Il Tesoro nel silenzio più totale sta facendo una "pubblica consultazione" sulla sporca faccenda dei fondi pensione. Lo sapevate? Ce lo racconta l'ottimo Beppe Scienza, che suggerisce una mail da inviare al Tesoro.
di Beppe Scienza - "La previdenza integrativa andrebbe evitata. Però vi sono rimasti incastrati 5,5 milioni di italiani. Due milioni di lavoratori aderiscono ai fondi pensione negoziali dove il loro TFR è finito in modo irrimediabile (chi ha ancora il TFR se lo tenga stretto!). Ogni modifica della normativa è fondamentale per i poveracci in trappola. In questi giorni è in corso una pubblica consultazione da parte del Tesoro (ignota ai più, ndr) sul nuovo regolamento sui fondi pensione scritto su misura per l'industria parassitaria del risparmio gestito. Cosa che non stupisce, essendo stato elaborato col ministro del Lavoro. La stessa Elsa Fornero che ai tempi della sciagurata riforma del TFR del 2007 spronava ad aderire ai fondi pensione perché "Bisogna pure aver fiducia!".
Cosa non va nel nuovo schema? Parecchio:
- Le quote di fondi comuni sono equiparate alle azioni, titoli di stato, obbligazioni, quotati
- Il 100% del patrimonio del fondo pensione può essere subappaltato a fondi comuni
- Direttamente o indirettamente, il 37% del fondo può finire in titoli non quotati
- Il 20% può essere messo in fondi speculativi (hedge) o chiusi
Nella relazione introduttiva è detto "dovrà essere prevalente l'investimento in strumenti negoziati nei mercati regolamentati", in parole povere in titoli quotati o simili. Sarebbe qualcosa, se non fosse calpestata dall'art. 5 del regolamento. Scopriamo che i fondi comuni e simili, ovvero gli Organismi d'Investimento Collettivo del Risparmio, OICR, si considerano strumenti finanziari negoziati nei mercati regolamentati. Siamo pazzi?
Un OICR è un fondo comune, o una Sicav, dove il gestore può fare i suoi porci comodi comprando e vendendo titoli senza che l'aderente al fondo pensione possa sapere cosa ha combinato. I fondi comuni sono scatole nere. La norma è fatta per permettere ai gestori di saccheggiare il fondo pensione. Addirittura il 100% del fondo pensione può essere messo in fondi comuni! Gli amministratori del fondo subappaltano la gestione a una o più società (Eurizon, Pioneer, Unipol) che a loro volta la sub-subappaltano a fondi comuni. Bella roba! L'assenza di trasparenza diventa la regola per i risparmi dei lavoratori italiani, intrappolati nei fondi pensione. L'investitore prudente sceglie titoli quotati, perché così può venderli abbastanza facilmente, se ne ha bisogno o quando vuole cambiare investimento. Cosa prevede invece il regolamento? Si possono investire fino al 30% in titoli non quotati e addirittura non negoziati in mercati regolamentati, quali sono in Italia la Borsa o EuroTlx. Non basta, perché il rimanente 70% può essere in fondi comuni con in pancia un 10% di titoli non quotati. Così il 37% del fondo pensione può essere in roba non quotata, dal valore nebuloso e dal realizzo difficile o impossibile. Il fondo può mettere un 20% in fondi alternativi o chiusi. I primi sono noti come fondi "hedge", sul cui rischio non è il caso di dilungarsi. I secondi, strumenti finanziari da cui non si può uscire.
