28/08/11

Lezioni che Avremmo Dovuto Imparare dalla Crisi Finanziaria Globale, ma che Non Abbiamo Imparato

Estratto dai Quaderni del Levy Economics Institute, su alcune riforme che occorrerebbe fare per evitare le crisi finanziarie...da fare almeno dopo la prossima crisi (speriamo).
di Wrandall Ray
Agosto 2011
A metà del 2011, tutte le grandi banche sono probabilmente ancora insolventi. E' solo l'appoggio fornito loro da Tim Geithner e da Ben Bernanke che le tiene ancora aperte.
Forse sarà possibile fare una vera riforma quando scoppierà la prossima crisi. Che potrebbe accadere in qualsiasi momento, perché le condizioni presenti nel 2007 ci sono ancora, e stiamo solo aspettando che parta la miccia. Quando si incendierà, la crisi si propagherà per tutto il sistema, e potrebbe essere peggiore di quella precedente.


Vediamo perché. Quasi tutto il debito che avevamo nel 2007, esiste ancora. Le famiglie ne hanno rimborsato una parte, ma la maggior parte esiste ancora, come mostrato nella figura seguente. Nel frattempo, le famiglie hanno perso il lavoro, e molti di loro hanno perso le loro case, che non significa hanno perso il debito perché in molti casi devono ancora i soldi ma non hanno la casa. I prezzi delle case sono diminuiti di circa un terzo in tutto il paese, e sono ancora
in calo. Quindi non c'è modo che le famiglie e le imprese stiano meglio ora che nel 2007. La prossima crisi potrebbe essere innescata da un' ondata di default sugli immobili, o dai prestiti agli studenti o dalle carte di credito. Un altro percorso per la crisi potrebbe essere che le autorità di vigilanza scoprono che una grande banca è fortemente insolvente. I problemi potrebbero cominciare a Bank of America, o CitiBank. Molti analisti pensano che siano insolventi, quindi tutto quello che serve per innescare una crisi è che vengano fuori alcune informazioni, con un abbassamento di rating e un'altra grande crisi di liquidità. Per fortuna o purtroppo, il Congresso probabilmente non lascerà che la Fed faccia quello che ha fatto l'ultima volta. Infatti, dopo il Dodd-Frank Act , la maggior parte delle azioni intraprese dalla Fed e Tesoro nella crisi 2007-08 sono ora illegali o richiedono l'approvazione del Presidente e/o del Congresso. E non è probabile che tale approvazione possa essere ottenuta abbastanza rapidamente da evitare una corsa agli sportelli.
C'è un'altra strada per il contagio. Molte persone pensano che le banche europee siano più fragili rispetto alle banche americane, in modo che il problema potrebbe iniziare in Europa e poi estendersi agli Stati Uniti. C'è una via molto facile che porta a una crisi finanziaria globale, e sono le partecipazioni dei fondi comuni degli Stati Uniti in Eurobank assets. Sono $ 3 miliardi di passività estremamente a breve termine, che sono come depositi, ma non sono assicurati. L'ultima volta, il governo americano ha esteso la garanzia a tutti; ma il Dodd-Frank Act ha messo fuorilegge tale intervento. Quindi un problema con le banche europee potrebbe far cadere tutto il mercato, una crisi di dimensione doppia di quella dei mutui subprime negli Stati Uniti che ha portato alla crisi finanziaria globale l'ultima volta.

E' necessaria una riforma del sistema finanziario. Le riforme del New Deal avevano separato le istituzioni a seconda della funzione (e le leggi dello stato contro le concentrazioni avevano messo ulteriori limiti). La deregolamentazione ha permesso la crescita di colossi dominanti che svolgono un ruolo chiave nell'offerta dei servizi. Tuttavia, le economie di scala nel settore bancario si esauriscono a dimensioni relativamente piccole. E le banche "troppo grandi per fallire" sono sistematicamente pericolose: troppo grandi e complesse da regolare, controllare o gestire. Quindi, le riforme dovrebbero mirare a un ridimensionamento, e la politica dovrebbe favorire i piccoli istituti rispetto ai più grandi.
 
