06/12/21

Il folle raid dell'UE nella City è un pericolo per il mondo



In un contesto internazionale in cui si tende a un rialzo dei tassi, la necessità della Ue di mantenerli bassi nel tentativo di salvare l'euro e con esso il debito dei paesi del sud presto nuovamente a rischio, a causa della costruzione fragile e pericolosa dell'eurozona, cozza con le esigenze del resto del mondo e rappresenta un continuo azzardo finanziario, con conseguenze potenzialmente disastrose per tutti. Ne parla senza mezzi termini sul Telegraph Barnabas Reynolds, uno dei massimi esperti in materia di mercati finanziari e regolamentazione bancaria.


di Barnabas Reynolds, 4 dicembre 2021

La Commissione europea sta puntando molto sulla "autonomia strategica" nei servizi finanziari, sostenendo che dopo la Brexit vi è la necessità di spostare le attività finanziarie dal Regno Unito all'UE.

La ragione principale della forte pressione dell'UE potrebbe non essere immediatamente evidente a tutti. Non è solo una questione di posti di lavoro.

Alla base della spinta per il business c'è il bisogno di controllare e poter modificare gli standard di regolamentazione finanziaria globale per alleviare le pressioni del mercato sul progetto euro, estremamente fragile e pericoloso. Tuttavia, l'idea è avventata e le conseguenze di un tale approccio, se l'UE dovesse avere successo, potrebbero essere disastrose per l'economia mondiale.

La ragione di ciò deriva dalla struttura della zona euro. Il diritto dell'UE divide la sovranità della zona euro tra gli Stati membri, che sono responsabili ai fini fiscali, e la Banca centrale europea, che disciplina le questioni monetarie. Di conseguenza, nessuno dei due è sovrano.

A differenza dei veri sovrani, come il Regno Unito o gli Stati Uniti, gli stati membri della zona euro non possono richiedere alla BCE di stampare una maggiore quantità di moneta per ripagare i debiti. Quindi gli unici soldi su cui possono contare sono quelli derivanti dalla loro base imponibile.

Il debito degli stati membri viene utilizzato per finanziare la zona euro. Ingenti somme sono detenute da investitori UE e internazionali. A causa della mancanza di un emittente sovrano, quegli investitori corrono il rischio costante di insolvenza degli Stati membri - a parte una quantità relativamente piccola di obbligazioni dell'UE emesse per il finanziamento del Covid.

L’eurozona si sta finanziando sulla base di un debito di qualità sub-sovrana, che la rende altamente vulnerabile al sentimento del mercato. Nello stesso tempo,  l'UE ha cercato di costringere il mercato a considerare i suoi accordi come normali e appropriati per una zona valutaria.



Le leggi e i regolamenti dell'UE richiedono alle società finanziarie dell'UE di trattare il debito sub-sovrano degli Stati membri come fosse sovrano. Inoltre, alcuni dei costi derivanti dal sistema sono stati ignorati o nascosti, con l'adozione di regole contabili che consentono alle società finanziarie di registrare delle attività, come i crediti in sofferenza, come altro rispetto a ciò che sono realmente.

Allo stesso modo, le regole contabili implicano che le passività che i mercati assumono siano a carico di stati membri ricchi come la Germania, di fatto non compaiono nel relativo bilancio, fornendo un'immagine fuorviante di salute finanziaria.

Il problema fondamentale è che il costo della mutualizzazione dei debiti degli Stati membri della zona euro e della creazione di uno stato unitario è un costo politicamente troppo alto, ed è chiaro che tutto ciò non accadrà a breve. Inoltre, il costo di una corretta capitalizzazione e applicazione degli standard internazionali al sistema finanziario dell'UE, per riflettere il rischio derivante da questo sistema, sarebbe proibitivo. L’evolversi di queste finzioni sta creando dei punti critici, e quello più in vista è l'euro-clearing.

Si tratta di un sistema in base al quale, per alcune negoziazioni di derivati ​​liquidi, una clearing house (o stanza di compensazione) diventa l'acquirente per ogni venditore e il venditore per ogni acquirente. Ciò consente di ridurre il rischio sui mercati finanziari attraverso la compensazione delle posizioni.

I contratti compensati risultanti contengono esposizioni a lungo termine e la clearing house raccoglie garanzie, spesso giornalmente, dai partecipanti al mercato per adeguarsi alle fluttuazioni del valore delle esposizioni.

Trilioni di rischi vengono eliminati in sicurezza nel Regno Unito; ma l'UE desidera controllare questa funzione e potenzialmente tassarla per raccogliere fondi per l'eurozona.

L'UE ha minacciato di non consentire alle società finanziarie dell'UE di utilizzare le clearing house del Regno Unito, non utilizzando i suoi poteri per dichiararle sicure. Questo nonostante gli standard del Regno Unito siano più elevati, perché, a differenza dell'UE, il Regno Unito non sta cercando di nascondere le crepe di un sistema finanziario costruito a metà, mascherando così i pericoli derivanti dall'eurozona.




La Commissione europea ha recentemente deciso di sospendere i suoi sforzi per smantellare l'attività delle stanze di compensazione del Regno Unito, affermando che continuerà a riconoscere l'uso delle stanze di compensazione del Regno Unito, temporaneamente, in attesa di riuscire nell’intento di ospitare l'attività all'interno dell'UE.

Ma la Commissione ha chiarito che il suo impegno in questo senso non si ferma. L'UE sostiene che la compensazione dell'euro è una parte essenziale della sua catena di approvvigionamento, che deve controllare e che pertanto deve essere onshore.

L'UE protesta perché nel 2011 e nel 2012 la London Clearing House – una delle tre principali stanze di compensazione del Regno Unito -  ha aumentato gli “haircut” o sconti applicati al valore delle obbligazioni degli Stati membri dell'area dell'euro meridionale ricevute dalla stanza di compensazione come garanzie reali, per tener conto del loro valore effettivo all'epoca.

Tuttavia, il regime giuridico del tutto particolare dell'UE per la zona euro significa che i tentativi dell'UE di spostare la compensazione dell'euro al suo interno sono, in effetti, avventati.

Il desiderio dell'UE di limitare l'attualizzazione del debito della zona euro da parte delle clearing house comporterebbe un rischio estremo nel momento in cui i mercati avessero una visione diversa del valore di quel debito, ad esempio perché ritengono peggiorate le condizioni fiscali all'interno dello Stato membro.

Il controllo dell'UE significherebbe che una clearing house correrebbe un rischio maggiore, per volontà dei regolatori dell'UE, che le sue garanzie non siano sufficienti a coprire le perdite; e poiché la clearing house si trova nel mezzo, tra acquirenti e venditori, questo rischio sarebbe effettivamente mutualizzato tra le principali istituzioni finanziarie del mondo che forniscono ai propri clienti i servizi di compensazione.

All'UE piace spesso fare riferimento agli Stati Uniti come termine di paragone. Ma c'è una profonda differenza. Gli Stati Uniti sono un paese solo, con organi centrali dietro i quali sta il sovrano federale. Questo non è vero per l'UE.

L'UE sta cercando di correre prima di riuscire a camminare. Il mondo non può restare a guardare e permettergli di farlo, senza considerare i rischi del suo sistema monetario costruito a metà, unico rispetto a tutti gli altri.

 

05/12/21

Un Presidente tradito dai burocrati: il capolavoro di Scott Atlas sul disastro Covid in America

 



Sulle pagine del Brownstone Institute, una appassionata recensione del giornalista e scrittore Jeffrey A. Tucker sul libro di Scott Atlas, scienziato chiamato dal Presidente Trump a collaborare nella gestione della politica sanitaria in mezzo al disastro Covid, e che ci offre un resoconto senza reticenze sulla palude del deep-state americano contro cui ha dovuto fare tristemente i conti.  Atlas ci racconta come questo stato profondo, padrone dei meccanismi del potere, abbia cinicamente gestito la pandemia a proprio vantaggio (e a danno della popolazione), nonostante la volontà stessa del Presidente. 


di Jeffrey A. Tucker, 27 Novembre 2021

Segnalato e tradotto da @Malk_klaM


Sono un avido lettore di libri sul Covid, ma mai avrei potuto immaginare un libro come quello di Scott Atlas “A Plague Upon Our House” (Una piaga sulla nostra Casa), un resoconto completo e sconvolgente dell'esperienza personale che il famoso scienziato ha maturato durante l'era del Covid, e un resoconto scabrosamente dettagliato del periodo che ha passato alla Casa Bianca. Il libro è scottante, dalla prima all'ultima pagina, e influenzerà per sempre il vostro punto di vista non solo su questa pandemia e sulle politiche adottate per affrontarla, ma anche sui meccanismi della sanità pubblica in generale.

Il libro di Atlas ha fatto luce su uno scandalo che passerà ai posteri. È estremamente prezioso perché manda all’aria quella che appare come una storia fasulla su un Presidente apparentemente “Covid-scettico” che non avrebbe fatto nulla, di contro agli eroici scienziati della Casa Bianca che reclamavano con urgenza l’adozione di misure correttive vincolanti in accordo con l'opinione scientifica prevalente. Non una sola parola è vera. Spero che il libro di Atlas renderà impossibile raccontare tali menzogne senza provare imbarazzo.

Chiunque continui a raccontare quella storia falsa e inventata merita che gli venga scagliato contro questo saggio estremamente credibile. Il libro racconta la guerra tra la vera scienza (e la sanità pubblica autentica) - con Atlas che svolge il ruolo di voce della ragione, sia prima che durante la sua esperienza alla Casa Bianca - contro la adozione di politiche brutali che non hanno mai avuto la minima possibilità di tenere il virus sotto controllo, e che invece hanno causato danni tremendi alla popolazione e alla libertà, in particolare dei bambini, ma anche di miliardi di persone in tutto il mondo.

Per il lettore, l'autore è un nostro rappresentante, un uomo ragionevole e senza peli sulla lingua intrappolato in un mondo di bugie, di doppiezza, di pugnalate alle spalle, di opportunismo e di finta scienza. Ha fatto del suo meglio, ma non ha potuto spuntarla contro un apparato a cui non importava per niente dei fatti, e men che meno dei risultati.

Se fino a questo momento avete creduto che fosse la scienza a guidare le politiche sulla pandemia, questo libro sarà per voi uno shock. Il racconto che fa Atlas del pensiero intollerabilmente ottuso degli “esperti in malattie infettive” del governo vi farà rimanere a bocca aperta (basti pensare per esempio alle teorie raffazzonate della Birx sul rapporto tra le mascherine e il controllo della diffusione dei casi).

Nel libro Atlas fa il punto sugli enormi costi dei lockdown, il metodo preferito di Anthony Fauci e Deborah Birx: i mancati screening oncologici, gli interventi chirurgici rimandati, la depressione e l'abuso di droghe, la demoralizzazione dell'intera popolazione, le violazioni della libertà religiosa, mentre la sanità pubblica trascurava completamente la vera popolazione a rischio nei centri di assistenza agli anziani. In pratica erano disposti a smantellare tutto quello che noi chiamiamo civiltà nel nome della guerra a un patogeno, senza alcun riguardo per le conseguenze.

Le scelte politiche sono state guidate dalla finta scienza dei “modelli” basati sull’intera popolazione, anziché seguire le note informazioni sui profili di rischio. “La caratteristica più insolita di questo virus era il fatto che i bambini erano dei soggetti incredibilmente a basso rischio”, scrive Atlas. “Eppure questa notizia, positiva e rassicurante, non è mai stata sottolineata. Al contrario, in totale disprezzo delle evidenze sulle categorie a rischio, come per gli altri virus respiratori, i funzionari della sanità pubblica hanno raccomandato un isolamento draconiano per tutti.

Le restrizioni alla libertà sono state distruttive anche perché hanno esacerbato le distinzioni di classe, avendo avuto un impatto diverso sui diversi ceti sociali” scrive “mettendo a rischio i lavoratori dei servizi essenziali, sacrificando le famiglie a basso reddito e i bambini, distruggendo le famiglie dei genitori soli e massacrando le piccole imprese, mentre allo stesso tempo le grandi imprese venivano salvate, le élite potevano lavorare da casa senza quasi interruzione, e i super ricchi sono diventati ancora più ricchi, usando abilmente la loro influente posizione pubblica per demonizzare e di fatto cancellare quelli che mettevano in discussione le scelte politiche a loro congeniali”.

