Wolfgang Munchau su Der Spiegel a proposito delle possibili ritorsioni a sanzioni economiche UE contro la Russia: un piccolo danno può far precipitare un equilibrio già instabile. Segnalazione e traduzione di Matteo Thomann
Vere sanzioni commerciali da parte dell’Occidente danneggerebbero
pesantemente la Russia – ma potrebbero anche far divampare nuovamente
l’eurocrisi e dividere gli europei. Putin lo sa molto bene e ci specula sopra.
Avevo sempre pensato che la crisi dell’euro sarebbe stata la tempesta perfetta per l’Unione europea. Mi sono decisamente sbagliato, la crisi in Crimea l’ha relegata nell’ombra.
E nemmeno l’osservazione che Vladimir Putin sarebbe
più debole a livello politico, ci aiuta molto; che vivrebbe
spiritualmente isolato in un universo parallelo; che, ad un certo punto,
si arriverà ad un colpo di Stato in Russia. Potrebbe essere vero oppure
no, ma Putin è in ogni caso in grado di condurre l’Unione Europea alla divisione.
Ciò si verificherà non appena abbandoneremo le schermaglie della prima e
della seconda fase della politica delle sanzioni, ed entreremo nella
terza – le vere sanzioni economiche: la sospensione delle relazioni commerciali, la chiusura dei rubinetti del gas ed il congelamento dei conti bancari. Finora, le sanzioni comminate equivalgono ad un colpo d’avvertimento di una pistola ad acqua. Lo possiamo anche notare dal fatto che alcuni deputati della Duma si sono lamentati di non far parte della lista dell’UE.
Ma quale potrà mai essere il bersaglio di una politica delle
sanzioni? Con le sanzioni non riusciremo mica a farci restituire la
Crimea da Putin. Il massimo che ci si potrebbe aspettare, è un impatto
nel medio periodo: l’indebolimento economico della Russia ed un possibile contraccolpo politico in patria.
Un embargo commerciale avrebbe conseguenze disastrose sull’economia
russa. Per esempio, il solo blocco delle importazioni di gas russo da
parte dell’Occidente, ridurrebbe del 3% l’economia. Senza contare i conseguenti effetti negativi indiretti sulla crescita e sul bilancio dello Stato della Russia.
Le sanzioni economiche sono strumenti strategicamente potenti. Ma non
bisogna dimenticarsi di considerare anche la strategia dell’avversario. Putin non è uno stupido. Egli imporrà delle sanzioni a sua volta, strutturandole asimmetricamente, in modo da dividere l’Unione Europea. Egli potrebbe, per esempio, limitare le sanzioni ad alcuni paesi. Potrebbero subirle Austria e Finlandia, per esempio? Abbiamo tutti abbastanza fiato per una politica delle sanzioni? Resisterà la solidarietà?
Putin potrebbe preferire di punire le aziende tedesche, e
confiscare i patrimoni in Russia. La nostra pragmatica Cancelliera,
riuscirebbe a proseguire nel suo corso? Metterà a rischio le prossime
elezioni europee, solo per la questione di principio di mettere in
chiaro le cose come stanno?
Ogni giocatore di scacchi sa che si può uscire e vincere da
posizioni strategicamente scomode, se vengono soddisfatte determinate
condizioni. Per esempio, Putin sa che un’Europa economicamente più forte della Russia, semplicemente non può permettersi di compromettere la ripresa. I dati economici della Germania sono sufficientemente decenti, ma non lo sono nel resto dell’eurozona.
Una guerra commerciale con la Russia danneggerebbe molto di più
l’economia russa, ma il nostro minor danno potrebbe arrecarci
conseguenze ben più gravi. Il livello di debito dei Paesi in
difficoltà aumenterebbe. E i mercati si porrebbero nuovamente una
domanda, che durante gli anni passati è stata tralasciata: ce la farà
mai l’Europa, a ripagare i suoi debiti? Putin potrebbe far riaffiorare l’Eurocrisi, se solo lo volesse. È così importante per noi la Crimea, da poter accettare tale possibile conseguenza?
Queste sono domande a cui dovremmo rispondere prima di impegnarci in
una vera strategia delle sanzioni. Temo che a causa di sanzioni
irragionevoli, potremmo essere costretti ad esporci. Nel peggiore dei
casi potremmo dare a Putin la possibilità di prolungare la sua politica aggressiva negli Stati baltici. La Lettonia ha quasi il 30 per cento della popolazione di lingua russa.
A differenza dell’Ucraina, la Lettonia è un membro della NATO, dell’UE ed addirittura dell’eurozona. In caso di un conflitto territoriale, la Lettonia potrebbe far valere l’articolo 5 del trattato NATO, che assicura l’assistenza militare al Paese. Un intervento nel Paese baltico sarebbe per Putin momentaneamente troppo rischioso, come minimo.
Ma se con la reazione alle sanzioni, Putin dovesse riuscire a dividere l’Occidente, allora il suo calcolo potrebbe cambiare. Quante
probabilità ci sono che un Occidente litigioso rischi di far divampare
nuovamente una crisi finanziaria, per difendere un piccolo Paese
all’estremità del mar Baltico? Oltretutto, nel centesimo anniversario
dello scoppio della prima guerra mondiale?
La mia conclusione è che non metteremo mai in pratica una strategia di vere sanzioni economiche. E credo anche che Putin lo sappia altrettanto bene.
una sberla secca ci sveglierà ... e ci accorgeremo d'esser in mutande...
RispondiEliminaLa sofferta e lungamente ragionata conclusione di Munchau è la stessa a cui è giunto nel giro di qualche nanosecondo Putin quando ha deciso di riprendersi la Crimea.
RispondiEliminaLa differenza che passa fra un analista politico e un politico.
Bella l'osservazione: "Con le sanzioni non riusciremo mica a farci 'restituire' la Crimea da Putin". Restituire?!? Prima ci apparteneva?
Ecco, appunto. Putin, vendicaci! Applica le sanzioni ai paesi (Germania, finlandia) del nord Europa! Ma per ora ha adottato una linea morbida, anche per via dei poveri lavoratori ucraini in terre Russe.....migliori informazioni in questo sito, qui una vignetta dello stesso....
RispondiEliminahttps://it-it.facebook.com/VladimirPutinItalianFanClub/photos/a.532066816844756.1073741826.532064913511613/702770306441072/?type=1&relevant_count=1