04/09/13

The Guardian: Il Piano di intervento in Siria è motivato da interessi petroliferi, non c'entrano nulla le armi chimiche

Sul Guardian esposto chiaramente l'interesse USA alla guerra contro la Siria: lo sapevamo già, che la finta indignazione per i massacri di civili nasconde una dura competizione geopolitica per il controllo del petrolio mediorientale e dei gasdotti, ma ecco la vera pistola fumante...


Gli esperti di armi chimiche dell'Onu visitano le persone colpite da un attacco di gas, in un ospedale nel sobborgo a sud-ovest di Damasco di Mouadamiya . Fotografia: Stringer / Reuters


di Il 21 agosto, centinaia - forse più di mille - persone sono state uccise in un attacco di armi chimiche a Ghouta , Damasco, spingendo gli Stati Uniti, il Regno Unito, Israele e la Francia ad alimentare l'incubo di attacchi militari contro le forze di Bashir al Assad.

Gli esperti sono unanimi nel ritenere che la scena scioccante dei civili, compresi dei bambini, colpiti da un qualche tipo di attacco chimico, sia vera - ma restano divisi sul fatto se si trattava di armi chimiche di tipo militare dell'arsenale di Assad, o fosse una miscela più rudimentale potenzialmente da collegarsi ai ribelli.
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In ogni caso, pochi ricordano che l'inquietudine degli Stati Uniti nei confronti della Siria è iniziata molto prima delle recenti atrocità, nel contesto di operazioni più ampie aventi come obiettivo l'influenza Iraniana in Medio Oriente.

Nel maggio 2007, un'inchiesta presidenziale ha rivelato che Bush aveva autorizzato le operazioni della CIA contro l'Iran. Secondo Seymour Hersh del New Yorker, nello stesso periodo, come parte di questo programma segreto, erano in pieno svolgimento anche delle operazioni anti-siriane. Fonti dell'intelligence e del governo degli Stati Uniti  hanno dichiarato a Hersch che l'amministrazione Bush aveva "collaborato con il governo dell'Arabia Saudita, che è sunnita, in operazioni clandestine" destinate a indebolire la Hezbollah sciita in Libano . "Gli Stati Uniti hanno inoltre preso parte a operazioni clandestine nei confronti dell'Iran e del suo alleato Siriano", ha scritto Hersh , e "un effetto collaterale" di queste operazioni è stato "il rafforzamento di gruppi estremisti sunniti, ostili agli Stati Uniti e  vicini ad al-Qaeda." Egli ha osservato che "il governo saudita, con l'approvazione di Washington, avrebbe fornito finanziamenti e aiuti logistici per indebolire il governo del presidente Bashir Assad , in Siria ", al fine di esercitare pressioni su di lui per essere "più conciliante e aperto a negoziati" con Israele . Una fazione che ha ricevuto "sostegno politico e finanziario" occulto dagli Stati Uniti attraverso i sauditi è la Fratellanza musulmana siriana in esilio.
Secondo l'ex ministro degli Esteri francese Roland Dumas, la Gran Bretagna aveva pianificato delle operazioni segrete in Siria già nel 2009 : "Ero in Inghilterra due anni prima delle violenze in Siria" , ha detto alla televisione francese :
"Ho incontrato alti funzionari britannici, che mi
hanno confidato che stavano preparando qualcosa in Siria. Era la Gran Bretagna, non l'America . La Gran Bretagna stava preparando uomini armati per invadere la Siria".

Le insurrezioni del 2011, sembrerebbe - innescate da una confluenza di carenza di energia e siccità indotta dal clima che ha portato a enormi aumenti dei prezzi alimentari – sono arrivate al momento opportuno, che è stato subito sfruttato. Delle e-mail fatte trapelare dalla società di intelligence privata Stratfor, comprese delle note su un incontro con funzionari del Pentagono, hanno confermato la formazione USA-UK di forze di opposizione siriane sin dal 2011, volte a portare al "collasso" del regime di Assad "dall'interno".

Quindi che cos'è questa strategia di minacciare la Siria e l'Iran e così via? Secondo il Segretario generale della NATO Wesley Clark, ora in pensione, una nota dell'Ufficio del Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, solo poche settimane dopo il 11/9, ha rivelato dei piani di "attaccare e distruggere i governi di 7 paesi in cinque anni", a partire dall' Iraq per continuare in "Siria, Libano, Libia, Somalia, Sudan e infine l'Iran ." In una intervista successiva, Clark sostiene che questa strategia è fondamentalmente una questione di controllo delle vaste risorse di gas e petrolio della regione.