In mezzo a questo caos persistente, nell'agosto del 2020, Atlas è stato chiamato da Trump per dare una mano, non come incaricato politico, non per fare da PR a Trump, non a sistemare i disastri di Washington, ma come l'unica persona che in quasi un anno di catastrofe continua aveva come obiettivo le politiche sanitarie. Atlas chiarì immediatamente sin dall'inizio che avrebbe detto soltanto quello che riteneva vero, e Trump fu d’accordo che questo era esattamente quello che lui voleva e di cui c'era bisogno. Trump si prese una bella strigliata e gradualmente giunse a una visione più razionale rispetto a quella che lo aveva portato a sfasciare l'economia e la società americana con le sue stesse mani e contro il suo stesso istinto.

Nelle riunioni della Task Force,  Atlas era l'unica persona che si presentava con degli studi e con delle informazioni ottenute sul campo, invece che con dei semplici grafici sui contagi facilmente scaricabili dai siti Internet. “Una sorpresa ancora più grande fu che Fauci non presentava delle ricerche scientifiche sulla pandemia al gruppo di cui facevo parte. Né l'ho mai sentito parlare di una sua analisi critica sugli studi pubblicati. Questo per me era incredibile. A parte qualche aggiornamento qua e là sui reclutamenti per le sperimentazioni cliniche, il ruolo di Fauci nella Task Force era di fare ogni tanto qualche commento o aggiornamento sul totale dei partecipanti alle sperimentazioni sul vaccino, soprattutto quando era il vice presidente a rivolgersi a lui con queste domande.

Quando Atlas prendeva parola era quasi sempre per contraddire la coppia Fauci / Birx, ma durante le riunioni non riceveva nessun appoggio, anche se a fine riunione molti dei partecipanti si congratulavano con lui per aver detto quello che pensava. Eppure riuscì, grazie a degli incontri privati, a far cambiare idea a Trump stesso, ma a quel punto era troppo tardi: nemmeno Trump potè prevalere contro quel meccanismo perverso a cui aveva permesso di mettersi in moto.

Tutto questo ricorda il film “Mr. Smith va a Washington”, ma applicato alla sanità pubblica. Da quando è partito il panico per questa malattia, le politiche sono state dettate da due burocrati governativi (Fauci e la Birx), i quali, per qualche ragione, puntvano tutto sul controllo dei media, degli apparati burocratici e della comunicazione da parte della Casa Bianca, nonostante gli sforzi del Presidente, di Atlas e di pochi altri perché prestassero attenzione alla vera scienza, che la coppia Fauci/Birx conosceva poco e della quale gli importava ancor meno.

Quando Atlas sollevava dubbi sulla Birx, Jared Kushner continuava ad assicurargli che “Lei è al 100% MAGA (make America great again)”- Eppure sappiamo per certo che non era vero. Sappiamo da un altro libro sull'argomento che la Birx aveva accettato quella posizione solo nell'aspettativa che Trump avrebbe perso le elezioni a novembre. Non c'è da stupirsi, è proprio la faziosità che ci si può aspettare da un burocrate che lavora per una istituzione del deep-state.

Fortunatamente ora c'è questo libro a mettere le cose in chiaro. Il libro offre al lettore uno sguardo dall'interno su come funziona il sistema che ha distrutto le nostre vite. Se alla fine il libro non riesce a darci una spiegazione per l'inferno a cui siamo stati sottoposti - ci chiediamo ancora ogni giorno “perché?” -  ci fornisce una cronaca sul chi, quando, dove e cosa. Tragicamente troppi scienziati, troppi giornalisti e troppi intellettuali in generale sono stati d'accordo. Il resoconto di Atlas mostra esattamente cosa si sono prestati a difendere, e non è un bello spettacolo.

Mentre leggevo il libro, un’espressione continuava a venirmi in mente, “una boccata d'aria fresca”. Una metafora che descrive il libro alla perfezione: un benedetto sollievo rispetto a una propaganda incessante. Immaginatevi di essere intrappolati in un ascensore con l'aria viziata dentro un edificio in fiamme, con il fumo che lentamente si diffonde. Con voi c'è qualcuno che continua a dirvi che va tutto bene, quando chiaramente non è vero.

Questa è un'ottima descrizione di come mi sono sentito io dal 12 marzo 2020 in poi. Fu lo stesso giorno in cui il presidente Trump parlò alla nazione per annunciare che avrebbe bloccato i voli dall'Europa. Il tono della sua voce faceva paura. Era evidente che sarebbe arrivato dell'altro. Era chiaramente caduto preda di consigli decisamente sbagliati, forse il suo piano era continuare a fare lockdown per gestire un virus respiratorio già diffuso negli Stati Uniti probabilmente da 5 o 6 mesi.

Quello fu il giorno in cui scese la tenebra. Il giorno successivo (13 marzo) il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) distribuì i piani per il lockdown a tutta la nazione. In quel fine settimana Trump ebbe un incontro di molte ore con Anthony Fauci, con Deborah Birx, col genero Jared Kushner e solo pochi altri. Si era convinto di chiudere l'economia americana per due settimane. Fu proprio Trump a presiedere la disastrosa conferenza stampa del 16 marzo, nella quale promise di sconfiggere il virus con dei lockdown generalizzati.

Chiaramente lui non aveva il potere di farlo direttamente, ma poteva spingere in quella direzione, con la promessa vana che in questo modo avrebbero risolto il problema del virus. Due settimane dopo le stesse persone lo persuasero a proseguire i lockdown.

Trump fu d'accordo con questi suggerimenti perché erano gli unici che allora gli furono dati. Gli fecero credere che fosse l'unica cosa che poteva fare se voleva davvero sconfiggere il virus - scatenare una guerra contro le sue stesse politiche che stavano portando a una economia più forte e più florida. Dopo essere sopravvissuto a due tentativi di impeachment e aver sconfitto anni di odio profuso dai media a reti unificate afflitti da grave squilibrio mentale, Trump alla fine si è fatto fregare.

Atlas scrive: “Su questo importante criterio di amministrazione presidenziale - assumersi la piena responsabilità e farsi completamente carico delle politiche uscite dalla Casa Bianca -  credo che il Presidente abbia fatto un enorme errore di valutazione. Andando contro il suo stesso istinto, aveva delegato l'autorità a dei burocrati della medicina, e poi non era riuscito a correggere il suo errore.”

Il fatto davvero tragico su cui tacciono sia i Repubblicani che i Democratici è che tutta questa calamità ha davvero avuto inizio con la decisione di Trump. Su questo punto Atlas scrive:

“Sì, il Presidente all'inizio era d'accordo con i lockdown proposti dalla coppia Fauci / Birx, ‘i 15 giorni per rallentare il contagio’, anche se aveva forti dubbi. Ma continuo a pensare che la ragione per la quale continuava a ripetere questa sua domanda “Siete d'accordo con il primo lockdown?” ogni volta che faceva domande sulla pandemia, fosse esattamente perché continuava ad avere dei dubbi.”

Grande spazio nel libro è dedicato a spiegare esattamente come e quanto Trump sia stato tradito. “L'avevano convinto a fare esattamente l'opposto di quello che avrebbe fatto in altre circostanze”. Atlas scrive:

“... e cioè a ignorare il suo stesso buonsenso e permettere che prevalessero politiche decisamente sbagliate… Questo Presidente, largamente noto per il suo slogan “Sei licenziato!” è stato mal consigliato dai suoi più stretti collaboratori. Tutto per il timore di qualcosa che comunque era inevitabile, e cioè farsi cuocere a fuoco lento da una stampa già ostile. E a completamento di quella decisione sbagliata, le elezioni le ha perdute comunque. Complimenti agli strateghi politici.”

Ci sono talmente tanti particolari interessanti nella storia, che non riesco davvero a raccontarli tutti. La prosa è brillante, per esempio lui definisce i media “il più spregevole gruppo di bugiardi senza scrupoli che si possa mai immaginare”. Atlas dà prova di questa affermazione con pagine e pagine di menzogne scioccanti e distorsioni della realtà, per la maggior parte guidate da obiettivi politici.

In particolare sono stato colpito dal capitolo sui tamponi, principalmente perché quel giro losco mi aveva completamente ingannato. Sin dall'inizio della narrazione della pandemia, il CDC aveva fatto pasticci con i tamponi, cercando di mantenerne centralizzata la gestione, proprio nel momento in cui l'intera nazione era nel panico. Una volta sistemata la cosa, con mesi di ritardo, i test PCR di massa e indiscriminati divennero il cavallo di battaglia della Casa Bianca. Il problema non era solo nel metodo con cui si facevano i tamponi:

 “Frammenti di virus morto restano in circolo e possono dare positività ai tamponi per molte settimane o addirittura mesi, anche se la contagiosità svanisce dopo due settimane. Inoltre la PCR è estremamente sensibile. Può rivelare minuscole quantità di virus che però non trasmettono l'infezione... Anche il New York Times aveva scritto in agosto che il 90 percento o anche più dei tamponi positivi con la PCR non significava davvero che si era contagiosi. Purtroppo durante tutto il tempo che ho passato alla Casa Bianca, alle riunioni della Task Force questo fatto importantissimo non è stato affrontato da nessun altro oltre me, e meno che mai se ne parlava al pubblico, nonostante avessi mostrato dei dati che provavano questo punto cruciale.

L'altro problema era l'ipotesi largamente condivisa che fosse meglio testare sempre e comunque, e in qualunque momento (per quanto inaccurati fossero i test). Questo modello di massimizzare il numero di tamponi sembrava una reminiscenza dai tempi della crisi dell'HIV/AIDS, durante la quale il tracciamento dei casi, praticamente quasi inutile nella pratica, aveva almeno un qualche senso in teoria. Per un virus respiratorio così diffuso e trasmesso come il banale raffreddore, questo metodo era senza speranze fin dall'inizio. Era diventato nient’altro che un lavoro per burocrati impiegati nel tracciamento e per le società di testing, che alla fine non facevano altro che dare una falsa misura di “successo” che serviva solo a diffondere il panico nella popolazione.

Inizialmente, Fauci aveva detto chiaramente che non c'era ragione di fare i tamponi se non si avevano sintomi. Più tardi, quel punto di vista di buon senso è stato gettato dalla finestra e rimpiazzato dal programma di fare quanti più test possibile indipendentemente dai rischi e dai sintomi. I dati che ne sono risultati hanno permesso alla coppia Fauci/Birx di tenere tutti in uno stato di allarme costante. Ai loro occhi l'aumento dei tamponi positivi significava solo una cosa: più lockdown. Bisognava chiudere ancora di più le attività, bisognava usare di più le mascherine, chiudere le scuole più a lungo e limitare ancora di più gli spostamenti. Questo assunto divenne tanto radicato che ormai nemmeno gli auspici del Presidente, che dalla primavera all'estate erano cambiati, facevano più la differenza.

Il primo compito di Atlas fu quello di contestare tutto il programma di test Covid indiscriminati. Secondo lui i tamponi dovevano servire a qualcosa di più che a raccogliere un enorme numero di dati, spesso senza senso; invece i tamponi dovevano servire a uno scopo di salute pubblica. Le persone che avevano bisogno dei test erano i più vulnerabili, in particolare quelli nelle case di cura, allo scopo di salvare la vita di quelli davvero a rischio di gravi conseguenze. Questa spinta a fare tamponi, a tracciare i contatti e a mettere in quarantena chiunque, a rischio o no, era un enorme specchietto per le allodole e inoltre aveva causato un enorme danno al sistema scolastico e alle imprese.

