06/12/21

Il folle raid dell'UE nella City è un pericolo per il mondo



In un contesto internazionale in cui si tende a un rialzo dei tassi, la necessità della Ue di mantenerli bassi nel tentativo di salvare l'euro e con esso il debito dei paesi del sud presto nuovamente a rischio, a causa della costruzione fragile e pericolosa dell'eurozona, cozza con le esigenze del resto del mondo e rappresenta un continuo azzardo finanziario, con conseguenze potenzialmente disastrose per tutti. Ne parla senza mezzi termini sul Telegraph Barnabas Reynolds, uno dei massimi esperti in materia di mercati finanziari e regolamentazione bancaria.


di Barnabas Reynolds, 4 dicembre 2021

La Commissione europea sta puntando molto sulla "autonomia strategica" nei servizi finanziari, sostenendo che dopo la Brexit vi è la necessità di spostare le attività finanziarie dal Regno Unito all'UE.

La ragione principale della forte pressione dell'UE potrebbe non essere immediatamente evidente a tutti. Non è solo una questione di posti di lavoro.

Alla base della spinta per il business c'è il bisogno di controllare e poter modificare gli standard di regolamentazione finanziaria globale per alleviare le pressioni del mercato sul progetto euro, estremamente fragile e pericoloso. Tuttavia, l'idea è avventata e le conseguenze di un tale approccio, se l'UE dovesse avere successo, potrebbero essere disastrose per l'economia mondiale.

La ragione di ciò deriva dalla struttura della zona euro. Il diritto dell'UE divide la sovranità della zona euro tra gli Stati membri, che sono responsabili ai fini fiscali, e la Banca centrale europea, che disciplina le questioni monetarie. Di conseguenza, nessuno dei due è sovrano.

A differenza dei veri sovrani, come il Regno Unito o gli Stati Uniti, gli stati membri della zona euro non possono richiedere alla BCE di stampare una maggiore quantità di moneta per ripagare i debiti. Quindi gli unici soldi su cui possono contare sono quelli derivanti dalla loro base imponibile.

Il debito degli stati membri viene utilizzato per finanziare la zona euro. Ingenti somme sono detenute da investitori UE e internazionali. A causa della mancanza di un emittente sovrano, quegli investitori corrono il rischio costante di insolvenza degli Stati membri - a parte una quantità relativamente piccola di obbligazioni dell'UE emesse per il finanziamento del Covid.

L’eurozona si sta finanziando sulla base di un debito di qualità sub-sovrana, che la rende altamente vulnerabile al sentimento del mercato. Nello stesso tempo,  l'UE ha cercato di costringere il mercato a considerare i suoi accordi come normali e appropriati per una zona valutaria.



Le leggi e i regolamenti dell'UE richiedono alle società finanziarie dell'UE di trattare il debito sub-sovrano degli Stati membri come fosse sovrano. Inoltre, alcuni dei costi derivanti dal sistema sono stati ignorati o nascosti, con l'adozione di regole contabili che consentono alle società finanziarie di registrare delle attività, come i crediti in sofferenza, come altro rispetto a ciò che sono realmente.

Allo stesso modo, le regole contabili implicano che le passività che i mercati assumono siano a carico di stati membri ricchi come la Germania, di fatto non compaiono nel relativo bilancio, fornendo un'immagine fuorviante di salute finanziaria.

Il problema fondamentale è che il costo della mutualizzazione dei debiti degli Stati membri della zona euro e della creazione di uno stato unitario è un costo politicamente troppo alto, ed è chiaro che tutto ciò non accadrà a breve. Inoltre, il costo di una corretta capitalizzazione e applicazione degli standard internazionali al sistema finanziario dell'UE, per riflettere il rischio derivante da questo sistema, sarebbe proibitivo. L’evolversi di queste finzioni sta creando dei punti critici, e quello più in vista è l'euro-clearing.

Si tratta di un sistema in base al quale, per alcune negoziazioni di derivati ​​liquidi, una clearing house (o stanza di compensazione) diventa l'acquirente per ogni venditore e il venditore per ogni acquirente. Ciò consente di ridurre il rischio sui mercati finanziari attraverso la compensazione delle posizioni.

I contratti compensati risultanti contengono esposizioni a lungo termine e la clearing house raccoglie garanzie, spesso giornalmente, dai partecipanti al mercato per adeguarsi alle fluttuazioni del valore delle esposizioni.

Trilioni di rischi vengono eliminati in sicurezza nel Regno Unito; ma l'UE desidera controllare questa funzione e potenzialmente tassarla per raccogliere fondi per l'eurozona.

