Un articolo su Economonitor, da leggere, rileggere e straleggere, spiega con molta chiarezza la situazione della bilancia dei pagamenti britannica e il ruolo degli investimenti esteri, che se negli ultimi decenni di libera circolazione dei capitali vengono considerati una fonte importante di riequilibrio dei conti con l'estero, in realtà rappresentano una pericolosa arma a doppio taglio.
di
David Smith
I lettori continuano
a pormi una domanda. Perché, benché
nel passato rappresentasse un grosso
problema, oggi
la bilancia dei pagamenti sembra non avere
più importanza?
E, correlata a questa: stiamo forse entrando ora in una fase in cui la bilancia dei pagamenti può effettivamente ricominciare a essere importante, e anche parecchio?
Non c'è mai stato un momento migliore per
scrivere questo pezzo e, per cominciare, può essere utile definire
i termini. Il deficit commerciale è la
differenza tra esportazioni e importazioni
di beni e servizi.
Tradizionalmente si
usava parlare di
deficit delle partite
visibili – la
differenza tra importazioni ed esportazioni di merci (£ 108 miliardi
lo scorso anno) -
ma ora è consuetudine, cosa utile
per la Gran Bretagna, includere i servizi (il deficit di beni e
servizi nel 2013 è stato un più gestibile £ 27 miliardi).
Il disavanzo delle partite correnti - € 71 miliardi lo scorso anno - è il deficit commerciale più altri due flussi, redditi e trasferimenti, ed è quello da tenere sotto osservazione. Perché la bilancia dei pagamenti sia in equilibrio, come viene insegnato a ogni studente di economia, bisogna considerare altri due conti, il conto capitale e il conto finanziario.
In realtà, quando all'inizio
mi è stata
insegnata
l'economia,
sempre ci aspettavamo
che il conto
capitale dovesse
riequilibrare
qualsiasi segno
rosso noi avessimo
registrato sulle partite correnti.
Ma, come ci ricorda l' Office for National Statistics (ONS), le partite correnti e il conto capitale messi insieme sono stati in deficit dal 1983. Per tre decenni per tenerci a galla abbiamo fatto affidamento sul conto finanziario - investimenti diretti e di portafoglio e, cosa abbastanza allarmante, strumenti finanziari derivati.
Le partite correnti
erano più
importanti in
passato, di certo negli anni '60,
in quanto i flussi delle partite
correnti
(commerciali e invisibili) allora non
erano sovrastati
dai flussi di
capitali, e perché quella era
un'era di tassi
di cambio fissi. Le pressioni
della bilancia
dei pagamenti richiedevano
una pronta risposta
da parte delle autorità, sotto forma di tassi di interesse più
elevati.
Ora ci sono delle ragioni per cui dovremmo di nuovo tenerne conto. Non solo i numeri dello scorso anno sono stati terribili, ma nella seconda metà dell'anno hanno preso una decisa piega verso il peggio.
Quando, qualche settimana fa, l' ONS ha
pubblicato i dati relativi alle partite
correnti del terzo trimestre del 2013,
mostrando un deficit di oltre 20 miliardi di sterline, il mio primo
pensiero, dato che vi era
stata una forte sbandata rispetto al deficit di
£ 10 miliardi del trimestre precedente, è stato che doveva
esserci stato un errore,
e che
probabilmente sarebbe stato rivisto
in diminuzione.
Pochi giorni fa, però, quelle cifre del terzo trimestre sono state riviste in aumento, a £ 22.8 miliardi, e la cifra per il quarto trimestre è stata pari a £ 22.4 miliardi.
Inoltre, il deficit del
quarto trimestre è stato al 5,4% del
prodotto interno lordo della Gran Bretagna, solo marginalmente in
calo rispetto al 5,6% del
terzo trimestre. Sommate i
due insieme e otterrete
un disavanzo del 5,5% del PIL, la cifra
semestrale più elevata
nella storia del dopoguerra.
Per una volta il problema non è stato il deficit commerciale, che si è ridotto da € 10 miliardi a € 5,7 miliardi sull'onda di un record delle esportazioni nel settore dei servizi.
No, il problema sta altrove, e in particolare nei redditi da capitale, che hanno mostrato un disavanzo di £ 10,3 miliardi nell'ultimo trimestre e £ 17 miliardi per il 2013 nel suo complesso, in aumento rispetto ai £ 3,7 miliardi del 2012.
L'inversione di tendenza nei
redditi da capitale della Gran Bretagna è stata improvvisa. Nel
2008, c'era un avanzo di £ 33.2 miliardi.
Di recente, nel 2011, la Gran Bretagna è stata in passivo
per la somma di £ 22.7 miliardi.