Cambiare il sistema significava cambiare le linee guida del CDC. La storia di questo tentativo di Atlas è rivelatrice. Dopo essersi battuto contro tutti i burocrati, Atlas riuscì a far mettere per iscritto delle nuove linee guida, solo per scoprire la settimana successiva che erano state misteriosamente ripristinate le precedenti. Dopo aver trovato l' ‘errore’, per così dire, la sua versione prevalse. Una volta che le linee guida furono poi emesse dal CDC, la stampa nazionale si fiondò su questa storia, raccontando che la Casa Bianca stava facendo pressioni terribili sugli scienziati del CDC. Dopo una settimana di tempesta mediatica, le linee guida furono cambiate di nuovo, annullando tutto il lavoro di Atlas.

Quando si dice una storia scoraggiante! Questa è stata anche la prima vera esperienza di Atlas con gli intrighi del deep-state. È stato così durante tutto il periodo del lockdown, un meccanismo messo in moto per implementare, incoraggiare e far rispettare restrizioni senza limiti, senza che qualcuno in particolare si prendesse la responsabilità per le scelte politiche o i loro risultati, anche quando il preteso capo dello Stato (Trump) diceva sia in privato che in pubblico che si opponeva a quelle politiche che nessuno sembrava in grado di fermare.

Per fare un esempio,  Atlas racconta la storia di alcuni importanti scienziati chiamati alla Casa Bianca per parlare con Trump: Martin Kulldorf, Jay Bhattacharya, Joseph Ladapo e Cody Meissner. Tutte le persone intorno al Presidente pensavano che fosse un'ottima idea, ma l'incontro continuava sempre ad essere rinviato. Quando finalmente si riuscì a fare, gli organizzatori concessero solo 5 minuti. Tuttavia, una volta che si incontrarono con Trump, il Presidente stesso fu di un'altra idea e prolungò l'incontro a un'ora e mezza, facendo agli scienziati molte domande su virus, strategie, sui lockdown iniziali, i rischi individuali, e così via.

Il Presidente rimase talmente impressionato dalle loro opinioni e dalle loro conoscenze (dev'essere stato un cambiamento incredibile per lui) che chiese di filmare l'incontro e di fare anche delle fotografie. Voleva che questo incontro avesse grande rilevanza nazionale, ma non fu così. Letteralmente.  L’ufficio stampa della Casa Bianca in qualche modo ricevette il messaggio che l'incontro non era avvenuto.  I primi che sapranno di questo incontro, oltre agli impiegati della Casa Bianca, saranno i lettori del libro di Atlas.

Due mesi dopo, Atlas riuscì a invitare non solo due di quegli scienziati, ma anche la famosa Sunetra Gupta di Oxford. Ci fu un incontro con il segretario della Salute, ma anche questo incontro fu nascosto dalla stampa. Non era permesso il dissenso. A comandare erano i burocrati, indipendentemente dai desideri del Presidente.

Un altro esempio è quando Trump stesso si ammalò di Covid, ai primi di ottobre. Atlas era quasi sicuro che sarebbe andato tutto bene, ma gli fu impedito di parlare con la stampa. L'intero ufficio comunicazioni della Casa Bianca rimase congelato per quattro giorni, in cui nessuno parlò con la stampa, contro la volontà di Trump. In questo modo i media poterono speculare che Trump era ormai sul letto di morte, così quando poi tornò alla Casa Bianca annunciando che non c'era bisogno di aver paura del Covid, fu uno shock per tutta la nazione. Secondo me questo è stato davvero il miglior momento per Trump. Scoprire gli intrighi interni che avvengono dietro le quinte è piuttosto scioccante.

Non mi è possibile davvero parlare di tutto il ricco materiale di questo libro, e mi aspetto che questa breve recensione sia la prima di una serie. Ci sono dei punti su cui sono in disaccordo. In primo luogo, penso che l'autore non sia stato abbastanza critico con l'operazione Warp Speed (l'operazione che ha aiutato la ricerca sui vaccini) e non affronti davvero il problema di come i vaccini siano stati esageratamente sopravvalutati, per non parlare dei crescenti timori sulla loro sicurezza, che non è stata affrontata durante i trial clinici. In secondo luogo, sembra che l'autore approvi le restrizioni ai viaggi del 12 marzo, che mi erano sembrate inutili e brutali, e in fondo sono state il vero inizio del disastro che poi si è compiuto. Terzo, Atlas involontariamente sembra perpetuare la distorsione della realtà sul fatto che durante una conferenza stampa Trump abbia raccomandato di ingerire della candeggina. So che questa storia è finita su tutti i giornali, ma ho letto le trascrizioni di quella conferenza stampa molte volte e non ne ho trovato traccia. Trump a dire il vero chiarisce che stava parlando di pulizia di superfici. Questo potrebbe essere un altro caso di pura menzogna da parte della stampa.

A parte tutto questo, il libro rivela tutta la follia del 2020 e del 2021, anni nei quali il buonsenso, la buona scienza, i precedenti storici, i diritti umani e le preoccupazioni per la libertà degli uomini sono state gettate via, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo.

Atlas riassume così il quadro generale:

“considerando tutti gli eventi sorprendenti che sono accaduti lo scorso anno, due sono di particolare rilevanza. Sono rimasto scioccato davanti all'enorme potere dei funzionari governativi di decretare unilateralmente un'improvvisa e drastica chiusura della società – semplicemente chiudere per editto le attività private e le scuole, restringere la libertà di movimento, imporre comportamenti,  regolamentare i rapporti all’interno della nostra stessa famiglia ed eliminare le nostre libertà fondamentali, senza una vera data finale e senza che nessuno se ne prendesse la responsabilità.”

Atlas ha ragione a dire che “la gestione di questa pandemia ha lasciato una macchia indelebile sulle istituzioni una volta nobili dell'America, comprese le nostre università di élite, gli istituti di ricerca e i giornali, e le agenzie della sanità pubblica. Riconquistare tutte queste cose non sarà facile”.

A livello internazionale, abbiamo la Svezia come esempio di paese che (perlopiù) ha mantenuto una certa sanità mentale. All’interno, abbiamo il Sud Dakota come esempio di un luogo che è rimasto aperto, difendendo sempre la libertà. E grazie soprattutto al lavoro dietro le quinte di Atlas, abbiamo l'esempio della Florida, il cui governatore si è effettivamente interessato alla vera scienza e ha deciso di salvaguardare la libertà nel suo stato, pur assicurando alla popolazione più anziana la maggior protezione possibile dal virus.

Abbiamo un enorme debito di gratitudine nei confronti di Atlas, perché è stato lui a persuadere il governatore della Florida a scegliere la via della protezione focalizzata, come raccomandato nella Great Barrington Declaration che Atlas cita come “il documento che verrà ricordato come una delle più importanti pubblicazioni durante la pandemia, perché ha fornito una credibilità innegabile alla protezione focalizzata e ha dato il coraggio di farsi avanti a migliaia di altri medici e leader della sanità pubblica.

Atlas ha sopportato aggressioni e offese, e anche peggio. I media e i burocrati hanno cercato di zittirlo, di ignorarlo e di farlo fuori in senso professionale e personale. È stato cancellato, cioè a dire rimosso dalla lista degli esseri umani validi e dotati di dignità. Persino i suoi colleghi della università di Stanford si sono uniti al linciaggio morale, a loro disonore. Eppure questo è il libro di un uomo che ha vinto.

Nel senso che questo libro è il più importante racconto in prima persona che abbiamo finora. È avvincente, rivelatore, devastante per i tifosi del lockdown e i loro successori che spingono per gli obblighi vaccinali, e un vero classico che supererà la prova del tempo. Semplicemente non sarà possibile scrivere la storia di questo disastro senza un esame accurato di questo resoconto erudito di prima mano.

 

 

*Jeffrey A. Tucker è fondatore e presidente del Brownstone Institute e autore di migliaia di articoli nella stampa accademica e popolare e di decine di libri tradotti in cinque lingue, di cui il più recente è “Liberty or Lockdown”.  E' anche direttore responsabile del The Best of Mises. Scrive soprattutto di economia, tecnologia, filosofia sociale e cultura.

02/12/21

Come un soldato che inizia a caricare la sua arma solo una volta arrivato sul campo di battaglia - Come sostenere il sistema immunitario dei vaccinati?


Nella sezione  Q&A del suo sito, Geert Vanden Bossche (ricercatore di cui abbiamo già tradotto diversi contributi, vedi qui e qui) tenta di rispondere a una domanda molto importante, soprattutto per coloro che si sono  vaccinati sotto la pressione delle circostanze, in seguito all'odioso obbligo mascherato da parte dello stato, ma senza una autentica convinzione e anche con un po' di paura. In questo breve articolo viene spiegato il meccanismo del "peccato originale antigenico" e si ribalta completamente il ruolo dei non vaccinati, che da pericolosi untori potrebbero invece essere proprio coloro che aiutano i vaccinati a ridurre il rischio della esposizione alle prossime varianti vaccino-resistenti. In questa situazione la vaccinazione in massa dei bambini può diventare, ovviamente in negativo, il fattore ultimo e determinante.  


Q&A con Geert Vanden Bossche, 2 dicembre 2021


Domanda:

Sono un'infermiera in CT. Puoi dirmi, una volta ricevuta la vaccinazione, cosa dovremmo fare per sostenere il nostro sistema immunitario? Il nostro sistema immunitario tornerà mai alla normalità o si libererà dai vaccini MRNA?

 

Risposta:

Il problema è che, dopo un regime di vaccinazione completo, il tuo sistema immunitario è stato preparato in maniera precisa. Questo significa che il vaccino ha generato una memoria immunologica. Una volta che un individuo vaccinato con doppia dose viene riesposto, gli anticorpi vaccinali verranno rapidamente richiamati e organizzati ad alta concentrazione. In circostanze normali (cioè, al di fuori di una pandemia di varianti virali) questo richiamo fornisce una rapida protezione. E anche se il virus subisce qualche cambiamento, uno si può sempre immunizzare in seguito con un vaccino "aggiornato" (ad esempio, in caso di influenza). Tuttavia, poiché le autorità sanitarie pubbliche hanno dato il via libera alla conduzione di campagne di vaccinazione di massa nel bel mezzo di una pandemia (!), il virus (SARS-CoV-2) è ora continuamente sottoposto a un'elevata pressione immunitaria, pur essendo ancora in grado di trasmettersi. Questo porta inevitabilmente a una selezione e a un adattamento non-stop di varianti più infettive. Queste non saranno adeguatamente contenute dai vaccini aggiornati, indipendentemente da ciò che l'industria e le autorità sanitarie cerchino di far credere alla gente.

Innanzitutto, i vaccini aggiornati richiameranno i vecchi anticorpi (a causa del "peccato originale antigenico") e, successivamente, verranno prodotti gli anticorpi "aggiornati" mentre il vaccinato è già sotto attacco dal virus. (Poiché abbiamo a che fare con una pandemia di varianti altamente infettive: Delta e ora Omicron!). Per spiegare questo, mi riferisco sempre a un soldato che inizia a caricare la sua arma solo una volta arrivato sul campo di battaglia (cioè mentre è già sotto attacco del nemico). Questo rende facile per il nemico (il virus) sfuggire al soldato (il sistema immunitario). Quindi, in altre parole, i vaccini C-19, aggiornati o meno, non ti forniranno anticorpi protettivi ancora a lungo (la perdita di protezione contro la malattia grave sarà solo questione di "un po' di tempo in più”).

Nel frattempo, gli anticorpi indotti dal vaccino saranno ancora in grado di prevalere sugli anticorpi innati rilevanti per il legame con il virus. Questi anticorpi innati, normalmente, se non soppressi, ti proteggerebbero dalla malattia C-19, a condizione che tu sia in buona salute (ricorda: la malattia C-19 non è normalmente una malattia delle persone sane, figuriamoci dei bambini!). Naturalmente, i titoli anticorpali vaccinali diminuiscono nel tempo, ma nella situazione attuale, con Delta altamente infettivo e ora Omicron che sarà presto in circolazione, è quasi impossibile non essere riesposti al virus per un periodo di tempo prolungato. Ecco perché continuo a sottolineare: l’unica misura immediata più importante è sostituire le deleterie campagne di vaccinazione di massa con campagne di chemioprofilassi antivirale (solo per 6-8 settimane) per ridurre la pressione infettiva.