L'UE ha minacciato di non consentire alle società finanziarie dell'UE di utilizzare le clearing house del Regno Unito, non utilizzando i suoi poteri per dichiararle sicure. Questo nonostante gli standard del Regno Unito siano più elevati, perché, a differenza dell'UE, il Regno Unito non sta cercando di nascondere le crepe di un sistema finanziario costruito a metà, mascherando così i pericoli derivanti dall'eurozona.




La Commissione europea ha recentemente deciso di sospendere i suoi sforzi per smantellare l'attività delle stanze di compensazione del Regno Unito, affermando che continuerà a riconoscere l'uso delle stanze di compensazione del Regno Unito, temporaneamente, in attesa di riuscire nell’intento di ospitare l'attività all'interno dell'UE.

Ma la Commissione ha chiarito che il suo impegno in questo senso non si ferma. L'UE sostiene che la compensazione dell'euro è una parte essenziale della sua catena di approvvigionamento, che deve controllare e che pertanto deve essere onshore.

L'UE protesta perché nel 2011 e nel 2012 la London Clearing House – una delle tre principali stanze di compensazione del Regno Unito -  ha aumentato gli “haircut” o sconti applicati al valore delle obbligazioni degli Stati membri dell'area dell'euro meridionale ricevute dalla stanza di compensazione come garanzie reali, per tener conto del loro valore effettivo all'epoca.

Tuttavia, il regime giuridico del tutto particolare dell'UE per la zona euro significa che i tentativi dell'UE di spostare la compensazione dell'euro al suo interno sono, in effetti, avventati.

Il desiderio dell'UE di limitare l'attualizzazione del debito della zona euro da parte delle clearing house comporterebbe un rischio estremo nel momento in cui i mercati avessero una visione diversa del valore di quel debito, ad esempio perché ritengono peggiorate le condizioni fiscali all'interno dello Stato membro.

Il controllo dell'UE significherebbe che una clearing house correrebbe un rischio maggiore, per volontà dei regolatori dell'UE, che le sue garanzie non siano sufficienti a coprire le perdite; e poiché la clearing house si trova nel mezzo, tra acquirenti e venditori, questo rischio sarebbe effettivamente mutualizzato tra le principali istituzioni finanziarie del mondo che forniscono ai propri clienti i servizi di compensazione.

All'UE piace spesso fare riferimento agli Stati Uniti come termine di paragone. Ma c'è una profonda differenza. Gli Stati Uniti sono un paese solo, con organi centrali dietro i quali sta il sovrano federale. Questo non è vero per l'UE.

L'UE sta cercando di correre prima di riuscire a camminare. Il mondo non può restare a guardare e permettergli di farlo, senza considerare i rischi del suo sistema monetario costruito a metà, unico rispetto a tutti gli altri.

 

05/12/21

Un Presidente tradito dai burocrati: il capolavoro di Scott Atlas sul disastro Covid in America

 



Sulle pagine del Brownstone Institute, una appassionata recensione del giornalista e scrittore Jeffrey A. Tucker sul libro di Scott Atlas, scienziato chiamato dal Presidente Trump a collaborare nella gestione della politica sanitaria in mezzo al disastro Covid, e che ci offre un resoconto senza reticenze sulla palude del deep-state americano contro cui ha dovuto fare tristemente i conti.  Atlas ci racconta come questo stato profondo, padrone dei meccanismi del potere, abbia cinicamente gestito la pandemia a proprio vantaggio (e a danno della popolazione), nonostante la volontà stessa del Presidente. 


di Jeffrey A. Tucker, 27 Novembre 2021

Segnalato e tradotto da @Malk_klaM


Sono un avido lettore di libri sul Covid, ma mai avrei potuto immaginare un libro come quello di Scott Atlas “A Plague Upon Our House” (Una piaga sulla nostra Casa), un resoconto completo e sconvolgente dell'esperienza personale che il famoso scienziato ha maturato durante l'era del Covid, e un resoconto scabrosamente dettagliato del periodo che ha passato alla Casa Bianca. Il libro è scottante, dalla prima all'ultima pagina, e influenzerà per sempre il vostro punto di vista non solo su questa pandemia e sulle politiche adottate per affrontarla, ma anche sui meccanismi della sanità pubblica in generale.

Il libro di Atlas ha fatto luce su uno scandalo che passerà ai posteri. È estremamente prezioso perché manda all’aria quella che appare come una storia fasulla su un Presidente apparentemente “Covid-scettico” che non avrebbe fatto nulla, di contro agli eroici scienziati della Casa Bianca che reclamavano con urgenza l’adozione di misure correttive vincolanti in accordo con l'opinione scientifica prevalente. Non una sola parola è vera. Spero che il libro di Atlas renderà impossibile raccontare tali menzogne senza provare imbarazzo.

