13/01/11

Si tratta di un affare

Intervista di Der Spiegel all'economista Nouriel Roubini (seconda parte)


SPIEGEL: I tedeschi sono stufi di essere i più grandi pagatori tra gli europei. Potrebbero evitare di sopportare l'onere dei paesi sull'orlo del fallimento, dividendo l'area dell'euro in un euro nord e un euro sud?

Roubini: No. Non c'è mai stata una unione monetaria con solo i membri deboli. Sarebbe più probabile per Portogallo, Italia, Spagna o Grecia ritornare alle loro monete nazionali. I problemi del debito dei paesi deboli potrebbero anche aumentare se l'Unione monetaria venisse divisa. I paesi più deboli dovrebbero continuare a pagare la maggior parte del loro debito in euro forte, mentre le loro nuove valute nazionali di colpo si deprezzerebbero. E subirebbero forti pressioni per farlo. Questo innescherebbe una crisi finanziaria e un sicuro default e i creditori tedeschi dovrebbero sostenere grosse perdite.

SPIEGEL: Anche per questo tornare al marco non è un'opzione.

Roubini: Gli Stati più deboli sarebbero costretti a svalutare la loro moneta, e avrebbero problemi anche a ripagare i loro debiti in marchi tedeschi. Grecia e Portogallo già non sono in grado di rimborsare i loro debiti dentro l'unione monetaria, e certamente non sarebbero in grado se l'unione monetaria crollasse.

SPIEGEL: Se dividere l'area dell'euro o uscire dall'Unione monetaria non sono soluzioni praticabili, la soluzione è una maggiore integrazione? La zona euro ha bisogno di un governo economico comune?

Roubini: Si tratta di concludere un affare: se i tedeschi decidono di allentare la politica monetaria della BCE e stanziare più fondi per difendere l'euro e gli stati più deboli, allora dovrebbero, in cambio, ottenere normative che automaticamente sanzionino i paesi che violano i vincoli di bilancio. Gli Stati eccessivamente indebitati quindi dovrebbero accettare una perdita di autonomia in materia fiscale. E' una faccenda spinosa, ma potrebbe evitare il collasso della zona euro.

SPIEGEL: Ma i rendimenti sui titoli di Stato tedeschi di recente sono saliti.

Roubini: Riesco a capire le preoccupazioni dei tedeschi al riguardo: usare la loro disciplina di bilancio per salvare i membri più deboli della periferia potrebbe finire per ridurre il merito di credito della Germania e il suo rating. Pertanto, eventuali ulteriori fondi di salvataggio per la periferia dovrebbero essere accompagnati da regole severe di disciplina fiscale. Vi è disciplina fiscale in Germania, quindi non c'è rischio di un default da parte della Germania.

SPIEGEL: I problemi della zona euro e l'allentamento della politica monetaria degli Stati Uniti, stanno causando un cospicuo afflusso di capitali verso i paesi emergenti. Può essere l'inizio della prossima pericolosa bolla?

Roubini: I tassi di interesse per le economie sviluppate sono allo zero per cento, e ci sono preoccupazioni circa la stabilità delle loro valute. Paesi emergenti come il Brasile sono di conseguenza inondati di liquidità. E questo capitale cerca opzioni di investimento anche in luoghi dove non ci sono buone opportunità. E' difficile per i paesi emergenti arginare questa marea di capitali. Se lasciano aumentare il valore della loro moneta perdono la loro competitività.

SPIEGEL: Lo yuan cinese, in particolare, è causa di conflitto. Gli Stati Uniti stanno accusando la Cina di mantenere la propria moneta artificialmente bassa al fine di avvantaggiarsi nelle esportazioni. Questo porta ad una guerra delle valute.

Roubini: Io non la chiamerei una guerra, ma c'è tensione. Per uniformare un po' meglio la crescita mondiale non c'è altra scelta che indebolire il dollaro e aumentare il valore dello yuan. Nessuno chiede alla Cina di apprezzare la propria moneta del 20 per cento in un colpo solo. Ma il 2 per cento che i cinesi stessi hanno rivalutato in questi mesi non è sufficiente. Un livello intermedio - circa il 6 per cento all'anno, come nel periodo 2005-2008 - potrebbe soddisfare tutti.

SPIEGEL: Dato che non tutti possono permettersi un appartamento a Manhattan come lei, quale sarebbe il suo consiglio per gli investitori? I titoli delle materie prime sono un buon investimento in vista del rialzo del petrolio e dell'oro?

Roubini: Il mio consiglio è semplice: diversificare! Non comprare niente che sia salito troppo! L'economia globale è sulla strada giusta, ma vi sono rischi lungo la strada. La crescita nell'area dell'euro è ancora dipendente da quella degli Stati Uniti. Errori di politica economica in Cina o nei paesi emergenti potrebbero strangolare la crescita. Soprattutto, abbiamo livelli di prezzo del petrolio che presto non saranno più praticabili per l'industria. La Corea del Nord e l'Iran rappresentano ancora focolai di crisi pericolosa. Il 2011 è impostato per essere un anno a rischio per gli investitori, anche se le prospettive economiche mondiali stanno migliorando.

SPIEGEL: Signor Roubini, la ringraziamo per il tempo che ci ha concesso.

Intervista condotta da Peter Müller

http://www.spiegel.de/fotostrecke/fotostrecke-63387.html

Nessun commento:

Posta un commento