21/02/12

Un ritorno alla dracma può salvare la Grecia?


 Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph risponde che la Grecia sta già scontando anticipatamente le conseguenze di un default, con un'economia nel caos, e farebbe bene a tornare alla dracma, anche se nel paese il trauma  è forte...

(con una piccola postilla finale, dedicata agli occhi di questo soldato Greco di fronte al Parlamento di Atene) 

 In Grecia è esplosa la bomba della disoccupazione. Dopo una ingannevole calma, l'aumento della disoccupazione dall'estate scorsa è scioccante, anche per chi ha sempre saputo che contrazione fiscale e monetaria combinate non avrebbe potuto portare che alla rovina.

Una variante di questa "svalutazione interna" sta iniziando sul serio anche in Portogallo. I giovani Schumpeteriani responsabili dell'economia Portoghese insistono altrimenti - sperano che anche senza il cuscinetto della riduzione del debito e della svalutazione la terapia shock trionferà - ma gli eventi hanno l'abitudine di demolire i sogni. 
Nel solo mese di novembre, in un paese di 11 milioni di abitanti, 126.000 Greci hanno perso il lavoro, come dire tre milioni e mezzo di Americani in un solo mese. Il tasso di disoccupazione è balzato dal 18.2% al 20.9%.


Ancora non ci sono state ripercussioni nella vita sociale. Secondo il professor Manos Matsaganis dell'Università di Atene, i Greci ricevono un sussidio di disoccupazione per una media di trenta giorni, con un massimale di € 454 al mese. I dipendenti pubblici sono messi in una sorta di mobilità per due anni, a metà del salario di base, o un terzo della retribuzione effettiva.

Una volta che si esauriscono gli ammortizzatori, i Greci possono contare solo su se stessi. L'effetto sarà quindi dolorosamente evidente. Ecco perché il primate ortodosso Hieronymus II ha avvertito in una lettera il primo ministro che dosi sempre maggiori della stessa "medicina mortale" stanno diventando pericolose.

"Le voci dei disperati, le voci dei Greci vengono provocatoriamente ignorate. La paura sta cedendo il passo alla rabbia e il rischio di una esplosione sociale non può più essere ignorata da coloro che danno ordini e da coloro che applicano le loro ricette letali", ha detto.

Dimitra Noussi, che gestisce due rifugi per senzatetto e una mensa nella città di Atene, ha detto che la crisi arriva dopo cinque o sei mesi di disoccupazione, quando le persone non possono più pagare l'affitto. Molti si rivolgono alla rete dei parenti, ma si arriva a un punto che la massa critica travolge anche questo supporto culturale.

"
Ho paura che vedremo un aumento incredibile di poveri. Improvvisamente si cominciano a vedere persone sui cinquanta, e anche famiglie con bambini. Si sentono umiliati e disperati. Non avrei mai pensato di poter vedere una cosa simile nel mio paese."

E' in questo contesto che la troika - l'Unione Europea/ FMI/BCE – sta (giustamente) imponendo ulteriori tagli di 150.000 posti di lavoro nel settore pubblico nell'arco di tre anni, senza adottare misure compensative per prevenire il crollo del settore privato. Il "Piano Marshall" dell'Unione Europea, promesso nel giugno scorso, non è mai realmente accaduto.

Lo Stato Greco è debitore di € 7 miliardi nei confronti delle imprese; l'industria ha ridotto la produzione del 15.5% nel mese di dicembre, e si prevede che altre 50.000 piccole imprese andranno in bancarotta entro giugno. L'Istituto del Lavoro pensa che l'economia quest'anno si contrarrà di un altro 7%.

Non vi è alcuna possibilità che la libera impresa possa risollevarsi dalla stagnazione nel prossimo futuro, come lo stato viene smantellato, anche se il premier Lucas Papademos raggiunge un accordo sul debito con Wolfgang Schäuble e riesce a prevenire il default a marzo. La disoccupazione inevitabilmente si impennerà.
Si può capire perché i sommi sacerdoti del Progetto UE vogliono evitare che si tengano le elezioni in aprile. Il centro politico si sta disintegrando, con il vecchio partito di maggioranza, il PASOK, sceso al 9% nei sondaggi, e la Nuova Democrazia al 18% - i partiti si sono ridotti a dei gruppetti di superstiti, dopo l'espulsione in massa dei dissidenti, e appaiono quasi storditi.