Gran parte della strategia attualmente in gioco è stata candidamente descritta nel rapporto US Army-funded RAND, Unfolding the Future of the Long War (pdf), del 2008. Apertura del futuro della lunga guerra ( pdf) . Il rapporto osserva che "le economie dei Paesi industrializzati continueranno a dipendere pesantemente dal petrolio, rendendolo così una risorsa di importanza strategica." Poiché la maggior parte del petrolio sarà prodotto in Medio Oriente, gli Stati Uniti hanno "motivo di mantenere la stabilità e buone relazioni con stati del Medio Oriente " :

"L'area geografica delle riserve petrolifere accertate coincide con la base di potere di gran parte della rete salafita -jihadista . Ciò crea un collegamento tra le forniture di petrolio e la lunga guerra, complicata e difficile da chiudere ... Nel prossimo futuro, la crescita della produzione mondiale di petrolio e l'offerta totale saranno dominate dalle risorse del Golfo Persico ... la regione resterà quindi una priorità strategica, e questa priorità è fortemente legata a quella di proseguire la lunga guerra."
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Queste preoccupazioni strategiche, motivate dal timore di un'espansione dell'influenza iraniana, riguardano la Siria soprattutto in relazione alla geopolitica delle pipeline. Nel 2009 - lo stesso anno in cui l'ex ministro degli esteri francese Dumas afferma che i britannici hanno iniziato a pianificare delle operazioni in Siria - Assad ha rifiutato di firmare una proposta di accordo con il Qatar che avrebbe realizzato un oleodotto partendo dall'ultimo suo giacimento al Nord, ai confini con il giacimento di South Pars in Iran, attraverso l'Arabia Saudita, la Giordania, la Siria e la Turchia, al fine di rifornire i mercati europei – e, fatto di importanza cruciale, aggirando la Russia. La logica di Assad era "di tutelare gli interessi del [ suo] alleato russo, che è il primo fornitore in Europa di gas naturale."

Invece, l'anno successivo, Assad ha p
ortato avanti dei negoziati con l'Iran per un piano alternativo di gasdotto da 10 miliardi dollari, passando per l'Iraq verso la Siria, che avrebbe anche potenzialmente consentito all'Iran la fornitura di gas all'Europa dal suo campo di South Pars condiviso con il Qatar. Il Memorandum of Understanding (MoU ) per il progetto è stato firmato nel luglio del 2012 - proprio quando in Siria si stava diffondendo la guerra civile a Damasco e ad Aleppo - e all'inizio di quest'anno l'Iraq ha firmato un accordo quadro per la costruzione dei gasdotti.


Il piano di gasdotto Iran-Iraq-Siria è stato un
o "schiaffo diritto in faccia" ai piani del Qatar . Non c'è da stupirsi che il principe saudita Bandar bin Sultan, in un tentativo fallito di corrompere la Russia per portarla a cambiare fronte, secondo fonti diplomatiche abbia detto al presidente Vladimir Putin che "qualunque sarà il regime dopo Assad , esso sarà "completamente" nelle mani dell'Arabia Saudita e " non firmerà alcun accordo che consenta a nessun paese del Golfo di trasportare il gas attraverso la Siria verso l'Europa e competere con le esportazioni di gas russo ". Quando Putin ha rifiutato, il principe ha minacciato un'azione militare.

Sembrerebbe che i contraddittori interessi petroliferi sauditi e del Qatar stiano reggendo le fila di una politica degli Stati Uniti in Siria, se non nell'intera regione, ugualmente focalizzata sul petrolio. E' questo - il problema di instaurare una opposizione malleabile, in modo che gli Stati Uniti e i loro alleati petroliferi si sentano sicuri di collaborare sui gasdotti con una Siria post-Assad - che determinerà la natura di qualsiasi potenziale intervento: non la preoccupazione per le vite siriane.

Se è fuor di dubbio che Assad è un criminale di guerra il cui governo merita di essere rovesciato, la domanda è: da chi? e per quali interessi?


Un approfondimento più dettagliato su
i temi di questo articolo è disponibile sul sito dell'autore qui .


8 commenti:

  1. Interessanti tesi esposte nell'articolo, ma con una palese contraddizione come fa notare un commentatore nell'articolo originale in inglese (che Voci dall'estero linka alla fine di questo post):

    John L. Clark2 September 2013 00:19:00 GMT

    If Russia—wanting to protect its natural gas export monopoly to Europe—opposed the Qatar–Saudi Arabia–Jordan–Syria NGL pipeline, why would it then allow the Iran–Iraq–Syria NGL pipeline? What else ties Russia to an Alawite-controlled Syria (or otherwise helps to explain this aspect of Russian strategy)?