Chiunque continui a raccontare quella storia falsa e inventata merita che gli venga scagliato contro questo saggio estremamente credibile. Il libro racconta la guerra tra la vera scienza (e la sanità pubblica autentica) - con Atlas che svolge il ruolo di voce della ragione, sia prima che durante la sua esperienza alla Casa Bianca - contro la adozione di politiche brutali che non hanno mai avuto la minima possibilità di tenere il virus sotto controllo, e che invece hanno causato danni tremendi alla popolazione e alla libertà, in particolare dei bambini, ma anche di miliardi di persone in tutto il mondo.

Per il lettore, l'autore è un nostro rappresentante, un uomo ragionevole e senza peli sulla lingua intrappolato in un mondo di bugie, di doppiezza, di pugnalate alle spalle, di opportunismo e di finta scienza. Ha fatto del suo meglio, ma non ha potuto spuntarla contro un apparato a cui non importava per niente dei fatti, e men che meno dei risultati.

Se fino a questo momento avete creduto che fosse la scienza a guidare le politiche sulla pandemia, questo libro sarà per voi uno shock. Il racconto che fa Atlas del pensiero intollerabilmente ottuso degli “esperti in malattie infettive” del governo vi farà rimanere a bocca aperta (basti pensare per esempio alle teorie raffazzonate della Birx sul rapporto tra le mascherine e il controllo della diffusione dei casi).

Nel libro Atlas fa il punto sugli enormi costi dei lockdown, il metodo preferito di Anthony Fauci e Deborah Birx: i mancati screening oncologici, gli interventi chirurgici rimandati, la depressione e l'abuso di droghe, la demoralizzazione dell'intera popolazione, le violazioni della libertà religiosa, mentre la sanità pubblica trascurava completamente la vera popolazione a rischio nei centri di assistenza agli anziani. In pratica erano disposti a smantellare tutto quello che noi chiamiamo civiltà nel nome della guerra a un patogeno, senza alcun riguardo per le conseguenze.

Le scelte politiche sono state guidate dalla finta scienza dei “modelli” basati sull’intera popolazione, anziché seguire le note informazioni sui profili di rischio. “La caratteristica più insolita di questo virus era il fatto che i bambini erano dei soggetti incredibilmente a basso rischio”, scrive Atlas. “Eppure questa notizia, positiva e rassicurante, non è mai stata sottolineata. Al contrario, in totale disprezzo delle evidenze sulle categorie a rischio, come per gli altri virus respiratori, i funzionari della sanità pubblica hanno raccomandato un isolamento draconiano per tutti.

Le restrizioni alla libertà sono state distruttive anche perché hanno esacerbato le distinzioni di classe, avendo avuto un impatto diverso sui diversi ceti sociali” scrive “mettendo a rischio i lavoratori dei servizi essenziali, sacrificando le famiglie a basso reddito e i bambini, distruggendo le famiglie dei genitori soli e massacrando le piccole imprese, mentre allo stesso tempo le grandi imprese venivano salvate, le élite potevano lavorare da casa senza quasi interruzione, e i super ricchi sono diventati ancora più ricchi, usando abilmente la loro influente posizione pubblica per demonizzare e di fatto cancellare quelli che mettevano in discussione le scelte politiche a loro congeniali”.

In mezzo a questo caos persistente, nell'agosto del 2020, Atlas è stato chiamato da Trump per dare una mano, non come incaricato politico, non per fare da PR a Trump, non a sistemare i disastri di Washington, ma come l'unica persona che in quasi un anno di catastrofe continua aveva come obiettivo le politiche sanitarie. Atlas chiarì immediatamente sin dall'inizio che avrebbe detto soltanto quello che riteneva vero, e Trump fu d’accordo che questo era esattamente quello che lui voleva e di cui c'era bisogno. Trump si prese una bella strigliata e gradualmente giunse a una visione più razionale rispetto a quella che lo aveva portato a sfasciare l'economia e la società americana con le sue stesse mani e contro il suo stesso istinto.

Nelle riunioni della Task Force,  Atlas era l'unica persona che si presentava con degli studi e con delle informazioni ottenute sul campo, invece che con dei semplici grafici sui contagi facilmente scaricabili dai siti Internet. “Una sorpresa ancora più grande fu che Fauci non presentava delle ricerche scientifiche sulla pandemia al gruppo di cui facevo parte. Né l'ho mai sentito parlare di una sua analisi critica sugli studi pubblicati. Questo per me era incredibile. A parte qualche aggiornamento qua e là sui reclutamenti per le sperimentazioni cliniche, il ruolo di Fauci nella Task Force era di fare ogni tanto qualche commento o aggiornamento sul totale dei partecipanti alle sperimentazioni sul vaccino, soprattutto quando era il vice presidente a rivolgersi a lui con queste domande.

