20/09/13

WSJ: Precipita la produzione industriale nell’Euro-Zona

Dal Wall Street Journal un commento sugli ultimi dati della produzione industriale di Eurostat...ma non era una ripresa? (Ci scusi ancora, Mr. Schauble)

I valori sono i più bassi da Aprile 2010 
Traduzione di Malachia Paperoga
 
La produzione industriale dell’eurozona in luglio è crollata bruscamente, fino a toccare i  livelli minimi degli ultimi 3 anni, sollevando dubbi sulla capacità dell’unione monetaria di mantenere in vita una ripresa già molto fragile.

I dati di giovedì di Eurostat, l’agenzia statistica europea, sono arrivati un po’ a sorpresa, dati i risultati
incoraggianti dei monitoraggi dei mesi scorsi. In particolare, l’indice sulla fiducia  tedesco e francese ha seguito uno stabile trend in aumento per circa un anno. Un sondaggio del Wall Street Journal a 21 economisti aveva predetto un leggero aumento della produzione.

Il calo della produzione in tutte le principali economie dell’eurozona – Germania, Francia e Italia – suggerisce che l’intera economia europea potrebbe tornare in recessione, dopo essere appena emersa da un periodo recessivo di ben 18 mesi nel secondo trimestre di quest’anno.

L’Eurostat dice che la produzione industriale nell’intera area è calata dell’ 1,5% tra giugno e luglio, il più grande calo registrato da settembre dello scorso anno. La produzione è calata del 2,1% rispetto all’anno precedente. L’ultima volta che il livello produttivo è stato così basso era l’aprile 2010.

I dati deluderanno certamente gli eurocrati, che avevano salutato in grande stile i segnali che la lunga recessione della zona euro stava finalmente finendo. Negli ultimi mesi più alti livelli di fiducia dei consumatori e dell'attività imprenditoriale  avevano fatto seguito a un piccolo incremento delle attività economiche tra aprile e giugno.


Le economie della zona euro hanno un disperato bisogno di nuova crescita per affrontare il servizio del debito accumulato dall’inizio della crisi. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, il debito pubblico dell’intera eurozona arriverà a fine anno al 95% del prodotto interno lordo, dal 70% che era nel 2008.

Una tale dinamica del debito, che in realtà è molto peggiore in alcuni particolari
paesi, come Grecia e Portogallo, negli ultimi anni ha messo in dubbio la sopravvivenza della moneta unica.

Il declino importante della produzione industriale tedesca, italiana e, in parte, francese. è stato il responsabile principale della debolezza registrata a luglio. Queste economie rappresentano circa i 2 terzi della produzione totale dell’eurozona.

La produzione industriale tedesca è calata del 2,3%, annullando un incremento di proporzioni simili nel mese precedente. 
Marco Valli, chief economist per l’eurozona di UniCredit a Milano, ha dichiarato che i dati, molto probabilmente, riflettono la chiusura del gap tra i numeri reali e le stime di inizio anno. In primavera, ha osservato, i dati reali hanno mostrato un rimbalzo in corso, mentre gli indicatori rimanevano deboli.

Olaf Wortmann, un economista della federazione di ingegneri tedesca VDMA, ha detto che molte società stanno rimandando gli investimenti fino a quando non saranno più sicure della ripresa dell’eurozona dallo stato comatoso in cui era caduta. Ha anche sottolineato che, in Germania, grandi investimenti potrebbero essere stati bloccati fin dopo le elezioni nazionali del 22 settembre.

Secondo Gianni Primo Quagliano, capo del Promotor automotive trade group di Bologna, altri fattori interni ad alcuni paesi hanno pesato sui dati di giovedì, inclusa la debolezza della produzione e vendita della casa automobilistica italiana, Fiat SpA.

Questi dati sottolineano la fragilità della ripresa, e suggeriscono che la crescita economica sarà in contrasto con le previsioni ufficiali. 
Nonostante la BCE la scorsa settimana abbia migliorato le sue previsione sull’attività economica per quest’anno, Mario Draghi, il presidente della banca centrale, ha detto che la banca si aspetta ancora una contrazione dello 0,4% e ha cercato di mettere un freno alle speculazioni su un forte rimbalzo dell’economia.