Gli 'Indignados' in Syntagma Square hanno scimmiottato con beffarda crudeltà il discorso immortale del leader del Pasok George Papandreou, che si è esaltato dicendo che "ci sono soldi a sufficienza per tutti". La simpatia degli elettori si sta dirigendo verso l'estrema destra o l'estrema sinistra.

L'ultimo best-seller è la traduzione Greca di Henry Winkler "Weimar 1918-1933: Storia della Prima Democrazia Tedesca" che racconta come una Germania indebitata nell'ambito del gold standard ha perseguito le stesse politiche deflazionistiche che oggi sta perseguendo la Grecia nell'UEM - con gli stessi risultati. Il libro si conclude con le elezioni del Reichstag del luglio 1932, quando Comunisti e Nazisti conquistarono insieme la metà dei seggi, e Weimar morì.

Questi parallelismi storici sono sempre imprecisi. I partiti radicali di Syriza e Democratic Left non sono autoritari. Ma sicuramente la loro ascesa minaccia di distruggere l'ordine esistente. "Se si arriva a un governo dominato dalla sinistra, noi diremo educatamente alla troika di lasciare il paese, e potremmo aver bisogno di discutere un ritorno ordinato alla dracma", ha detto Theodoros Dritsas del Syriza, scegliendo con cura le parole.

La notizia che l'Islanda ha riacquistato il suo investment grade rating - con una disoccupazione al 6% - arriva come un monito a indicare che i paesi possono davvero andare da soli e sopravvivere per raccontare la storia. Anche se, naturalmente, i debiti dell'Islanda sono in corone sovrane, non in euro del signor Schäuble, e l'Islanda esporta un sacco di alluminio.

Papademos avverte che il default e l'uscita dall'UEM porterebbero a un "incontrollabile caos economico". Ma non è già il caos? Da novembre non c'è una banca Greca che sia in grado di emettere una lettera di credito accettata nel mondo. Le grandi imprese Greche sono costrette a trasferire la propria sede in Bulgaria, per portare avanti un minimo di affari.

Il "rischio dracma" ha già ucciso gli investimenti. La Grecia sta subendo anticipatamente le conseguenze di un'uscita dall'UEM senza averne i benefici, quindi potrebbe tagliare la testa al toro, imporre controlli sui capitali, e creare un nuovo sistema bancario (come ha fatto l'Islanda). Questa catarsi potrebbe iniziare a sbloccare 60 miliardi di euro di risparmi liquidi in oro, dollari, banconote Tedesche in euro (lettera `X ', Grecia Y' '), e roba del genere, che riposano sotto il proverbiale materasso. Gli investitori stranieri potrebbero iniziare di nuovo a mostrare un certo interesse, una volta che il tasso di cambio Greco rifletterà la realtà, a circa sette yuan Cinesi.

Angelos Tsakanakis del think-tank IOVE è esasperato dai pensieri disfattisti, che temono default in serie e il caos legale. "Se la vostra cucina è in fiamme e saltate da una finestra del terzo piano, potete anche avere fortuna. Ma non è più sensato cercare di spegnere il fuoco?" ha detto.

Mr. Tsakanakis ha detto che dall'inizio della crisi la Grecia ha recuperato il 15% della competitività del costo del lavoro, riducendo parte del gap intra-UEM. La task force UE - da non confondere con gli esattori della troika - è a metà strada di una rivoluzione silenziosa che dovrebbe presto iniziare a portare la Grecia dal 101° posto nella graduatoria del business index della Banca mondiale (dietro Yemen e Guatemala), a livelli più vicini all'OCSE.

Quindi lasciamo che il processo faccia il suo corso, prendiamo tempo, e speriamo per il meglio. "Molto si potrebbe cambiare il prossimo anno. La Germania può anche lasciare l'euro", ha detto.
Infine, la scelta non è un calcolo economico. Per un paese ai margini dei Balcani - gomito a gomito con la nemesi Ottomana - l'ancoraggio Europeo ha un significato esistenziale, così come avviene per l'Estonia ai confini della Russia di Putin.

