27/02/22

Ucraina - La marcia della follia di Barbara Tuchman vince ancora.




In un thread su Twitter, Oliver Stone, il noto regista americano autore, tra le altre famose opere, delle interessanti Putin Interviews, suggerisce delle "analisi utili e oneste" per comprendere gli avvenimenti in Ucraina. "In mezzo all'isteria dei media occidentali, che danno a Putin dell’assassino sanguinario, omettendo fatti importanti che possono risultare scomodi, è di assoluta importanza capire l'intero quadro di ciò che sta accadendo". Proponiamo ora la traduzione della prima delle letture proposte da Stone. Sulla piattaforma autraliana progressista Pearls and Irritations, Tony Kevin, alto diplomatico australiano che era stato inviato all‘ambasciata a Mosca, arriva dritto al nocciolo della questione.


di Tony Kevin, 23 Febbraio 2022

Le drammatiche dichiarazioni di indipendenza del 21 febbraio da parte delle città-stato del Donbass Donetsk e Lugansk, e la garanzia militare della Russia di proteggerle da ulteriori attacchi di artiglieria pesante da parte delle forze di Kiev, illustrano ancora una volta la classica tesi della "Marcia della follia" di Barbara Tuchman: quanto spesso dei governi intelligenti possono agire scioccamente e contro il loro migliore interesse - in questo caso, la tesi è dimostrata da Washington e Kiev.

Questa analisi sarà sgradevole per molti in Australia e anche in Occidente in generale. È difficile per noi andare oltre la narrativa coinvolgente che ci circonda, fatta di buone intenzioni occidentali, con qualche occasionale errore nella pratica attuazione della strategia, contro le immagini horror del tutto negative del presidente russo Putin. Queste ultime immagini sono lontane dalla verità, ma molto persuasive. Le persone che creano e sostengono i nostri contenuti mentali sono tra i migliori professionisti del campo. Condizionano il nostro pensiero e le nostre emozioni attraverso immagini e meme potenti, oltre che con le parole. Gli intellettuali odiano ammettere di essersi innamorati di tale propaganda e spesso si arrabbiano quando glielo si fa notare.

Il fatto è che ci sono stati molti discorsi nel corso degli anni da parte di Putin, ad esempio quando nel 1991 riconosceva la piena sovranità ucraina dopo lo scioglimento dell'ex Unione Sovietica, stato autoritario in cui i comunisti ucraini avevano svolto un ruolo di importante leadership. Putin ha costantemente chiesto due cose all'Ucraina. In primo luogo, relazioni di buon vicinato dignitose e basate su reciproco rispetto e sicurezza, come tra Stati Uniti e Canada. E in secondo luogo, come in Canada, il rispetto dei pieni diritti umani dei numerosi "franco-canadesi" dell'Ucraina, più del 50% degli ucraini che condividono la lingua e la cultura russa. Ciò comprende come cosa assolutamente importante il diritto a partecipare alla formazione delle politiche e delle priorità di sicurezza nazionale dell'Ucraina. Ma gli Stati Uniti, sin dal 2013 almeno, hanno utilizzato i nazisti ucraini, e ce ne sono molti, come punta di diamante della loro determinazione a rendere l'Ucraina monoculturale, militarizzata e permanentemente ostile alla Russia.

Il solo fatto che sia Putin ad affermare queste cose, non significa che non siano vere. Credo invece che lo siano.

Putin, il presidente francese Macron e il cancelliere tedesco Strolz (come la Merkel prima di lui) negli ultimi anni e settimane hanno fatto del loro meglio per trovare la via per un confronto che diventava sempre più stretto, ma alla fine non sono riusciti a fermare la determinazione di Washington e Kiev, che incautamente continuano a provocare l'orso russo. Per mesi, Putin aveva avvertito l'Occidente di fare un passo indietro rispetto alla militarizzazione dell'Ucraina e di lavorare con la Russia nella direzione di un più ampio accordo europeo, invertendo la pericolosa espansione della NATO verso i confini della Russia a partire dal 1996 (vedi i miei due recenti saggi sulle proposte di accordo russe).

Come al solito, l'Occidente ha fatto delle precise scelte di prevaricazione, commettendo il più grande errore mai commesso dal mondo occidentale; Biden, per conto di Washington, ha fornito potenti armi pesanti, in grado di distruggere intere città, agli indisciplinati miliziani ucraini infiltrati dai nazisti. La tentazione di servirsi di loro è stata irresistibile.

Dal 17 febbraio in poi abbiamo assistito a un tentativo determinato e molto minaccioso, ma insensato, da parte delle forze armate di Kiev lungo la linea di confine, incluso il famigerato Battaglione Azov, di avanzare e occupare il Donbass anche sotto il naso dei 130.000 soldati russi in attesa di ordini nella vicina Russia. Il governo ucraino del presidente Zelensky e i suoi consiglieri americani come Victoria Nuland si erano convinti che Putin non avrebbe osato invadere l'Ucraina dopo tutti gli avvertimenti occidentali di una severa punizione. Quanto si sbagliavano: non sbagliavano sul fatto che non avrebbe cercato di occupare Kiev, ma certamente non avrebbe lasciato cadere il Donbass, con il rischio altissimo e inaccettabile di una brutale pulizia etnica per almeno 4 milioni di ucraini russi costretti a fuggire dal Donbass in Russia. E che umiliazione politica sarebbe stata per Putin.

Il 18 febbraio era già chiaro all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che si stava verificando una forte escalation nei bombardamenti del Donbass da parte di Kiev. La periferia di Donetsk era sotto i bombardamenti. Un raid di un commando di forze speciali ucraine nella vicina provincia di Rostov in Russia è stato scoperto e neutralizzato. I leader del Donbass hanno saggiamente ordinato l'evacuazione, per non lasciare ostaggi civili sul posto, in città a rischio imminente di bombardamenti a tappeto se non si fossero arrese. Aleppo era l'esempio lampante di ciò che sarebbe potuto accadere.

Ora la Russia ha dato il via libera all'indipendenza del Donbass, protetta dalla potenza militare russa, come è avvenuto in Crimea.

Non può essere stata una decisione facile per Putin e il suo Consiglio nazionale di sicurezza, sollecitati dalla Duma perché dovevano fare qualcosa. Il Donbass non ha risorse strategiche ed economiche così attraenti come quelle della Crimea. La ricostruzione sarà immane e costosa e il prezzo da pagare per la Russia in termini di diplomazia sarà altissimo.

Ma Putin non aveva alternative: alla fine, doveva difendere i russi all'estero sottoposti a gravi rischi e a reali minacce alla loro vita, come riportato dall'Osce e dall'intelligence russa. Gli accordi di Minsk sono ormai morti. I passi compiuti sembrano ormai irreversibili. Prima o poi questi staterelli temporaneamente indipendenti si fonderanno con la Russia. L'ironia è che Francia e Germania, gli stati garanti, per anni, dal 2015, hanno esortato Kiev ad accettare le soluzioni federali proposte dagli Accordi di Minsk. Ma poi i nazionalisti di Kiev, appoggiati silenziosamente dalla NATO, hanno rinnegato Minsk, fiduciosi che alla fine avrebbero potuto ottenere l'Ucraina unitaria che desideravano, lasciando che gli Accordi di Minsk venissero dimenticati. Ora, ironia della sorte, Kiev chiede all'UNSC un ritorno agli accordi di Minsk. Ma questo treno ha già lasciato la stazione.