    Appunto. Chi ce lo spiega?

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    1. Nell'articolo non sono esposte delle tesi, ma semplicemente dei FATTI. Gli accordi sul tavolo sulle pipelines che coinvolgono la Siria, e le scelte pericolose di Assad.
      Poi per capire la posizione Russa bisogna unire i puntini. I Russi sono possibilisti, lasciano spazio, al fine probabilmente di avre una motivazione per dare una legnata all'America sull'invasione dei paesi Arabi. Avevo letto nei links postati da Nicola che si parla di un attacco russo all'Arabia Saudita..lo sforzo è quello di unire i puntini sui FATTI veri che trapelano.

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    2. Perdona l'insistenza Carmen ma credo che tu sia in errore.
      Se, come immagino, hai letto l'intero articolo originale in inglese, avrai notato che l'autore oltre a riferire fatti acclarati, ipotizza motivazioni di comportamenti e strategie.

      Eccone un estratto che mi pare confermi ciò che sostengo:

      The RAND document contextualised this strategy with surprisingly prescient recognition of the increasing vulnerability of the U.S.'s key allies and enemies - Saudi Arabia, the Gulf states, Egypt, Syria, Iran - to the converging crises of rapidly rising populations, a 'youth bulge', internal economic inequalities, political frustrations, sectarian tensions, and water shortages, all of which could destabilize these countries from within or exacerbate inter-state conflicts.

      Ed é qui che si vede la sostanziale stupidità della politica anglosassone, perchè Putin tempo fa offrì la sua collaborazione agli USA per combattere il terrorismo (che non si potrà vincere con i mezzi mostrati <a href="http://voiceofrussia.com/2013_08_27/US-Russian-joint-military-exercise-in-Far-East-Alaska-1368/> in questo articolo </a>, perchè la gente del Medio-Oriente e del Nord-Africa potrà risolvere i loro problemi elencati sopra scaricando le loro tensioni qui da noi.

      Gli anglosassoni facendo quello che fanno, stanno solo ritardando ma nel contempo potenziando la resa dei conti tar noi e loro.


      Sì sono un convinto assertore della invitabilità dello scontro tra civiltà (ma meglio sarebbe dire scontro tra concezioni di vita).

      Son pazzo Carmen, che cosa ci vuoi fare? ;-)

      Un saluto sincero ed un ringraziamento per l'ottimo lavoro di informazione che svolgi.

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    3. Questo ottimo articolo ci svela uno dei molteplici aspetti legato alla "incomprensibile follia", di attaccare la Siria, da parte di Obama, e i suoi vassalli occidentali e turco-sauditi, e del pari grado USA, che si chiama Israele.
      Comunque anche Maurizio Blondet ritiene che l'Arabia Saudita sarà oggetto delle "attenzioni" della Russia, analogamente alle "attenzioni" USA riservate alla Siria(e forse in una fase successiva, sarà l'IRAN a riservare le stesse "attenzioni" alla Turchia e Israele)



      ".....Ma una conferma indiretta di questa versione della tragedia ci pare venga da un titolo di Voce della Russia, la radio semi-ufficiale: «L’attacco alla Siria è un attacco contro la Russia – dice un ufficiale militare libico». Il militare libico, di cui si dice che ha «diretta conoscenza del sistema missilistico americano», resta ovviamente anonimo. E forse nemmeno esiste. Quel che conta è che tale «fonte» dice che sì, «è vero che il principe Bandar controlla i gruppi terroristi in Siria, ceceni inclusi». E che sì, «è stato proprio Bandar a consegnare le armi chimiche, provenienti da Israele, agli insorti siriani». (L’attacco alla Siria è di fatto un attacco contro la Russia)

      I servizi russi vogliono far sapere che sanno chi è il nemico, da che parte è venuto il colpo. E qui veniamo all’ultimo lancio di agenzia. L’agenzia di stampa è l’iraniana IRIB, che la riprende dall’agenzia siriana Dampress: dunque può essere una voce dell’illusione o della speranza della parte debole alla vigilia d’essere vittima. Ci si può credere oppure no. Ma in ogni caso, la notizia – se vera – è perfettamente coerente con il retroscena che abbiamo qui raccontato. La notizia è questa:

      «Secondo le fonti siriane, se gli Stati Uniti attaccano militarmente la Siria, il presidente russo Putin è deciso a prendere a bersaglio l’Arabia Saudita (…) il capo del Cremlino è pronto a dare ai bombardieri russi l’ordine di bombardare l’Arabia Saudita (…)». E ne avrebbe avvertito Washington. (Terza Guerra Mondiale: la Russia rilancia…)

      Se è vero, Putin fa sapere che colpirà non le navi americane, non Israele, ma lo Stato criminale e petrolifero che l’ha minacciato di scatenare contro la Russia i suoi terroristi, che paga ed arma, e che – dunque – s’è auto-confessato in stato di guerra con Mosca. L’Arabia Saudita non pensi di restar indenne dal conflitto che ha provocato e dalle trame che ha allacciato.