Ciò eviterebbe ai vaccinati di ricevere richiami "naturali" a seguito della riesposizione. E consentirebbe ai non vaccinati (che ora, sfortunatamente, stanno diventando una assoluta minoranza!) di ridurre ulteriormente i tassi di infezione (senza essere a rischio di contrarre la malattia C-19) grazie alla loro intatta immunità innata. Poiché quest'ultima fornisce l'immunità sterilizzante, i non vaccinati possono quindi aiutare i vaccinati a diventare sempre meno esposti. Riducendo così il loro rischio di contrarre la malattia C-19 in maniera grave, a causa dell'infezione con un virus resistente al vaccino. In alternativa, i vaccinati potrebbero essere trattati con un vaccino sterilizzante che uccide le cellule infettate dal virus in una fase iniziale dell'infezione (cioè, prima che la progenie virale venga rilasciata dalle cellule ospiti infette e inneschi il potenziamento degli anticorpi vaccinali da parte delle cellule B di memoria). Ciò potrebbe essere ottenuto con dei vaccini a base di cellule NK. Un tale approccio è tutt'altro che supportato dall'industria dei vaccini.


24/11/21

Benvenuti in Draghistan


Su Politico.eu una  presentazione disincantata del governo Draghi, con un'ampia rassegna delle importanti voci critiche da parte di una minoranza di intellettuali italiani sul modus operandi autoritario con il quale la leadership Draghi sta paralizzando la democrazia.  Tuttavia - osserva l'importante testata -  il prestigio che deriva al capo del governo dalla sua illustre carriera, unito alla speranza che il  governo Draghi possa portare a un superamento della lunga crisi che avviluppa il paese, fanno sì che la maggioranza degli italiani sia incline a considerare dopo tutto il problema democratico come un fatto secondario.  


di Hannah Roberts, 22 Novembre 2021

Un piccolo gruppo di intellettuali sta esprimendo con forza le proprie preoccupazioni democratiche  sulla leadership del primo ministro italiano.

 

ROMA — Il mese scorso, un gruppo di docenti universitari, attivisti per i diritti umani, politici e noti intellettuali si è riunito al Palazzo dei Normanni di Palermo, sede del parlamento regionale siciliano, per un convegno dal titolo “Dalla Democrazia alla Dittatura. Il ruolo della Memoria”.

Il vero oggetto del loro incontro: Mario Draghi.

I partecipanti al dibattito, che hanno paragonato le normative COVID-19 nell'Italia di oggi agli stati totalitari degli anni '30, condividevano quella che è finora in Italia un'opinione minoritaria: l'opposizione al presidente del Consiglio e a quello che descrivono come il suo atteggiamento sempre più autoritario.

Mentre i sondaggi attualmente stimano il consenso nei confronti del primo ministro al 65-70%, con la maggioranza degli italiani che confida nella sua credibilità personale e nella sua capacità di sbloccare i fondi europei e gestire la pandemia, un gruppo minoritario di resistenza - composto da liberali e intellettuali - sta esprimendo sempre più preoccupazioni per il declino dei diritti democratici del paese.

La principale critica riguarda le regole sulle vaccinazioni di Draghi, tra le più severe di qualsiasi democrazia. Tutti i lavoratori in Italia devono avere un passaporto sanitario digitale, noto come green pass, che dimostri la vaccinazione o un test negativo ogni due giorni, per la somma di 150 euro al mese. Chi si rifiuta viene sospeso dal lavoro senza retribuzione.

L'organizzatore della conferenza, Gandolfo Dominici, professore di marketing all'Università di Palermo,  alla luce di questi sviluppi e con orecchio musicale  ha ribattezzato l'Italia "Draghistan", e da allora manifestanti e politici dell'opposizione si sono appropriati del termine, usandolo come meme e hashtag su Internet.

Dominici ha detto a POLITICO che l’espressione Draghistan voleva alludere al Turkmenistan, uno dei pochi paesi con vaccini obbligatori, e all'Afghanistan, perché costringere le persone a ricevere i vaccini equivale a una teocrazia. "Stiamo chiaramente vivendo in un regime totalitario", ha detto.

Dominici ha anche organizzato una petizione che da allora è stata firmata da più di 1.000 professori universitari e ricercatori, i quali insistono sul fatto di non essere contro i vaccini, ma di rifiutare il green pass come incostituzionale, discriminatorio e divisivo.

Uno dei suoi firmatari, l'eminente storico Alessandro Barbero, ha sostenuto che il governo dovrebbe essere sincero su quella che nei fatti è una vaccinazione obbligatoria, invece di "ricattare" i suoi cittadini. "Dicono 'il vaccino non è obbligatorio, è solo che se non ce l'hai, non puoi vivere, non puoi andare a lavorare o all'università'. Dante avrebbe potuto riempire  il girone degli ipocriti dell'inferno con i politici di oggi”, ha detto Barbero durante un festival a Firenze.

Giuseppe Cataldi, professore di diritto internazionale all'Università degli Studi di Napoli “L'Orientale” ed esperto di diritti umani, ha affermato: “Se un lavoratore non vuole vaccinarsi, e almeno formalmente ha il diritto di non vaccinarsi, ma alla fine è costretto a farlo perché mantiene la sua famiglia e non può spendere il 10 percento del suo stipendio per i test, questo non va bene.

Alcuni firmatari sostengono che far pagare i test per poter lavorare è incompatibile con la Costituzione italiana, il cui primo articolo recita: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro".

Il diritto costituzionale al lavoro non può dipendere dall'avere un certificato di obbedienza al governo”, ha detto Dominici.

Daniele Trabucco, un professore di diritto costituzionale che ha anche lui firmato la petizione, sostiene che creando un obbligo indiretto invece di legiferare per imporre l’obbligo vaccinale, il governo ha "aggirato surrettiziamente la costituzione".

Al di là del passaporto vaccinale, filosofi e intellettuali hanno anche iniziato a esprimere preoccupazione per l'effetto paralizzante che il modus operandi del governo sta avendo sulla democrazia - in particolare, la prassi del governo di agire per decreti, il prolungato stato di emergenza, il disprezzo per i diritti delle minoranze e la repressione del dissenso.

Nella città di Trieste, divenuta città simbolo della resistenza contro il lasciapassare verde a causa dei lavoratori portuali in sciopero, le manifestazioni sono state vietate per il resto dell'anno. Nelle università - istituzioni destinate per definizione allo scambio di opinioni - secondo questi accademici il pensiero di gruppo ha preso il sopravvento, e chiunque esprima le proprie preoccupazioni viene bloccato o demonizzato come no-vax sui social media.

È interessante notare che al centro di molte di queste preoccupazioni c'è proprio Draghi.

Data la doppia crisi, economica e sanitaria, è naturale che i cittadini si siano rivolti a un leader forte e capace. Ma dal punto di vista dei ribelli, la gente deve essere informata che la leadership di Draghi, oltre a rassicurare, ha anche portato alla concentrazione del potere sotto un unico individuo e all'emarginazione di partiti e Parlamento.

Dalla seconda guerra mondiale, il sistema elettorale proporzionale italiano ha portato a una successione di governi instabili e di breve durata, con tecnocrati non eletti, come Draghi, regolarmente chiamati a salvare la situazione.

Contrariamente al suo predecessore, Giuseppe Conte, che negoziava spesso tra i partiti di governo, Draghi fin dall'inizio ha preso decisioni in modo autonomo. Non ha nemmeno verificato con i partiti la decisione sulla composizione del suo governo, scegliendo invece i suoi ministri con l'approvazione del presidente Sergio Mattarella.

Inoltre, la grande maggioranza che sostiene Draghi, unita all'autorità personale che deriva dalla sua illustre carriera, fanno sì che i ministri siano riluttanti a sfidarlo, anche quando smantella i punti fondamentali dei loro programmi.

Questa grande coalizione con quasi tutti i partiti all'interno del governo "strangola il dibattito", ha detto Cataldi, e non lascia spazio a coloro che la pensano diversamente. Da quando Draghi ha preso il potere, i partiti hanno faticato a far arrivare i loro messaggi agli elettori, portando a sconvolgimenti della leadership sia nel Partito Democratico che nei 5 Stelle. Il Parlamento è stato ridotto al ruolo di approvazione dei decreti dell'esecutivo. “È come un notaio che mette il timbro su decisioni prese altrove”.

Il filosofo Giorgio Agamben è tra i critici più allarmisti: il suo lavoro si è concentrato a lungo sulla biopolitica e sulla negazione dei diritti durante gli stati di eccezione, compresa la creazione di istituzioni come il Guantanamo Bay Detention Camp. È stato ampiamente criticato l'anno scorso per aver suggerito che la pandemia fosse una comoda invenzione del governo. Il mese scorso si è rivolto alla Commissione per gli affari costituzionali del Senato, sostenendo che il passaporto vaccinale sia uno strumento per una maggiore sorveglianza da parte dello Stato.

Altri sono più misurati nelle loro critiche. Pur riconoscendo la necessità di azioni di emergenza da parte del governo durante la pandemia, si sono chiesti per quanto tempo sia giustificabile e necessario sospendere le libertà democratiche.

Il filosofo Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia, ha osservato che le emergenze in successione – terrorismo, crisi economica e immigrazione – hanno giustificato governi nominati dal presidente invece che scelti dagli elettori.  La pandemia ha esacerbato questa situazione, ha affermato Cacciari, "soprattutto in Italia, che ha avuto un lockdown insolitamente severo ed è stata la prima a richiedere la vaccinazione per lavorare". E sebbene la pandemia abbia generalmente rafforzato i governi in carica, è probabile che un leader di "grande autorità" come Draghi rafforzi ulteriormente l'organo esecutivo.

Benché lo stato di emergenza ufficiale, dichiarato dal governo il 31 gennaio 2020, non possa essere prorogato oltre i due anni, il governo sta già segnalando l'intenzione di estenderlo, il che significherebbe probabilmente dichiarare una nuova, diversa emergenza, facendo quindi ripartire l'orologio.

Per Cataldi non c'è dubbio che il governo riuscirà a trovare una scusa per farlo. “Se i casi aumentano, possono dire che non abbiamo raggiunto il 90% di vaccinazioni, non abbiamo l'immunità di gregge, non abbiamo sconfitto il virus. . . Ma noi del gruppo [accademico] crediamo di non poter andare avanti così in un paese democratico, non siamo la Turchia in una dittatura". (Ironicamente, ad aprile, lo stesso Draghi ha accusato il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di essere un dittatore.)

Il punto di vista opposto a tutte queste preoccupazioni è che in qualsiasi democrazia i diritti non sono assoluti e devono essere bilanciati rispetto ai diritti e agli interessi degli altri. Carla Bassu, professore associato all'Università di Sassari ed esperta di diritto costituzionale, sostiene che la tessera verde è “del tutto compatibile” con la costituzione.

La costituzione non è fondata solo sul diritto al lavoro, ma su diritti come la solidarietà e l'uguaglianza”, ha affermato. “Il green pass non è uno strumento punitivo, è uno strumento per prendersi cura della salute pubblica nell'interesse collettivo”.

Paragonare l'Italia a uno Stato autoritario "è offensivo", ha aggiunto. Gli stati autoritari prendono di mira l'identità di una persona, come etnia, razza, sesso e abilità, mentre il green pass non è discriminatorio. È un prerequisito, come la patente di guida, allo scopo di proteggere gli altri.

Certo, la democrazia rimane una preoccupazione minoritaria quando le cose vanno bene.

Poiché quest'anno l'economia sembra destinata a crescere al 7%, la stragrande maggioranza degli italiani alza le spalle di fronte a queste presunte minacce. Draghi ha già ottenuto con un semplice tratto di penna un accordo tra i partiti per le riforme e l'approvazione dell'UE per il piano economico dell'Italia, sbloccando miliardi di soldi dell'UE per investimenti, tagli alle tasse e migliaia di posti di lavoro. Ma come andrà a finire nei mesi a venire?

A gennaio i parlamentari dovranno votare per un nuovo presidente e Mattarella potrebbe – se verrà convinto a restare – garantire la continuità del governo Draghi e l'agognata ripresa dell'Italia fino alle elezioni del 2023. Alcuni, tra cui il democratico Andrea Marcucci e il centrista Carlo Calenda, hanno persino suggerito a Draghi di guidare un'altra coalizione di governo dopo le elezioni del 2023.