Ci saranno conseguenze negative sia per l'est che per l'ovest. Ci saranno immediate perdite importanti di sovranità della Francia e della Germania, risucchiate nell'egemonia dell'alleanza statunitense. Ci saranno immediate battute d'arresto per una possibilità di distensione tra Russia e Francia e Russia e Germania. Questi due grandi stati ora saranno, anche se con riluttanza, più saldamente agganciati alle operazioni militari della NATO guidate dagli Stati Uniti. È difficile che ci possa essere ora l'apertura del gasdotto Nordstream, cosa che rappresenterà una grande perdita economica e umanitaria per l'Europa. Ci sarà una maggiore intensità delle sanzioni, che danneggeranno economicamente entrambe le parti, e un'enorme battuta d'arresto della distensione in generale. Si instaurerà saldamente una nuova Guerra Fredda.

La Russia avanzerà ulteriormente in Ucraina? Prevedo quasi certamente di no, anche se sentiremo la propaganda occidentale sostenere questo. L'attuale linea di confine diventerà la frontiera, poiché di fatto è stata la frontiera dal 2015 dopo il tentativo fallito di Poroshenko di sopraffare il Donbass.

Come reagiranno la Cina e il mondo non allineato? Queste sono le domande più importanti ora. Riusciranno a vedere attraverso questa ultima falsa narrazione anglo-americana dell'aggressione russa non provocata, o saranno ingannati ancora una volta dai guerrieri dell'informazione? Mi piacerebbe pensare che sarà la prima delle ipotesi, ma temo il potere solerte della falsa narrazione occidentale. Credo che la Cina, e più silenziosamente l'India, sosterranno la Russia. Per gli altri – vedremo.

L’esito non doveva essere questo, una sconfitta per tutti. Una soluzione canadese sarebbe stata possibile, se ci fosse stato un minimo di buona volontà da parte di Kiev: uno stato federale ucraino con reali diritti di sovranità per i russi ucraini, inclusa, soprattutto, una vera voce in capitolo nelle scelte di politica estera dell'Ucraina.

Putin era disperato per questo possibile esito e ha aspettato il più a lungo possibile. Ma Washington e Kiev volevano il confronto e l'ostilità permanente tra Est e Ovest, fomentata da Victoria Nuland e dai suoi simili. Ora ce l’hanno. L'Ucraina rimarrà povera, depopolata, illiberale e militarizzata. È una tragedia, ma la minaccia di genocidio e di pulizia etnica dei russi del Donbass sarebbero state intollerabili per la maggioranza dei russi. Come lo era personalmente per Putin, ovviamente arrabbiato e angosciato. Questo risultato non porterà grandi soddisfazioni a lui e nemmeno ai suoi consiglieri, ma era la decisione giusta da prendere.


 

25/02/22

I russi stanno bombardando i bio-laboratori statunitensi in Ucraina?



Il sito Infowars ha ripreso un thread che è stato molto rilanciato su Twitter a proposito della presenza sul territorio ucraino di bio-laboratori statunitensi in cui si coltivano e studiano virus e agenti patogeni pericolosi, sul modello di Wuhan.  Sembra che questi bio-labs siano stati oggetto di attacco da parte dei russi nell'ambito delle loro operazioni contro obiettivi militari. L'account twitter che ha lanciato la notizia è stato sospeso per "propaganda russa", nonostante documenti ufficiali comprovino la presenza sul territorio ucraino dei laboratori finanziati dal ministero della Difesa americano. 

(N.B. I link nel testo si evidenziano passandoci sopra il mouse) 


Infowars, 24 febbraio 2022

L'"operazione militare speciale" della Russia è in realtà una cortina fumogena per prendere di mira i bio-laboratori statunitensi in Ucraina?

Speculazioni sui social media suggeriscono che gli attacchi russi alle installazioni militari ucraine potrebbero includere anche i bio-laboratori statunitensi della regione, dato che il governo russo ha accusato per anni gli Stati Uniti di sviluppare armi biologiche vicino al suo confine.

Questa teoria è stata avanzata giovedì dall'utente Twitter @WarClandestine, il cui account è stato sospeso subito dopo (ma che ora ha aperto un nuovo account come @BioClandestine, ndt). .Fortunatamente, il suo thread è stato archiviato prima che l'account fosse bannato (qui il thread archiviato tramite screencapture). 

L’evidenza mostra che ci sono diversi bio-laboratori statunitensi in Ucraina sotto gli auspici del "Programma di riduzione delle minacce biologiche" del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, un'iniziativa a cui gli Stati Uniti collaborano insieme con altri paesi "per contrastare la minaccia di focolai (deliberati, accidentali o naturali) di malattie infettive pericolose”.

"Le priorità del programma di riduzione delle minacce biologiche in Ucraina sono di raccogliere e mettere in sicurezza agenti patogeni e tossine preoccupanti per la sicurezza e continuare a garantire che l'Ucraina possa rilevare e segnalare focolai causati da agenti patogeni pericolosi prima che essi possano rappresentare una minaccia alla sicurezza o alla stabilità", afferma il sito web dell'ambasciata ucraina degli Stati Uniti.



Il programma ha anche portato alla creazione di due bio-laboratori a Kiev e Odessa nel 2019, aree recentemente poste sotto attacco dalla Russia.

Secondo una mappa che circola online, i bio-laboratori sostenuti dagli Stati Uniti si trovano anche a Vinnystia, Uzhgorod, Lviv, Kherson, Ternopil e vicino alla Crimea e Luhansk.




Un'altra mappa  intende mostrare che molte delle aree che sono state recentemente attaccate dalla Russia riguardano città in cui si ritiene che operino i bio-laboratori statunitensi.




Intanto la Russia per anni ha sollevato preoccupazioni sulla prospettiva che gli Stati Uniti stessero sviluppando armi biologiche lungo il suo confine. Il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Nikolai Patrushev ha affermato che l'anno scorso c'erano chiari segnali che agenti patogeni pericolosi nei laboratori potessero essere usati per scopi militari o politici. 





Si presti attenzione al fatto che nel mondo laboratori biologici sotto il controllo degli Stati Uniti si stanno moltiplicando a passi da gigante. Inoltre, per una strana coincidenza, principalmente al confine russo e cinese", ha detto Patrushev lo scorso luglio, aggiungendo che non si sa cosa avvenga davvero all'interno delle mura delle strutture.

Ci viene detto che vicino ai nostri confini operano delle stazioni igienico-sanitarie pacifiche, ma per qualche ragione ci ricordano più luoghi come Fort Detrick, nel Maryland, dove gli americani lavorano da decenni nel campo della biologia militare. E a proposito, dovremmo prestare attenzione al fatto che nelle aree circostanti si registrano focolai di malattie che non sono tipiche di queste regioni”, ha affermato Patrushev.

Alla domanda se credeva che gli Stati Uniti stessero sviluppando armi biologiche nei laboratori, Patrushev ha detto: "Abbiamo buone ragioni per credere che sia così".

"Non passa giorno alla sede dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) all'Aia che gli americani e i loro alleati non si facciano avanti con un altro capitolo del dossier chimico anti-russo".

Già lo scorso ottobre, Cina e Russia hanno anche invitato congiuntamente le Nazioni Unite a monitorare il possibile sviluppo di armi biologiche da parte degli Stati Uniti, rilasciando una dichiarazione in cui si afferma che "alla luce dei rapidi progressi nel campo della scienza e della tecnologia a duplice uso, è aumentato il rischio che agenti biologici vengano usati come armi”.

“In questo contesto [Cina e Russia] desiderano richiamare l'attenzione sul fatto che le attività biologiche militari all'estero degli Stati Uniti e dei loro alleati (oltre 200 laboratori biologici statunitensi sono dispiegati al di fuori del suo territorio nazionale, i quali funzionano in modo opaco e non trasparente) suscitano serie preoccupazioni e domande nella comunità internazionale sulla sua conformità alla BWC (Biological Weapons Convention)”, si legge nella dichiarazione congiunta.

"Le due parti condividono l'opinione che tali attività pongano seri rischi per la sicurezza nazionale di Russia e Cina e siano dannose per la sicurezza delle regioni interessate".