Quando Atlas prendeva parola era quasi sempre per contraddire la coppia Fauci / Birx, ma durante le riunioni non riceveva nessun appoggio, anche se a fine riunione molti dei partecipanti si congratulavano con lui per aver detto quello che pensava. Eppure riuscì, grazie a degli incontri privati, a far cambiare idea a Trump stesso, ma a quel punto era troppo tardi: nemmeno Trump potè prevalere contro quel meccanismo perverso a cui aveva permesso di mettersi in moto.

Tutto questo ricorda il film “Mr. Smith va a Washington”, ma applicato alla sanità pubblica. Da quando è partito il panico per questa malattia, le politiche sono state dettate da due burocrati governativi (Fauci e la Birx), i quali, per qualche ragione, puntvano tutto sul controllo dei media, degli apparati burocratici e della comunicazione da parte della Casa Bianca, nonostante gli sforzi del Presidente, di Atlas e di pochi altri perché prestassero attenzione alla vera scienza, che la coppia Fauci/Birx conosceva poco e della quale gli importava ancor meno.

Quando Atlas sollevava dubbi sulla Birx, Jared Kushner continuava ad assicurargli che “Lei è al 100% MAGA (make America great again)”- Eppure sappiamo per certo che non era vero. Sappiamo da un altro libro sull'argomento che la Birx aveva accettato quella posizione solo nell'aspettativa che Trump avrebbe perso le elezioni a novembre. Non c'è da stupirsi, è proprio la faziosità che ci si può aspettare da un burocrate che lavora per una istituzione del deep-state.

Fortunatamente ora c'è questo libro a mettere le cose in chiaro. Il libro offre al lettore uno sguardo dall'interno su come funziona il sistema che ha distrutto le nostre vite. Se alla fine il libro non riesce a darci una spiegazione per l'inferno a cui siamo stati sottoposti - ci chiediamo ancora ogni giorno “perché?” -  ci fornisce una cronaca sul chi, quando, dove e cosa. Tragicamente troppi scienziati, troppi giornalisti e troppi intellettuali in generale sono stati d'accordo. Il resoconto di Atlas mostra esattamente cosa si sono prestati a difendere, e non è un bello spettacolo.

Mentre leggevo il libro, un’espressione continuava a venirmi in mente, “una boccata d'aria fresca”. Una metafora che descrive il libro alla perfezione: un benedetto sollievo rispetto a una propaganda incessante. Immaginatevi di essere intrappolati in un ascensore con l'aria viziata dentro un edificio in fiamme, con il fumo che lentamente si diffonde. Con voi c'è qualcuno che continua a dirvi che va tutto bene, quando chiaramente non è vero.

Questa è un'ottima descrizione di come mi sono sentito io dal 12 marzo 2020 in poi. Fu lo stesso giorno in cui il presidente Trump parlò alla nazione per annunciare che avrebbe bloccato i voli dall'Europa. Il tono della sua voce faceva paura. Era evidente che sarebbe arrivato dell'altro. Era chiaramente caduto preda di consigli decisamente sbagliati, forse il suo piano era continuare a fare lockdown per gestire un virus respiratorio già diffuso negli Stati Uniti probabilmente da 5 o 6 mesi.

Quello fu il giorno in cui scese la tenebra. Il giorno successivo (13 marzo) il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS) distribuì i piani per il lockdown a tutta la nazione. In quel fine settimana Trump ebbe un incontro di molte ore con Anthony Fauci, con Deborah Birx, col genero Jared Kushner e solo pochi altri. Si era convinto di chiudere l'economia americana per due settimane. Fu proprio Trump a presiedere la disastrosa conferenza stampa del 16 marzo, nella quale promise di sconfiggere il virus con dei lockdown generalizzati.

Chiaramente lui non aveva il potere di farlo direttamente, ma poteva spingere in quella direzione, con la promessa vana che in questo modo avrebbero risolto il problema del virus. Due settimane dopo le stesse persone lo persuasero a proseguire i lockdown.

Trump fu d'accordo con questi suggerimenti perché erano gli unici che allora gli furono dati. Gli fecero credere che fosse l'unica cosa che poteva fare se voleva davvero sconfiggere il virus - scatenare una guerra contro le sue stesse politiche che stavano portando a una economia più forte e più florida. Dopo essere sopravvissuto a due tentativi di impeachment e aver sconfitto anni di odio profuso dai media a reti unificate afflitti da grave squilibrio mentale, Trump alla fine si è fatto fregare.

Atlas scrive: “Su questo importante criterio di amministrazione presidenziale - assumersi la piena responsabilità e farsi completamente carico delle politiche uscite dalla Casa Bianca -  credo che il Presidente abbia fatto un enorme errore di valutazione. Andando contro il suo stesso istinto, aveva delegato l'autorità a dei burocrati della medicina, e poi non era riuscito a correggere il suo errore.”

