14/04/19

Tom Luongo: Salvini prepara l’Italia allo scontro con l’UE

Tom Luongo spiega su Strategic Culture la strategia che intravede nelle mosse del governo italiano. Salvini punta a ottenere un successo alle elezioni europee unendo tutti gli euroscettici sotto la stessa bandiera, per poi sfidare Bruxelles: o cambia o l’Italia se ne va, forte delle sue riserve d’oro, nel frattempo messe al sicuro.

 

 

 

Di Tom Luongo, 10 aprile 2019

 

Al momento, l’italiano Matteo Salvini naviga a gonfie vele. Dopo avere mandato all’aria un paio di pretestuose azioni legali volte a pregiudicare il suo assalto al Parlamento Europeo del prossimo maggio, Salvini lavora per galvanizzare l’euroscetticismo in tutto il continente, per farne una forza politica rilevante.

 

Non si tratta di un lavoro facile.

 

Ma ha perlomeno due importanti alleati. Marine Le Pen del National Rally francese e Viktor Orban, leader ungherese. Salvini e Le Pen si sono incontrati la scorsa settimana per annunciare che faranno campagna elettorale congiunta per le elezioni europee, e per annunciare un grande incontro imminente a Milano.

 

Tuttavia, questo è solo l’inizio.

 

Ormai da un anno sostengo che Salvini dovrà essere la persona che pone le basi per una rivolta totale contro l’Unione europea e la partecipazione dell’Italia all’Eurozona.

 

Il suo partito, la Lega, è aumentato a dismisura nei sondaggi, ribaltando la dinamica con il partner di coalizione, il Movimento Cinque Stelle. Si tratta di una coalizione che spaventa l’establishment politico in Europa, perché non è formata dalla consueta falsa opposizione tra destra e sinistra.
È una coalizione populista con l’obiettivo comune di ribaltare il sistema corrotto e corporativo che molti governi occidentali rappresentano.

 

Da quando è arrivata al potere, lo scorso anno, ci sono stati numerosi tentativi di seminare zizzania tra questi compagni di strada apparentemente mal assortiti. Sono tutti falliti. In parte, questo è dovuto alla popolarità crescente della Lega e di Salvini.

 

Essendo sopravvissuti fino a questo punto e avendo spaventato la Ue diverse volte con “richieste provocatorie” in stile Trump sul bilancio e sulle riforme dell’immigrazione, Salvini e il suo partner populista Luigi di Maio guardano alle elezioni del Parlamento europeo come al primo test importante per il loro governo.

 

Riuscire a mettere insieme gruppi di tutta Europa che si accordano su una piattaforma comune per sfidare l’asse di potere franco-tedesco, li metterebbe in una buona posizione nella seconda metà del 2019 per spingere la situazione ancora più in là, specialmente per quello che riguarda la folle situazione fiscale italiana.

 

Mi sono reso conto da un po’ che Salvini ha due caratteristiche. È sia radicale che metodico. Non sta alimentando un fuoco di paglia di gloria. Sta costruendo la sua strategia contro la Ue lentamente, permettendo alla storia di spingere nella sua direzione.

 

È rimasto defilato dal disastro della Brexit, anche se sa di avere il potere di fermare il tradimento del voto e forzare il divorzio. Ma anziché farlo, è meglio lasciare che il processo prosegua da solo e che riveli interamente la sua dura verità, mentre lui prende nota e si organizza per il prossimo attacco alla Ue.

 

Se gli euroscettici vanno oltre gli attuali sondaggi che li vedono intorno al 30-32% dei seggi e Salvini riesce a trascinarli sotto un’unica bandiera, facendoli diventare il più grande partito del Parlamento europeo, allora manderebbe il giusto messaggio alla sua Italia.

 

C’è qualcosa di grosso che bolle in pentola tra Salvini e Di Maio. In primo luogo, hanno firmato l’iniziativa cinese Belt and Road, il cui secondo incontro importante si terrà alla fine di questo mese. La cosa ha fatto arrabbiare sia Trump che Angela Merkel.

 

Tutto in un solo giorno di lavoro.

 

Ma la novità più grande, secondo me, è il Parlamento italiano che spinge per riprendersi le riserve d’oro della nazione dalla Banca d’Italia. Ci sono due leggi in previsione:

 

la prima, darebbe ordine agli azionisti della banca centrale, in gran parte banche private, di vendere le loro azioni al Tesoro Italiano ai prezzi del 1930.

