Con un certo distacco, Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph riporta di un recente paper della Fed di Saint Louis che elogia i meriti della politica fiscale nel risolvere le depressioni e ridimensiona gli effetti del Quantitative Easing, prendendo ad esempio niente di meno che... la Cina! (segnalazione di Roberto Nardella).
di Ambrose Evans Pritchard - Non ci posso credere. La Federal Reserve di St Louis - l'ultimo
baluardo dell'ortodossia monetaria nella famiglia della Fed - ha
appena pubblicato un documento che ritiene sostanzialmente inutile
l'allentamento quantitativo. John Maynard Keynes aveva ragione su
tutta la linea.
Il working paper di Yi Wen e Jing Wu cita la Cina come il più clamoroso successo del post-Lehman – niente di meno che "un risultato da sogno" - mentre l'Occidente e gli altri Brics hanno implementato gli strumenti sbagliati, dimenticando la lezione degli anni '30, e non sono riusciti a riprendersi completamente dalla crisi. Potrebbe essere stato scritto da Paul Krugman (be', quasi).
Si prende in considerazione il fatto - spesso dimenticato in
Occidente - che quando la tempesta ha colpito, la Cina ha subito un
crollo del 45% delle sue esportazioni, "uno dei maggiori crolli
nello scambio commerciale della storia dopo la Grande Depressione."
La Cina era sotto la minaccia di una devastazione. Allora aveva un rapporto export / PIL del 38%. Lo shock avrebbe potuto facilmente spingere la Cina in una grave depressione e portare a sconvolgimenti sociali.
La Cina ha evitato il peggio con 4.000 miliardi di yuan ($ 640 miliardi) di stimolo fiscale (ed è andata a tutto gas con il credito). Ha copiato il New Deal di Franklin Roosevelt e la sua successiva spesa militare, con la differenza che il denaro è andato in infrastrutture piuttosto che in armamenti.
Il Politburo è stato in grado di farlo grazie le grandi aziende pubbliche (SOE, State-owned
enterprises), le stesse società dinosauro che di
solito denunciamo
come la maledizione del paese, ma gli autori fanno delle considerazioni importanti:
“Noi sosteniamo che una differenza fondamentale tra il pacchetto di stimolo della Cina e i pacchetti di stimolo occidentali è che il pacchetto cinese è di natura fiscale, mentre quelli dei paesi industriali occidentali sono di natura monetaria.
La Cina probabilmente è stata fortunata a ritrovarsi un settore di
aziende a conduzione statale abbastanza grande e disponibile, al
momento dell'inizio della crisi finanziaria, ad aiutare a difendere
l'economia del paese da un rallentamento rovinoso.
La lezione fondamentale imparata dalla Cina non è tanto che le
aziende di Stato di per sé sono auspicabili, quanto piuttosto che
delle politiche fiscali credibili sono importanti per evitare le
crisi, mentre le politiche puramente monetarie (o le politiche
fiscali tiepide) no.
Noi crediamo che l'incapacità di attuare politiche fiscali aggressive e decisive nei paesi occidentali spiega la persistenza ostinata della Grande Recessione e le riprese senza occupazione negli Stati Uniti e in Europa, in contrasto con la recente rapida ripresa economica della Cina e la grande ripresa negli Stati Uniti (nel 1930 - '40) dopo la Grande Depressione.
Merita una lettura per chi ama questo genere di cose. Il tempo ci dirà se si tratta di una fantasticheria. La mia opinione è che un aumento del rapporto credito-PIL dal 120% al 220% (comprese tutte le forme di shadow banking) spiega molto della iper-crescita della Cina negli ultimi cinque anni. Il credito è passata da 9.000 miliardi di dollari a $ 24.000 miliardi. In confronto, lo stimolo fiscale sembra niente.
Come Charlene Chu (ex-Fitch) ha ripetutamente messo in guardia, è un fatto senza precedenti in qualsiasi paese importante nei tempi moderni - il doppio della bolla degli Stati Uniti del 2002-2007, o del Giappone 1985-1990 su base pro-rata - e sarà estremamente difficile che si sgonfi lentamente.
Per quanto riguarda i meriti delle aziende di Stato della Cina, che si divorano la maggior parte del credito con uno scarso guadagno, mi rimetto al premier Li Keqianq, che ha sicuramente ragione a sostenere che questa complessa organizzazione non é piú attuale ed è di per sé la più grande minaccia alla solidità a lungo termine della Cina, in quanto esaurisce i frutti della ripresa della crescita industriale. Mr Li dice che se la Cina non getta a mare tutta questa complessa struttura e abbraccia invece il libero mercato (e il libero pensiero), la “trappola del medio-reddito” è in agguato.
L'esperienza mi ha certamente portato a riflettere a lungo e
intensamente sulle geniali intuizioni di Lord Keynes.
Ma non dimentichiamolo, Keynes è stato anche un grande monetarista.
Ma non dimentichiamolo, Keynes è stato anche un grande monetarista.
e l'Italia? Ah si vero, c'e' la corruzione e noi siamo lazzaroni......
RispondiEliminamandiamo affanculo l'euro e la germania
RispondiEliminaQuando pensi a quello che sta succedendo in eurozoana, e specie nel nostro paese mi viene una rabbia.....
RispondiEliminaPurtroppo non c'è nulla di nuovo su come superare questo tipo di crisi, che essendo crisi di domanda bisognerebbe agire solo di conseguenza.
Ed invece si fa tutto quello che è sbagliato.
Maledizione a loro, ci stanno rovinando la vita.
Mi e' tutto chiaro fino a che EP nom parla dello shadow banking. Lui, lungi dal vederla come la Fed-S.Louis, adombra una gigantesca bolla, che al confronto la bolla dei subprime sembrera' una scureggina nel vuoto. E con le parole del premier cinese fa anche a pezzi quel settore pubblico che pure la fed elogia. Quindi ok, prendiamo atto che anche l'ultimo baluardo libbberista della fed e' caduto, ma EP sembra dirci che la sua analisi non e' mica tanto giusta, ho capito bene?
RispondiEliminaGià, a quanto pare AEP non è tanto d'accordo, ma ricordiamo che si tratta pur sempre di carta straccia inglese molto vicina alla City, cosa possiamo pretendere di più da AEP se non dirsi profondamente impegnato a riflettere su Keynes ? E quella storia della trappola del medio-reddito a prima vista mi sembra una boiata pazzesca, sarà meglio la forte disuguaglianza...
RispondiEliminainsomma, tra qualche anno verrà riconosciuta la validità del modello italiano che prevedeva grosse aziende statali a fare da colonna portante ad un sistema di PMI, ma suonerà come un epitaffio.
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