In una conferenza organizzata dal FMI con i maggiori economisti internazionali per dibattere sulla crisi, Olivier Blanchard, presidente del FMI, si richiama a Krugman per affermare l'importanza del cambio flessibile insieme al controllo sui movimenti di capitale (Segnalato da prof. Bagnai nella sua intervista al TGCOM 24)
di Olivier Blanchard
[...] Parlando di flussi di capitale. Nei
mercati emergenti (e, più in generale, nelle piccole economie avanzate, anche
se queste non sono state esplicitamente menzionate), i dati
suggeriscono che il modo migliore per affrontare i volatili flussi di capitale
è di lasciare che il tasso di cambio assorba la maggior parte — ma non
necessariamente tutto — l'aggiustamento necessario.
L'argomento
standard a favore della fluttuazione del tasso di cambio è stato portato alla conferenza da
Paul Krugman. Se gli
investitori vogliono portar fuori i loro capitali, lasciateli fare: il tasso di cambio si
svaluterà, e questo porterà, se non altro, a un aumento delle esportazioni e a un
aumento della produzione.
Tre argomenti sono stati
tradizionalmente utilizzati, tuttavia, contro il fatto di contare sulla fluttuazione del tasso di cambio.
Il primo è che, nella misura in cui i mutuatari nazionali hanno contratto prestiti in valuta estera, la svalutazione ha un effetto negativo sui bilanci e conduce ad una diminuzione della domanda interna che potrebbe più che compensare l'aumento delle esportazioni.
Il secondo è che gran parte della svalutazione nominale può semplicemente tradursi in una maggiore inflazione. Il terzo è che grandi movimenti del tasso di cambio possono portare a sconvolgimenti, sia nell'economia reale che nei mercati finanziari.
Il primo è che, nella misura in cui i mutuatari nazionali hanno contratto prestiti in valuta estera, la svalutazione ha un effetto negativo sui bilanci e conduce ad una diminuzione della domanda interna che potrebbe più che compensare l'aumento delle esportazioni.
Il secondo è che gran parte della svalutazione nominale può semplicemente tradursi in una maggiore inflazione. Il terzo è che grandi movimenti del tasso di cambio possono portare a sconvolgimenti, sia nell'economia reale che nei mercati finanziari.
I dati, tuttavia, dicono che i primi due argomenti
sono molto meno rilevanti di quanto non lo siano stati nelle crisi precedenti. Grazie a misure macro-prudenziali, allo
sviluppo di mercati obbligazionari in valuta locale e alla flessibilità
del tasso di cambio e quindi a una migliore percezione da parte dei mutuatari
del rischio di cambio, l'esposizione in valuta estera nei paesi emergenti è
molto più limitata di quanto non fosse nelle crisi precedenti. E grazie alla maggiore credibilità della
politica monetaria e degli obiettivi di inflazione, le aspettative di inflazione
appaiono molto più stabili, il che porta ad effetti limitati delle fluttuazioni del tasso di cambio
sull'inflazione.
I Paesi hanno utilizzato tutti questi strumenti durante questa crisi. Alcuni si sono affidati maggiormente ai controlli sui movimenti di capitali, alcuni sull'intervento nei mercati valutari. E i dati, sia quelli presentati alla conferenza, sia quelli elaborati dal FMI, suggeriscono che questi strumenti hanno funzionato, anche se non perfettamente. Guardando avanti, la sfida evidente (e formidabile) è capire come combinarli al meglio. [...]
non credo che le demo siano pilotate, perché i prezzi su cui operi sono assolutamente reali. I problemi semmai sono due:
RispondiEliminaa- la legge dei piccoli numeri. Affinché un metodo sia statisticamente robusto, ossia abbia buone probabilità di funzionare richiede che il campione osservato sia molto ampio. Non basta fare dei tentativi per una o due settimane per concludere (statisticamente si dice inferire) che il metodo funziona; nl tuo caso, per dirla alla Taleb, sei stato “giocato dal caso Codice promozionale BDSwiss