24/05/19

L’establishment UE sarà sonoramente bocciato alle elezioni

Come ci ricorda l'editoriale di Strategic Culture, il successo dei partiti cosiddetti populisti non è dovuto a una congiura, a un nemico esterno o alla diffusione di notizie false. L’establishment europeo nega la più semplice delle spiegazioni: si tratta della bocciatura delle sue politiche da parte dei cittadini. L’UE e gli eurocrati che l’hanno governata hanno conseguito una lunga serie di fallimenti politici ed economici. Se l’élite si ostinerà ancora una volta a negare la realtà, la ribellione del popolo non potrà che aumentare e portare ulteriore disgregazione.

 

 

 

Editoriale, 24 maggio 2019

 

 

Durante questo fine settimana, i 28 stati membri dell’Unione Europea andranno alle urne, in un impressionante esercizio di democrazia. Le elezioni si svolgeranno durante quattro giorni e termineranno domenica. I risultati completi non saranno disponibili fino alla prossima settimana. Ma è già ampiamente previsto che i partiti cosiddetti populisti otterranno successi significativi in tutta l’Unione e avranno un maggior numero dei 751 posti del Parlamento Europeo.

 

Un’evidente anomalia è la partecipazione del Regno Unito a queste elezioni, a dispetto del fatto che, in teoria, avrebbe dovuto lasciare l'unione europea a marzo. Le discussioni sulla Brexit si sono protratte senza un risultato chiaro, il che significa che il Regno Unito è obbligato a partecipare alla elezioni parlamentari UE come gli altri 27 stati membri. I parlamentari europei eletti oltremanica potrebbero di fatto non occupare i loro posti a Bruxelles e Strasburgo, perché il processo della Brexit, una volta completato – quando sarà completato – renderà i loro posti eccedenti.

 

Un’altra anomalia è che le elezioni del 2019 sono state oscurate da affermazioni politiche e dei media, all’avvicinarsi della data del voto, secondo cui la Russia avrebbe lanciato una “campagna di interferenza” per convincere gli elettori a votare i partiti politici che avversano lo status quo UE.

 

Tuttavia, alla vigilia del voto, i media occidentali e diversi esperti di sicurezza UE hanno dovuto ammettere che non c'è stata alcuna prova della prevista “campagna di influenza del Cremlino”.

 

Questa ipotesi di una campagna russa nella UE riecheggia la vecchia e screditata favoletta applicata alle elezioni presidenziali USA del 2016. Non è mai stata prodotta alcuna prova che desse credibilità a questo scenario.

 

La Russia ha sempre negato con forza di avere tentato un’influenza di qualche tipo sugli elettori occidentali. Ma la grande anomalia è che i media occidentali e le agenzie di sicurezza UE hanno dovuto ammettere che non esiste alcuna prova che la Russia abbia messo nel mirino le elezioni UE con una campagna di interferenza sui media.

 

L’aumento dei movimenti politici nazionalisti, anti-immigrazione, euroscettici, anti-austerità, pacifisti, anti-capitalisti in tutta Europa è dovuto semplicemente a questo: un’ondata di consenso verso i partiti anti-establishment. La marea di proteste tra i cittadini europei contro l’establishment neoliberista non ha nulla a che vedere con la presunta “interferenza russa” e molto a che fare con il deficit democratico strutturale dell’Unione dei 28 membri.

 

Tentare di incolpare la Russia di avere “influenzato negativamente” i cittadini UE e avere foraggiato “partiti anti-UE”, come si è tentato di fare con lo scandalo governativo in Austria questa settimana, è un atto disperato di negazione della realtà politica da parte dell’establishment UE sui propri tremendi fallimenti politici ed economici. Questa negazione ufficiale della realtà e il tentativo di fare di Mosca un capro espiatorio sta solo alimentando ulteriormente le proteste popolari e l’instabilità interna della UE.

 

Il presidente francese Emmanuel Macron questa settimana ha incolpato come di consueto “la collusione tra i partiti nazionalisti e gli interessi stranieri che minacciano l’esistenza dell’Europa”. Le visioni elitiste di Macron sono sintomatiche del malessere dell’establishment, in realtà il nocciolo del problema della coesione e della autorevolezza della UE, che vanno collassando.

 

Il referendum inglese sulla Brexit, tenuto nel 2016, è stato un campanello di allarme sul dissenso popolare in tutta la UE nei confronti di un establishment di Bruxelles che viene considerato anti-democratico, ostaggio della grande finanza e dalla austerità neo-liberista capitalista e prono a un consenso guerrafondaio guidato da Washington e orientato verso guerre illegittime in terre straniere e all’espansionismo della NATO.

 

Lo status-quo UE ha portato a enormi problemi di immigrazione legati all’appoggio al bellicismo illegittimo USA in Medio Oriente e in Nord Africa. I cittadini europei si sono resi conto di questi problemi e si oppongono alla degenerazione dell’Europa in un vassallo dell’imperialismo di Washington. Il dissenso è inoltre evidente nella contrarietà di molti cittadini europei verso l'adesione UE alle sanzioni e all’ostilità verso la Russia imposte degli USA. Questo non significa che la Russia stia in qualche modo influenzando i movimenti di opposizione. È semplicemente un fatto che i cittadini europei si stanno rivoltando contro uno status quo anti-democratico che è troppo frequentemente servile verso l’asse transatlantico che non rispecchia i suoi fondamentali interessi democratici, così come molte altre politiche a cui lo status quo UE aderisce supinamente.

 

Emmanuel Macron e altre figure dell’establishment europeo possono anche pompare la fandonia che l’Unione sia sotto attacco da parte dei “partiti nazionalisti di estrema destra collusi con il Cremlino”.

 

Ma la realtà è che l’UE è semplicemente considerata da un numero crescente dei suoi 512 milioni di cittadini come un monolite che non risponde ai bisogni democratici. Ecco perché questi si ribellano contro lo status quo, votando per una serie di partiti anti-establishment. Se la UE non può riconoscere l’impulso verso la democrazia che arriva dal suo interno, allora il suo futuro prevede altri eventi disgreganti, come il movimento della Brexit fa presagire. Dare la colpa a “nemici esterni” come la Russia dei propri problemi politici interni si sta dimostrando una disperata negazione della realtà.

 

Questa settimana i popoli si esprimeranno. L’establishment UE farebbe meglio ad ascoltare.

 

 

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