23/08/19

Il nuovo ambientalismo: meno cambiamenti climatici, più controllo delle masse

 Un articolo del Daily Signal analizza il nuovo ambientalismo - proveniente dagli USA - alla luce delle dichiarazioni e degli strumenti di coloro che lo propongono. L’analisi costi-benefici è impietosa: a fronte di effetti ambientali insignificanti, le “ricette” proposte avrebbero costi economici stratosferici. Il nuovo ambientalismo non serve a tutelare l’ambiente, serve a dare una giustificazione alle élite per imporre ricette economiche che altrimenti nessuno accetterebbe.

 

 

Di Nicolas Loris e Kevin Dayaratna, 20 agosto 2019

 

 

Se qualcuno vi chiedesse di descrivere il Green New Deal (Nuovo Patto Verde, NdVdE), che cosa direste?

 

Secondo il senatore Bernie Sanders, è una "idea coraggiosa” che “creerebbe milioni di posti di lavoro ben pagati” e aiuterebbe a “ricostruire le comunità dell’America rurale che sono state distrutte”.

 

Ah, ma voi pensavate che il Green New Deal servisse a combattere i cambiamenti climatici? Be’, ripensateci.

 

In realtà si tratta di un cavallo di Troia dipinto di verde, progettato per aumentare il controllo del governo sull’economia.

 

Chiedete pure a Saikat Chakrabarti, capo dello staff di Alexandra Ocasio-Cortez, che ne è l’autrice: “La cosa interessante riguardo al Green New Deal è che in origine non riguardava affatto il clima” ha detto Chakrabarti. “In realtà noi lo intendiamo come un modo per cambiare l’intera economia”.

 

Ma in che misura il Green New Deal cambierebbe l’economia? In parole povere, la metterebbe in ginocchio.

 

Lo sappiamo, perché quando abbiamo tentato di usare il Modello Energetico Nazionale dell’Energy Information Administration per valutare in che modo il piano avrebbe influenzato l’economia, il modello è andato in crash.

 

Il Green New Deal è generoso in quanto a visione, ma avaro di dettagli. Per esempio, richiede di ridurre le emissioni di gas serra del 60% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030, mentre l’obiettivo finale è di raggiungere emissioni nette nulle entro il 2050. Ma non dice come fare.

 

Una cosa è chiara: per raggiungere questi obiettivi, Washington dovrebbe imporre a tutti gli americani di ridurre il loro consumo energetico e/o rivolgersi a fonti di energia “verde” – e in fretta. E l’unica maniera di farlo è imporre tasse e regole coercitive.

 

Per valutare gli effetti economici di uno schema del genere, abbiamo iniziato guardando alla carbon tax – la raccomandazione più popolare tra coloro che chiedono al governo di rinunciare ai combustibili fossili.

 

Utilizzando il modello della Energy Information Administration, abbiamo fatto qualche prova per vedere quanto dovrebbe essere alta questa tassa per raggiungere gli obiettivi del Green New Deal. Abbiamo fatto impennare la tassa fino a 300 dollari per tonnellata, cosa che ha fatto diminuire le emissione del 58% rispetto ai livelli del 2010 – ma solo nel 2050.

 

Questo risultato è ancora molto distante dagli obiettivi del Deal, ma quando abbiamo tentato di spingere la tassa a valori ancora più alti, il modello è andato in crash. Chiaramente, gli obiettivi di emissioni del Green New Deal non sono realistici. Ma il pericolo che pongono all’economia è fin troppo reale.

 

Prima che il modello andasse in crash, abbiamo scoperto che una carbon tax di 300 dollari a tonnellata e le leggi relative costerebbero ad ogni famiglia di quattro persone quasi 8.000 dollari all’anno tra mancati redditi e maggiori costi energetici, maggiori prezzi al consumo e salari minori. Il costo totale a 20 anni è di 165.000 dollari.

 

Durante gli stessi 20 anni, la tassa farebbe sparire in media 1,1 milioni di posti di lavoro all’anno e farebbe diminuire il PIL di un totale di più di 15.000 miliardi.

 

Sembra un prezzo molto caro per raggiungere a mala pena la metà dell’obiettivo di emissioni-zero. Ne vale la pena? Dopo tutto, coloro che propongono l’eliminazione dei combustibili convenzionali sostengono che il costo del cambiamento climatico è molto superiore al costo delle politiche riguardanti il clima.

 

Tuttavia, in termini di “assicurazioni climatiche”, l’eliminazione delle emissioni di gas serra non porta molto lontano.

 

Per vedere se questo è vero, ci siamo rivolti a un altro strumento: il Modello per la Valutazione dei Cambiamenti Climatici Indotti dai Gas Serra. Sviluppato presso il Centro Nazionale per la Ricerca Atmosferica, questo modello valuta quanto gli aumenti e le diminuzioni negli andamenti dei gas serra influenzeranno le temperature globali e i livelli dei mari.

 

Se facciamo funzionare questo modello, troviamo che rifondare completamente l’economia americana – come prevede il Green New Deal – ridurrebbe il riscaldamento globale di circa 0,2 gradi Celsius nell’anno 2100. La riduzione nell’innalzamento dei mari sarebbe minore di due centimetri.

 

In altre parole, il Green New Deal offre minimi vantaggi climatici a fronte di costi incredibilmente alti.

 

Chakrabarti ha ragione. Il Green New Deal non riguarda i cambiamenti climatici proprio per niente. E certamente cambierebbe l’economia – in peggio.

 

 

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