Perché l’inflazione - e gli anni settanta - vengono sempre dipinti così negativamente? Il premio Nobel Krugman suggerisce una risposta: nei periodi di maggiore inflazione, a soffrire sono gli oligarchi, lo 0,1% della popolazione che detiene gran parte della ricchezza. Invece, per le nazioni molto indebitate (come l’Italia) la politica economica storicamente più efficace è lasciare che l’inflazione alleggerisca il peso del debito.
Ho avuto modo di pensare al modo in cui discutiamo – o NON discutiamo – sull’appetibilità dell'obiettivo di una bassa inflazione. Come ho fatto notare l’altro giorno, l’ultimo World Economic Outlook dell’FMI spiana la strada all’innalzamento dell’obiettivo al di sopra del 2% - ma evita di dirlo apertamente, utilizzando invece un eufemismo in codice. Intanto, la paranoia da inflazione è qualcosa molto di parte. Nei miei appunti per la lezione di domani ho elencato i firmatari della lettera degli economisti che metteva in guardia dal deprezzamento del dollaro conseguente al Quantitative Easing; ovviamente tutti i firmatari sono repubblicani convinti e alcuni tra loro hanno le giuste credenziali ideologiche, ma nessuna competenza a riguardo. (William Kristol e Dan Senor sarebbero esperti monetari?)
Qual'è allora il punto? Lasciatemi pur dire che, di fondo, questa è una questione di classe. La politica monetaria non è neutrale dal punto di vista tecnico e politico; una certa inflazione può essere positiva per l’occupazione, specialmente in presenza di una situazione di rientro da un debito eccessivo, ma è negativa per lo 0,1% più ricco della popolazione. E questo fatto finisce per esercitare un’enorme influenza sulla discussione.
Vorrei iniziare con un piccolo rebus storico, o piuttosto un rebus su come la storia viene raccontata. Durante il recente dibattito sulla politica monetaria ci sono state delle previsioni apocalittiche che rievocavano Zimbabwe/Weimar e cose simili, ma anche dei costanti richiami agli anni settanta. Quelli che stavano dalla mia parte del dibattito si sono preoccupati di spiegare perché questa situazione non c’entra niente con gli anni '70. Ma facciamo una domanda diversa: perché gli anni '70 vengono sempre dipinti come un periodo così negativo? Certamente non è stato un periodo molto buono, ma i tempi davvero duri per le normali famiglie dei lavoratori sono state le grandi recessioni, che hanno avuto luogo sotto Reagan, e in qualche misura sotto il primo Bush, e soprattutto dopo la crisi finanziaria:
Pensate come è strano, alla luce di questa storia, che certe persone nel 2010 o nel 2011, in mezzo a un disastro, dicano: "Attenzione — se non stiamo attenti, potremmo ripiombare negli anni settanta!" (colonna sonora inquietante in sottofondo).
Ma in effetti per alcune persone gli anni ' 70 sono stati veramente i peggiori — ossia, i proprietari di attività finanziarie. Ecco le attività finanziarie detenute dalle famiglie in rapporto al PIL e il tasso di inflazione “core”:
E a chi stanno a cuore le attività finanziarie, anziché i redditi da lavoro? Allo 0,1% più ricco, che secondo il database Piketty-Saez incassa “solo” il 4% dei salari totali, ma possiede più del 20% della ricchezza totale e di sicuro una percentuale ancora superiore degli asset finanziari:
Carmen Reinhart ha efficacemente sostenuto che i paesi fortemente indebitati normalmente alleggeriscono i loro debiti in gran parte attraverso la "repressione finanziaria" — mantengono bassi i tassi d'interesse mentre con l’inflazione sgonfiano il debito. Il fatto è che, anche se questo approccio sembra sbagliato, in realtà per la stragrande maggioranza delle persone non lo è affatto. La Gran Bretagna ha ottenuto risultati molto migliori attraverso la repressione finanziaria dopo la seconda guerra mondiale di quelli che ha ottenuto con l'ortodossia dopo la prima guerra mondiale.
Però esiste un gruppo di persone, piccolo ma molto influente, che in realtà viene penalizzato dalla repressione finanziaria,
Ora, non credo che lo 0,1% e i suoi difensori si stiano segretamente lisciando i baffi, sghignazzando al pensiero di come stanno sfruttando le illusioni di una politica sana per arricchirsi a spese del 99,9% delle persone. I Koch non hanno nemmeno i baffi. Ma io effettivamente penso che il conflitto molto reale tra ciò che è positivo per gli oligarchi e ciò che è positivo per l'economia sta, indirettamente, producendo un potente effetto distorsivo sul dibattito economico.
Hai letto Fitoussi e compagnia cantante sul Corriere della Sera?