Il fatto davvero tragico su cui tacciono sia i Repubblicani che i Democratici è che tutta questa calamità ha davvero avuto inizio con la decisione di Trump. Su questo punto Atlas scrive:

“Sì, il Presidente all'inizio era d'accordo con i lockdown proposti dalla coppia Fauci / Birx, ‘i 15 giorni per rallentare il contagio’, anche se aveva forti dubbi. Ma continuo a pensare che la ragione per la quale continuava a ripetere questa sua domanda “Siete d'accordo con il primo lockdown?” ogni volta che faceva domande sulla pandemia, fosse esattamente perché continuava ad avere dei dubbi.”

Grande spazio nel libro è dedicato a spiegare esattamente come e quanto Trump sia stato tradito. “L'avevano convinto a fare esattamente l'opposto di quello che avrebbe fatto in altre circostanze”. Atlas scrive:

“... e cioè a ignorare il suo stesso buonsenso e permettere che prevalessero politiche decisamente sbagliate… Questo Presidente, largamente noto per il suo slogan “Sei licenziato!” è stato mal consigliato dai suoi più stretti collaboratori. Tutto per il timore di qualcosa che comunque era inevitabile, e cioè farsi cuocere a fuoco lento da una stampa già ostile. E a completamento di quella decisione sbagliata, le elezioni le ha perdute comunque. Complimenti agli strateghi politici.”

Ci sono talmente tanti particolari interessanti nella storia, che non riesco davvero a raccontarli tutti. La prosa è brillante, per esempio lui definisce i media “il più spregevole gruppo di bugiardi senza scrupoli che si possa mai immaginare”. Atlas dà prova di questa affermazione con pagine e pagine di menzogne scioccanti e distorsioni della realtà, per la maggior parte guidate da obiettivi politici.

In particolare sono stato colpito dal capitolo sui tamponi, principalmente perché quel giro losco mi aveva completamente ingannato. Sin dall'inizio della narrazione della pandemia, il CDC aveva fatto pasticci con i tamponi, cercando di mantenerne centralizzata la gestione, proprio nel momento in cui l'intera nazione era nel panico. Una volta sistemata la cosa, con mesi di ritardo, i test PCR di massa e indiscriminati divennero il cavallo di battaglia della Casa Bianca. Il problema non era solo nel metodo con cui si facevano i tamponi:

 “Frammenti di virus morto restano in circolo e possono dare positività ai tamponi per molte settimane o addirittura mesi, anche se la contagiosità svanisce dopo due settimane. Inoltre la PCR è estremamente sensibile. Può rivelare minuscole quantità di virus che però non trasmettono l'infezione... Anche il New York Times aveva scritto in agosto che il 90 percento o anche più dei tamponi positivi con la PCR non significava davvero che si era contagiosi. Purtroppo durante tutto il tempo che ho passato alla Casa Bianca, alle riunioni della Task Force questo fatto importantissimo non è stato affrontato da nessun altro oltre me, e meno che mai se ne parlava al pubblico, nonostante avessi mostrato dei dati che provavano questo punto cruciale.

L'altro problema era l'ipotesi largamente condivisa che fosse meglio testare sempre e comunque, e in qualunque momento (per quanto inaccurati fossero i test). Questo modello di massimizzare il numero di tamponi sembrava una reminiscenza dai tempi della crisi dell'HIV/AIDS, durante la quale il tracciamento dei casi, praticamente quasi inutile nella pratica, aveva almeno un qualche senso in teoria. Per un virus respiratorio così diffuso e trasmesso come il banale raffreddore, questo metodo era senza speranze fin dall'inizio. Era diventato nient’altro che un lavoro per burocrati impiegati nel tracciamento e per le società di testing, che alla fine non facevano altro che dare una falsa misura di “successo” che serviva solo a diffondere il panico nella popolazione.

Inizialmente, Fauci aveva detto chiaramente che non c'era ragione di fare i tamponi se non si avevano sintomi. Più tardi, quel punto di vista di buon senso è stato gettato dalla finestra e rimpiazzato dal programma di fare quanti più test possibile indipendentemente dai rischi e dai sintomi. I dati che ne sono risultati hanno permesso alla coppia Fauci/Birx di tenere tutti in uno stato di allarme costante. Ai loro occhi l'aumento dei tamponi positivi significava solo una cosa: più lockdown. Bisognava chiudere ancora di più le attività, bisognava usare di più le mascherine, chiudere le scuole più a lungo e limitare ancora di più gli spostamenti. Questo assunto divenne tanto radicato che ormai nemmeno gli auspici del Presidente, che dalla primavera all'estate erano cambiati, facevano più la differenza.