Inoltre, come ha osservato @WarClandestine, le due nazioni hanno indirettamente incolpato gli Stati Uniti per l'epidemia di Covid-19, il che sembra essere vero poiché sono emerse ulteriori prove che il NIH abbia effettivamente finanziato la ricerca gain-of-function presso il Wuhan Institute of Virology dove si sospetta che il virus abbia avuto origine .

Secondo @WarClandestine, l'uso da parte di Putin del termine ampio "operazione militare speciale" e la sua promessa di smilitarizzare e "denazificare" l'Ucraina potrebbero essere dei termini intenzionalmente vaghi per esprimere in modo implicito la sua vera intenzione di eliminare i bio-laboratori statunitensi.




23/02/22

AEP sul Telegraph - In Ucraina Putin si avvicina alla vittoria e controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?

Ambrose Evans Pritchard pubblica sul Telegraph due articoli in stretta successione che offrono una visione approfondita e chiarificatrice sulla vicenda Ucraina e il contesto economico in cui si muovono le parti in causa. 

Nel primo articolo, intitolato In Ucraina Putin è vicino alla vittoria, pubblicato il 15 febbraio,  Pritchard mostra come la Russia in realtà non abbia motivo di temere le sanzioni occidentali. Nel secondo, pubblicato il 22 febbraio e intitolato Putin controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?, focalizza l'attenzione su un aspetto meno noto: la capacità della Russia di ostacolare gli approvvigionamenti di materie prime indispensabili alle industrie del mondo occidentale.  


Partiamo dal primo, In Ucraina Putin è vicino alla vittoria


Per cominciare Pritchard descrive l'economia russa come un sistema ordinato, dotata di un ingente ammontare di riserve valutarie,  un debito estero tra i più bassi al mondo, un sistema bancario solido e una valuta dal cambio flessibile che consente all'economia di adattarsi bene alle vicende degli scambi internazionali, oltre ad una finanza pubblica in avanzo che non dipende dagli investitori stranieri per la copertura della spesa pubblica.  

In contrasto con i sistemi economici dell'occidente, che si reggono sull' helicopter money delle banche centrali e sui grandi debiti pubblici, come afferma Christpher Granville, di TS Lombard, questo si può definire 'il paradosso del mandato di Vladimir Putin, che dirige uno dei regimi politici più ortodossi del pianeta, con un team macroeconomico, presso la banca centrale e il tesoro, decisamente esemplare'.

Ma che peso e che conseguenze potrebbero avere le sanzioni sulla Russia?  E quali sarebbero invece le conseguenze sui paesi europei? Per le articolate risposte a queste domande riportiamo direttamente le parole di Pritchard: 


"Il Cremlino potrebbe interrompere tutti i flussi di gas verso l'Europa - il 41% della fornitura dell'UE - per due anni o più senza incorrere in gravi problemi finanziari.

L'Occidente parla di sanzioni 'devastanti' se Putin invaderà l'Ucraina. Martedì è il turno del cancelliere tedesco Olaf Scholz di rilanciare gli avvertimenti a Mosca, ma nel suo caso con una certa umiltà. E' un rituale, nella migliore delle ipotesi l'espressione di un pio desiderio, che a volte maschera l'interesse economico.

La verità più dura è stata riassunta dall'ambasciatore russo in Svezia. 'Scusate il mio linguaggio, ma non ce ne frega un cazzo delle sanzioni occidentali', ha detto al quotidiano Aftonbladet.

Washington afferma che infliggerà una punizione molto più dura rispetto al 2014, iniziando dalla cima della scala dell'escalation. Ma il Cremlino potrebbe aver già calcolato – secondo me con precisione – che l'impatto sarà in effetti minimo.

Le sanzioni successive alla Crimea hanno coinciso con un grande crollo delle materie prime, il motivo principale per cui il reddito disponibile reale russo è diminuito del 12%. Questa volta coincidono invece con un boom secolare delle merci.

La Russia oggi ha un'economia semi-autarchica e il suo principale partner commerciale è la Cina. Il voluminoso documento firmato da Putin e Xi Jinping alle Olimpiadi Invernali di Pechino – Entrare in una nuova era globale – stabilisce un'alleanza de facto.

Dovremmo prendere la retorica con le pinze. Sono pur sempre due scorpioni in una bottiglia, amorosi come gli amanti Ribbentrop-Molotov. Ma in questo momento la Cina ha l’appoggio della Russia contro l'Occidente, e questo rende impossibile applicare sanzioni significative.

Il Cremlino sa che l'Europa ha posto il veto all'espulsione della Russia dalla rete SWIFT dei pagamenti internazionali. 'L'Occidente deve fare qualcosa per salvare la faccia, ma non ci aspettiamo altro che sanzioni su due o tre grandi banche russe. Sarebbe un fatto dirompente, ma i russi ci sono abituati. L'unica sanzione che avrebbe un impatto reale sarebbe cercare di estromettere del tutto la Russia dal sistema finanziario globale', ha affermato Granville.

'Ovviamente la Russia crescerebbe più velocemente se fosse integrata nelle catene di approvvigionamento occidentali, ma in un certo senso il danno è già avvenuto in seguito agli eventi della Crimea. Ulteriori misure non cambierebbero molto le cose'.

È chiaro che non ci sarà alcun blocco definitivo del condotto energetico russo. La dipendenza della Germania dal gas è così totale che Scholz fa ancora fatica ad affermare inequivocabilmente che il gasdotto Nord Stream 2 verrebbe definitivamente abbandonato in seguito a un'invasione in piena regola.

Qualunque decisione richiede l'unanimità di tutti i 27 stati e quindi graviterà sul minimo comune denominatore.

 "L'Europa non può fare a meno dell'energia russa e non ha nessun altro a cui rivolgersi. Non si tratta solo di gas: ci sono oleodotti, oltre a 2,5 milioni di barili al giorno di prodotti raffinati come carburante per aviazione e diesel", ha affermato Weafer di Macro-Advisory.

Le consegne di gas naturale liquefatto, principalmente dagli Stati Uniti, hanno rallentato il tasso di esaurimento delle riserve di gas europee nell'ultimo mese, con l'aiuto del clima mite.

Ma le riserve sono spiacevolmente basse – Austria (19%), Paesi Bassi (24%), Francia (28%) – e la portata globale del GNL è al limite. Un taglio totale del Cremlino metterebbe l'Europa in ginocchio in poche settimane.




La Casa Bianca pensa che Putin non potrà realizzare il suo piano di investimenti da 400 miliardi di dollari per diversificare l'economia nel prossimo decennio senza la tecnologia occidentale, ma la Cina può colmare molte lacune e non c'è alcuna possibilità di sostenere un regime di sanzioni ermeticamente sigillato su scala globale.

Putin ha un'opportunità irripetibile di distruggere l'accordo post-Guerra Fredda e riaffermare l’egemonia russa sul suo vicinato estero. Niente nell'attuale menu di sanzioni può modificare il suo calcolo."


Quindi le sanzioni secondo quanto afferma Pritchard non hanno alcuna probabilità di far retrocedere la Russia dai suoi obiettivi. Vi sono soltanto due ragioni che potrebbero farla desistere: 


"La prima è che Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia hanno spedito in Ucraina armi sufficientemente sofisticate per spostare gli equilibri: missili anticarro e antiaerei e droni.

Gli stati della Nato dell'Europa orientale hanno tenuto duro. Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno mobilitato la loro capacità di guerra informatica per conto dell'alleanza. Washington ha chiarito che sosterrà una resistenza per aumentare i costi dell'occupazione militare.

Putin deve soppesare il rischio che i riservisti ucraini temprati dalla battaglia possano opporre una resistenza più rigida del previsto e che un attacco lampo su Kiev possa rivelarsi più difficile di quanto sembri."


