13/04/14

I "paesi normali" dell’Eurozona non esportano il proprio popolo

Da Irish Left Review un'analisi dei dati sulla disoccupazione in Irlanda ci mostra come in realtà siano i giovani che abbandonano il proprio paese a fare artificialmente scendere il tasso di disoccupazione: e questa la chiamano "normalità"...



Traduzione di Sa1nt_Simon
Il Live Register [è un indicatore a cura dell’Ufficio Centrale di Statistica irlandese che registra mensilmente il numero di coloro che fanno richiesta del sussidio di disoccupazione, ndT] è sceso sotto 400.000 – la prima volta dal maggio 2009. Mentre il Live Register non è una misura ufficiale, il tasso di disoccupazione aggiustato stagionalmente indica la disoccupazione all’11.9%. Il nostro tasso di disoccupazione è ora sotto la media dell’Eurozona. Questo ha portato il Ministero per la Protezione Sociale a dichiarare:
Il Ministro dalla Protezione Sociale Joan Burton ha detto che i dati sono incoraggianti e segnalano il ritorno dell’Irlanda allo stato di “normale paese dell’Eurozona”


Sì, quando si arriva ad un tasso di disoccupazione normale possiamo anche essere un “normale paese dell’Eurozona”. Ma c’è qualcosa che non è stato così normale e che ha avuto un impatto diretto sul tasso di disoccupazione irlandese. Sì, sto parlando dell’emigrazione.
Confrontiamo l’incremento dell’emigrazione irlandese dal 2008 con quello degli altri paesi EU-15. Lo faremo andando a prendere la media annuale del numero di emigrati tra il 2008 e il 2011 (l’ultimo anno del quale Eurostat ha fornito dati) e comparandolo con il numero medio annuo di emigrati tra il 1998 e il 2007.


La Spagna è stata colpita in modo particolarmente duro – con più di 400.000 emigrati nel 2011, l’Irlanda arriva seconda seguita dal Portogallo. Dopo questi tre, il paese successivo colpito più duramente dall’emigrazione è l’Italia.
L’emigrazione irlandese è stata superiore a cinque volte la media degli altri paesi EU-15. In termini di emigrazione, difficilmente l’Irlanda può essere considerata un paese normale.
Il numero dei disoccupati è andato diminuendo. Il Governo vorrebbe farci credere che questo è dovuto alla crescita dell'occupazione e al successo delle sue "politiche del lavoro" (affronteremo la questione della crescita dell'occupazione la prossima settimana). Adesso, guardiamo cosa potrebbe aver contribuito alla diminuzione del numero dei senza lavoro.


La rilevazione è stata fatta tra il terzo trimestre del 2011 (quando la disoccupazione in valore assoluto era ai massimi) e il quarto trimestre del 2013. Il numero dei disoccupati è calato di 75.000 unità. Tuttavia, il numero degli emigrati in età da lavoro è stato di 116.000, mentre il numero dei partecipanti ai piani di avviamento al lavoro (formazione, istruzione, etc) è cresciuto di 29.000.
Il numero totale di emigrati e di partecipanti ai piani di formazione lavoro è aumentato di quasi il doppio rispetto al calo della disoccupazione.
Alcune note accompagnano questa tabella:
  • Non tutta l’emigrazione può essere imputata a fattori legati alla recessione. Anche durante i periodi di boom c’è emigrazione. Quindi i numeri nella tabella qua sopra rappresentano il livello di emigrazione che eccede il dato dell'emigrazione annuale media per il periodo 1995-2007 (la media annuale in questo periodo è stata 26.000). Inoltre, i dati stimati dell'emigrazione arrivano soltanto ad aprile; nella tabella precedente il dato è invece anno su anno. La differenza dovrebbe essere minima.
  • Parte dell’incremento nel numero dei partecipanti ai piani di inserimento al lavoro può essere letto positivamente – specialmente quando questo rappresenta un ritorno all’istruzione, alla formazione, o al mantenersi in contatto col mercato del lavoro. Naturalmente, un’altra parte non è molto positiva: come Jobsbridge (programma di stage e tirocini, ndt), che è un sussidio ai datori di lavoro, e Gateway, che costituisce una forma di lavoro obbligatorio.