Ma la riforma più importante sarebbe quella di vietare alle banche di cartolarizzare1. Le banche svolgono una funzione di pubblica utilità e devono servire allo scopo. Se hanno accesso alle garanzie del governo e ai prestiti della Fed, non dovrebbe essere consentito loro di cartolarizzare, perché questo elude la responsabilità di chi ha sottoscritto il prestito. Per avere il giusto incentivo, le banche dovrebbero tenere i prestiti fino alla scadenza. Non c'è alcuna ragione legittima per cui le banche dovrebbero spostare le attività fuori bilancio. Se istituzioni finanziarie non protette vogliono cartolarizzare senza avere accesso alle garanzie del governo, allora è una questione diversa. Non c'è bisogno di rendere la cartolarizzazione in sé illegale, ma le banche non dovrebbero essere autorizzate a farlo. Purtroppo, la resistenza della politica è molto forte. Le banche vogliono cartolarizzare, vogliono “pump and dump”2, vogliono ingannare i clienti e poi vogliono scommettere contro il junk che esse stesse hanno cartolarizzato tramite i credit default swap.

Inoltre, dopo la prossima crisi, alle banche dovrebbe essere vietato di diversificare la loro attività su tutta la gamma dei servizi finanziari. Al contrario, esse dovrebbero essere strettamente focalizzate nella loro attività, costrette a rifiutare qualsiasi attività non strettamente necessaria ai prestiti commerciali a breve termine e ai mutui commerciali e residenziali immobiliari. Dovrebbe essere offerta la scelta: o tenere lo statuto bancario e scaricare le attività di trading, o mantenere il trading e perdere lo statuto.
Che fare con quelli che decidono di rinunciare ai loro statuti, scegliendo di diventare ciò che siamo abituati a definire banche d'investimento?
Sarà molto difficile riorientare l'investiment banking sul lungo termine con una propria responsabilità sottoscritta quando il debito è cartolarizzato e soggetto a pochi controlli, e quando la giacenza media è meno di un anno (e il mercato azionario nel suo complesso è una fonte di finanziamento di capitali negativa, perché le aziende sono coinvolte nel casino, e acquistano azioni proprie per condividere i guadagni di una bolla speculativa).
Però, è necessario farlo.
Ciò che serve è cambiare la struttura degli incentivi delle banche d'investimento in modo che venga premiata l'assunzione di responsabilità propria. I compensi del top management e gli operatori devono essere correlati a risultati più a lungo termine. Né i coefficienti patrimoniali più elevati (come richiesto da Basilea III) saranno di aiuto. Quando le banche d'investimento seguono il modello “originate to distribute”3, i coefficienti patrimoniali sono irrilevanti (non detengono le attività sul loro libri). E in un boom speculativo, le banche di investimento sono felici di prendere posizioni relative alle attività discutibili che sono in piena espansione, nell'aspettativa di poterle scaricare al culmine. Quindi, la remunerazione deve essere legata al più lungo periodo, intorno, diciamo, a cinque anni, con flussi di reddito che "recuperano" sulle perdite.
La responsabilità è incoraggiata quando le banche detengono gli assets sui loro libri, e quindi la politica dovrebbe favorire questa pratica rispetto al modello "originate to distribute". Ciò significa che le investment banks dovrebbero giocare più un ruolo di intermediario, detenendo debito a lungo termine e offrendolo ai risparmiatori. E, infine, alle banche d'investimento non dovrebbe essere permesso di giocare con "i soldi della casa" (depositi assicurati FDIC ). Quindi, Goldman Sachs e Morgan Stanley dovrebbero essere costrette a rinunciare al loro statuto bancario o ad abbandonare l'investment banking.