Il primo compito di Atlas fu quello di contestare tutto il programma di test Covid indiscriminati. Secondo lui i tamponi dovevano servire a qualcosa di più che a raccogliere un enorme numero di dati, spesso senza senso; invece i tamponi dovevano servire a uno scopo di salute pubblica. Le persone che avevano bisogno dei test erano i più vulnerabili, in particolare quelli nelle case di cura, allo scopo di salvare la vita di quelli davvero a rischio di gravi conseguenze. Questa spinta a fare tamponi, a tracciare i contatti e a mettere in quarantena chiunque, a rischio o no, era un enorme specchietto per le allodole e inoltre aveva causato un enorme danno al sistema scolastico e alle imprese.

Cambiare il sistema significava cambiare le linee guida del CDC. La storia di questo tentativo di Atlas è rivelatrice. Dopo essersi battuto contro tutti i burocrati, Atlas riuscì a far mettere per iscritto delle nuove linee guida, solo per scoprire la settimana successiva che erano state misteriosamente ripristinate le precedenti. Dopo aver trovato l' ‘errore’, per così dire, la sua versione prevalse. Una volta che le linee guida furono poi emesse dal CDC, la stampa nazionale si fiondò su questa storia, raccontando che la Casa Bianca stava facendo pressioni terribili sugli scienziati del CDC. Dopo una settimana di tempesta mediatica, le linee guida furono cambiate di nuovo, annullando tutto il lavoro di Atlas.

Quando si dice una storia scoraggiante! Questa è stata anche la prima vera esperienza di Atlas con gli intrighi del deep-state. È stato così durante tutto il periodo del lockdown, un meccanismo messo in moto per implementare, incoraggiare e far rispettare restrizioni senza limiti, senza che qualcuno in particolare si prendesse la responsabilità per le scelte politiche o i loro risultati, anche quando il preteso capo dello Stato (Trump) diceva sia in privato che in pubblico che si opponeva a quelle politiche che nessuno sembrava in grado di fermare.

Per fare un esempio,  Atlas racconta la storia di alcuni importanti scienziati chiamati alla Casa Bianca per parlare con Trump: Martin Kulldorf, Jay Bhattacharya, Joseph Ladapo e Cody Meissner. Tutte le persone intorno al Presidente pensavano che fosse un'ottima idea, ma l'incontro continuava sempre ad essere rinviato. Quando finalmente si riuscì a fare, gli organizzatori concessero solo 5 minuti. Tuttavia, una volta che si incontrarono con Trump, il Presidente stesso fu di un'altra idea e prolungò l'incontro a un'ora e mezza, facendo agli scienziati molte domande su virus, strategie, sui lockdown iniziali, i rischi individuali, e così via.

Il Presidente rimase talmente impressionato dalle loro opinioni e dalle loro conoscenze (dev'essere stato un cambiamento incredibile per lui) che chiese di filmare l'incontro e di fare anche delle fotografie. Voleva che questo incontro avesse grande rilevanza nazionale, ma non fu così. Letteralmente.  L’ufficio stampa della Casa Bianca in qualche modo ricevette il messaggio che l'incontro non era avvenuto.  I primi che sapranno di questo incontro, oltre agli impiegati della Casa Bianca, saranno i lettori del libro di Atlas.

Due mesi dopo, Atlas riuscì a invitare non solo due di quegli scienziati, ma anche la famosa Sunetra Gupta di Oxford. Ci fu un incontro con il segretario della Salute, ma anche questo incontro fu nascosto dalla stampa. Non era permesso il dissenso. A comandare erano i burocrati, indipendentemente dai desideri del Presidente.

Un altro esempio è quando Trump stesso si ammalò di Covid, ai primi di ottobre. Atlas era quasi sicuro che sarebbe andato tutto bene, ma gli fu impedito di parlare con la stampa. L'intero ufficio comunicazioni della Casa Bianca rimase congelato per quattro giorni, in cui nessuno parlò con la stampa, contro la volontà di Trump. In questo modo i media poterono speculare che Trump era ormai sul letto di morte, così quando poi tornò alla Casa Bianca annunciando che non c'era bisogno di aver paura del Covid, fu uno shock per tutta la nazione. Secondo me questo è stato davvero il miglior momento per Trump. Scoprire gli intrighi interni che avvengono dietro le quinte è piuttosto scioccante.