A questo proposito, Pritchard sottolinea invece come l'Europa centrale arrivi completamente imnpreparata di fronte a queste sfide strategiche. Ossessionata dalla sua complicata architettura istituzionale e dalla necessità di salavare l'unione monetaria dalle sue stesse contraddizioni, ha tagliato la spesa per ammodernare la difesa, seguendo degli obiettivi di austerità arbitrari e prociclici, e questi sono stati enormi errori di governo.

L'altro motivo per cui Putin potrebbe desistere sarebbe questo: 


"una possibile promessa  a porte chiuse di Germania e Francia di dargli ciò che vuole ottenere senza una guerra: offrirgli l'Ucraina su un piatto d’argento, spogliata della sua sovranità e rinchiusa nell'orbita strategica di Mosca.

Scopriremo abbastanza presto cosa è successo in queste riunioni private, ma è stato rivelatore vedere il volto cinereo e il sussulto involontario dell'ucraino Volodymyr Zelensky mentre il cancelliere tedesco parlava a Kiev.

 Il signor Scholz è sembrato davvero tirargli il tappeto da sotto i piedi, raffreddando la speranza dell'Ucraina di una vera indipendenza con parole pacate e con un'attenta precisione da avvocato del lavoro, ex professione del Cancelliere.

I mercati stanno implicitamente scommettendo che il probabile risultato sarà una resa occidentale alle condizioni di Putin e che l'Ucraina sarà spinta verso un riallineamento "volontario" - come i cechi nel 1938 - consentendo agli affari di continuare come al solito.

Il cinismo assoluto è di solito la scommessa più sicura."


Il secondo articolo, Vladimir Putin controlla la catena di approvvigionamento della tecnologia occidentale, quindi di chi è il bluff?, mostra come la Russia sia in realtà in grado di ostacolare le industrie chiave negli Stati Uniti e in Europa limitando le forniture per loro indispensabili. 



Riportiamo nelle parti essenziali le parole di Pritchard:


"È già ben chiaro che l'Europa è prigioniera del gas russo e non osa espellere la Russia dal sistema di pagamenti internazionali SWIFT perché subirebbe una crisi più immediata della Russia stessa.



 Meno compreso è invece l'aspetto della tecnologia.

Washington afferma di avere un'arma killer per evitare il rischio di un simile di contraccolpo (il blocco delle forniture da parte della Russia, ndt) e far quindi indietreggiare Putin: minaccia di tagliare l'accesso russo al mercato globale dei chip semiconduttori.

Questo sarebbe l'equivalente moderno di un embargo petrolifero del 20° secolo, dal momento che i chip sono il carburante fondamentale dell'economia elettronica.

Gradualmente asfissierebbe le industrie avanzate della Russia e, in teoria, ridurrebbe il regime di Putin a un rachitico nano tecnologico.

Eppure questo è un gioco pericoloso. Putin ha i mezzi per tagliare i minerali e i gas necessari per sostenere la catena occidentale di approvvigionamento di chip semiconduttori, alzando la posta nel bel mezzo di una crisi mondiale dei chip.

Inoltre, potrebbe ostacolare l'industria aerospaziale e degli armamenti negli Stati Uniti e in Europa limitando la fornitura di titanio, palladio e altri metalli.

Se controllasse l'Ucraina, il suo controllo sui minerali strategici chiave sarebbe ancora più dominante, dandogli una leva simile alla stretta energetica dell'Opec nel 1973.

Il Cremlino potrebbe scatenare uno shock inflazionistico violento quanto la prima crisi petrolifera, con relativa recessione.

La Casa Bianca è stata lenta a rendersi conto della capacità di contrattacco della Russia. Non ha indagato sul rischio per le società di semiconduttori statunitensi fino a quando la società di materiali critici Technet non ha rivelato l'entità della dipendenza degli Stati Uniti dalla fornitura russa di gas C4F6, neon, palladio e scandio.



Circa il 90% della fornitura mondiale di neon, utilizzato come gas laser per la litografia su chip, proviene dalla Russia e dall'Ucraina. Due terzi del neon vengono purificati per il mercato globale da un'azienda a Odessa. Ci sono altre fonti di neon a lungo termine in Africa, ma sono irrilevanti nel breve periodo.

Il più grande produttore mondiale di titanio è VSMPO-AVISMA, situato nella "Valle del Titanio" della Siberia occidentale.

È di proprietà di Rostec, il conglomerato statale controllato da Sergey Chemezov, un ex agente del KGB che ha servito con Putin nella Germania dell'Est. Russia e Ucraina insieme rappresentano il 30% della fornitura globale di titanio.

VSMPO-AVISMA fornisce il 35% del titanio del Boeing, principalmente per i jet 737, 767, 777 e 787. Viene utilizzato in motori, ventole, dischi e telai, apprezzato per la sua resistenza al calore e alla corrosione e per il suo rapporto peso/resistenza.

Lo scorso ottobre il Bureau of Industry and Security degli Stati Uniti ha pubblicato un rapporto secondo il quale VSMPO-AVISMA stava fornendo spugna di titanio ai clienti negli Stati Uniti a prezzi "artificialmente bassi", con il sostegno dello stato russo, al fine di acquisire una "quota significativa degli affari di Boeing" .

Questo avrebbe dovuto far suonare un allarme. Settimane dopo Boeing si è impegnata in rapporti ancora più stretti con l'azienda.

In effetti, la Russia ha fatto ciò che già la Cina aveva fatto in precedenza con i metalli delle terre rare: vendere sottocosto per eliminare la catena di approvvigionamento occidentale. Il rapporto afferma che la Russia è sempre più in grado di utilizzare questo suo potere "come strumento di leva geopolitica".

Il Bureau ha avvertito che gli Stati Uniti sono ridotti a un solo vecchio impianto in grado di produrre spugne di titanio su larga scala e non hanno più alcuna riserva di titanio nelle scorte della difesa nazionale.

Devono contare sulla fornitura di una società controllata da uno stato ostile per costruire caccia statunitensi, razzi, missili, sottomarini, elicotteri, satelliti e armi avanzate. Il rapporto chiedeva misure urgenti per ricostruire la produzione interna e acquisire riserve strategiche. Un disastro.

Airbus è ancora più vulnerabile. Metà della sua spugna di titanio proviene dalla Russia.

L'industria aerospaziale britannica dipende dalla fornitura russa. VSMPO-AVISMA ha una sede vicino a Birmingham, dove si producono leghe commerciali per l'aerospaziale, la tecnologia medica e l'esercito."


Ma qual è il reale potere degli USA per quanto riguarda la fornitura dei microchip alla Russia?


"Ma la questione è più profonda. La Russia non può essere strangolata, perché è sistematicamente centrale per l'economia mondiale. E nemmeno Washington può rifiutare facilmente i chip semiconduttori russi a lungo termine. Il paese ha le proprie società di chip, guidate da Baikal e Micron.

Possono produrre chip di fascia media fino a 28 nanometri (nm), adeguati per telefoni cellulari e simili. Queste aziende potrebbero senza dubbio alzare il tiro se fosse una priorità nazionale assoluta.

Ma la Russia non può produrre wafer da 5 nm e 7 nm necessari per dispositivi mobili 5G, intelligenza artificiale o tecnologia CPU e GPU

Gli Stati Uniti controllano l'ecosistema globale di chip avanzati e potrebbero impedire alla TSMC di Taiwan o alla Samsung coreana di rifornire la Russia. Ma la catena dei semiconduttori è notoriamente complessa e popolata da intermediari.

'Ci sarebbero molti tipi di soluzioni alternative: la Russia non sarebbe in grado di ottenere roba all'avanguardia, ma potrebbe cavarsela con chip intermedi per la maggior parte delle sue armi', ha affermato James Lewis, direttore della tecnologia presso il Center for Strategic and International Studies di Washington.