"Noi Greci abbiamo un'anima europea e un'anima Mediorientale, e tra le due c'è sempre stata una tensione" ha detto il prof Matsaganis. "Se saremo costretti ad uscire dall'euro, sarebbe un duro colpo per il nostro senso di appartenenza al progetto europeo. La Grecia non potrà mai più far parte dell'Europa, nella mia vita o in quella dei miei figli".

A giudicare dallo stato d'animo attuale del creditore del centro AAA, la decisione sarà presa per loro.


Postilla:

Due grafici inchiodano la stampa e i luoghi comuni e tutte le cicale e le formiche alle loro bugie. 






Il primo rappresenta la percentuale di lavoratori pubblici del settore statale (amministrazioni centrali, amministrazioni locali e enti previdenziali) sulla forza lavoro totale.

Il secondo la percentuale di lavoratori del settore pubblico allargato, comprese le imprese pubbliche.

I dati si riferiscono a una media degli ultimi 10 anni. 

Cosa sapevamo della Grecia? Non stavano tutti là i lavoratori pubblici?

E quante bugie ancora???

Grazie di cuore a Goofy, che senza di lui Topolino non sarebbe nessuno...

7 commenti:

  1. Ciao Carmen,

    Avevo già commentanto altrove la tua postilla "illuminante" dell'ottimo prof. Alberto Bagnai.

    Il prof. Bagnai ci espone due interessanti grafici, tratti da dati forniti dall’OCSE e dall’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), che sbugiardano alcuni luoghi comuni, che molti credono veri, (anche su questo blog purtroppo), dovuto al lavaggio del cervello quotidiano, della Disinformazione Sistemica di Regime, prezzolata dalle Oligarchie Globocratiche.
    I grafici riportano i dati medi sul campione 2000-2009, il periodo di gestazione della crisi, e si commentano da sé.
    Il primo grafico rappresenta l’incidenza sulla popolazione attiva dei dipendenti pubblici in senso stretto (general government employment).
    Ebbene da tale grafico si evince che la tanto umiliata, mortificata e bistrattata Grecia ha un rapporto tra “dipendenti pubblici in senso stretto” e “popolazione attiva totale”, di circa il 7%. E’ il rapporto più basso tra tutti i Paesi presi in considerazione, compresi i “Virtuosi”. Infatti i cosidetti “Virtuosi” hanno i seguenti rapporti:
    Germania intorno all’11%, Austria 12%, Paesi Bassi 13%, Italia 15%, Belgio 17% e addirittura Francia 22% e Finlandia 23% !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Il secondo grafico considera quello che una volta si chiamava (e forse ancora si chiama) il settore pubblico allargato (public sector), cioè comprende anche i dipendenti delle imprese di proprietà pubblica (il dato manca per Austria e Portogallo). Da tale dati si evince che la Grecia ha un rapporto tra “settore pubblico allargato” e “popolazione attiva totale”, di circa il 19%.
    Un rapporto che rimane comunque nella media, infatti Italia e Germania hanno tale rapporto quasi al 15%, Belgio e Paesi Bassi intorno al 20-21%, Francia e Finlandia addirittura intorno al 24-25%!!!!!!!!!!!
    E questa è la giusta e sacrosanta osservazione del prof. Bagnai:
    “Ah, perché voi credevate che in Grecia il problema fosse la spesa pubblica assistenziale fatta per mantenere una torma di dipendenti pubblici fannulloni, che in più quando escono dall’ufficio trovano il sole e a casa hanno tutti (tutti?) la piscina? (mentre noi tedeschi produttivi troviamo solo nebbia e ghiaccio).

    Ah, voi credevate… Be’, certo, ve l’avrà detto l’uccellino, il solito uccellino liberista, magari ve l’avrà detto il presidente della società Adam Smith. Chi è? Non lo so. Anzi, credo che non lo sappia nessuno.