Tuttavia, se Mattarella rifiuta, come sembra quasi certo, lo stesso Draghi è il candidato più probabile alla presidenza e potrebbe potenzialmente nominare un nuovo primo ministro a sua immagine, come il ministro dell'economia e delle finanze Daniele Franco.

La buona notizia è che poiché il tasso di persone di età superiore ai 12 anni che hanno ricevuto almeno una dose del vaccino si avvicina al 90% e i nuovi casi di COVID-19 rimangono molto al di sotto di molti altri paesi europei, l'Italia è in una posizione migliore rispetto a molti altri paesi per evitare gravi lockdown, che danneggerebbero l'economia.

Per molti italiani, il Draghistan, nonostante le infervorate critiche, rischia di apparire come la migliore speranza per superare le crisi a lungo termine del Paese e avviarlo finalmente su un percorso costante di ripresa e crescita.

 

04/11/21

BMJ - Ricercatrice denuncia problemi di integrità dei dati nella sperimentazione del vaccino Pfizer



In un'inchiesta pubblicata sul British Medical Journal sulla base della documentazione prodotta da una ricercatrice,  risulta che gli studi clinici condotti da una società che ha collaborato con la Pfizer alla sperimentazione del  vaccino  sono stati condotti in violazione delle regole,  falsificando i dati, smascherando l'identità dei partecipanti in cieco e trascurando gli effetti collaterali.  Gravissima anche la denuncia della supervisione  quanto meno collusa della FDA, che ha ignorato la denuncia della  ricercatrice e risulta aver ispezionato solo una percentuale minima dei siti dove avveniva la sperimentazione sui vaccini. 


di Paul D Thacker, 2 Novembre 2021


La rivelazione di pratiche inadeguate da parte di una società di ricerca che ha collaborato alla sperimentazione del vaccino Pfizer contro il Covid-19 solleva interrogativi sull'integrità dei dati e sulla regolarità della supervisione. 



Nell'autunno 2020 il presidente e amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha pubblicato una lettera aperta rivolta ai miliardi di persone in tutto il mondo che stavano investendo le loro speranze in un vaccino contro il covid-19 sicuro ed efficace capace di porre fine alla pandemia. "Come ho già detto in precedenza, stiamo operando alla velocità della scienza", scriveva Bourla, spiegando al pubblico i tempi in cui ci si sarebbe potuti aspettare l'autorizzazione di un vaccino Pfizer negli Stati Uniti. (1)


Tuttavia, per i ricercatori che quell'autunno stavano testando il vaccino Pfizer in diversi siti in Texas, la velocità potrebbe essere andata a scapito dell'integrità dei dati e della sicurezza dei pazienti. Un direttore regionale che era impiegato presso l'organizzazione di ricerca Ventavia Research Group ha dichiarato al BMJ che la società ha falsificato i dati, ha smascherato i partecipanti in cieco, ha impiegato vaccinatori non adeguatamente formati ed è andata a rilento nel seguire gli eventi avversi riportati nello studio cardine di fase III di Pfizer. Il personale che ha condotto i controlli di qualità è stato sopraffatto dal volume di problemi riscontrati. Dopo aver ripetutamente informato Ventavia di questi problemi, il direttore regionale, Brook Jackson, ha inviato un reclamo tramite e-mail alla Food and Drug Administration (FDA) statunitense. Ventavia l'ha licenziata lo stesso giorno. Jackson ha fornito al BMJ dozzine di documenti aziendali interni, foto, registrazioni audio ed e-mail.

 

 Una cattiva gestione del laboratorio

 

Sul suo sito web Ventavia si definisce la più grande società privata di ricerca clinica in Texas ed elenca i molti premi che ha vinto nei suoi lavori per conto terzi. (2)   Tuttavia,  Jackson ha detto al BMJ che, durante le due settimane in cui ha lavorato per Ventavia nel settembre 2020, ha ripetutamente informato i suoi superiori della cattiva gestione del laboratorio, dei problemi di sicurezza dei pazienti e dei problemi di integrità dei dati. Jackson è revisore esperto in studi clinici e in precedenza aveva ricoperto il ruolo di direttore operativo; prima di iniziare a lavorare con Ventavia aveva accumulato oltre 15 anni di esperienza nel coordinamento e nella gestione della ricerca clinica. Esasperata dal fatto che Ventavia non rispondesse ai problemi da lei segnalati, una notte Jackson ha raccolto diversa documentazione, scattando foto sul suo cellulare. Una foto, fornita al BMJ, mostra gli aghi gettati in un sacchetto di plastica a rischio biologico invece che in un contenitore per oggetti taglienti. Un'altra mostra materiali di confezionamento dei vaccini con i numeri di identificazione dei partecipanti alla sperimentazione lasciati in vista, potenzialmente compromettendo la ricerca in cieco. I dirigenti di Ventavia hanno poi contestato a Jackson di aver scattato quelle foto.

 

Lo studio in cieco potrebbe essere stato smascherato anche prima su scala molto più ampia. Secondo il progetto dello studio, il personale responsabile della preparazione e della somministrazione del farmaco (vaccino di Pfizer o placebo) non era in cieco. Ciò avrebbe dovuto essere fatto, per preservare il mascheramento dei partecipanti allo studio e di tutto il personale del sito, compreso il primo ricercatore. Tuttavia, Jackson ha detto al BMJ che a Ventavia le stampe di conferma dell'assegnazione dei farmaci venivano lasciate nelle cartelle dei partecipanti, accessibili al personale non in cieco. Come azione correttiva intrapresa a settembre, a due mesi dall'inizio del reclutamento dei partecipanti allo studio e con circa 1000 partecipanti già arruolati, le liste di controllo della garanzia di qualità sono state aggiornate dando istruzioni al personale di rimuovere le assegnazioni di farmaci dalle cartelle.

 

Nella registrazione di un incontro tenutosi alla fine di settembre 2020 tra Jackson e due direttori, si può ascoltare un dirigente di Ventavia spiegare che la società non era in grado di quantificare i tipi e il numero di errori riscontrati durante l'esame dei documenti della ricerca per il controllo di qualità. "Secondo me, ogni giorno c’è qualcosa di nuovo", afferma un dirigente di Ventavia. "Sappiamo che è un qualcosa di significativo."

 

Ventavia non era al passo con le richieste di inserimento dei dati, mostra un'e-mail inviata da ICON, l'organizzazione di ricerca che ha collaborato con Pfizer alla sperimentazione. In un'e-mail di settembre 2020, ICON ricorda a Ventavia che "l'aspettativa per questo studio è che tutte le query vengano esaudite entro 24 ore".  ICON  quindi evidenzia in giallo le oltre 100 query in sospeso da più di tre giorni. Gli esempi includevano due individui per i quali “il soggetto ha riportato sintomi/reazioni gravi… Secondo il protocollo, i soggetti che manifestano reazioni locali di grado 3 devono essere contattati. Si prega di confermare se è stato effettuato un CONTATTO NON PIANIFICATO e di aggiornare il modulo corrispondente in modo appropriato. Secondo il protocollo della sperimentazione sarebbe dovuto avvenire un contatto telefonico “per accertare ulteriori dettagli e determinare se una visita in loco fosse clinicamente indicata”.

 

Preoccupazioni per l'ispezione della FDA

 

I documenti mostrano che i problemi andavano avanti da settimane. In una lista della "agenda" circolata tra i leader di Ventavia all'inizio di agosto 2020, poco dopo l'inizio della sperimentazione e prima dell'assunzione di Jackson, un dirigente di Ventavia identificava tre membri dello staff del sito con cui "esaminare il problema del diario elettronico/falsificazione dei dati, ecc.” Ad uno di loro era stato "consigliato verbalmente di modificare i dati e di non annotare l'inserimento tardivo", indica una nota.

 

In diversi momenti durante la riunione di fine settembre, Jackson e i dirigenti della Ventavia hanno discusso la possibilità che la FDA si presentasse per un'ispezione (box 1). “Quando arriverà la FDA,  riceveremo almeno una sorta di lettera informativa,. . . sappiatelo", ha dichiarato un dirigente.


La mattina dopo, il 25 settembre 2020, Jackson chiamò la FDA per avvertire delle pratiche scorrette a Ventavia nella sperimentazione clinica del vaccino Pfizer. Segnalò quindi le sue preoccupazioni in una e-mail all'agenzia. Nel pomeriggio Ventavia licenziava Jackson, ritenuta "non adatta", secondo la sua lettera di licenziamento.

 

Come Jackson ha riferito al BMJ, era la prima volta che veniva licenziata nei suoi 20 anni di carriera nella ricerca.

 

I problemi sollevati

 

Nella sua e-mail del 25 settembre alla FDA, Jackson ha scritto che Ventavia aveva arruolato più di 1000 partecipanti in tre siti. Lo studio completo (registrato con NCT04368728)  ha arruolato circa 44.000 partecipanti in 153 siti che includevano numerose aziende commerciali e centri accademici. Ha poi elencato una dozzina di problemi a cui aveva assistito, tra cui:

 

- Partecipanti collocati in un corridoio dopo l'iniezione e non monitorati dal personale clinico

- Mancanza di follow-up tempestivo dei pazienti che manifestavano eventi avversi

- Deviazioni dal protocollo non segnalate

- Vaccini non conservati a temperature adeguate

- Campioni di laboratorio etichettati erroneamente e

- Presa di mira del personale per la segnalazione di questi tipi di problemi.

 

Nel giro di poche ore Jackson ha ricevuto un'e-mail dalla FDA di ringraziamento per le sue preoccupazioni e in cui la si informava che la FDA non poteva rilasciare commenti sulle indagini che ne sarebbero potute risultare. Pochi giorni dopo, Jackson ha ricevuto una telefonata da un ispettore della FDA per discutere del suo rapporto, ma le è stato detto che non potevano essere fornite ulteriori informazioni. Non ha poi sentito più nulla.

 

Nel documento informativo di Pfizer presentato a una riunione del comitato consultivo della FDA tenutasi il 10 dicembre 2020 per discutere la domanda di Pfizer per l'autorizzazione all'uso di emergenza del suo vaccino contro il covid-19, la società non ha fatto menzione dei problemi nel sito di Ventavia. Il giorno successivo la FDA ha rilasciato l'autorizzazione al vaccino. (8)

 

Nell'agosto di quest'anno, dopo la piena approvazione del vaccino Pfizer, la FDA ha pubblicato una sintesi delle sue ispezioni sullo studio cardine dell'azienda. Nove dei 153 siti dello studio sono stati ispezionati. I siti di Ventavia non sono stati elencati tra i nove e negli otto mesi successivi all'autorizzazione di emergenza del dicembre 2020 non sono state effettuate ispezioni nei siti in cui sono stati reclutati gli adulti. L'ufficiale ispettivo della FDA ha osservato: "Nelle ispezioni BIMO [monitoraggio della ricerca biologica] la parte dei dati sottoposti a verifica di integrità è stata limitata perché lo studio era in corso e i dati richiesti per la verifica e il confronto non erano ancora disponibili per l'IND [nuovo farmaco sperimentale]. "

 

Resoconti di altri dipendenti

 

Negli ultimi mesi Jackson ha avuto contatti con diversi ex dipendenti della Ventavia che se ne sono andati o sono stati licenziati dall'azienda. Uno di loro era uno dei funzionari che avevano preso parte alla riunione di fine settembre. In un messaggio di testo inviato a giugno, l'ex funzionario si è scusato dicendo che "tutte le tue lamentele erano giustificate".

 

Due ex dipendenti di Ventavia hanno parlato con il BMJ in modo anonimo per paura di rappresaglie e di perdere le loro prospettive di lavoro nella comunità di ricerca, una roccaforte saldamente unita. Entrambi hanno confermato gli aspetti più rilevanti della denuncia di Jackson. Una ha affermato di aver lavorato su oltre quattro dozzine di studi clinici nella sua carriera, inclusi molti studi di grandi dimensioni, ma di non aver mai sperimentato un ambiente di lavoro così "disordinato" come Ventavia nella sperimentazione Pfizer.