'Possono sempre ripiegare sui cinesi, e questo diluirebbe l’impatto delle sanzioni. Non sarebbe facile per la Russia, perché non è semplice cambiare. Tutto deve essere riprogettato per utilizzare i chip cinesi, che non sono nemmeno i migliori. Questo li farebbe tornare indietro di due o tre anni'.

Le aziende cinesi erano riluttanti a violare le sanzioni statunitensi dopo l'annessione della Crimea nel 2014. Oggi è un mondo diverso. Xi Jinping ha dichiarato illegale rispettare le sanzioni extraterritoriali statunitensi.

Anche se l'accordo strategico tra Russia e Cina alle Olimpiadi invernali di Pechino fosse sopravvalutato, Xi deve aver dato a Putin una sorta di via libera sull'Ucraina.

Altrimenti la Russia non avrebbe ritirato la maggior parte delle sue forze militari dall'Estremo Oriente per fare la guerra in Occidente, lasciando scoperto il confine cinese.


Queste, per ora, le conclusioni di Pritchard: 


"Una volta che si approfondisce il menu delle sanzioni occidentali, diventa dolorosamente chiaro che il deterrente economico non rende, o perché le misure sono inferiori a quanto sembrano o perché il rischio di ritorsioni le rende inutilizzabili.

La conferenza di Monaco è stata tre giorni di fumo negli occhi su questi problemi, un rituale di negazione collettiva, una pretesa che niente tranne il fornire le armi all'Ucraina conti davvero.

La sede di Monaco era fin troppo adatta. Il destino del popolo ucraino non è così diverso dalla storia dei cechi del settembre 1938."


 


22/02/22

Telegraph - Dov'è l'indignazione liberal per la condotta mostruosamente illiberale di Trudeau?


Sul Telegraph un commento alla deriva autoritaria di Justin Trudeau, che nonostante l'enormità degli abusi nei confronti degli oppositori, viene appoggiata dagli ambienti liberal perché costruita in risonanza con la loro  ideologia 'woke',  in nome della quale si  giustifica ogni attacco alle libertà. Una simile deriva autoritaria da parte di esponenti della destra sarebbe stata impensabile.


di Joanna Williams, 21 Febbraio 2022

Immaginate il clamore se, nel 2020, il presidente Trump avesse congelato i conti bancari delle figure chiave del movimento Black Lives Matter

Centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa, molti con armi automatiche, invadono le strade per sciogliere una protesta. Quando lo spray al peperoncino non basta a disperdere la folla, la polizia a cavallo carica i manifestanti. Alcuni vengono arrestati, i loro camion rimossi e i loro conti bancari sequestrati.

Avremmo potuto aspettarci che questa violenta repressione delle proteste e questa restrizione delle libertà civili avvenisse in un regime autoritario come la Cina, o magari la Corea del Nord. Ma il Canada? Quel bastione del liberalismo, della tolleranza e della correttezza? Mai. O almeno, non senza che si levassero alte grida di indignazione. Eppure le misure dispiegate contro il "convoglio della libertà" canadese dei camionisti riuniti a Ottawa sin dal mese scorso sono state applicate dal Presidente Trudeau in persona.

Immaginate il clamore se, nel 2020, il presidente Trump avesse congelato i conti bancari appartenenti a figure chiave del movimento Black Lives Matter. Oppure considerate quale sarebbe stata la reazione se Boris Johnson avesse usato polizia a cavallo e spray al peperoncino per fermare i manifestanti di Insulate Britain che bloccavano le autostrade. Eppure, quando si tratta dei camionisti canadesi, gli appartenenti alla sinistra, compresi i cosiddetti liberal, sono rimasti semplicemente a guardare mentre la più grande operazione di polizia nella storia del paese sgomberava le strade, e hanno anche applaudito Trudeau e la sua presa del potere di emergenza. Come si spiega?

Molti "liberali" fondamentalmente non sono d'accordo con la causa dei camionisti. Quella che era iniziata come una campagna contro l’obbligo e i passaporti vaccinali è diventata rapidamente una protesta contro tutte le restrizioni del lockdown. Invece, durante la pandemia, la sinistra è stata categoricamente favorevole al lockdown. L'unico dissenso caso mai è stato quello di chiedere restrizioni più severe. Naturalmente, il lockdown non è mai stato effettivamente esteso ai conducenti di camion. Le persone da cui dipendeva lo stile di vita della classe media non solo dovevano andare al lavoro, ma anche concordare sul fatto che eravamo tutti nella stessa barca. Le proteste contro le restrizioni del lockdown smascherano la menzogna secondo la quale  tutti erano felici di vedere ridotta la propria libertà.

La sinistra è diventata diffidente verso la libertà molto prima della pandemia. Ma il Covid ha fornito l'opportunità perfetta per garantire che il pubblico in generale venisse costretto a portare costantemente le mascherine e al distanziamento sociale. 

I camionisti non solo sostengono la causa sbagliata, ma sono anche il tipo sbagliato di manifestanti. Escono da casa per lavorare e forse mentre si guadagnano da vivere si sporcano anche.  E siamo sinceri: sono principalmente uomini bianchi di mezza età, che difficilmente saranno al passo con l'ultimo lessico woke. Vittoria, in altre parole. I manifestanti di Ottawa non stanno né fustigando la propria identità, né rivendicando di essere vittime, ma stanno combattendo per qualcosa di più grande. Per gli attivisti di oggi è una cosa impossibile da capire.

Se i camionisti sono il tipo sbagliato di manifestanti, Trudeau è sicuramente il tipo giusto di presidente. L'élite sveglia lo riconosce come uno di loro: condividono le stesse opinioni di alto profilo e parlano lo stesso linguaggio costruito. ["She-cession" ( termine che indica la recessione che colpisce più le donne degli uomini,ndt), "people-kind (invece di mankind, per essere più inclusivi, ndt) "? No. Nemmeno io.] Nonostante sia un uomo bianco, Trudeau evoca ogni shibboleth identitario a sua difesa. Non è un caso che il suo insulto ideale sia stato quello di accusare i camionisti di "odio, abusi e razzismo", mostrando come il pensiero ‘woke’ giustifichi attacchi alla classe operaia. Nella sua gestione del convoglio della libertà, Trudeau appare come un personaggio autoritario e insicuro che cerca disperatamente di sopprimere il dissenso per mantenere il potere a tutti i costi. Il fatto che in questo suo tentativo venga acclamato dai commentatori della sinistra, è semplicemente vergognoso.

 

20/02/22

The Spectator - L'inutile tirannia italiana del Covid pass



Su The Spectator, una delle più antiche e prestigiose riviste britanniche, la rigidità  del governo italiano che insiste su misure sanitarie restrittive e discriminatorie,  mentre tutti gli altri paesi ormai vanno allentando le restrizioni,  viene chiaramente bollata come una tirannia vera e propria, purtroppo agevolata da quella che il settimanale britannico definisce come una storica accondiscenza del popolo italiano verso il dispostismo.  Clamorosa la smentita delle affermazioni fatte in TV da Walter Ricciardi sui dati UK, dove secondo quanto dichiarato dal consulente del governo italiano i decessi Covid sarebbero in realtà molto superiori rispetto ai nostri, non avendo avuto loro nessun salvifico green pass. Affermazioni denunciate da The Spectator come infondate e senza senso.  


di Nicholas Farrell, 20 febbraio 2022

Mentre la maggior parte dei paesi europei, in particolare la Gran Bretagna, stanno allentando le loro restrizioni Covid, l'Italia, il paese tra tutti più rigido, questa settimana le ha rese ancora più dure, nonostante i dati mostrino che sono inutili.

Forse perché l'Italia è un paese in cui indovini e guaritori alimentano un'industria multimiliardaria, è proprio lì che il regime del pass vaccinale è il più draconiano d'Europa. Ad ogni modo, in Italia accade che una psicosi di massa acceca i politici e le persone comuni, impedendo loro di vedere la verità.