    Ma le cose stanno in un modo un po’ diverso. Se consideriamo il settore pubblico in senso stretto (amministrazioni centrali, amministrazioni locali e enti previdenziali) la Grecia ha di gran lunga l’incidenza più bassa. E se invece consideriamo il settore pubblico allargato, il quadro cambia, ma la situazione greca, sulla media del decennio, rimane sempre migliore di quella di Belgio, Finlandia, Francia e Olanda. Che sono tutti fra i primi della classe.

    E qual è la differenza più grande fra i due grafici? Bravi, esatto, la posizione della Grecia. Vedete? Quando consideriamo anche le imprese pubbliche, il dato cresce molto in Grecia e poco altrove. Diciamo che in termini di occupazione le imprese di proprietà pubblica contano per un 12% della popolazione attiva in Grecia, contro una media del 4% negli altri paesi. Ma… se ci sono tante imprese pubbliche… daje a privatizza’, no? Chiaro il concetto? Dice: ma perché stanno spaccando le ossa alla Grecia? Ma è chiaro! Perché gli stati periferici sono come i granchi: per arrivare alla polpa devi rompere il guscio.”
    Fonte: http://goofynomics.blogspot.com/2012/02/ah-perche-voi-credevate-che-in-grecia_20.html

    Grazie a Dio c’è qualcuno con una solida e dritta spina dorsale, che non si piega ai luoghi comuni falsi e bugiardi dei media mainstream!!!!

    Cordiali Saluti a te Carmen e al prof. Bagnai,
    ed un grazie ad entrambi per la vostra schiena dritta, e la solidarietà umana verso le atrocità compiute verso un popolo, eppure c'è chi incredibilmente parteggia per gli strozzini e aguzzini della "TROIKA"!!!!!!!

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    1. Già, Nicola, la cosa più impressionante è la manipolazione delle menti per cui può addirittura sembrare più giusto tagliare le pensioni minime che far pagare alle banche e ai creditori forti la loro ...come la vogliamo chiamare...imprudenza?
      Grazie del tuo sostegno e cari saluti

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    2. Sì, avevo visto il tuo contributo in quel blog, bravissimo, è da lì che ho preso questa bellissima foto

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    3. Non saranno certo i dipendenti pubblici ad aver rovinato la Grecia (i numeri presentati da Bagnai parlano chiaro).
      Sono dati altrettanto incontrovertibili, comunque, il Debito Pubblico che è esploso e la bilancia corrente che è crollata dal 2000 in poi: molti greci hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità!
      Io vengo da una famiglia che mi ha insegnato 2 cose: 1° i debiti si fanno se si ha la (quasi) certezza di ripagarli con il risparmio futuro.
      2° per rispamiare devi avere un reddito adeguato che ti assicura solo se sei in gardo di assicurarti un lavoro (superandi, ma questa è una mia aggiunta data dall'esperienza, la voglia di spendere il tempo in modo differente).

      Forse molti in Grecia, negli anni scorsi, hanno pensato che qualcuno avrebbe pagato per loro?

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    4. Roberto, sicuramente le famiglie Greche si sono indebitate troppo, come tutta la periferia Europea.
      Tu dici che la tua famiglia ti ha insegnato queste cose, e ha fatto bene.
      Che avresti fatto se ti avessero fatto credere che entrando nella famiglia avevi a disposizione soldi con facilità e che ti sarebbero serviti per crescere e farti una buona posizione in futuro? Ricordi come si plaudeva alla crescita della Spagna? Chi ha dato quei soldi, e perché?
      Condividiamo le responsabilità? E correggiamo il meccanismo dell'euro?

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  2. Ho risposto a Roberto sul mio blog. Occorreva mostrargli qualche dato, visto che, anche se un po' troppo sensibile alle parole d'ordine della disinformazione, mi sembra che lui all'evidenza si arrenda! Non sono stati i greci a pensare che qualcuno avrebbe pagato per loro. Sono state la banche tedesche a sapere che qualcuno avrebbe pagato per loro.

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  3. Grazie prof, risposta molto efficace, stai facendo un'opera di informazione davvero notevole, che Lui te ne renda merito, quando saremo a spalare ...

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