02/12/21

Come un soldato che inizia a caricare la sua arma solo una volta arrivato sul campo di battaglia - Come sostenere il sistema immunitario dei vaccinati?


Nella sezione  Q&A del suo sito, Geert Vanden Bossche (ricercatore di cui abbiamo già tradotto diversi contributi, vedi qui e qui) tenta di rispondere a una domanda molto importante, soprattutto per coloro che si sono  vaccinati sotto la pressione delle circostanze, in seguito all'odioso obbligo mascherato da parte dello stato, ma senza una autentica convinzione e anche con un po' di paura. In questo breve articolo viene spiegato il meccanismo del "peccato originale antigenico" e si ribalta completamente il ruolo dei non vaccinati, che da pericolosi untori potrebbero invece essere proprio coloro che aiutano i vaccinati a ridurre il rischio della esposizione alle prossime varianti vaccino-resistenti. In questa situazione la vaccinazione in massa dei bambini può diventare, ovviamente in negativo, il fattore ultimo e determinante.  


Q&A con Geert Vanden Bossche, 2 dicembre 2021


Domanda:

Sono un'infermiera in CT. Puoi dirmi, una volta ricevuta la vaccinazione, cosa dovremmo fare per sostenere il nostro sistema immunitario? Il nostro sistema immunitario tornerà mai alla normalità o si libererà dai vaccini MRNA?

 

Risposta:

Il problema è che, dopo un regime di vaccinazione completo, il tuo sistema immunitario è stato preparato in maniera precisa. Questo significa che il vaccino ha generato una memoria immunologica. Una volta che un individuo vaccinato con doppia dose viene riesposto, gli anticorpi vaccinali verranno rapidamente richiamati e organizzati ad alta concentrazione. In circostanze normali (cioè, al di fuori di una pandemia di varianti virali) questo richiamo fornisce una rapida protezione. E anche se il virus subisce qualche cambiamento, uno si può sempre immunizzare in seguito con un vaccino "aggiornato" (ad esempio, in caso di influenza). Tuttavia, poiché le autorità sanitarie pubbliche hanno dato il via libera alla conduzione di campagne di vaccinazione di massa nel bel mezzo di una pandemia (!), il virus (SARS-CoV-2) è ora continuamente sottoposto a un'elevata pressione immunitaria, pur essendo ancora in grado di trasmettersi. Questo porta inevitabilmente a una selezione e a un adattamento non-stop di varianti più infettive. Queste non saranno adeguatamente contenute dai vaccini aggiornati, indipendentemente da ciò che l'industria e le autorità sanitarie cerchino di far credere alla gente.

Innanzitutto, i vaccini aggiornati richiameranno i vecchi anticorpi (a causa del "peccato originale antigenico") e, successivamente, verranno prodotti gli anticorpi "aggiornati" mentre il vaccinato è già sotto attacco dal virus. (Poiché abbiamo a che fare con una pandemia di varianti altamente infettive: Delta e ora Omicron!). Per spiegare questo, mi riferisco sempre a un soldato che inizia a caricare la sua arma solo una volta arrivato sul campo di battaglia (cioè mentre è già sotto attacco del nemico). Questo rende facile per il nemico (il virus) sfuggire al soldato (il sistema immunitario). Quindi, in altre parole, i vaccini C-19, aggiornati o meno, non ti forniranno anticorpi protettivi ancora a lungo (la perdita di protezione contro la malattia grave sarà solo questione di "un po' di tempo in più”).

Nel frattempo, gli anticorpi indotti dal vaccino saranno ancora in grado di prevalere sugli anticorpi innati rilevanti per il legame con il virus. Questi anticorpi innati, normalmente, se non soppressi, ti proteggerebbero dalla malattia C-19, a condizione che tu sia in buona salute (ricorda: la malattia C-19 non è normalmente una malattia delle persone sane, figuriamoci dei bambini!). Naturalmente, i titoli anticorpali vaccinali diminuiscono nel tempo, ma nella situazione attuale, con Delta altamente infettivo e ora Omicron che sarà presto in circolazione, è quasi impossibile non essere riesposti al virus per un periodo di tempo prolungato. Ecco perché continuo a sottolineare: l’unica misura immediata più importante è sostituire le deleterie campagne di vaccinazione di massa con campagne di chemioprofilassi antivirale (solo per 6-8 settimane) per ridurre la pressione infettiva.

Ciò eviterebbe ai vaccinati di ricevere richiami "naturali" a seguito della riesposizione. E consentirebbe ai non vaccinati (che ora, sfortunatamente, stanno diventando una assoluta minoranza!) di ridurre ulteriormente i tassi di infezione (senza essere a rischio di contrarre la malattia C-19) grazie alla loro intatta immunità innata. Poiché quest'ultima fornisce l'immunità sterilizzante, i non vaccinati possono quindi aiutare i vaccinati a diventare sempre meno esposti. Riducendo così il loro rischio di contrarre la malattia C-19 in maniera grave, a causa dell'infezione con un virus resistente al vaccino. In alternativa, i vaccinati potrebbero essere trattati con un vaccino sterilizzante che uccide le cellule infettate dal virus in una fase iniziale dell'infezione (cioè, prima che la progenie virale venga rilasciata dalle cellule ospiti infette e inneschi il potenziamento degli anticorpi vaccinali da parte delle cellule B di memoria). Ciò potrebbe essere ottenuto con dei vaccini a base di cellule NK. Un tale approccio è tutt'altro che supportato dall'industria dei vaccini.


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