“Sono molto, molto prudente circa la ripresa. Non posso condividere alcun entusiasmo”, ha detto.

La natura anemica della ripresa è riflessa  anche dai dati riguardanti l’inflazione di agosto in molti paesi della zona. In Irlanda, l’inflazione annuale ha toccato il minimo da tre anni dello 0,2%, mentre in Francia è calata allo 0,9% e in Spagna all’1,5% dall’1,8% di luglio. La BCE si aspetta che l’inflazione rimanga significativamente più bassa del suo obiettivo di medio termine del 2%, sia quest’anno che il prossimo.

13 commenti:

  1. Qua l'unica ripresa che si vede è quella per i fondelli...

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  2. deflazione in arrivo? non è un problema per il mandato BCE giusto? finchè siamo sotto al 2% va bene tutto.

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  3. "Ma che dici, Bagnai, i tedeschi non segheranno il ramo dove sono seduti, loro sono fuuuuuuurbi...". Crash.

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    1. E poi questi economisti de' provincia mica si rendono conto che la Germania ha sempre attuato delle strategie vincenti, nella storia, mah...

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    2. Bagnai, Bagnai lei mi ha sulla coscienza, mi ha disintegrato il mito tedesco. ;-)

      Un ringraziamento sincero prof. Bagnai, perchè é solo grazie ai suoi articoli ed ai suoi video che ho capito cosa stava veramente accadendo in Europa.

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  4. Ha ragione Sapir quanto alla "definanziarizzazione" del sistema, come ha ragione Stiglitz sull'esigenza di rendere "accountable" le banche centrali
    http://marginalrevolution.com/marginalrevolution/2013/01/the-illusion-of-central-bank-independence.html (ex multis). E' una gigantesca lotta tra democrazia e mercati.
    Guardate qui, http://www.rivaluta.it/inflazione.htm (grafico 2): l'inflazione italiana, ad agosto, è all'1,2 su base annua.
    E l'inflazione USA, cala in media nell'ultimo anno (ben sotto il target del 2% prefisso alla FED); ma non solo, negli USA, l'inflazione rimane più bassa che nell'area euro.
    E i monetaristi e operatori finanziari italiani scrivono ancora che lo spettro dell'inflazione sarebbe alle porte.
    Ma come no! L'unica certezza è che una gigantesca nuova bolla, nella totale inerzia del sistema a porre limiti effettivi (repressione finanziaria e ritorno all'economia reale), si avvicina a passi da gigante.
    Solo che almeno Bernanke dice che il deficit cap ha prodotto "problemi", mentre in Europa, Schauble canta vittoria, con l'arroganza di chi rivendica pure che "la Germania è un grande paese esportatore". Chissà cosa combina bundesbank in chiave preelettorale facendo lo slalom ta le voragini del sistema bancario (semipubblico), per non vederle.
    La trappola delle liquidità impera (gli investimenti finanziari sono solo parcheggi e...scommesse che si mangeranno pure i "parcheggiati", tedeschi inclusi) e si continua a voler "limitare il perimetro dello Stato". Anzi, lo si indica come il principale risultato positivo (il grande obiettivo imposto dalla Commissione all'Italia, già deliberato in dettaglio e spunto per il futuro comissariamento).
    Meraviglie del capitalismo sfrenato alla riscossa: avete spezzato le reni al lavoro ma ora non sapete più come fare a rifarvi sui popoli quando dovesse arrivare la nuova "sveglia"
    http://naturagiuridica.blogspot.it/2013/07/Energia-finanza-shale-gas-fracking-bolla-speculativa.html
    http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2013/9/21/GEO-FINANZA-Ecco-i-test-che-bocciano-l-euro/2/427466/

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    1. Miniera Quarantotto: e noi raccogliamo a piene mani...;)

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  5. Come si dice...quando le balle vengono al pettine!

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  6. Insomma l'Europa sta a pezzi,l'America sta a pezzi,le dinamiche sono troppo grandi per prenderne le redini!Sbaglio?Stiamo al collasso finale?Al collasso globale?Sembra di si,abbiamo via di uscita?Claudio.