Non mi è possibile davvero parlare di tutto il ricco materiale di questo libro, e mi aspetto che questa breve recensione sia la prima di una serie. Ci sono dei punti su cui sono in disaccordo. In primo luogo, penso che l'autore non sia stato abbastanza critico con l'operazione Warp Speed (l'operazione che ha aiutato la ricerca sui vaccini) e non affronti davvero il problema di come i vaccini siano stati esageratamente sopravvalutati, per non parlare dei crescenti timori sulla loro sicurezza, che non è stata affrontata durante i trial clinici. In secondo luogo, sembra che l'autore approvi le restrizioni ai viaggi del 12 marzo, che mi erano sembrate inutili e brutali, e in fondo sono state il vero inizio del disastro che poi si è compiuto. Terzo, Atlas involontariamente sembra perpetuare la distorsione della realtà sul fatto che durante una conferenza stampa Trump abbia raccomandato di ingerire della candeggina. So che questa storia è finita su tutti i giornali, ma ho letto le trascrizioni di quella conferenza stampa molte volte e non ne ho trovato traccia. Trump a dire il vero chiarisce che stava parlando di pulizia di superfici. Questo potrebbe essere un altro caso di pura menzogna da parte della stampa.

A parte tutto questo, il libro rivela tutta la follia del 2020 e del 2021, anni nei quali il buonsenso, la buona scienza, i precedenti storici, i diritti umani e le preoccupazioni per la libertà degli uomini sono state gettate via, non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il mondo.

Atlas riassume così il quadro generale:

“considerando tutti gli eventi sorprendenti che sono accaduti lo scorso anno, due sono di particolare rilevanza. Sono rimasto scioccato davanti all'enorme potere dei funzionari governativi di decretare unilateralmente un'improvvisa e drastica chiusura della società – semplicemente chiudere per editto le attività private e le scuole, restringere la libertà di movimento, imporre comportamenti,  regolamentare i rapporti all’interno della nostra stessa famiglia ed eliminare le nostre libertà fondamentali, senza una vera data finale e senza che nessuno se ne prendesse la responsabilità.”

Atlas ha ragione a dire che “la gestione di questa pandemia ha lasciato una macchia indelebile sulle istituzioni una volta nobili dell'America, comprese le nostre università di élite, gli istituti di ricerca e i giornali, e le agenzie della sanità pubblica. Riconquistare tutte queste cose non sarà facile”.

A livello internazionale, abbiamo la Svezia come esempio di paese che (perlopiù) ha mantenuto una certa sanità mentale. All’interno, abbiamo il Sud Dakota come esempio di un luogo che è rimasto aperto, difendendo sempre la libertà. E grazie soprattutto al lavoro dietro le quinte di Atlas, abbiamo l'esempio della Florida, il cui governatore si è effettivamente interessato alla vera scienza e ha deciso di salvaguardare la libertà nel suo stato, pur assicurando alla popolazione più anziana la maggior protezione possibile dal virus.

Abbiamo un enorme debito di gratitudine nei confronti di Atlas, perché è stato lui a persuadere il governatore della Florida a scegliere la via della protezione focalizzata, come raccomandato nella Great Barrington Declaration che Atlas cita come “il documento che verrà ricordato come una delle più importanti pubblicazioni durante la pandemia, perché ha fornito una credibilità innegabile alla protezione focalizzata e ha dato il coraggio di farsi avanti a migliaia di altri medici e leader della sanità pubblica.

Atlas ha sopportato aggressioni e offese, e anche peggio. I media e i burocrati hanno cercato di zittirlo, di ignorarlo e di farlo fuori in senso professionale e personale. È stato cancellato, cioè a dire rimosso dalla lista degli esseri umani validi e dotati di dignità. Persino i suoi colleghi della università di Stanford si sono uniti al linciaggio morale, a loro disonore. Eppure questo è il libro di un uomo che ha vinto.

Nel senso che questo libro è il più importante racconto in prima persona che abbiamo finora. È avvincente, rivelatore, devastante per i tifosi del lockdown e i loro successori che spingono per gli obblighi vaccinali, e un vero classico che supererà la prova del tempo. Semplicemente non sarà possibile scrivere la storia di questo disastro senza un esame accurato di questo resoconto erudito di prima mano.

 

 

*Jeffrey A. Tucker è fondatore e presidente del Brownstone Institute e autore di migliaia di articoli nella stampa accademica e popolare e di decine di libri tradotti in cinque lingue, di cui il più recente è “Liberty or Lockdown”.  E' anche direttore responsabile del The Best of Mises. Scrive soprattutto di economia, tecnologia, filosofia sociale e cultura.

02/12/21

Come un soldato che inizia a caricare la sua arma solo una volta arrivato sul campo di battaglia - Come sostenere il sistema immunitario dei vaccinati?


Nella sezione  Q&A del suo sito, Geert Vanden Bossche (ricercatore di cui abbiamo già tradotto diversi contributi, vedi qui e qui) tenta di rispondere a una domanda molto importante, soprattutto per coloro che si sono  vaccinati sotto la pressione delle circostanze, in seguito all'odioso obbligo mascherato da parte dello stato, ma senza una autentica convinzione e anche con un po' di paura. In questo breve articolo viene spiegato il meccanismo del "peccato originale antigenico" e si ribalta completamente il ruolo dei non vaccinati, che da pericolosi untori potrebbero invece essere proprio coloro che aiutano i vaccinati a ridurre il rischio della esposizione alle prossime varianti vaccino-resistenti. In questa situazione la vaccinazione in massa dei bambini può diventare, ovviamente in negativo, il fattore ultimo e determinante.  


