 mesi implica che il renminbi è in realtà è sceso del 4% circa rispetto all'euro.
 
Il franco svizzero è aumentato più del 40% rispetto al dollaro - e quindi più del 30% rispetto al renminbi. Guardando la gamma completa dei paesi con cui la Cina commercia si nota che il valore complessivo del renminbi è probabilmente diminuito negli ultimi 12 mesi.
 
Il dollaro è probabile che continui la sua discesa rispetto all'euro e alle altre valute ancora per diversi anni. Di conseguenza, i Cinesi saranno in grado di lasciar salire il renminbi in modo sostanziale rispetto al dollaro, se vogliono aumentare il suo valore a livello globale al fine di diminuire il rischio di portafoglio della Cina e tenere sotto controllo le pressioni inflazionistiche.



2 commenti:

  1. Ottimo articolo, non a caso l'ha scritto Feldstein mica il primo Krughman che passa per strada.. Però c'è un problema: se le esportazioni calano si pensa di compensare con l'aumento dei consumi interni in modo da sviluppare una domanda interna solida e dipendere meno dall'estero. Sulla carta è tutto giusto ma dubito che questo sia nei piani del governo cinese! Se avesse voluto farlo avrebbe concesso un po' di welfare con tutti i miliardi accumulati con le esportazioni invece che costruire infrastrutture fatiscenti, città semivuote, e fabbriche in settori con capacità produttiva in eccesso ( per es. acciaio). E poi persone che stanno meglio domandano sempre di più, domandano più diritti, più democrazia e questo sarebbe devastante per i politici al potere a i loro imprenditori amici.. questi avrebbero meno potere e si arricchirebbero meno, dovrebbero essere più competitivi ed innovare invece che godersi la moneta svalutata e comprimere il costo del lavoro, ci sarebbero rivolte, scioperi.... Il modello di sviluppo cinese beneficia pochissimo il cinese medio e molto gli imprenditori e i politici. Se lo cambiano ben venga ma non credo che sarà una passeggiata come l'articolo lascia credere. LucaS

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  2. E' un obiettivo dichiarato nell'ultimo piano per l'economia, è chiaro che non sarà una passeggiata, è un obiettivo di lungo periodo, ma in economia c'è sempre da scegliere tra il minore dei mali...
    Felice che l'articolo ti piaccia, finalmente..;)

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