      Si può credere o no. Ma solo pochi giorni fa, Vladimir Putin ha impegnato il suo prestigio, la sua faccia e la potenza russa in una promessa assoluta al presidente Assad:

      «La Russia non permetterà che un solo missile o una sola bomba si abbattano sul territorio siriano. La Russia è e resta al fianco dello Stato siriano»."

      http://www.rischiocalcolato.it/2013/09/sono-stati-i-sauditi-mosca-risponde-di-maurizio-blondet.html

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  2. L’intelligence militare statunitense coinvolta nell’attacco chimico in Siria

    Oriental Review 3 settembre 2013.


    ......Un hacker ha avuto accesso alla corrispondenza dell’intelligence degli Stati Uniti e ha pubblicato una e-mail privata del colonnello Anthony J. Macdonald, direttore generale del personale, operazioni e piani dell’ufficio del Sottocapo di Stato Maggiore per l’intelligence dell’Esercito degli Stati Uniti. In uno scambio di e-mail, del 22 agosto 2013, con l’analista civile dell’US Army Eugene P. Furst, dove si congratula con il colonnello per la riuscita dell’operazione e gli riferisce la notizia apparsa sul Washington Post sull’attacco chimico in Siria...............

    .......
    ...............Come ha scritto Joseff Budansky del GIS/Defense & Foreign Affairs:
    “Il 13-14 agosto 2013, le forze di opposizione filo-occidentali in Turchia hanno iniziato i preparativi per un importante e irregolare assalto militare. I primi incontri tra i comandanti militari dell’opposizione e i rappresentanti di Qatar, Turchia e dell’intelligence degli Stati Uniti ["Muqabarat Amriki"] hanno avuto luogo presso il presidio militare turco di Antakya, convertito nel centro comando e base dell’Esercito libero siriano (ELS) e dei loro sponsor stranieri. Molto alti comandanti dell’opposizione erano arrivati da Istanbul per informare i comandanti regionali dell’imminente escalation nei combattimenti per via di “un mutamento nella guerra” che a sua volta avrebbe portato all’attacco degli USA alla Siria”.
    Secondo la stessa fonte,................

    http://aurorasito.wordpress.com/2013/09/04/lintelligence-militare-statunitense-coinvolta-nellattacco-chimico-in-siria/

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  3. Quello che non riesco a capire è il ruolo dell'Iraq. Se il problema è il collegamento degli oleodotti con l'Europa attraverso la Turchia, perché non passare dall'Iraq, che è già stato sottoposto alla sua buona dose di "shock economy"? Forse che gli Stati Uniti non riescono ad ottenere una politica accomodante per i loro interessi da parte del governo iracheno, governo che hanno creato loro dopo aver occupato militarmente il paese?

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  4. In questa analisi invece si sostiene in pratica l'esatto contrario:

    Un estratto:
    Le Prossime Alleanze

    Nel frattempo, stiamo assistendo alla nascita di una nuova alleanza tra Arabia Saudita, Russia e Cina. Stanno collaborando per aiutare l’Egitto. L’aiuto spazia per vari gradi, da quello minuscolo a quello più grande.


    A chi credere?
    Ma a questo punto vale ancora la pena credere a qualcuno?
    E' un gioco più grande di noi e forse anche più grande di quanto i giocatori stessi possano controllare.

    Prima o poi gli scapperà di mano e sarà caos globale.




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  5. La situazione è complessa, ma il gasdotto Iran-Iraq-Siria che dovrebbe far arrivare il gas Iraniano all'Europa è concorrenziale rispetto all'altro progetto di Qatar e Arabia Saudita. Quel che è certo è che la democrazia e diritti umani non c'entrano una cippa, e come dice l'articolo linkato qui sopra, addirittura "Non si capisce il motivo dell'allarmismo europeo, per un progetto che in futuro potrebbe favorire la stessa Europa. L'asservimento europeo alle politiche anti-iraniane e anti-siriane degli USA e di Tel Aviv, costringe gli europei a essere "preoccupati" anche per un progetto che li potrebbe favorire, dal punto di vista economico ed energetico." Oltre all'inganno, la beffa.

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