Q&A con Geert Vanden Bossche, 2 dicembre 2021


Domanda:

Sono un'infermiera in CT. Puoi dirmi, una volta ricevuta la vaccinazione, cosa dovremmo fare per sostenere il nostro sistema immunitario? Il nostro sistema immunitario tornerà mai alla normalità o si libererà dai vaccini MRNA?

 

Risposta:

Il problema è che, dopo un regime di vaccinazione completo, il tuo sistema immunitario è stato preparato in maniera precisa. Questo significa che il vaccino ha generato una memoria immunologica. Una volta che un individuo vaccinato con doppia dose viene riesposto, gli anticorpi vaccinali verranno rapidamente richiamati e organizzati ad alta concentrazione. In circostanze normali (cioè, al di fuori di una pandemia di varianti virali) questo richiamo fornisce una rapida protezione. E anche se il virus subisce qualche cambiamento, uno si può sempre immunizzare in seguito con un vaccino "aggiornato" (ad esempio, in caso di influenza). Tuttavia, poiché le autorità sanitarie pubbliche hanno dato il via libera alla conduzione di campagne di vaccinazione di massa nel bel mezzo di una pandemia (!), il virus (SARS-CoV-2) è ora continuamente sottoposto a un'elevata pressione immunitaria, pur essendo ancora in grado di trasmettersi. Questo porta inevitabilmente a una selezione e a un adattamento non-stop di varianti più infettive. Queste non saranno adeguatamente contenute dai vaccini aggiornati, indipendentemente da ciò che l'industria e le autorità sanitarie cerchino di far credere alla gente.

Innanzitutto, i vaccini aggiornati richiameranno i vecchi anticorpi (a causa del "peccato originale antigenico") e, successivamente, verranno prodotti gli anticorpi "aggiornati" mentre il vaccinato è già sotto attacco dal virus. (Poiché abbiamo a che fare con una pandemia di varianti altamente infettive: Delta e ora Omicron!). Per spiegare questo, mi riferisco sempre a un soldato che inizia a caricare la sua arma solo una volta arrivato sul campo di battaglia (cioè mentre è già sotto attacco del nemico). Questo rende facile per il nemico (il virus) sfuggire al soldato (il sistema immunitario). Quindi, in altre parole, i vaccini C-19, aggiornati o meno, non ti forniranno anticorpi protettivi ancora a lungo (la perdita di protezione contro la malattia grave sarà solo questione di "un po' di tempo in più”).

Nel frattempo, gli anticorpi indotti dal vaccino saranno ancora in grado di prevalere sugli anticorpi innati rilevanti per il legame con il virus. Questi anticorpi innati, normalmente, se non soppressi, ti proteggerebbero dalla malattia C-19, a condizione che tu sia in buona salute (ricorda: la malattia C-19 non è normalmente una malattia delle persone sane, figuriamoci dei bambini!). Naturalmente, i titoli anticorpali vaccinali diminuiscono nel tempo, ma nella situazione attuale, con Delta altamente infettivo e ora Omicron che sarà presto in circolazione, è quasi impossibile non essere riesposti al virus per un periodo di tempo prolungato. Ecco perché continuo a sottolineare: l’unica misura immediata più importante è sostituire le deleterie campagne di vaccinazione di massa con campagne di chemioprofilassi antivirale (solo per 6-8 settimane) per ridurre la pressione infettiva.

Ciò eviterebbe ai vaccinati di ricevere richiami "naturali" a seguito della riesposizione. E consentirebbe ai non vaccinati (che ora, sfortunatamente, stanno diventando una assoluta minoranza!) di ridurre ulteriormente i tassi di infezione (senza essere a rischio di contrarre la malattia C-19) grazie alla loro intatta immunità innata. Poiché quest'ultima fornisce l'immunità sterilizzante, i non vaccinati possono quindi aiutare i vaccinati a diventare sempre meno esposti. Riducendo così il loro rischio di contrarre la malattia C-19 in maniera grave, a causa dell'infezione con un virus resistente al vaccino. In alternativa, i vaccinati potrebbero essere trattati con un vaccino sterilizzante che uccide le cellule infettate dal virus in una fase iniziale dell'infezione (cioè, prima che la progenie virale venga rilasciata dalle cellule ospiti infette e inneschi il potenziamento degli anticorpi vaccinali da parte delle cellule B di memoria). Ciò potrebbe essere ottenuto con dei vaccini a base di cellule NK. Un tale approccio è tutt'altro che supportato dall'industria dei vaccini.