Nel Regno Unito, le false affermazioni dei consulenti scientifici del governo sulla necessità e sui vantaggi dei lockdown sono state alla fine demolite in modo convincente, e in questo processo The Spectator ha svolto un ruolo significativo. È giunto il momento che anche simili false affermazioni sui passaporti vaccinali vengano sfatate.

Non ci può essere posto migliore dell'Italia per avviare questo processo di smascheramento.

La giustificazione per il regime del pass vaccinale italiano - chiamato "Green Pass" - quando è stato introdotto lo scorso agosto, era che avrebbe aumentato la diffusione del vaccino, creato spazi sicuri per i vaccinati e quindi ridotto i casi di Covid, i ricoveri e i decessi. Non è accaduta nessuna di queste cose.

Invece, il regime è diventato sempre più draconiano. All’inizio i non vaccinati sono stati banditi da quasi tutti gli spazi pubblici e dai trasporti pubblici, e persino dal lavoro, a meno che non avessero avuto il Covid negli ultimi sei mesi, o pagassero 15 € ogni 48 ore per un test Covid.

Salutato con religioso fervore come un enorme successo dal governo di unità nazionale italiano, guidato dal premier non eletto ed ex banchiere centrale dell'UE, Mario Draghi, il "Green Pass" non è stato in realtà altro che un esercizio di inutile tirannia.

Eppure, nonostante ciò, a dicembre il governo Draghi ha introdotto il 'Super Green Pass', che ha reso il regime ancora più tirannico, con la vaccinazione ormai obbligatoria per tutti per poter accedere ai mezzi pubblici, e molti spazi pubblici come ristoranti e bar – anche all'esterno –parrucchieri e centri sportivi, tranne che per i guariti dal Covid negli ultimi sei mesi. Annullato il diritto dei non vaccinati a presentare il test da 15€ valido 48 ore per potervi accedere.

E questa settimana, con il tasso di contagi in caduta libera, la vaccinazione obbligatoria è stata estesa ai luoghi di lavoro per gli over 50. La vaccinazione era già obbligatoria sul lavoro per gli operatori sanitari e dei servizi di emergenza e per gli insegnanti. Ma d'ora in poi, nessuna persona non vaccinata di età superiore ai 50 anni che non abbia avuto il Covid negli ultimi sei mesi potrà andare al lavoro. In caso contrario, lavoratori e datori di lavoro rischiano multe da € 600 a € 1.500. In precedenza, potevano ancora andare al lavoro se facevano il test Covid da 15 € ogni due giorni o se avevano avuto il Covid negli ultimi sei mesi. Ci sono 500.000 italiani non vaccinati di età superiore ai 50 anni che lavorano e ora saranno sospesi senza stipendio – secondo la stampa italiana – a meno che non gettino la spugna e si facciano vaccinare.

Naturalmente, né il non eletto Draghi né nessun altro nella sua coalizione di governo ammetterà mai che quello che viene strombazzato come un grande risultato sia in realtà un fallimento. Né i media italiani, i quali hanno seguito supinamente la linea del governo - né gli stessi cittadini italiani - tre quarti dei quali sostengono nei sondaggi il "Green Pass". Ormai vorrebbe dire perderci la faccia.

Che la loro ossessiva convinzione sulle meraviglie del "Green Pass" sia una totale sciocchezza risulta chiaramente da un confronto tra i dati di Italia e Gran Bretagna, la quale non ha avuto alcuna forma di passaporto vaccinale.

Italia e Gran Bretagna hanno popolazioni simili, rispettivamente 59 milioni e 69 milioni di persone.

Oggi, dopo quasi sette mesi di regime di pass vaccinale in Italia, il numero di persone non vaccinate in Italia e in Gran Bretagna rimane più o meno lo stesso. In Italia, l'88,92% degli over 12 è completamente vaccinato, rispetto all'84,9% della Gran Bretagna.

A gennaio c'erano ancora 5,9 milioni di italiani non vaccinati di età superiore ai 12 anni, ancora una volta un numero simile a quello della Gran Bretagna.

La lezione è chiara: come mostra la Gran Bretagna, la stragrande maggioranza delle persone ha scelto di farsi vaccinare di propria spontanea volontà e non ha bisogno di essere costretta a farlo dallo stato. In effetti, costringere le persone a farlo – come mostra l'Italia – non funziona.

Ciò che conta di più, ovviamente, è il conteggio dei decessi. Ma anche qui il 'Green Pass' e il 'Super Green Pass' hanno avuto poco effetto. In realtà, creando un falso senso di fiducia tra i vaccinati, potrebbero aver peggiorato le cose. Ad ogni modo, hanno fallito.

Se avessero funzionato, i tassi di contagi dell'Italia sarebbero stati di gran lunga inferiori a quelli della Gran Bretagna. Eppure, dall'inizio dell'ultima grande ondata di dicembre causata dalla variante Omicron, l'Italia ha avuto un numero notevolmente simile di contagi da Covid rispetto alla Gran Bretagna senza alcun pass verde.

La spiegazione, ovviamente, è che a prescindere da tutti quei passaporti verdi, gli italiani vaccinati si contagiano a vicenda.

Dal 1° dicembre – quando la variante Delta era in uscita e la variante Omicron in arrivo – sono stati circa 7 milioni i casi di Covid, sia in Italia che in Gran Bretagna.

In Italia, il 70 per cento dei contagi da Covid nell'ultimo mese hanno riguardato persone parzialmente o completamente vaccinate. Vero anche che, in proporzione, poche persone vaccinate che prendono il Covid finiscono in ospedale, o muoiono, e tuttavia questi casi sono ancora molti. Circa la metà delle ospedalizzazioni per Covid in Italia e più della metà dei decessi Covid da dicembre hanno riguardato persone parzialmente o totalmente vaccinate.

Per aggiungere il danno alla beffa, dal 1° dicembre l'Italia ha anche avuto molti più decessi per Covid rispetto alla Gran Bretagna.

In Italia, dal 1° dicembre, ci sono stati 18.000 morti per Covid, rispetto ai 15.000 morti per Covid in Gran Bretagna. Si tratta di un'enorme differenza.

Eppure i politici, i giornalisti e la maggior parte degli stessi italiani continuano a credere che il "Green Pass", ora trasformato in "Super Green Pass", sia l'unica soluzione.

L'Italia non ha un Primo Ministro eletto dal 2011 - eletto nel senso che il Primo Ministro sia il leader di una coalizione o di un partito che abbia vinto le elezioni. Tuttavia, non è la natura antidemocratica dei governi italiani a spiegare il regime del passaporto vaccinale in Italia, ma la natura dittatoriale stessa degli italiani. Ironia della sorte, l'unico grande partito ad opporsi al regime è il partito postfascista Fratelli d'Italia.

Quasi incredibilmente, la scorsa settimana in un importante talk show politico televisivo un giornalista ha effettivamente posto una domanda al professor Walter Ricciardi, consigliere scientifico del ministro della Salute, su questo confronto tra Italia e Gran Bretagna.

Il professore – un equivalente italiano del nostro amato professore Neil Ferguson – stava pontificando su come il passaporto vaccinale garantisse la libertà, quando un giornalista presente gli ha domandato perché lo ritenesse necessario, quando paesi come Gran Bretagna e Spagna non hanno nulla del genere e tuttavia hanno avuto un tasso di mortalità inferiore.

Infatti, secondo i dati della John Hopkins University, l'Italia ha avuto 252,55 morti ogni 100.000 abitanti e la Gran Bretagna 240,57.

Il prof Ricciardi – che ha accusato il giornalista di fare affermazioni «prive di ogni fondamento scientifico» – ha ribattuto: «L'Inghilterra calcola i decessi in modo completamente diverso da noi – se li calcolasse allo stesso modo, sarebbero il doppio. Sostengono che sono circa 150.000, ma in realtà sono 300.000.'