1Cartolarizzare significa cedere i propri crediti a una società appositamente costituita perché li trasformi in titoli negoziabili sul mercato finanziario (NdT)
2 Per pump and dump si intende una losca operazione per cui qualcuno diffonde notizie fasulle allo scopo di alterare la valutazione di un titolo e guadagnarci nell'immediate a spese di chi "abbocca" nel tranello (NdT).
3modello secondo cui un'istituzione finanziaria che dà origine a un investimento ne distribuisce il rischio ad altri agenti sul mercato attraverso l'uso di strumenti finanziari come la cartolarizzazione (NdT).

8 commenti:

  1. "Quindi, Goldman Sachs e Morgan Stanley dovrebbero essere costrette a rinunciare al loro statuto bancario o ad abbandonare l'investment banking."

    Già proprio così, peccato che però abbiano abrogato la Glass-Steagall act, ed il potere elitario dell'Alta Finanza, abbia il totale controllo della politica, addirittura con suoi uomini infiltrati nell'attuale Amministrazione Obama, ed in generale in tutti i vertici politici dell'Occidente. Avete sentito ieri a tal riguardo lo sfogo angosciato del ministro Tremonti, al meating di Rimini? In parole povere diceva grosso modo così: "Basta con il dominio dei banchieri sugli Stati e sui popoli,
    la situazione deve essere completamente ribaltata, e la politica deve riprendersi il suo ruolo e prendere lei il controllo su tutto, compreso su l'Alta Finanza, altrimenti non solo non siamo ancora al game over della crisi, ma mostri ben più potenti appariranno e divoreranno quel che ancora resta della nostra economia e del nostro benessere civile e sociale"!!!! E già al ministro piccolo-Giulio,
    gli è bruciato parecchio sentirsi dire che l'Italia è stata commissarita dalla cosca globale dei banchieri, capitanata quì in Europa dalla BCE di Trichet-Draghi. Ma se ne faccia una ragione, lui ha obbedito alle loro direttive segretate, senza coinvolgere l'opinione pubblica e senza alcun contradditorio democratico, e quindi è di fatto un loro complice!!!

    saluti Nicola

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  2. Sono d'accordo, Nicola, il modello bancario universale introdotto con le liberalizzazioni si è dimostrato un vero mostro economico e giuridico.
    E' vero che Tremonti almeno certe cose le dice, ma poi per trarne le dovute conseguenze ci vorrebbe una statura politica gigante, che lui non ha e nessun altro in Europa dimostra di avere, del resto...

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  3. Un'estratto dell'introduzione del libro: UN'ALTRA MONETA: i Titan, la rivoluzione della finanza
    di Domenico de Simone:

    ".......L’economia cresce solo con il debito, che è poi il modo del potere finanziario di creare il denaro.
    Quello che interessa alle banche non è che il debito sia restituito, poiché esse sanno benissimo che in molti non potranno farlo, ma che si viva nella logica del profitto e della riproduzione del capitale. Alle banche interessa l’anima degli uomini, esse vogliono indurre comportamenti che presuppongano la logica del profitto. Solo così possono perpetuare il loro potere.
    Però, cosa ci dimostra l’esistenza delle Banche del Tempo e delle monete alternative? Ci dimostra che è possibile fare a meno del “loro” denaro per vivere. Che è possibile lavorare, creare, muoversi in una logica diversa da quella del potere del denaro e del profitto. La vera ragione per cui queste istituzioni alternative non decollano, è data dal fatto che esse si tengono ai margini, indecise tra l’alternativa vera ed il mondo tradizionale.
    Se non si rovescia la logica del Capitale è impossibile farne a meno. Una Banca deve comportarsi con la logica della banca tradizionale, altrimenti è destinata al fallimento, così come un’impresa deve comportarsi secondo i criteri propri dell’impresa, altrimenti è anch’essa destinata a chiudere. Allora, o rovesciamo la logica del Capitale, oppure Banca Etica, finanza Etica, imprese no-profit, resteranno delle belle aspirazioni prive però di concretezza e di sostanza. E prima o poi dovranno piegarsi alla logica del capitalismo e diventare simili alle altre imprese o banche o finanziarie, come antiche e recenti esperienze ci hanno dimostrato (6).
    Insomma dobbiamo uscire dalla logica del profitto. Ma come?
    In questo libro tenteremo una risposta, senza la pretesa che questa sia completa né definitiva, ma solo un’indicazione di una via da percorrere, durante la quale si incontreranno molti ostacoli, molti nemici, molti dubbi, come sempre accade quando si intraprende una strada nuova.
    Ma credo che questa strada sia l’unica possibile, e che essa sia in qualche misura necessaria anche per lo stesso capitalismo e per gli uomini e le classi che lo sostengono........"