Perdere questa fonte della bilancia dei pagamenti è come un cavallo
da corsa che si azzoppa.
E' accaduto, dicono gli statistici ufficiali, a causa delle perdite all'estero da parte delle banche britanniche - o della realizzazione di perdite precedenti - insieme con un calo nel reddito degli investimenti esteri da parte delle imprese britanniche.
Collegato a questo,
c'è stata una inversione di tendenza dei rendimenti relativi degli
investimenti. Michael Saunders della
Citi sottolinea che nel periodo 1998-2011
il tasso annuo di rendimento degli investimenti d'oltremare
britannici, al
3,9 % , superava
i rendimenti
degli asset detenuti da stranieri in
Gran Bretagna, al 3,5%.
Da allora, la posizione si è invertita. Entrambe le parti hanno sofferto a causa della crisi, ma alla fine dello scorso anno gli investimenti d'oltremare britannici hanno registrato un ritorno annuo dell' 1,7 % soltanto, mentre le attività di proprietà straniera in Gran Bretagna hanno reso il 2,2 % .
È possibile che sia una cosa temporanea. In parte, può trattarsi di una scossa di assestamento della crisi finanziaria.
Ma questi cambiamenti possono essere di lunga durata. Anche se in questi ultimi anni siamo arrivati a considerare i redditi da capitale come una delle cose più sicure della bilancia dei pagamenti, nel periodo 1977-1997 questa parte è sempre stata in deficit, tranne che per un paio di anni, anche in conseguenza del reddito versato ai proprietari stranieri dei giacimenti petroliferi del Mare del Nord. C'è stato quasi sempre un surplus commerciale sul petrolio del Mare del Nord, ma un deflusso di redditi da capitale.
Questa volta, secondo un'interessante analisi
di James Carrick, economista di
Legal & General Investment Management, il grande cambiamento si
è avuto in Europa. La
domanda depressa nella zona euro, insieme
con un forte andamento delle esportazioni in
paesi come la Germania, hanno
portato ad un avanzo di partite
correnti
considerevole.
Nell'ultimo trimestre dello scorso anno, quel surplus era di 66.8 miliardi di euro (£ 55 miliardi), ben più del doppio del deficit della Gran Bretagna. Quindi le scarse cifre della Gran Bretagna come reddito degli investimenti riflettono in parte ciò che sta accadendo nella zona euro. Gli investitori britannici, e le imprese britanniche con operatività in Europa, hanno continuato a ricevere scarsi rendimenti.
Gli europei, invece, sono stati felici di
utilizzare il loro surplus delle partite
correnti per far
fluire denaro in Gran Bretagna, e non solo
nell'immobiliare
Londinese. Stiamo
contando sul resto dell'Unione europea per
finanziare il nostro deficit delle partite correnti, un punto che
sarebbe stato degno di
essere sollevato da Nick Clegg nel suo
dibattito con Nigel Farage.
Quanto è rischioso tutto
questo? Il
disavanzo delle partite correnti della Gran
Bretagna, sottolinea Carrick, è in territorio simile alle
cosiddette
" cinque fragili" economie emergenti. I flussi finanziari
che hanno mantenuto a galla la Gran Bretagna potrebbero
essere vulnerabili all'incertezza
politica e al
cambiamento, come un voto favorevole
nel referendum per l'indipendenza scozzese di settembre e, ancor più,
un voto favorevole
nel referendum
sull'uscita
dalla UE.
La migliore soluzione a lungo termine è quella di trovare una via commerciale per una posizione più forte nelle partite correnti. Fino ad allora la sterlina, e in ultima analisi i tassi di interesse, dipenderanno in maniera preoccupante dalla volontà degli altri paesi di finanziare il nostro deficit delle partite correnti.
Ottimo articolo, che evidenzia ancora una volta la pericolosità degli ide, se non mantenuti sotto controllo, e del fatto che sono una scelta politica.
RispondiEliminaCiò avvalora sempre di più che invece di avere un unione monetaria europea, sarebbe necessario, piuttosto, un external compact europeo.
Gli ide sono un ipoteca sulle generazioni future.
"Gli europei, invece, sono stati felici di utilizzare il loro surplus delle partite correnti per far fluire denaro in Gran Bretagna, e non solo nell'immobiliare Londinese. Stiamo contando sul resto dell'Unione europea per finanziare il nostro deficit delle partite correnti"
RispondiEliminaMi sbaglio, o questa è la dinamica "centro-periferia" che ha massacrato i PIIGS?
Una forma alleggerita, direi, nel senso che mancando la rigidità del cambio e la politica monetaria centralizzata la Gran Bretagna ha degli importanti strumenti in più per potersene difendere, oltre al non aver approvato il fiscal compact. Mica poco.
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