Anche se non ci fosse nessuna ulteriore diminuzione legata alla recessione, o un aumento dei partecipanti ai piani di formazione lavoro, questo non equivarrebbe necessariamente a un corrispondente aumento della disoccupazione. Alcuni potrebbero essere persone a carico, altri potrebbero essere “scoraggiati” (ad esempio quelli che escono dalla forza lavoro), alcuni potrebbero essere in un percorso di istruzione. In ogni caso, è ragionevole assumere che la disoccupazione dovrebbe essere sostanzialmente cresciuta, anche se non possiamo quantificarla con esattezza. Con tutta probabilità, il numero dei disoccupati dovrebbe essere rimasto a grandi linee lo stesso, se non aumentato.
No, l’Irlanda non è un "normale" paese dell’Eurozona. La verità è che l’Irlanda è tornata alle solite, a esportare la sua forza lavoro in eccesso. Se non fosse per questo, verrebbe chiaramente alla luce ciò che siamo – e precisamente un paese "anormale" dell’Eurozona.


3 commenti:

  1. Neanche l'Italia è un paese "normale" dell'eurozona. La percentuale dei giovani disoccupati supera ampiamente il 50% secondo me, perchè quello che riusciamo ad offrire ai giovani sono o formazione o tirocini (work experiences). Terminato il corso è assai difficile avere un impiego, mentre con il tirocinio c'è la possibilità sempre minore di avere un posto di lavoro dove, se va bene ed si ha un'età inferiore ai 30 anni, si è assunti con un contratto di apprendistato che è considerato a tempo indeterminato, ma in realtà ha durata tra i 3-5 anni, e dopo? Oppure un contratto per 24 mesi, quindi a T.D. a prestazione professionale. Questa è la realtà, il restante 50% dei giovani o è impiegato ai call center, o in attività commerciali come commessi, o nei locali come bar, ristoranti, ecc. insomma precariato a vita. Questo viene dipinto come "lavoro". Io abito in Umbria e mia figlia, che ha ripreso a studiare dopo alcuni anni passati a lavorare prima in un pub, poi in uno studio di architetti come disegnatrice CAD, si è laureata all'Accademia di belle arti a Roma come scenografa. Noi siamo molto fieri della sua scelta ma in questo momento siamo caduti in depressione perchè purtroppo in questo Paese che dovrebbe spianare la strada anche a professioni riguardanti l'arte, tutto fa meno che questo. Del resto ho sempre appoggiato la scelta di mia figlia perchè secondo me ognuno deve seguire le proprie inclinazioni, non so se a lungo questo pagherà, io me lo auguro, ma certo che oggi come oggi vi assicuro che dalle nostre parti non è facile neanche trovare lavoro presso le ditte di pulizia.

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    1. @Fiore

      .. oggi come oggi vi assicuro che dalle nostre parti non è facile neanche trovare lavoro presso le ditte di pulizia.

      Ti assicuro che la stessa cosa vale nel Pavese, senza contare poi il nugulo di extracomunitari ormai privi anch'essi di lavoro che pesano sui bilanci dei comuni.
      Ma tranquilli questi ultimi pagheranno le ns. pensioni.
      Così almeno ce l'hanno raccontata e dai più bevuta.

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    2. A 55 anni mi chiedo se emigrare grazie alla mia specializzazione nel settore dell'imballaggio per far fare a me il lavoro di apripista così che i miei figli saranno già in un paese normale quando saranno in età lavorativa, o tenermi il lavoro ben remunerato fin che posso sapendo che dovranno andarsene loro se vogliono fare qualcosa di costruttivo ed avere una vita normale ....
      Purtroppo cercare di coinvolgere moglie e figli di 11-13 anni in una decisione del genere non aiuta, loro vogliono stare nel loro ambiente e non emigrare.

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