 

L’altra legge dichiarerebbe il popolo italiano proprietario delle riserve della Banca d’Italia, pari a 2.451,8 tonnellate d’oro, che valgono circa 102 miliardi di dollari ai prezzi attuali.

 

Gli azionisti della Banca d’Italia sono per lo più le banche commerciali italiane che ora sono  insolventi, o a rischio di insolvenza, a causa delle regole bancarie Ue. Ciò le mette a rischio di vedere i propri depositanti espropriati e le banche ristrutturate forzatamente in una notte da parte della Banca centrale europea.

 

Non mi credete? Andate a vedere cosa è successo al Banco Popular spagnolo nel 2017. Venne ceduto a Santander per un dollaro dopo che la BCE lo aveva dichiarato insolvente. Nel giro di un weekend vennero azzerati gli azionisti e tutto continuò come se non fosse successo nulla.

 

Eppure è successo, e questo non ha certo rassicurato gli investitori che ci sia anche solo una minima speranza di riavere indietro i soldi investiti in una banca europea se la BCE può permettersi di agire così. In un certo senso, perché pensate sia così difficile per Deutsche Bank trovare il capitale necessario (da 6 a 10 miliardi di dollari) per fondersi con l’ugualmente insolvente Commerzbank?

 

Se doveste scegliere tra Deutsche e J.P. Morgan Chase, ora, cosa fareste? Il sistema bancario Usa sarà corrotto, ma non abbastanza stupido da buttare via l’unica cosa che assicura il flusso di capitali esteri in cerca di un “porto sicuro”, il fatto che gli investitori vengono per primi.

 

Chase potrà non piacermi, ma scommetterei su di lei e non su Deutsche tutti i giorni della settimana, e specialmente la domenica pomeriggio, quando Mario Draghi va in scena.

 

Se queste banche italiane vengono trattate in maniera analoga al Banco Popular dalla BCE, potremmo facilmente vedere la loro proprietà trasferita ai creditori e quindi, per estensione, il controllo della Banca d’Italia.

 

Ecco che cosa si intende quando si parla di minare la sovranità nazionale!

 

E qual è l’unica cosa di valore nel bilancio di Banca d’Italia? L’oro.

 

La spinta di Salvini e Di Maio sulla Banca d’Italia perché ceda l’oro al governo è una maniera di assicurarsi che le riserve auree italiane rimangano al sicuro e disponibili a garantire una nuova versione della Lira, se le cose dovessero arrivare a questo punto.

 

Come nelle negoziazioni per la Brexit l’opzione nucleare, un divorzio completo, deve essere una minaccia credibile, ossia una Brexit senza accordo e un ritiro unilaterale dall’euro.

 

Questa minaccia degli italiani bolle in pentola da un po’, e ogni volta che emerge la stampa di regime ripete sempre le stesse cose. Minaccia l’indipendenza della banca centrale. L’oro potrebbe venire usato per pagare i programmi di spesa populisti. E bla, bla bla.

 

No, il vero rischio è che con l’oro di proprietà del popolo, il governo italiano ricominciare con una nuova moneta.

 

E questo è il punto fondamentale.

 

Quindi, prima Salvini va al Parlamento europeo con una coalizione solida per sconvolgere le procedure e minare ulteriormente la base di potere di Angela Merkel. Poi, lui e Di Maio riportano questo successo a Roma e lo usano per avviare vere riforme al sistema finanziario Ue.

 

E se non ottengono ciò che vogliono, se la Merkel si impunta sulla sua politica basata su una Germania che depreda l’Europa attraverso l’austerità, allora passano all’offensiva, con 2.410 tonnellate d’oro in saccoccia. Sarebbe una partita vincente se l’economia europea dovesse ulteriormente implodere.

 

La Germania non è nella posizione di ingaggiare una battaglia dura, ora che la sua economia sta rapidamente sprofondando nella recessione.

 

Anche un piccolo shock a questo punto causerebbe una fuga di massa dagli asset europei. Abbiamo appena visto un’enorme fuga verso gli asset sicuri nel mese passato.

 

I mercati obbligazionari europei sono a rischio di una veloce inversione alla prima occasione.

 

Tuttavia, per attuare la sua “rivoluzione” al Parlamento europeo, Salvini e Le Pen dovranno fare i bravi con la Polonia riguardo alla Russia, aspettando a chiedere di togliere le sanzioni, per ora. Unire gli euroscettici nelle prossime sette settimane sarà difficile. Ma Salvini ha già dimostrato flessibilità fino ad oggi, con la sua coalizione.

 

Cosa vi fa pensare che non sia in grado di portare la Polonia dalla sua parte?

 

 

 

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