RispondiEliminaParli dell'appello degli economisti contro la pericolosa tentazione dell’addio all’euro? Certo che il decrescista Fitoussi insieme a Padoa Schioppa, Saccomanni, e qualche altro luissiano, sono un gruppo di tutto rispetto...altro che i 7 premi Nobel che si sono pronunciati contro la pericolosa rigidità della moneta unica!!!
EliminaPadoa Schioppa chi? Antonio.
EliminaSi ma, a parte il curriculum, anche io che non sono un economista vedo il moralismo meschino che trasuda da ogni loro considerazione, che di "tecnico" ha poco o nulla: la riprovazione dei partner internazionali, l'incapacità degli italiani, i problemi che rimarrebbero (ma va?). Per non parlare delle solite balle sui mutui e sui risparmi...
EliminaChe dire? Conserviamo a futura memoria per ricordarci chi ci aveva detto cosa...
Concordo sul conservare quanto scritto dai collaborazionisti di regime.
EliminaIo conservo tutto quello che posso.
Sarebbe bello un giorno ( quando si spera di tornare alla sovranità completa ) inondare le loro email delle fesserie dette da loro.
Abbiamo ormai capito che i sottoscrittori dell'appello mentono, perché non penso che possano credere in tutte quelle sciocchezze, che se non sapessimo scritte da loro, si potrebbe pensare scritte da studenti delle medie.
Riguardo il post, fa piacere che quelli che sanno ( come Krugman ) dicano veramente le cose come stanno, spiegando che la bassa inflazione danneggia gli oligarchi. Ma la cosa più incredibile è aver fatto credere a tutti, anche a chi per livello culturale potrebbe, che l'inflazione è un male assoluto.
8 settembre 1943
RispondiEliminasa Sollevazione: "Ma è chiaro come il sole che le esigenze sono diverse nei diversi paesi: un paese che corre troppo, in cui l'inflazione è elevata, ha bisogno di alti tassi di interesse; invece un altro paese (come l'Italia) che è fermo necessita di tassi bassi per stimolare gli investimenti. "
la mia domanda è: in qs caso si riferisce ai tassi nominali, in quanto quelli reali sono "depurati" dell'inflazione?se ho una inflazione al 7% e emetto titoli al 3% il mio reale è 4%? quindi se emetto al 5% il mio reale è 2% e quindi io debitore sono favorito?
qs riflessioni come si sposano con la resi di krgmann secondo la quale
"i paesi fortemente indebitati normalmente alleggeriscono i loro debiti in gran parte attraverso la "repressione finanziaria" — mantengono bassi i tassi d'interesse mentre con l’inflazione sgonfiano il debito"?
grazie
Ma scusa, con inflazione al 7% e tassi al 3%, il tasso reale diventa negativo! ....-4%, no?
EliminaCredo che qui sia l'inghippo...
Credo che sia piu' complesso di cosi'. Anzitutto occorre distinguere i tassi dell'interbancario (fissati BCE) da quelli dei titoli, piu' o meno di mercato. I tassi bassi BCE favoriscono i prestiti, come da articolo Sollevazione. Krugman invoca invece la repressione per spezzare il "trilemma" e imporre tassi bassi sui titoli a breve ma forzando l'inflazione al rialzo per avere tassi reali negativi. Spero di essere stato d'aiuto.
Elimina8 settembre 1943
RispondiEliminaevidetemente stanotte devo avere dormito male, se confondo il positivo con il negativo:) siete stati chiari: se ho inflazione al 7% il tasso deve essere maggiore di essa per essere il reale positivo; se invece ho 1 di inflazione il tasso deve essere maggiore anche in qs caso ma la differenza sta nel valore del tasso nominale che gioco forza è diversa per i due paesi; un tasso al 4% per entambi i paesi nn va bene per quello a inflazione al 7 in quanto vado in negativo
ps grazie per le sempre cortesi risposte alle mie domande che spesso "infilo" nei vari articoli, ben sapendo che la Vs risposta sarà sempre puntuale ed esaustiva
9 giugno 2013:
RispondiEliminaMario Draghi alla televione tedesca ERT:
"l'inflazione non sarà la strada per uscire dalla crisi"
Inoltre Draghi durante questa intervista ha voluto rivelare l'esperienza della sua famiglia negli anni settanta, che vide evaporare tutti i risparmi proprio per colpa della galoppata dei prezzi.
Dopo le dure critiche di Krugman all' Euro;
RispondiElimina"Però esiste un gruppo di persone, piccolo ma molto influente, che in realtà viene penalizzato dalla repressione finanziaria, che è poi quel che ha fatto Hitler nei confronti degli ebrei: ancora una volta, lo 0,1%"
Lo vedi che gli euristi avevano ragione? Chi è contro l' euro è un nazista anti-semita....
http://creativefreedom.over-blog.it/2014/04/auguri-di-pasqua-alla-porcona-regina.html Finché non si rimuove il monopolio di emissione dei soldi, qualsiasi masturbazione politico-economica o economico-politica è inutile e si resta nel gattopordismo dello Stato plenipotrenziario...
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