Una affermazione senza senso! In realtà, la Gran Bretagna richiede solo che il defunto sia risultato positivo negli ultimi 28 giorni della sua vita, il che semmai sopravvaluta il bilancio delle vittime. Invece in Italia le linee guida del servizio sanitario affermano: “Non basta il test positivo al Sars-Cov-2 per considerare la morte come dovuta al Covid-19”.

Il professore ha continuato affermando che gli inglesi (gli italiani insistono sempre che la Gran Bretagna è l’Inghilterra!) si sono rifiutati di imparare dall'Italia e di conseguenza i "numeri di morti e contagi" dell'Inghilterra sono "enormemente maggiori dei nostri". Un’altra sciocchezza. Ha concluso dicendo che il NHS inglese è così scadente che per la chirurgia dell'anca "è necessaria un'attesa di dieci anni". Questo, almeno, può anche essere vero.

 

15/02/22

Daily Expose - I dati UK sul "successo" della terza dose

Un articolo su Dailyexpose.uk mostra e commenta i dati recentemente pubblicati dalla Uk Health Security Agency, dai quali risulta l'evidenza che le vaccinazioni ripetute non siano una buona idea, dato il forte rischio di indebolire il sistema immunitario. Infatti sono soprattutto i vaccinati con terza dose che mostrano una proporzione tra casi e ospedalizzazioni, e anche tra ospedalizzazioni e decessi, molto più elevata rispetto ai non vaccinati. 



The Daily Expose, 14 febbraio 2022

Questo inverno è stata principalmente la popolazione vaccinata con terza dose che ha dovuto rimanere chiusa in casa, occupare i letti degli ospedali del SSN e anche far piangere i loro cari  e costringerli all'ultimo saluto.

Infatti, secondo i dati ufficiali pubblicati dall'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito, a gennaio la popolazione vaccinata con la terza dose ha rappresentato la stragrande maggioranza dei casi, ricoveri e decessi per Covid-19.


“Get Boosted Now" ha suonato come un disco rotto su ogni canale di notizie e stazione radio, con il Primo Ministro del Regno Unito Boris Johnson che esortava gli inglesi a inocularsi una terza dose del vaccino Covid-19 per garantirsi "una protezione completa" contro la presunta nuova variante Omicron del Covid-19.

Tuttavia i dati pubblicati giovedì 10 febbraio 22 dall'Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito confermano che la trasformazione di questo inverno dell'NHS in un National Booster Service è stata una completa perdita di tempo.

Il grafico seguente mostra il numero di casi di Covid-19 per stato di vaccinazione in Inghilterra tra il 10 gennaio e il 6 febbraio 22. I dati sono stati raccolti dalla tabella 9 che si trova a pagina 34 dell'UKHSA Vaccine Surveillance Report – Week 6 – 2022.




In tutto ci sono stati ben 2,15 milioni di casi confermati di Covid-19 a gennaio e 886.117 hanno riguardato la popolazione vaccinata con tripla dose, che rappresenta dunque il 41% di tutti i casi. Ma considerando tutto l’insieme dei parzialmente vaccinati e dei vaccinati con doppia dose, scopriamo che la popolazione vaccinata in realtà rappresenta il 66% dei casi, 7  casi su 10 di Covid-19 in Inghilterra tra il 10 gennaio e il 6 febbraio.

Tuttavia,  per i vaccinati con tripla dose la situazione è ancora molto peggiore se si considera il "sovraccarico" del SSN.

Il grafico seguente mostra il numero di ospedalizzazioni per Covid-19 per stato di vaccinazione in Inghilterra tra il 10 gennaio e il 6 febbraio 22. I dati sono stati raccolti dalla tabella 10 che si trova a pagina 35 dell'UKHSA Vaccine Surveillance Report – Week 6 – 2022.



Il SSN ha dovuto affrontare 11.065 ricoveri per Covid-19 tra il 10 gennaio e il 6 febbraio, e 5.076 di questi hanno riguardato la popolazione con tripla vaccinazione. Ciò significa che il vaccinato con terza dose ha rappresentato il 46% di tutti i ricoveri per Covid-19 nel mese di gennaio, ma ancora una volta se si aggiungono i parzialmente vaccinati e vaccinati con due dosi possiamo vedere che la popolazione vaccinata nel suo insieme ha rappresentato il 71% di tutti i ricoveri per Covid-19 dal 10 gennaio al 6 febbraio.

Ma la situazione diventa ancora peggiore quando si parla di decessi per Covid-19.

Il grafico seguente mostra il numero di decessi per Covid-19 per stato di vaccinazione in Inghilterra tra il 10 gennaio e il 6 febbraio 22. I dati sono stati raccolti dalla tabella 11 che si trova a pagina 36 dell'UKHSAVaccine Surveillance Report – Week 6 – 2022.



Ci sono stati un totale di 5.946 decessi per Covid-19 nel gennaio 2022 e la popolazione vaccinata con terza dose ha rappresentato uno scioccante 3.196. Ciò significa che questa popolazione ha rappresentato il 54% di tutti i decessi per Covid-19 tra il 10 gennaio e il 6 febbraio; aggiungendo poi i parzialmente vaccinati e vaccinati con due dosi, possiamo vedere che la popolazione vaccinata nel suo insieme ha rappresentato l'85% dei decessi per Covid; 9 decessi su 10 per Covid-19 nel mese di gennaio.



Come si può vedere dal grafico sopra, la proporzione di decessi tra i tripli vaccinati e i doppi vaccinati supera di gran lunga la proporzione di ricoveri che li riguarda. Lo stesso si può dire in termini di ricoveri e casi.

C'è tuttavia una situazione un po' migliore per i parzialmente vaccinati, che rappresentano una quota maggiore dei casi rispetto alla quota di ricoveri e decessi.

Ma è proprio il sistema immunitario della popolazione non vaccinata che ha dato il meglio quest'inverno, con una  percentuale di casi tra i non vaccinati notevolmente superiore alla percentuale di ospedalizzazioni, e una percentuale di ricoveri molto superiore alla percentuale di decessi,

Con 7  su 10 casi e ospedalizzazioni, e 9 su 10 decessi che hanno riguardato la popolazione vaccinata questo inverno in Inghilterra, questa sembra essere un'enorme vittoria per il sistema immunitario naturale e una sconfitta disastrosa per le iniezioni sperimentali contro il Covid-19.


03/02/22

Zero Hedge - Il dispotismo Covid in Italia continua a peggiorare


Su Zero Hedge l'Italia è presentata come il paese dove, in misura maggiore che altrove, grazie alla pandemia ingigantita dalla propaganda mediatica, sono imposte senza remore politiche antidemocratiche di controllo sociale degne di un romanzo distopico o dei periodi peggiori dell'Urss. Se per altri aspetti ci sentiamo ben lontani dal Mises Institute su cui è apparso originariamente l'articolo, è anche vero che in questo periodo le alleanze e le convergenze di interessi possono riservare sorprese.


