In un'intervista con la BBC Australiana, Yanis Varoufakis dipinge la sindrome maniaco-depressiva della Grecia, che non può essere salvata, a meno di un improbabile New Deal Europeo.
Il deragliamento del treno
dell'euro, iniziato con la Grecia e quindi con le altre vetture che
hanno cominciato a uscire dai binari una dopo l'altra - Irlanda,
Portogallo, e oggi Spagna – va avanti. E il voto Greco non
cambierà niente. Tutta l'esuberanza e le celebrazioni sono
completamente e assolutamente fuori luogo. Io temo che l'eurozona e
l'Europa stiano continuando lungo il percorso degli ultimi due anni
fatto di una serie di errori, una commedia degli errori. Basta
guardare ciò che sta accadendo oggi in Spagna,. E quello che sta
accadendo in Italia. A meno che la logica o ciò che passa come la
logica dell'approccio Europeo alla crisi non cambi velocemente, molto
presto la zona euro sarà storia.
Tre cose. I passi molto
semplici che devono essere fatti. In Europa, sia in Grecia che in
Spagna, quello che succede ora è che le banche insolventi sono
strette in un abbraccio mortale con gli stati insolventi. Così, gli
Stati prendono in prestito denaro dal centro dell'Europa al fine di
finanziare le banche, e le banche prendono in prestito per dare allo
Stato, e sia le banche che gli stati sono bloccati in una sorta di
abbraccio mortale. Quindi quello che dobbiamo fare è rompere questo
legame tra le banche insolventi e gli stati insolventi. Il modo per
farlo è unificare il sistema bancario, europeizzarlo all'interno
dell'Unione Europea, finanziandolo direttamente e non attraverso i
governi nazionali. Questo è un passo molto semplice, ma è un passo
che sembra essere troppo lontano dall'Unione Europea.
In secondo luogo ciò che
serve è una mutualizzazione, una sorta di debito comune, come in
Australia, dove il governo federale ha il proprio debito al di sopra
degli Stati.
In terzo luogo, abbiamo
bisogno di una politica di investimento in tutta la zona euro. Perché
siamo in un'area monetaria, è necessario disporre di una strategia
di investimento, di un meccanismo di riciclaggio del sistema. Se non
abbiamo queste cose, e la Germania non vuole avere queste cose, temo
che non ci sia assolutamente la possibilità di evitare questo
deragliamento al rallentatore.
L'economia Greca non può
essere sistemata. L'economia Greca è finita. L'economia Greca è in
una grande, grande depressione. L'economia sociale è nel lungo,
lungo inverno del suo scontento. Non c'è nessun potere, nessuna
forza all'interno dell'economia Greca, della società Greca, che
possa evitare tutto questo - è come se fossimo nell'Ohio nel 1931,
e ci chiedessimo: che cosa possono fare i politici dell'Ohio per
tenere l'Ohio fuori dalla Grande Depressione? La risposta è:
niente.
Tutto dipende da ciò
che accade nella zona euro. Proprio come quello che è successo in
Ohio è dipeso dell'ascesa del presidente Roosevelt e dal New Deal -
a meno che non ci sia un new deal per l'Europa, la Grecia non ha
possibilità. Questo non vuol dire che se l'Europa si sistema, anche
la Grecia si sistemerà. Una condizione necessaria è che la zona
euro trovi un piano razionale per se stessa. Ma non è una condizione
sufficiente. L'Europa potrebbe mettersi a posto e la Grecia, così
fragile e maligna, potrebbe ancora avere grossi problemi e non
recuperare mai. Ma fino a quando la zona euro non troverà un piano
razionale per fermare questo disastro ferroviario che avanza al
rallentatore in tutta l'Unione Europea, in tutta la zona euro, la
Grecia non ha alcuna possibilità.
Questa è la nostra Grande
Depressione. Non solo in senso economico, ma anche in senso
psicologico. I Greci passano da uno stato catatonico a uno stato di
rabbia, ed è un tipico caso di depressione maniacale. Non ci sono
prospettive. Non c'è luce alla fine del tunnel. Ci sono sacrifici,
ma nessuno ha la sensazione che si tratti di sacrifici che assumono
la forma di un qualche tipo di investimento per girare l'angolo.
Questo è il problema quando si è bloccati in una zona euro davvero
mal progettata, che sta crollando, e che non dà la possibilità alle
sue parti più deboli di venirne fuori attraverso una sorta di crisi
rigeneratrice, di catarsi.
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