 

"Non ho mai dovuto fare quello che era richiesto, mai", ha detto al BMJ. "Sembrava qualcosa di leggermente diverso dal normale, le cose che erano consentite e quelle che erano richieste".

 

Ha aggiunto che durante la sua permanenza in Ventavia, l'azienda si aspettava un controllo federale, ma il controllo non è mai arrivato.

 

Questa dipendente ha anche detto che dopo che Jackson ha lasciato l'azienda, i problemi alla Ventavia sono continuati. In diversi casi Ventavia non aveva abbastanza dipendenti per fare il tampone a tutti i partecipanti allo studio che riportavano sintomi simili al covid, per testare l'infezione. Benché, come ha osservato la dipendente, il laboratorio confermasse che il covid-19 sintomatico fosse l'endpoint primario dello studio. (Un memorandum di revisione della FDA pubblicato nell'agosto di quest'anno afferma che durante l'intera sperimentazione in 477 casi di persone con sospetto covid-19 sintomatico non sono stati prelevati tamponi).

 

"Non credo che i dati siano stati chiari", ha detto la dipendente sui dati generati da Ventavia per la ricerca Pfizer. "È un pasticcio pazzesco."

 

Anche la seconda dipendente ha descritto l’ambiente alla Ventavia come diverso da tutti quelli che aveva sperimentato nei suoi 20 anni di ricerca. Ha detto al BMJ che, poco dopo il licenziamento di Jackson, la Pfizer è stata informata dei problemi alla Ventavia con la sperimentazione del vaccino e che ha avuto luogo una verifica.

 

Da quando a settembre 2020 Jackson ha segnalato alla FDA i problemi con Ventavia, Pfizer ha assegnato a Ventavia altri quattro appalti di ricerca per studi clinici sui vaccini (vaccino covid-19 nei bambini e giovani adulti, donne in gravidanza e  dose di richiamo, nonché una sperimentazione sui vaccini RSV; NCT04816643, NCT04754594, NCT04955626, NCT05035212). Il comitato consultivo del CDC discuterà la sperimentazione del vaccino pediatrico covid-19 il 2 novembre. 


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BOX 1

FDA - Una storia di supervisione lassista

 

Per quanto riguarda la FDA e gli studi clinici, Elizabeth Woeckner, presidente di Citizens for Responsible Care and Research Incorporated (CIRCARE) (3), afferma che la capacità di supervisione dell'agenzia è gravemente insufficiente. Se la FDA riceve un reclamo su una sperimentazione clinica, raramente l'agenzia ha il personale disponibile per fare l’ispezione. E a volte il controllo arriva troppo tardi.

 

Per fare un esempio, CIRCARE e l'organizzazione statunitense per la difesa dei consumatori Public Citizen, insieme a dozzine di esperti in salute pubblica, nel luglio 2018 hanno presentato una denuncia dettagliata alla FDA su una sperimentazione clinica che non rispettava le normative per la protezione dei soggetti umani partecipanti (4).  Nove mesi più tardi, nell'aprile 2019, un ispettore della FDA ha ispezionato il sito. Nel maggio di quest'anno la FDA ha inviato una lettera di avvertimento che ha corroborato molte delle affermazioni contenute nelle denunce. Dice la lettera: "Sembra che non abbiate aderito ai requisiti legali applicabili e ai regolamenti della FDA che disciplinano la conduzione delle indagini cliniche e la protezione dei soggetti umani". (5)

 

"C'è una completa mancanza di supervisione delle organizzazioni di ricerca a contratto e delle strutture di ricerca clinica indipendenti", afferma Jill Fisher, professore di medicina sociale presso la University of North Carolina School of Medicine e autrice di Medical Research for Hire: The Political Economy of Pharmaceutical Clinical Prove.

 

 Ventavia e la FDA

 

Un ex dipendente di Ventavia ha dichiarato al BMJ che nella società vi era del nervosismo e si aspettavano un  controllo federale sulla sperimentazione del vaccino Pfizer.

 

"Le persone che lavorano nella ricerca clinica sono terrorizzate dagli audit della FDA", ha detto Jill Fisher al BMJ, ma ha aggiunto che l'agenzia spesso non fa nient’altro che ispezionare i documenti, di solito mesi dopo la fine di una sperimentazione. "Non so perché abbiano così paura di loro", ha affermato. Ma ha detto comunque di essere rimasta sorpresa che l'agenzia non fosse riuscita a ispezionare la Ventavia dopo che un dipendente aveva presentato una denuncia. "Penseresti che se c'è una denuncia specifica e credibile, dovrebbero fare un’indagine", ha detto Fisher.

 

Nel 2007 l'Ufficio dell'ispettore generale del Dipartimento della salute e dei servizi umani ha pubblicato un rapporto sulla supervisione da parte della FDA sugli studi clinici condotti tra il 2000 e il 2005. Il rapporto ha rilevato che la FDA ha ispezionato solo l'1% dei siti di sperimentazione clinica. Le ispezioni effettuate dal ramo della FDA che si occupa di vaccini sono diminuite negli ultimi anni, con solo 50 controlli condotti nell'anno 2020. (7)

 

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 Bibliografia


1↵Bourla A. An open letter from Pfizer chairman and CEO Albert Bourla. Pfizer. https://www.pfizer.com/news/hot-topics/an_open_letter_from_pfizer_chairman_and_ceo_albert_bourla.

2↵Ventavia. A leading force in clinical research trials. https://www.ventaviaresearch.com/company.

3Citizens for Responsible Care and Research Incorporated (CIRCARE). http://www.circare.org/corp.htm.

4↵Public Citizen. Letter to Scott Gottlieb and Jerry Menikoff. Jul 2018. https://www.citizen.org/wp-content/uploads/2442.pdf.

5↵Food and Drug Administration. Letter to John B Cole MD. MARCS-CMS 611902. May 2021. https://www.fda.gov/inspections-compliance-enforcement-and-criminal-investigations/warning-letters/jon-b-cole-md-611902-05052021.

6↵Department of Health and Human Services Office of Inspector General. The Food and Drug Administration’s oversight of clinical trials. Sep 2007. https://www.oig.hhs.gov/oei/reports/oei-01-06-00160.pdf.

7↵Food and Drug Administration. Bioresearch monitoring. https://www.fda.gov/media/145858/download.

8↵FDA takes key action in fight against covid-19 by issuing emergency use authorization for first covid-19 vaccine. Dec 2020. https://www.fda.gov/news-events/press-announcements/fda-takes-key-action-fight-against-covid-19-issuing-emergency-use-authorization-first-covid-19.


25/10/21

Intervento del Primo Ministro Mateusz Morawiecki al Parlamento europeo

 


Il discorso del premier polacco Morawiecki di fronte al Parlamento europeo, che può definirsi storico per il modo aperto, deciso e pieno di dignità con cui vengono affrontati diversi punti critici sullo stato dell'Unione europea. Tra questi l'annosa questione del doppio standard nell'applicazione delle regole e la questione fondamentale del preteso "primato" del diritto europeo. In realtà, come dice chiaramente il leader polacco,  questo primato non potrebbe mai esser fatto valere nei confronti delle Costituzioni nazionali, a meno di quella interpretazione "creativa" degli stessi trattati portata avanti in modo strisciante dalla Corte di giustizia europea e imposta ai paesi più deboli come fatto compiuto. Sull'azione decisiva e poco trasparente  di questo importante organo dell'Unione ricordiamo il fondamentale saggio di Perry Anderson qui da noi tradotto


19 Ottobre 2021


Signor Presidente,

 

Signora Presidente,

 

Onorevoli deputati,

 

Sono qui davanti a voi oggi in Parlamento, per esporre la nostra posizione su una serie di questioni che ritengo fondamentali per il futuro dell'Unione europea. Non solo per il futuro della Polonia, ma per il futuro dell'Unione nel suo insieme.

 

In primo luogo, parlerò della crisi che oggi sta davanti all'Europa - e che dovremmo affrontare.

 

In secondo luogo, parlerò di norme e regole - che dovrebbero essere sempre uguali per tutti - e del fatto che troppo spesso non lo sono.

 

In terzo luogo, vi  illustrerò il principio in base a quale nessuna pubblica autorità dovrebbe intraprendere azioni per le quali non esiste una base giuridica.

 

Il quarto punto del mio intervento riguarderà la sentenza della Corte costituzionale polacca e cosa significano per l'Unione questa e altre sentenze simili.

 

E riguarderà anche l'importanza della diversità e del rispetto reciproco.

 

Quindi, in quinto luogo, presenterò il nostro punto di vista sul pluralismo costituzionale.

 

Successivamente, indicherò gli enormi rischi per l'intera società derivanti dall'applicazione della sentenza della Corte di giustizia dell'UE, che si stanno già materializzando in Polonia.

 

Infine, riassumerò tutto nelle conclusioni e guarderò al futuro con speranza.

 

Vorrei iniziare dalle basi, dalle sfide cruciali per il nostro comune futuro. Disuguaglianze sociali, inflazione e aumento del costo della vita, che colpiscono tutti i cittadini europei, minacce esterne, aumento del debito pubblico, immigrazione illegale e crisi energetica che accresce le sfide della politica climatica. Tutto questo porta a disordini sociali e amplia l’elenco dei problemi significativi.

 

La crisi del debito ha fatto sorgere la domanda, per la prima volta dopo la guerra, se siamo in grado di assicurare una vita migliore alla prossima generazione.

 

I nostri confini stanno diventando sempre più instabili. Nel Sud, l'assalto di milioni di persone ha reso il Mediterraneo un luogo tragico. Ad est ci troviamo di fronte a una politica russa aggressiva, che potrebbe muovere guerra per impedire ai paesi confinanti di scegliere la via europea.

 

Oggi siamo alle soglie di una crisi del gas e dell'energia di enormi dmensioni. L'impennata dei prezzi - causata, tra l'altro, da azioni deliberate delle aziende russe - sta già mettendo molte aziende europee nella posizione di dover scegliere tra tagliare la produzione o scaricare i costi sui consumatori. La portata di questa crisi nelle prossime settimane potrebbe sconvolgere l'Europa. Molte aziende potrebbero fallire, la crisi del gas potrebbe spingere milioni di famiglie, decine di milioni di persone, in una situazione di grande povertà e miseria a causa di aumenti incontrollati dei costi in tutta Europa. Dobbiamo anche fare i conti con l’effetto domino: una crisi può innescare a cascata altri crolli successivi.

 

Parlo sempre di "noi",  perché nessuno di questi problemi può essere risolto da soli. Non tutti questi problemi hanno colpito il mio paese in modo così drammatico come è avvenuto in altri stati dell'UE. Ciò non toglie che considero tutti questi problemi "i nostri problemi".

 

Dirò ora qualche parola sul contributo della Polonia al nostro progetto comune.

 

Per noi l'integrazione europea è una scelta strategica e di civiltà. Siamo qui, il nostro posto è qui e non andiamo da nessuna parte. Vogliamo rendere l'Europa di nuovo forte, ambiziosa e coraggiosa. Ecco perché non guardiamo solo ai benefici a breve termine, ma anche a ciò che noi possiamo dare all'Europa.

 

La Polonia beneficia dell'integrazione principalmente grazie agli scambi nel mercato comune. Molto importanti sono anche i trasferimenti tecnologici e i trasferimenti diretti. Ma la Polonia non è entrata nell'UE a mani vuote. Il processo di integrazione economica ha ampliato le opportunità per le aziende del mio paese, ma ha anche aperto grandi possibilità per le aziende tedesche, francesi o olandesi. Gli imprenditori di questi paesi stanno beneficiando enormemente dell'allargamento dell'Unione.

 

Basta contare l'enorme deflusso di dividendi, interessi attivi e altri strumenti finanziari dai paesi dell'Europa centrale - i paesi meno ricchi - verso l'Europa occidentale - i paesi più ricchi. Tuttavia, vogliamo che non ci siano perdenti in questa cooperazione, ma vincitori.

