L'articolo de L'Humanité che ha svelato l'esistenza di uno studio della Commissione europea sugli effetti negativi dell'austerità in tutta l'eurozona: è la fine di un dogma o l'ora d'aria ai condannati per far fronte al "populismo" e al dissenso crescente?
In un documento inedito rivelato
da l'Humanité,
uno dei principali economisti della Commissione europea misura gli
effetti disastrosi dell'austerità
nei paesi della zona euro: solo per queste
politiche, la Francia avrebbe
perso 5 punti di crescita.
Questo è un report
di cui la stampa
non ha parlato, o quasi. Il
suo autore non è comunque il primo venuto: Jan't Veld è un
economista conosciuto e rispettato. "Egli è il capo
econometrista della
Commissione europea. Tutte le politiche economiche attuate dalla
Commissione sono stabilite
sulla base del suo lavoro" riferisce a L'Humanité
uno dei suoi colleghi.
In un documento in
inglese di ottobre 2013 con
l'intestazione della Commissione di
Bruxelles intitolato
"Il riequilibrio
fiscale e il suo impatto nel centro
e nella periferia
dell'eurozona”,
questo economista
ha misurato gli effetti sui paesi
interessati dalle misure
di austerità attuate in modo coordinato nella zona euro, dal
2011 al 2013,
con la benedizione dei commissari di
Bruxelles. Crescita, tasso di
disoccupazione, investimenti, consumi ... tutto viene esaminato nel
dettaglio e viene
costruito un modello per isolare l'effetto
dell'austerità
dagli altri
fattori economici. E il risultato è edificante.
1,6 punti di
crescita annua
perduta dal
2011 al 2013
Secondo i suoi calcoli, l'austerità fiscale avrebbe fatto perdere alla Francia, nel complesso, il 4,78 % del PIL dal 2011 al 2013. Una media di 1,6 punti di crescita annua in meno. Ma la Francia non è l'unica interessata: la Germania ha perso 3,9 punti percentuali di crescita, l'Italia 4,86, la Spagna 5,39, e la Grecia fino 8.05 punti. Anche l'effetto dell'austerità sul tasso di disoccupazione è davvero impressionante: 1,9 punti in più dal 2011 in Francia e in Spagna, 1,7 in Germania, e fino a 2,7 in Grecia.
Secondo l'economista, questo si spiega con "l'impatto negativo delle misure specifiche per ciascun paese", aggravato dagli "effetti negativi delle misure di risanamento negli altri paesi." In breve : quando tutti i paesi dell'area dell'euro applicano allo stesso tempo le stesse politiche restrittive, queste interagiscono tra loro e gli stati ne subiscono reciprocamente le conseguenze.
Per Thomas Coutrot,
economista e co-presidente di
Attac France, le cifre
di Jan't Veld "non
hanno nulla di
assurdo." "Sono vicine
alle nostre stime", dice Catherine Mathieu, economista presso
l'Osservatorio economico francese ( OFCE ) di
Sciences-Po. La OFCE aveva
stimato in circa 7,5 punti percentuali di minor crescita del PIL la perdita
cumulata a causa delle
misure di austerità tra il 2011 e il 2013. "La cosa
interessante -
dice Catherine Mathieu -
è la rivalutazione dei moltiplicatori (l'impatto stimato della
politica fiscale sulla crescita - ndr) di Jan't Veld. Per lui, c'è
sicuramente un
effetto delle politiche
restrittive."
Recupero solo
nel 2018
Ma l'eredità che lasciano nel tempo queste misure di austerità colpiscono ancora di più. Jan’t Veld ha valutato anche nel tempo, per gli anni 2014-2018, gli effetti delle politiche di austerità attuate tra il 2011 e il 2013, rappresentando lo scenario (improbabile) in cui gli Stati non attuino più altri giri di vite fiscali. Questo studio dimostra per esempio che la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia non colmeranno sino al 2018 il ritardo nella crescita causato dalle sole misure di austerità intraprese tra il 2011 e il 2013; la Germania otterrà lo stesso risultato un anno prima, come l'Irlanda. Ma "questo ritorno all'equilibrio non si verificherà perché i governi di questi paesi annunciano la prosecuzione delle restrizioni di bilancio " anche dopo il 2013 , avverte Catherine Mathieu.