    link: http://www.clarissa.it/editoriale_int.php?id=103&tema=Economia

    Carmen alla fine dell'articolo, si può scaricare il libro gratuitamente in formato word, credo che valga davvero la pena leggerlo, per aprire finalmente la mente rispetto alla logica del profitto e dell'avidità devastatrice dell'attuale modello USUROCRATICO impostaci da un Sistema, che è solo un ignobile simulacro della democrazia!!!!!

    saluti Nicola

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  4. Uscire dalla logica del profitto..interessante, mi ricorda l'economia civile di Zamagni. Leggerò il libro, grazie Nicola.

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  5. C'è un fondo di verità nel libro presentato da Nicola_Z , ma proprio oggi riflettevo su una cosa, ovvero che ipoteticamente non è detto che le banche commerciali debbano avere sempre questa importanza nel capitalismo. Se pensate ad esempio come in alcuni periodi, se non sbaglio in tutto il 2003, in america le imprese erano diventate, a livello di sistema, non più debitrici nette, ma creditrici nette, le quali quindi investivano tramite autofinanziamenti interni. Questo spiega anche perché le banche iniziarono a cercare profitti in altre direzioni, visto che le imprese si autofinanziavano, non rimaneva altro che buttarsi sui consumatori e sul sistema bancario ombra. Questo potrebbe forse significare che in un ipotetico sistema in cui tutto va bene, dai consumatori alle imprese ecc...le banche diventerebbero sempre meno importanti, a tal punto che andrebbero in crisi per via dei bassi redditi non in grado di pagare tutti propri costi aziendali...Si giustifica quindi l'esistenza di intermediari creditizi per combattere il problema delle assimmetrie informative, un problema di natura sistemica, ma forse, la possibilità di imprese creditrici nette a livello di sistema mi porta a pensare che il problema delle assimmetrie è un problema iniziale, non sistemico...per via dei cicli economici infatti, questo problema "iniziale" c'è continuamente...quindi i cicli possono mascherare un problema iniziale facendolo passare erroneamente per un problema strutturale. Ovviamente è solo un discorso teorico che non ha alcuna utilità pratica al momento, sappiamo bene che sono ben altri i problemi delle banche.

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  6. Caro Andrea Almagno,
    la tua riflessione è molto interessante, però la ripresa economica delle imprese e della Borsa Finanziaria di Wall Steet, nel dopo 11 settembre 2001, è stata pianificata è surrogata, dalle guerre prima in Afganistan, e poi in Iraq, infatti a quanto pare, la potente industria bellica americana, mette in moto come per magia, molti altri settori economici a cascata, e le banche commerciali e di investimento hanno potuto fare profitti, con lo scoppio di bolle successive, grazie all'allucinante politica mometaria di di Greenspan, e all'assoluta e volontaria dismissione del ruolo statutario, di controllore e regolatore, del Sistema Finanziario americano.
    Abbiamo visto come è andata a finire nel 2007 e nel 2008!!!!!
    Dio solo sà, come andrà a finire con Ben Shalom BernaKKaaaaaaaa!!!!!!!

    saluti, Nicola

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  7. Si comprendo, il cosidetto war keynesianism e il bubble driven keynesianism, un mercato poco salutare, come tale si è rivelato.

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