Questa è la previdenza integrativa che piace ai sindacati concertativi e alle associazioni padronali. Lo schema di regolamento ha riscosso applausi dai giornali specializzati nell'appoggio all'industria finanziaria: Sole 24 Ore, Milano Finanza. Ci si sarebbe aspettati proteste da parte delle associazioni di consumatori. Invece niente. Ho telefonato al Tesoro e una funzionaria mi ha risposto con competenza e gentilezza. Mi è venuto da chiederle se riceveva molte telefonate, essendo già metà giugno. La risposta è stata: "No, in effetti lei è il primo". "Beppe Scienza
Invito i lettori del blog a inviare una e-mail al Ministero del Tesoro: dt.direzione4.ufficio4@tesoro.it con il seguente testo:
Oggetto: limiti d'investimento dei fondi pensione
1. È inammissibile equiparare fondi comuni e simili (i cosiddetti OICR) agli strumenti finanziari negoziati nei mercati regolamentati, cioè in pratica ai titoli quotati (art. 5 comma 1)
2. È il trionfo del subappalto che un fondo pensione possa avere il 100% del patrimonio in fondi comuni e sicav (art. 5 comma 1), in assenza di trasparenza sulle attività possedute e sulle compravendite delle medesime: chi non sa investire i soldi dei lavoratori, vada a spalar meliga anziché rigirarli all'industria parassitaria del risparmio gestito
3. Calpesta ogni regola di prudenza permettere direttamente il 30% in strumenti finanziari non negoziati in mercati regolamentati (art. 5 comma 1): a un fondo devono essere permessi solo titoli quotati
4. A più forte ragione devono essere banditi da un impiego previdenziale i fondi hedge e i fondi chiusi, pieni di azioni di aziende non quotate, permessi invece per il 20% del patrimonio (art. 5 comma 1 e comma 4 f).
Mi spiace perché la cosa avrà sicuramente dei risvolti problematici per molta gente, ma non posso fare a meno di provare una perfida soddisfazione.
RispondiEliminaAppena uscita anni fa questa storia della previdenza integrativa (se non vado errato c'era implicato anche Dalema) ho gridato alla truffa.
Nessuno mi ha creduto, delle persone che mi stavano attorno. Si trattava di una considerazione ovvia e banale.
CVD.
Sono felice di cio'. Quando fu fatta la riforma che introduceva questa schifezza partecipai a qualche riunione , come microimprenditore, ove espressi qualche perplessita'. Mi fu risposto, fra le altre cose, che il TFR era una forma di finanziamento occulto alle imprese che lucravano ecc ecc eccc e che dovevamo modernizzarci.
RispondiEliminaVabbe ....
Saluti
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
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RispondiEliminaRicevo e pubblico l'errata corrige di un commento mandato da un affezionato lettore, che per motivi che non ho capito non è andato in porto. Non importa, grazie e nessun disturbo!
RispondiElimina"Voglio segnalare che tra ieri e oggi ho inviato per due volte una risposta ad
un lettore del Fatto quotidiano per aiutarlo a chiarire un dubbio, facendo
riferimento ad un articolo del professor Alberto Bagnai e rinviando al link
relativo. Ma in entrambi i casi non è stato pubblicato. Lo stesso problema si
era già verificato in passato, per cui avevo smesso di frequentare il sito del
Fatto quotidiano. Ieri ci sono tornato perché mi interessava la discussione
nata attorno all'articolo di Fabio Scacciavillani sull'eventuale uscita
dall'euro, articolo segnalato da un lettore di Goofynomics, caratterizzato
dall'allarmismo più becero, e farcito di luoghi comuni.
Come mi già era accaduto qualche mese fa, due o tre pasdaran dello spaghetti-
liberismo - io penso che facciano parte della redazione – battibeccano con
tutti i lettori che esprimono opinioni divergenti rispetto al pensiero unico
liberista.
Tra i più attivi si segnala tale “contezero76”: sui primi 240 commenti, 43
sono i suoi (18%), inviati nell'arco di 24 ore, e in tutta evidenza destinati
ad impedire un corretto svolgimento della discussione tra i lettori.
Inoltre, questa mattina ho inviato tre commenti in risposta a “contezero76”
per rispondere alle sue provocazioni, tipo “nel merito sai rispondere o sei
bravo solo ad attaccare l'interlocutore anziché controbattere?”. I commenti,
però, non sono stati pubblicati. Faccio presente che non l'ho attaccato né
offeso in alcun modo, ma ho solo riportato dati e considerazioni tratte da
diversi siti autorevoli, come lo stesso Goofynomics, Cobraf.com, e altri.
È quindi evidente che i riferimenti troppo diretti al sito del professor
Bagnai ed altri non “allineati” non sono graditi al Fatto.
Nulla di grave. Però nei prossimi giorni faccio un giro sul web per far sapere
come funzionano le cose su quel quotidiano. Così, almeno, ci facciamo due
risate.
Questo è quanto volevo rendere noto, e comincio da Voci dall'estero, che
ritengo un sito affidabile."