Sebbene Jan't Veld ha la premura di indicare che il documento "riflette l'opinione dell'autore e non quella della Commissione" questo non toglie niente. "Non abbiamo mai visto risultati così, prodotti da ambienti vicini alla Commissione" , dice Catherine Mathieu. "Non so se è un'autocritica ", spiega Thomas Coutrot al suo fianco, perché la direzione della commissione a cui è collegato Jan't Veld - Affari economici e finanziari ( ECOFIN ) - è "la più ortodossa" in termini di liberismo.
L'economista di
Attac ci vede l'effetto
dei "problemi
di legittimità politica posti ai governi
e alla
Commissione " dalla prosecuzione
dell'austerità,
che la rendono
"un po' titubante
" anche se "l'ordine del giorno reale
dei difensori di queste politiche non è
quello di ridurre il deficit, ma di
accelerare lo smantellamento delle
conquiste sociali" in Europa ... E, se è
questo il prezzo da pagare,
mira a
deprimere le economie dei paesi interessati.
La CGT vuole un
dibattito più ampio. Il segretario generale della CGT suggerisce
che la riforma fiscale annunciata da
Jean-Marc Ayrault sia sviluppata
nel contesto di un "confronto
di idee" più ampio e non in soli
incontri "bilaterali" . Thierry
Lepaon mette
in guardia contro «una operazione che cerca di far
passare le
scadenze delle
elezioni comunali ed
europee." "Vogliamo degli
impegni
ora", ha insistito, ricordando che aveva chiesto già sei
mesi fa “un dibattito nel paese
sulla creazione della
ricchezza e sulla
sua distribuzione."
OT: ma questo? voi ne sapete niente? sembrerebbe parola di Hans Werner Sinn!
RispondiEliminahttp://www.huffingtonpost.it/2013/11/22/silvio-berlusconi-volevo-uscire-euro-sinn_n_4322353.html?utm_hp_ref=italy
Ahemm...ce l'abbiamo avuto nel top dei post più letti per diverso tempo...era un articolo del Telegraph, il solito ben noto Pritchard, che ha destato l'attenzione su quanto scritto in un libro di Bini Smaghi in proposito...
Eliminad'accordo ma quella era parola di Bini Smaghi. se diventa parola di Sinn penso sia un altro paio di maniche. no?
EliminaBeh, che ora anche Sinn lo confermi costituisce certamente un'ulteriore prova dei fatti. Quindi sì, non mi sembra proprio un altro paio di maniche, ma una ciliegina sulla torta..:)
Eliminabeh era per dire che Sinn ha un'autorevolezza che Bini Smaghi se la sogna. per cui sentirlo da lui....
EliminaCito stancamente:
RispondiElimina"Questo studio dimostra per esempio che la Francia, la Spagna, il Portogallo e la Grecia non colmeranno sino al 2018 il ritardo nella crescita causato dalle sole misure di austerità intraprese tra il 2011 e il 2013; la Germania otterrà lo stesso risultato un anno prima, come l'Irlanda."
Cito "ferocemente":
Ma "questo ritorno all'equilibrio non si verificherà perché i governi di questi paesi annunciano la prosecuzione delle restrizioni di bilancio " anche dopo il 2013 , avverte Catherine Mathieu.
8 settembre 1943
RispondiEliminarepetita juvant: passate anche codesto scritto al ns parlamento, affinché tra legge elettorale e decadenze varie si renda conto che anche il mainstream ormai "apre" a critiche vs il dogma neoliberista
Toh, dalla Francia (non a caso) riscoprono la prociclicità (sepcie se simultanea) e la "rivalutazione del moltiplicatore"!!!
RispondiEliminaPersonalmente, nella primavera del 2012 ho avuto la prova diretta, per esplicita ammissione, che alla Commissione il moltiplicatore (tranne che in oscuri stud dove era stimato sempre sotto l'unità), lo ignoravano proprio: ciò che li ha guidati (e tutt'ora li guida a livello ufficiale), è solo la fede incrollabile nel crowding-out e l'idea che il debito pubblico sia capitalizzazione dei futuri tributi imposti per ripagarli.
Per la "smossa" (per certi risvolti clamorosa) in ambienti italiani (e finalmente!... "tra le righe"):
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/ce-lo-chiede-luropa-una-crisi-di.html
Grazie Quarantotto, straordinario questo intervento del Consigliere, hai proprio ragione, il "Lo Vuole l'Europa" sta generando una crisi di rigetto, a velocità esponenziale, e chissà, non vorrei illudermi ma ho come l'impressione che le privatizzazioni siano la famosa goccia che fa traboccare il vaso...
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