Mentre media e politici occidentali condannano unanimemente la Russia e fanno ampio uso della reductio ad Hitlerum nei confronti di Putin, da Post-Western World emerge un'altra verità: la Russia non è affatto isolata
nel contesto internazionale ed anzi ha il pieno sostegno dei BRICS,
infastiditi dalle ingerenze e dalla falsa retorica democratica occidentale.
Traduzione di Simon Carthwright
Oliver Stuenkel - Ieri durante un meeting a latere del Summit sulla Sicurezza
Nucleare all’Aia, i ministri degli esteri dei BRICS si sono opposti alle
restrizioni sulla partecipazione del Presidente Russo Vladimir Putin al G20 che
si terrà in Australia nel Novembre 2014.
Nella loro dichiarazione, i BRICS hanno espresso “preoccupazione” per la dichiarazione del ministro degli esteri australiano Julie Bishop, secondo la
quale Putin potrebbe essere escluso dalla partecipazione al summit
G20 di Novembre. I Brics hanno dichiarato che: “La gestione del G20 appartiene a tutti gli stati membri in
egual misura e nessuno di essi può determinare unilateralmente la sua natura e il
suo carattere”.
Questo episodio è altamente significativo, ma niente affatto
sorprendente. La Cina, che gioca un ruolo di primo piano nel gruppo dei
BRICS, si è astenuta dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha censurato la Russia, riducendo così notevolmente l’efficacia
del tentativo dei paesi occidentali di isolare il Presidente Putin. Come
sostenuto in precedenza (Why China will back Russia on Ukraine),
Pechino è propensa ad usare la Russia per bilanciare il potere dei paesi occidentali,
e criticare la Russia avrebbe significato sostenere l’ingerenza occidentale in
Ucraina.
Il Consigliere alla Sicurezza Nazionale dell’India
Shivshankar, da parte sua, ha parlato del “legittimo interesse” russo in
Crimea, in quella che è divenuta la dichiarazione maggiormente a favore della
Russia fatta da un decisore politico di primo piano di una delle maggiori
potenze. L’India ha reso chiaro che non darà il suo sostegno a nessuna “misura unilaterale”
contro la Russia, il suo principale fornitore di armi, sottolineando l’importante ruolo della Russia nel gestire le sfide in Afghanistan, Iran e Siria.
La mancanza di disponibilità dell'India a criticare la Russia potrebbe anche avere origine dal
profondo scetticismo verso il tacito sostegno dell’Occidente ai diversi
tentativi di colpo di stato contro governi democraticamente eletti degli scorsi
anni – per esempio in Venezuela nel 2002, in Egitto nel 2013 e adesso in
Ucraina.
Il documento
finale del meeting dei BRICS afferma anche che “l’escalation del linguaggio
ostile, le sanzioni e le contro sanzioni, e il ricorso alla forza non
contribuiscono ad una soluzione sostenibile e pacifica, secondo il diritto
internazionale, comprensivo dei principi e degli scopi della Carta delle Nazioni
Unite”.
E’ probabile che nessuno dei BRICS sia capace o interessato
ad agire come mediatore tra la Russia e l’Occidente. Tuttavia le loro critiche
alla minaccia australiana di escludere la Russia dal G20 sono un chiaro segno
che l’Occidente non riuscirà ad allineare l’intera comunità internazionale al suo tentativo di isolare la Russia.
Oliver Stuenkel è
Assistant Professor in Relazioni Internazionali alla Fondazione Getulio Vargas
(FGV) a San Paolo, Brasile, dove coordina il branch di San Paolo della Scuola
di Storia e Scienze Sociali (CPDOC) e il programma esecutivo in Relazioni
Internazionali. E’ anche non-resident Fellow al Global Public Policy Insitute
(GPPi) a Berlino e membro del Carnagie Rising Democracies Network. La sua
ricerca si concentra sulle potenze emergenti; specificatamente sulla politica
estera di Brasile, India, Cina e sul loro impatto sulla governance globale. E’
l’autore dei libri di prossima uscita: “The rise of the Global South?” (2014, Routledge Global Institutions) e “BRICS and the Future of Global Order” (2014, Lexington)
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