14/11/18

Handelsblatt – Ministro delle Finanze francese: "Serve un impero Europeo"

Il giornale tedesco Handelsblatt riprende le uscite del ministro francese Le Maire sulla presunta necessità di un “impero europeo”. L’articolo evidenzia bene la dinamica franco-tedesca: la Francia è fortemente orientata alla costruzione di questo “impero”, tramite il quale pensa forse di riaffermare il proprio potere, mentre la Germania, dopo avere sfruttato l’integrazione europea a proprio esclusivo vantaggio, è reticente a offrire qualsiasi contributo. Inutile dire che troviamo delirante il presupposto stesso del discorso di Le Maire: “Oggi contano gli imperi” è una trita petizione di principio, vera nella stessa misura in cui nei secoli, nei millenni —dalla Guerra Fredda alla Roma antica — hanno sempre “contato” gli imperi... e i relativi imperialismi, come nel caso europeo abbiamo già visto, in modo eclatante, in Grecia. Ma se l'élite europea gioca così a carte scoperte sulle proprie intenzioni, perché la nostra sedicente sinistra resta ancora schierata a difesa di un progetto dichiaratamente "imperialista"?

 

 

Handelsblatt, 12 novembre 2018

 

Va sempre bene celebrare l’unità europea durante i memoriali per i caduti delle guerre mondiali. Ma la vera unità – politica, finanziaria e militare – è ancora assente nell’Unione europea, secondo il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire. In un’intervista esclusiva all’Handelsblatt, il ministro afferma che Parigi è più che disponibile al "più Europa", e la palla ora passa alla corte di Berlino.

 

Per resistere a Cina e Stati Uniti, secondo Le Maire,l’Unione europea dovrebbe diventare “un pacifico impero”. E nonostante a causa della loro storia bellica alcuni tedeschi possano trovare poco allettante il suo discorso sull’impero, Le Maire spiega che “utilizzo questa espressione perché, nel mondo di domani, tutto dipenderà dal potere … il potere tecnologico, economico, finanziario, monetario, culturale – che sarà decisivo. L’Europa non può più mostrarsi timida nell’utilizzo del proprio potere”.

 

Le Maire non arriva a dire che i politici tedeschi hanno fatto il doppio gioco sull’unità europea, ma pone una scadenza: “Ne abbiamo parlato a lungo, adesso è tempo di prendere una decisione. Le decisioni verranno prese il 4 dicembre, al prossimo incontro dei ministri dell’economia e delle finanze. Non posso immaginare nienete di diverso”.

 

Tutti sanno che ci vuole fegato per opporsi all’amministrazione Trump”, ha detto Le Maire. “Il popolo europeo ne ha avuto abbastanza del balbettio di Bruxelles. Ora vuole l’azione”.

 

L’America prima, la Cina seconda



Uno degli esempi più eclatanti e recenti della mancanza di potere europeo si è avuto rispetto alle ultime sanzioni americane verso l’Iran. Nonostante la promessa di proteggere le aziende tedesche e di altri paesi europei che fanno affari in Iran, e di evitare la completa disintegrazione del cosiddetto accordo iraniano, la UE ha fallito nella sua intenzione.

 

Stiamo facendo ritirare le banche iraniane dalla nostra rete”, ha confermato Gottfried Leibbrandt, amministratore delegato di Swift, la rete internazionale di pagamenti con sede in Belgio. Al Business Forum franco-tedesco di Parigi del fine settimana Leibbrandt ha affermato: “Non tutte le banche iraniane, ma quasi tutte”.

 

Questo rende molto difficile per le aziende europee commerciare con le loro controparti iraniane. Per risolvere il problema Le Maire ha detto che l’Europa andrà avanti con una speciale “società veicolo”, un’istituzione finanziaria che permetterà alle aziende europee di commerciare con l’Iran rimanendo protette dalle sanzioni americane. Ma il punto è molto più ampio del solo Iran: l’Europa deve evitare che siano gli Stati Uniti a decidere dove le aziende europee debbano commerciare.

 

Geoffrey Roux de Bezieux, presidente del MEDEF, un' importante rete francese di imprenditori, ha lamentato il fatto che il governo tedesco non sta fornendo alcuna risposta concreta ai suggerimenti pro-europei, come quelli avanzati da Le Maire. La Cina voleva entrare nel mercato UE, ma ha fatto in modo di proteggersi, e anche gli Stati Uniti stanno diventando più protezionisti. Anche la UE deve diventare più forte.

 

Le Maire si è anche detto d’accordo con le critiche americane sul fatto che l’Europa sia “troppo timida” nel difendersi dalle acquisizioni cinesi della sua tecnologia. L’Europa deve cooperare con gli Stati Uniti per frenare la politica commerciale di Pechino, ha detto il ministro. L’accesso asimmetrico al mercato, gli abusi di proprietà intellettuale e i sussidi statali sono particolarmente preoccupanti, ha detto. Una regolamentazione più restrittiva verso l’acquisizione di aziende europee dall’estero sarebbe un’opzione per proteggere meglio la tecnologia interna, ha detto Le Maire. Una decisione su tale regolamentazione dovrebbe arrivare entro dicembre, ha aggiunto.

 

Google tax



Una cosiddetta “tassa digitale” è un altro esempio di ciò su cui l’Europa potrebbe mostrare unità e difendere i propri poteri sovrani. La misura, fortemente sostenuta dalla Commissione europea e dal governo francese, tasserebbe le entrate delle grosse aziende digitali. “È normale che le multinazionali usano i dati personali e ci guadagnino senza pagare le tasse? Perché la creazione di valore tramite l'utilizzo dei dati dovrebbe essere esentasse, mentre qualsiasi panificio e piccola-media impresa le paga?” ha detto Le Maire.

 

Chiamata talvolta “GAFA tax”, per l’impatto che avrebbe su Google, Apple, Facebook e Amazon, l'imposta del 3 percento ha ricevuto un tiepido sostegno dal governo tedesco, ma è stata osteggiata dalle imprese tedesche. Il ministro delle finanze tedesco Olaf Scholz ha pure manifestato i suoi dubbi, ma è aperto all’idea di una imposta sulle vendite digitali a partire dal 2021, se i paesi industrializzati non riescono a concordare una imposta minima sulle aziende a livello globale.

 

Il rafforzamento dell’eurozona è un’altra priorità nella lista di Le Maire per imporre l’Europa come potenza globale. “Se una nuova crisi economica e finanziaria dovesse scoppiare domani e coinvolgere l’Europa, l’eurozona non sarebbe in grado di rispondere adeguatamente”, ha detto. Stabilire un bilancio comune per la zona euro, che servirebbe a sostenere i paesi in tempo di crisi, è cruciale a questo scopo, ha detto Le Maire. “Un bilancio europeo è parte di questo progetto perché aiuterebbe a riallineare le economie e a farle uscire più rapidamente dai tempi di crisi”.

 

Ma anche qui la Germania ha puntato i piedi, temendo che questo significhi fare dei trasferimenti fiscali ai paesi economicamente più deboli dell’eurozona. Un fondo di assicurazione dell’eurozona per la disoccupazione, proposto da Scholz, è stato ben presto cassato dal ministro dell’economia Peter Altmaier lo scorso mese.

 

Senza il sostegno tedesco su tutte queste questioni, Le Maire troverà difficile trasformare l’Europa in un “impero”. L’accordo franco-tedesco è stato il motore dell’integrazione europea, e senza di esso l’Europa è impotente.

 

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