 

È stata la Polonia a promuovere un ambizioso Recovery Fund per garantire che la risposta odierna alle sfide dell'energia, del cambiamento climatico e della trasformazione post-pandemia fosse adeguata alle esigenze. Così che la crescita economica fosse forte, capace di dare speranza e garantire che milioni di bambini, donne e uomini non siano lasciati soli e vulnerabili di fronte alla globalizzazione. Su questi temi abbiamo parlato all'unisono con il Parlamento europeo.


La Polonia sostiene fortemente il mercato unico europeo. Vogliamo un'autonomia strategica che rafforzi i 27.

 

Ecco perché la Polonia o la Germania, la Repubblica Ceca e altri paesi dell'Europa centrale promuovono soluzioni che aumentino la competitività dell'economia europea, nello spirito dell'applicazione delle quattro libertà fondamentali. La libertà di circolazione di beni, servizi, capitali e persone. Senza incoraggiare i paradisi fiscali, i quali, purtroppo, esistono ancora in alcuni paesi dell'Europa occidentale, che in questo modo mettono fuori gioco i loro vicini. Sì, onorevoli colleghi, i paradisi fiscali che tolleriamo nell'Unione europea significano soldi per i più ricchi. È giusto? Questo aiuta a migliorare le sorti della classe media o dei meno abbienti? Rientra questo nei valori europei? Ne dubito molto.

 

Anche la Polonia e l'Europa centrale sono favorevoli a un'ambiziosa politica di allargamento che rafforzerà l'Europa nei Balcani occidentali. Completerà l'integrazione europea geograficamente, storicamente e strategicamente. Condividiamo le aspirazioni globali dell'Unione e siamo a favore di una forte politica di difesa europea pienamente coerente con la NATO!

 

Oggi, quando il confine orientale dell'Unione è oggetto di un attacco organizzato che usa cinicamente la migrazione dal Medio Oriente per destabilizzarlo, è la Polonia che dà sicurezza all'Europa fungendo da barriera insieme a Lituania e Lettonia per proteggere questo confine. E rafforzando il nostro potenziale di difesa, rafforziamo la sicurezza dell'Unione nel senso più tradizionale.

 

Mentre mi trovo qui oggi davanti a voi, vorrei ringraziare i servizi polacchi, lituani e lettoni, nonché tutti i paesi dell'Europa meridionale, le nostre guardie di frontiera e le forze dell’ordine, per l'impegno e la professionalità nel proteggere i confini dell'Unione.

 

La sicurezza ha molte dimensioni. Oggi, quando siamo tutti colpiti dall'aumento dei prezzi del gas, è facile vedere quali possono essere i risultati della miopia in materia di sicurezza energetica. La politica e il consenso di Gazprom per Nord Stream 2 stanno già portando a prezzi record del gas.

 

Mentre oggi nei paesi che hanno fondato le Comunità il livello di fiducia nell'Unione è sceso a livelli storicamente mai così bassi, come il 36% in Francia, in Polonia questa fiducia nell'Europa rimane ai massimi livelli. Oltre l'85% dei cittadini polacchi afferma chiaramente: la Polonia è e rimane membro dell'Unione europea. Il mio governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene fanno parte di questa maggioranza europeista in Polonia.

 

Ciò non significa che i polacchi oggi non abbiano dubbi e ansie sulla direzione del cambiamento in Europa. Questa ansia è evidente e, purtroppo, giustificata.

 

Ho già detto di quanto la Polonia abbia contribuito all'Unione. E purtroppo! Si sente ancora parlare di divisione tra migliori e peggiori. Troppo spesso abbiamo un'Europa dai doppi standard. E ora dirò perché dobbiamo porre fine a questo modello.

 

Oggi tutti gli europei si aspettano una cosa. Vogliono che affrontiamo le sfide poste dalle diverse crisi tutti insieme, e non gli uni contro gli altri, cercando qualcuno da incolpare, o per la verità, qualcuno a cui sia comodo dare la colpa, anche se non è realmente da biasimare.

 

Purtroppo, vedendo alcune delle prassi seguite dalle istituzioni dell'UE, molti dei cittadini del nostro continente oggi si chiedono: c'è davvero uguaglianza nelle sentenze e decisioni estremamente diverse prese dalle istituzioni di Bruxelles e Lussemburgo nei confronti di Stati membri diversi che si trovano in circostanze simili? che di fatto approfondiscono la divisione degli Stati membri dell'UE, vecchi e nuovi, in paesi forti e paesi deboli, ricchi e poveri?

 

Fingere che i problemi non esistano porta a conseguenze negative. I cittadini non sono ciechi, non sono sordi. Se politici e funzionari soddisfatti di sé non vedono questo, perderanno gradualmente la fiducia. E insieme a loro, si perderà la fiducia nelle istituzioni. Questo sta già accadendo, onorevoli colleghi.

 

La politica deve essere basata sui principi. Il principio fondamentale che professiamo in Polonia e che è alla base dell'Unione europea è il principio democratico.

 

Pertanto, non possiamo rimanere in silenzio quando il nostro paese - anche in quest'Aula - viene attaccato in modo ingiusto e di parte.

 

Le  regole del gioco devono essere le stesse per tutti. È responsabilità di tutti rispettarle, comprese le istituzioni che sono state istituite con quei trattati. Questi sono i fondamenti dello Stato di diritto.

 

È inaccettabile estendere le competenze, agendo con il metodo del fatto compiuto. È inaccettabile imporre ad altri proprie decisioni prive di base giuridica. È tanto più inaccettabile usare a tal fine il linguaggio del ricatto finanziario, parlare di sanzioni contro alcuni Stati membri o usare termini che vanno ancora oltre. 

 

Respingo il linguaggio delle minacce, del nonnismo e della coercizione. Non sono d'accordo che i politici ricattino e minaccino la Polonia. Non sono d'accordo che il ricatto diventi un metodo di condotta politica nei confronti di uno Stato membro. Non è così che si comportano le democrazie.

 

Siamo un paese orgoglioso. La Polonia è uno dei paesi con la più lunga storia di sovranità e democrazia. Per tre volte nel XX secolo, a costo di grandi sacrifici, abbiamo lottato per la libertà dell'Europa e del mondo. Nel 1920, quando salvammo Berlino e Parigi dall'invasione bolscevica, poi nel 1939, quando per primi entrammo in una battaglia sanguinosa con la Germania e il Terzo Reich, che ebbe un impatto sulle sorti della guerra e infine, nel 1980, quando " Solidarność " aprì alla speranza del rovesciamento di un altro totalitarismo: il crudele sistema comunista. La ricostruzione postbellica dell'Europa è stata possibile grazie al sacrificio di molte nazioni, ma non tutte ne hanno potuto beneficiare.

 

Onorevoli deputati. Dirò ora qualche parola sullo stato di diritto. C'è molto da dire sullo stato di diritto e ciascuno coglierà questo concetto con qualche differenza. Tuttavia, penso che la maggior parte di noi sarà d'accordo sul fatto che non si può parlare di Stato di diritto in mancanza di certe condizioni. Senza il principio della separazione dei poteri, senza tribunali indipendenti, senza rispettare il principio che ogni potere ha dei limiti, e senza rispettare la gerarchia delle fonti del diritto.

 

Il diritto dell'Unione precede il diritto nazionale - al livello delle fonti primarie e nei settori di competenza attribuiti all'Unione. Questo principio si applica in tutti i paesi dell'UE. Ma la Costituzione resta la legge suprema.

 

Se le istituzioni istituite dai Trattati eccedono i loro poteri, gli Stati membri devono avere degli strumenti per reagire.

 

L'Unione è una grande conquista dei paesi europei. È una forte alleanza economica, politica e sociale. È l'organizzazione internazionale più forte e più sviluppata della storia. Ma l'Unione Europea non è uno Stato. Gli Stati sono i 27 Stati membri dell'Unione! Gli Stati sono i sovrani europei, essi sono i "padroni dei trattati" e sono gli Stati che definiscono l'ambito delle competenze affidate all'Unione europea.

 

Nei trattati abbiamo affidato all'Unione una gamma molto ampia di competenze. Ma non gli abbiamo affidato tutto. Molte aree del diritto rimangono di competenza degli Stati nazionali.

 

Non abbiamo dubbi sul primato del diritto europeo sulle leggi nazionali in tutti i settori in cui la competenza è stata delegata all'Unione dagli Stati membri.

 

Tuttavia, come i tribunali di molti altri paesi, il tribunale polacco solleva la questione se il monopolio della Corte di giustizia nel definire i limiti effettivi dell'attribuzione di tali competenze sia la soluzione adeguata. Poiché la determinazione di tale ambito rientra nella materia costituzionale, qualcuno deve anche esprimere un parere sulla costituzionalità di tali nuove, eventuali competenze; soprattutto nella misura in cui la Corte di giustizia fa discendere dai trattati sempre nuove maggiori  competenze delle istituzioni comunitarie.

 

Altrimenti non avrebbe avuto senso aver inserito nel Trattato sull'Unione europea l'articolo 4, che stabilisce che l'Unione rispetta le strutture politiche e costituzionali degli Stati membri. Non avrebbe avuto senso aver inserito nel Trattato l'articolo 5, che stabilisce che l'UE può agire solo nei limiti dei poteri conferiti. Entrambi questi articoli sarebbero privi di significato se nessun altro che la Corte di giustizia potesse avere voce in capitolo sulla materia costituzionale degli ordinamenti nazionali.

 

Sono consapevole che la recente sentenza della Corte costituzionale polacca è stata oggetto di un malinteso fondamentale. Se io stesso fossi venuto a conoscenza del fatto che il Tribunale costituzionale di un altro paese avesse invalidato i trattati UE, probabilmente anch'io sarei rimasto sorpreso. Ma, soprattutto, avrei cercato di capire cosa avesse effettivamente deciso la Corte.

 

Ed è anche a questo scopo che ho chiesto di intervenire nel dibattito odierno. Per riportarvi il vero oggetto della controversia. Non le favolette politicamente motivate sul "Polexit", o le menzogne sulle presunte violazioni dello stato di diritto.

 

Ecco perché, nella prossima sezione del mio intervento,  voglio presentarvi i fatti. E, per farlo, è meglio sottoporvi direttamente alcuni riferimenti testuali:


  • Nell'ordinamento giuridico [nazionale], il primato del diritto dell'Unione non si applica alle norme costituzionali: è la Costituzione che si trova al vertice dell'ordinamento giuridico interno.
  • Il principio del primato del diritto dell'Unione europea (...) non può ledere nell'ordinamento giuridico nazionale la forza suprema della Costituzione.
  • La Corte Costituzionale può prendere in esame il controlimite dell'ultra vires (...), cioè stabilire se gli atti delle istituzioni dell'Unione violino il principio di attribuzione quando le istituzioni, gli organi e le agenzie dell'Unione eccedano l'ambito dei loro poteri in modo da violare tale principio.

In conseguenza di tale decisione, gli atti ultra vires non si applicano all'interno del territorio [dello Stato membro].

  • La Costituzione vieta il trasferimento di poteri in misura tale che [uno stato] non possa più essere considerato un paese sovrano e democratico.

Tralascerò le prossime citazioni per non occupare troppo del vostro tempo. Passerò direttamente alle ultime due.

  • La Costituzione è la legge suprema della Polonia in relazione a tutti gli accordi internazionali che la vincolano, compresi gli accordi sul trasferimento di competenze in determinate materie. La Costituzione godrà del primato di validità e applicazione nel territorio della Polonia

E ultima citazione:

  •  Il trasferimento di competenze all'Unione europea non può violare il principio di supremazia della Costituzione e non può violare alcuna disposizione della Costituzione

 

Vedo l'agitazione sui vostri volti, capisco che in quest'Aula, almeno in parte, non siete d'accordo. Ma non capisco perché. Perché queste citazioni provengono da decisioni del Consiglio costituzionale francese, dalla Corte suprema danese, dalla Corte costituzionale federale tedesca. Ho omesso le citazioni della corte italiana e spagnola.

 

E le citazioni delle sentenze del Tribunale polacco si riferiscono al 2005 e il 2010. Quindi, dopo che la Polonia è diventata membro dell'Unione europea. La dottrina che oggi difendiamo è consolidata da anni.