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    1. Beh, visto che nessuno risponde, provo io.
      L'idea che mi sono fatta è che le dinamiche non sarebbero affatto troppo grandi per prenderne le redini. Questa paura riflette forse la narrativa corrrente sulle forze della globalizzazione che procederebbe impetuosa e impersonale, travolgendo gli stati e portando... o al caos finale, o a una governance veramente globale, l'unica in grado di dominarla!
      In realtà invece sono gli stessi stati che stanno conducendo il gioco: in questi "trente furieuses" (le riforme neoliberiste degli ultimi trent'anni) hanno approvato ogni sorta di norme dirette a favorire il grande capitale (vedi Chan), a smantellare la tutela del lavoro e lo stato sociale, a ridurre la democrazia parlamentare a un vuoto simulacro in nome di organizzazione sovranazionali, autorità indipendenti, localismi e decentramento amministrativo che indeboliscono l'autorità statale a vantaggio delle oligarchie che hanno preso in mano i governi.
      Suggerirei questa lettura, un po' impegnativa, ma rende l'idea:
      Stato, Globalizzazione e Governance: Retorica, Contraddizioni, Paradossi

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    2. Innanzi tutto grazie per la risposta Carmen.I miei timori nascono dalla debolezza della politica di fronte al consolidamento della filosofia neoliberista in atto,il tempo è un fattore importante e "loro"lo sanno,il percorso che stanno facendo non è lineare ma fatto di piccole e consistenti accellerazioni(per dire ora stanno facendoci digerire l'orrore delle politiche di Monti),intanto il two pack è in atto,di fatto siamo commissariati,servirà una nuova manovra per mantenere il deficit sotto il 3%(maledetto!),le elezioni in Germania le ha vinte la Merkel e troverà accordi con la sinistra,hanno vinto le politiche del rigore!A gennaio arriva il fiscal compact e anche eurogendfor.La Fed continuerà ad inondare il mercato di dollari senza che questi arrivino alla gente,i derivati nel mondo da tempo hanno abbondantemente superato il PIL mondiale,intanto le politiche di approvvigionamento delle energie continuano nel mondo con le loro guerre etc.etc.,che margini abbiamo per sostenere il peso di tutto ciò?Questo ovviamente non significa che non continuerò a sgolarmi con la gente che incontro.Grazie. Claudio

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  7. Sembra che la luce in fondo al tunnel era, in realtà, il treno!

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  8. Fu Krugman ad esporre il problema della trappola della liquidità con l'esempio tanto pratico quanto metaforico della Capitol Hill Babysitting Co-op a dimostrazione che il problema euro come la questione crisi-ripresa non dipenda solo ed unicamente da politiche monetarie ma da decisioni politiche-sociali-culturali.
    Liberarsi dalle idee vecchie è molto più arduo del formularne di nuove e ciò poiché a volte o spesso la conservazione di un diritto o privilegio o prebenda o potere risulta essere una tentazione assai più influente della capacità solidale ossia della capacità di esprimere naturale ed auspicabile empatia per il prossimo ed il benessere comune.
    D'altronde una scelta egoistica è del tutto razionale in sistema che predica il libero mercato e l'auto-consacrazione concetti ben diversi dal principio di comunità ed autodeterminazione.
    L'individualismo esasperato che emana dalla filosofia di fondo del "laissez faire" cela come è evidente il disegno palese di una concentrazione delle leve del potere a favore di conglomerati che hanno assunto posizioni tali per le quali il tornare indietro non è più possibile... ma è realmente così? Dobbiamo allora rassegnarci alla sottomissione e all'inazione? Seriamente non v'è via d'uscita?
    Io non credo e credo sia una questione di fiducia ma ancor più di cultura che necessità una maggior applicazione, impegno ed approfondimento.
    Solo una capacità di visione d'insieme (assieme tecnica, filosofica e socio-culturale) sarà in grado di ribaltare i dogmi della storia e della storiografia corrente che imperano nel dibattito odierno: intellettuale, di spessore o meno esso sia.

    Un saluto,

    Elmoamf

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