Le notizie dall'Italia cominciano a evocare l’incipit di un romanzo distopico o un déjà dell'Unione Sovietica. Un paio di settimane fa, un nuovo decreto del governo Draghi ha ancora aumentato i limiti per le persone a cui non è stato iniettato l'ultimo richiamo del vaccino e che quindi non possono mostrare l'ultima versione del Green Pass. A questi cittadini di serie B, già privati ​​del diritto a muoversi, lavorare e partecipare a un gran numero di attività sociali, è ora vietato entrare negli uffici postali per ritirare la pensione e possono accedere ai supermercati solo per acquistare “beni di prima necessità”. In altre parole, il governo italiano deciderebbe che tipo di cibo e quali altri beni (se presenti) queste persone possono acquistare. Non è chiaro come esattamente il governo intenda far rispettare questo nuovo decreto: vedremo i poliziotti mettere le mani nelle borse della spesa degli acquirenti? Il pane sarà considerato un bene “primario”, mentre si sequestreranno la schiuma da barba e le caramelle? Non c'è limite alla follia. Una successiva nota dell'esecutivo per chiarire la situazione non ha fatto altro che peggiorare le cose: lo stato ora decreta che i non vaccinati possono effettivamente acquistare anche beni non primari nei pochi negozi in cui possono liberamente entrare. Per ora. In altre parole, l'Italia è ora una società in cui la sfera d'azione del cittadino si estende solo fino a che il sito web del presidente del Consiglio, esplicitamente e gentilmente, lo consente. Vuoi uscire per una passeggiata al parco? Faresti meglio a controllare l'ultimo post sul blog di Mario Draghi, per vedere se ti concede esplicitamente questa libertà!

 

Come si è arrivati ​​a questo?

Tra i paesi occidentali, l'Italia è stata uno di quelli che negli ultimi due anni ha sperimentato la negazione più sistematica dei diritti civili fondamentali. I governi di coalizione guidati prima da Giuseppe Conte e poi da Mario Draghi hanno dato potere a un comitato non eletto di “esperti”, chiamato Comitato Tecnico Scientifico, che a sua volta ha giustificato le azioni dei governi attribuendo un'aura scientifica a ogni decreto, ogni azione e ogni parola che arrivava dall'esecutivo. Tutto questo ha portato a una serie infinita di misure di lockdown che per lunghi periodi hanno cancellato la libertà di movimento, il diritto al lavoro, i diritti di proprietà su attività commerciali e negozi, la libertà di riunione, la libertà di culto e persino la distinzione delle sfere giurisdizionali tra chiesa e autorità politica (con burocrati statali che chiudono le chiese e poi impartiscono istruzioni meschine sui riti che si possono celebrare, su come ridurre le liturgie e su quante persone, se del caso, possono essere presenti a messe e funerali). Nel frattempo, il potere legislativo è stato umiliato e la decretazione d’urgenza dell'esecutivo è diventata la norma. La stessa struttura costituzionale del paese è stata piegata ed è stato inventato dal nulla un nuovo concetto chiamato "stato di emergenza", anche se nella Costituzione repubblicana italiana non si trova da nessuna parte.

Se non vivessimo nell'era della CNN, delle fake news e degli scandalosi sussidi distribuiti dai politici ai giornali e ai media, ci si potrebbe legittimamente chiedere dove fossero i giornalisti mentre tutto questo accadeva. I giornalisti in Italia, infatti, sono tra i principali responsabili dell'attuale realtà distopica, poiché hanno fornito grande spazio mediatico agli "esperti" che concordavano con i lockdown e le altre misure che estendevano il controllo del governo su tutti gli aspetti della vita, mentre allo stesso tempo deridevano ferocemente e ostracizzavano dottori e scienziati che osavano mettere in discussione la logica dell’obbligo delle mascherine all'aperto e del coprifuoco per i ristoranti. Chi osava sottolineare le conseguenze disastrose di un lockdown prolungato sulla salute mentale e sulle persone affette da altre patologie, o il legame tra economia e salute pubblica, veniva accusato di essere un “negazionista del covid”. Questo è un modello che sicuramente i lettori riconoscono, in quanto l'hanno visto negli Stati Uniti e in molti altri paesi negli ultimi due anni. Il fatto che praticamente ogni opinione etichettata dai media come "teoria complottista" si sia poi rivelata vera solo tre o quattro mesi dopo, non è valso a scuotere l'arroganza dei mass media corrotti, trincerati nel loro monopolio sul flusso delle notizie grazie ai finanziamenti statali e ai favori politici. E questo è vero in Italia, come praticamente ovunque.

Il governo di Giuseppe Conte è stato seguito da un'altra coalizione di governo guidata dal Presidente del Consiglio Draghi, non grazie a libere elezioni ma per una mossa del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In un discorso solenne nel febbraio 2021, il Capo dello Stato ha spiegato al paese che sarebbe stato inopportuno svolgere le elezioni nel mezzo di una pandemia, anche se nello stesso periodo Romania e Portogallo hanno regolarmente tenuto le loro elezioni e il  tasso di infezione non è risultato alterato. Mattarella ha invece affidato il governo a Draghi, sostenendo che si sarebbe trattato di un "governo tecnico" apartitico, semplicemente incaricato di ottenere i fondi dall'UE e di supervisionare la campagna vaccinale. Ovviamente, l'idea di un governo "tecnico" neutrale è assurda, dal momento che ogni stato moderno espropria la ricchezza degli uni e aumenta quella degli altri, spostandola tra gruppi sociali.

 Non entrerò nelle tante bugie raccontate da Draghi e dai suoi ministri sull'efficacia dei vaccini, né nella serie di grottesche restrizioni imposte progressivamente ai non vaccinati. Basti pensare che, ancora una volta, i media ne sono stati complici, in quanto per mesi hanno coperto ogni fallimento dell'amministrazione Draghi con accuse selvagge ai "no-vax". Proprio come coloro che sono accusati di essere "negazionisti del covid" non hanno mai negato l'esistenza del covid, coloro che ora sono etichettati come "no-vax" nella maggior parte dei casi non hanno nulla contro i vaccini di per sé. Molti di loro spiegano semplicemente che decidere di vaccinarsi o meno dovrebbe essere una decisione presa liberamente da ogni persona, considerando l'età, la storia clinica e altri fattori; e notano correttamente la superiorità dell'immunità naturale sull'immunità da vaccino. Ma si tratta di dettagli poco importanti per i giornalisti, che in conferenza stampa di fine anno hanno allestito uno spettacolo degno di una repubblica delle banane, salutando Draghi con lunghi applausi piuttosto che porgli domande indagatrici. È interessante notare che il cambio di governo da Conte a Draghi ha avuto l'effetto di mostrare la vera anima dei liberali italiani, che in realtà sono statalisti mal camuffati.

Persino Amnesty International ha espresso preoccupazione per la discriminazione contro le persone non vaccinate in Italia, mentre i liberali e la sinistra italiani fanno il tifo per Draghi. L'unica opposizione coerente e coraggiosa a Draghi viene da gruppi minoritari e da improbabili alleati come il professore marxista Ugo Mattei e il professore libertario Carlo Lottieri (amico del Mises Institute). Mattei ha denunciato instancabilmente l'incostituzionalità dello “stato di emergenza”, nonché i vili ricatti ai lavoratori, costretti a decidere tra vaccinarsi o perdere il lavoro. Lottieri ha guidato un piccolo movimento di resistenza tra i professori universitari, combattendo la discriminazione nei confronti degli studenti non vaccinati e spiegando come la pandemia sia la scusa utilizzata dagli stati moderni per fare un passo avanti nel controllo sul corpo e sulla mente di ogni individuo.

Le misure a cui è stato sottoposto il popolo italiano in questi due lunghi anni di statalismo incontrollato e propaganda spudorata non solo sono state ingiuste: sono state anche del tutto inutili a combattere la pandemia. L'Italia ha visto esattamente le stesse traiettorie e gli stessi tempi nelle diverse ondate del virus di paesi come la Svezia o persino il Regno Unito, dove le libertà e l'economia non sono state calpestate, o almeno non sono state calpestate nella stessa misura! Il fallimento della serie di decreti governativi non è una sorpresa per coloro che, avendo letto Ludwig von Mises e F.A. Hayek, sanno benissimo che le società umane sono complesse e che dovremmo essere umili quando escogitiamo soluzioni dall'alto. La pianificazione centralizzata, sia per l'economia che per la sanità, è destinata a fallire. D'altra parte, essa è utile a quella classe politica e alle corporazioni ad essa vicine che tentano incessantemente di gestire nel dettaglio le nostre vite.