 

Vale anche la pena di citare il professor Marek Safjan, già presidente della Corte costituzionale polacca e oggi giudice alla Corte di giustizia: «In base alla Costituzione, non vi è fondamento alla tesi della supremazia del diritto dell'UE sull'intero ordinamento nazionale, comprese le norme costituzionali. Non vi sono ragioni! Secondo la stessa Costituzione, essa è la legge suprema della Repubblica di Polonia (art. 8 comma 1). La citata norma contenuta nel comma 2 dell'art. 91 prevede expressis verbis il primato del diritto comunitario in caso di collisione con una fonte primaria, ma non con la norma costituzionale”.

 

Questa posizione dei tribunali nazionali non è nuova. Potrei citare altre dozzine di sentenze in Italia, Spagna, Repubblica Ceca, Romania, Lituania e altri paesi. Si afferma anche che alcune di queste sentenze si sono occupate di altri casi, di portata minore. È vero: ogni giudizio riguarda sempre qualcosa di diverso. Ma - per l'amor di Dio! - hanno una cosa in comune: confermano che i tribunali costituzionali nazionali riconoscono il loro diritto di controllo. Il diritto di controllo! Questo è quanto ed è tanto! Controllare se il diritto dell'Unione è applicato nei limiti delle competenze che gli sono state attribuite. Dedicherò ora alcune considerazioni all'Unione come spazio di pluralismo costituzionale.


Onorevoli deputati. Ci sono paesi tra noi dove le corti costituzionali non esistono, e quelli dove invece ci sono. Ci sono paesi in cui l’adesione all'Unione Europea è scritta nelle loro costituzioni, e ci sono paesi in cui non è scritta. Ci sono paesi in cui i giudici sono scelti da politici democraticamente eletti, e ci sono paesi in cui sono scelti da altri giudici.

 

Pluralismo costituzionale significa che c'è spazio per il dialogo tra noi, i nostri paesi con i loro ordinamenti giuridici. Questo dialogo avviene anche attraverso le sentenze dei tribunali. In quale altro modo i tribunali dovrebbero comunicare se non attraverso le loro sentenze? Tuttavia, non può esserci un consenso sull'impartire istruzioni e ordini agli Stati. Non è di questo che si occupa l'Unione europea. Abbiamo molto in comune, vogliamo avere sempre di più in comune, ma ci sono differenze tra noi. Se vogliamo lavorare insieme, dobbiamo accettare l'esistenza di queste differenze, dobbiamo accettarle, dobbiamo rispettarci l'un l'altro.

 

L'Unione non andrà in pezzi per il fatto che i nostri sistemi giuridici sono diversi. Operiamo in questo modo da settant'anni. Forse in futuro apporteremo modifiche che avvicineranno ulteriormente le nostre legislazioni. Ma perché ciò accada, è necessaria una decisione degli Stati membri sovrani.

 

Oggi ci sono due atteggiamenti che possiamo adottare: o possiamo accettare tutti i tentativi extra-giuridici, al di fuori dei trattati, di limitare la sovranità dei paesi europei, inclusa la Polonia, con un’espansione strisciante delle competenze di istituzioni come la Corte di giustizia, con una "rivoluzione silenziosa" sulla base non di decisioni democratiche, ma di sentenze di tribunali - oppure possiamo dire: "No, miei cari" - se volete fare dell'Europa un superstato senza nazione, guadagnatevi prima il consenso di tutti i paesi europei e delle loro società civili.

 

Lo ripeto ancora una volta: la legge suprema della Repubblica di Polonia è la Costituzione. Essa precede le altre fonti del diritto. Nessun tribunale polacco, nessun parlamento polacco e nessun governo polacco possono discostarsi da questo principio.

 

Tuttavia, vale anche la pena sottolineare che la Corte polacca, anche nella recente sentenza, non ha mai affermato che le disposizioni del Trattato sull'Unione siano del tutto incompatibili con la Costituzione polacca. Anzi! La Polonia rispetta pienamente i trattati.

 

Questo è il motivo per cui la Corte costituzionale polacca ha affermato che un'interpretazione molto specifica di alcune disposizioni del Trattato, risultante dalla recente giurisprudenza della Corte di giustizia, era incompatibile con la Costituzione.

 

Per chiarire questo punto, passerò ora, nella parte successiva del mio intervento, a delineare i rischi per l'intero sistema sociale quando lo status di un giudice è contestato da un altro giudice.

 

Secondo l'interpretazione del Tribunale lussemburghese, i giudici dei tribunali polacchi sarebbero obbligati ad applicare il principio del primato del diritto europeo non solo sulle norme primarie nazionali - cosa indubbia - ma anche a violare la Costituzione e le sentenze della propria Corte costituzionale!

 

L'adozione di questa interpretazione può comportare come conseguenza il ribaltamento arbitrario di milioni di sentenze emesse dai tribunali polacchi negli ultimi anni e la rimozione dall'incarico di migliaia di giudici. Milioni di sentenze! Ciò può essere contrario ai principi di indipendenza e inamovibilità, e al principio della stabilità e certezza del diritto applicato da un tribunale, che derivano tutti direttamente dalla Costituzione polacca. Non vi rendete conto a cosa potrebbe portare tutto questo?! Qualcuno di voi vuole davvero introdurre l'anarchia, la confusione e l'illegalità in Polonia?

 

La conseguenza sarebbe un abbassamento fondamentale dello standard costituzionale di tutela giudiziaria dei cittadini polacchi e un caos giuridico inimmaginabile.

 

Nessuno Stato sovrano può accettare una simile interpretazione. Accettarlo significherebbe che l'Unione cessa di essere un'unione di paesi liberi, uguali e sovrani - e che si trasformerebbe, con il metodo del fatto compiuto, in un organismo parastatale amministrato centralmente, le cui istituzioni possono imporre alle sue "province" tutto quello che considerano giusto. Questo non è mai stato concordato.

 

Questo non è ciò che abbiamo concordato nei Trattati. Vale certamente la pena discutere se l'Unione debba cambiare. Dovrebbe aumentare il suo bilancio? Dovremmo spendere di più per la sicurezza comune? Le spese per la difesa non dovrebbero essere sottratte alle procedure di disavanzo di bilancio? Questo è ciò che propone la Polonia! Non dovremmo rafforzare la nostra resilienza nei confronti dei pericoli ibridi, delle minacce informatiche? Non dovremmo controllare meglio gli investimenti nei settori strategici dell'economia? Come finanziare in modo equo ed efficace la trasformazione energetica e climatica? Come rendere più efficace il nostro processo decisionale? Cosa possiamo fare per evitare che i nostri cittadini si sentano sempre più alienati nell'UE?

 

Pongo queste domande perché credo che le risposte a queste domande determineranno il futuro dell'Unione. Dovremmo discutere di tutto questo.

 

Dedicherò quindi ora alcune considerazioni alla questione dei limiti delle competenze dell'Unione e delle sue istituzioni.

 

Non si dovrebbero prendere decisioni importanti modificando l'interpretazione della legge.

 

Il successo dell'integrazione europea sta proprio in questo: quella legge è derivata dai meccanismi che collegano i nostri stati in altre aree.

 

Il tentativo di ribaltare questo modello di 180 gradi - e imporre l'integrazione attraverso meccanismi giuridici - è un allontanamento dai presupposti alla base del successo delle Comunità europee.

 

Il fenomeno del deficit democratico è stato oggetto di discussione per anni. E questo deficit è andato peggiorando. Tuttavia, non è mai stato così evidente come negli ultimi anni. Sempre più spesso, attraverso l'attivismo giudiziario, le decisioni vengono prese a porte chiuse e c'è una minaccia per i paesi membri. E sempre più spesso – questo viene fatto senza una base chiara nei trattati, ma attraverso una loro reinterpretazione creativa. E senza alcun reale controllo. E  questo fenomeno è in crescita da anni.

 

Oggi quel processo è arrivato a un punto tale che dobbiamo dire basta.  Le competenze dell'Unione europea hanno i loro limiti. Non dobbiamo più tacere quando vengono superati.

 

Per questo diciamo SI all'universalismo europeo e NO al centralismo europeo.

 

Io, come tutti voi in quest'Aula, sono soggetto al controllo democratico.  Saremo tutti chiamati a rispondere di tutte le nostre azioni. Rappresento un governo che è stato eletto nel 2015 e per la prima volta nella storia polacca un solo partito ha raggiunto la maggioranza assoluta. Ecco perché abbiamo intrapreso un ambizioso programma di riforme sociali.

 

E il popolo polacco ha deciso: alle successive elezioni del 2018, 2019, 2020, ha fatto una valutazione democratica del nostro governo. Con la più alta affluenza alle urne della storia, abbiamo ottenuto il mandato democratico più forte della storia. Da 30 anni nessun partito aveva mai raggiunto un risultato elettorale simile a “Diritto e Giustizia”. E questo senza il supporto di paesi stranieri, senza il supporto delle grandi imprese, senza nemmeno un quarto dell'influenza sui media dei nostri concorrenti, che hanno plasmato la Polonia dopo il 1989.

 

Riceviamo lezioni paternalistiche sulla democrazia, lo stato di diritto, su che forma dovremmo dare alla nostra patria, sul fatto che stiamo facendo scelte sbagliate, che siamo troppo immaturi, che la nostra democrazia è presumibilmente "giovane" – questo è il corso fatale della narrazione proposta da alcuni.

 

La Polonia ha una lunga tradizione democratica. Anzi anche una tradizione di "Solidarietà".

 

Sanzioni, repressione dei paesi economicamente più forti contro quelli che stanno ancora combattendo con l'eredità di essersi trovati dalla parte sbagliata della cortina di ferro: non è una strada giusta. Dobbiamo tutti tenere a mente le conseguenze.

 

La Polonia rispetta i principi dell'Unione, ma non si lascia intimidire. La Polonia si aspetta un dialogo su questo tema.

 

Per migliorare il processo di formazione di questo dialogo, è opportuno proporre dei cambiamenti istituzionali. Si potrebbe istituire una sezione della Corte di giustizia, composta da giudici nominati dalle corti costituzionali degli Stati membri, con l’obiettivo di un dialogo permanente, secondo il principio dei pesi e contrappesi. Oggi vi presento una proposta del genere. Le decisioni finali devono spettare ai popoli e agli stati, ma i tribunali dovrebbero avere una piattaforma di questo tipo per trovare un terreno comune.

 

In conclusione, onorevoli deputati, dobbiamo anche rispondere alla domanda: da cosa l'Europa ha tratto vantaggio nel corso dei secoli? Cos’è che ha reso la civiltà europea così forte?

 

La storia risponde così: siamo diventati potenti perché eravamo il continente più diversificato del pianeta.

 

Niall Ferguson scrive: "gli imperi monolitici dell'Oriente soffocavano l'innovazione, mentre nell'Eurasia occidentale, montuosa e attraversata dai fiumi, numerose monarchie e città-stato erano in competizione creativa e comunicavano costantemente tra loro".

 

Così l'Europa ha vinto, trovando un equilibrio tra competizione creativa e comunicazione. Tra competizione e cooperazione. Oggi abbiamo di nuovo bisogno di entrambe.

 

Onorevoli deputati. Voglio un'Europa forte e grande. Voglio un'Europa che si batta per la giustizia, la solidarietà e le pari opportunità. Un'Europa capace di resistere ai regimi autoritari. Un'Europa che privilegi le soluzioni economiche più innovative. Un'Europa che rispetti la cultura e le tradizioni con le quali è cresciuta. Un'Europa che riconosca le sfide del futuro e lavori alle migliori soluzioni per il mondo intero. Questo è per noi un grande compito. Per tutti noi, cari amici. Solo così i cittadini europei troveranno in se stessi la speranza di un domani migliore. Troveranno in se stessi la volontà di agire e la volontà di combattere. È un compito difficile. Ma intraprendiamolo. Intraprendiamolo insieme. Viva la Polonia, viva l'Unione Europea degli Stati sovrani, viva l'Europa, il più grande paese del mondo!

 

Grazie mille.