Jacques Sapir sul suo RussEurope mette in luce il processo di presa di distanza da parte del FMI, che va avanti lasciando la Commissione sola e irriducibile davanti al giudizio della storia, mentre la Grecia è sempre più probabile che uscirà.
Traduzione di Ugo Sirtori
6 giugno 2013
Il fondo monetario
internazionale ha reso pubblico un rapporto particolarmente critico
sulla situazione della Grecia [1]. Questo rapporto conferma la
prevalenza di politiche restrittive che conducono a un aggiustamento
prodotto essenzialmente dalla recessione.
« La Grecia
sta correggendo la propria posizione principalmente attraverso la
recessione, non attraverso riforme che esaltino la produttività.»
Questa relazione ha
suscitato le ire della Commissione europea [2], e oggi possiamo dire
che una resa dei conti è in atto all'interno della Troika
(combinazione di FMI, BCE e Commissione europea) che è responsabile
per l'amministrazione delle "riforme" imposte alla Grecia.
Proprio questo è essenziale. Infatti, le critiche dell’FMI alle
politiche imposte alla Grecia sono piuttosto moderate, anche se molto
spesso si basano su una corretta constatazione dei fatti. La cosa importante è quindi piuttosto la
rottura del fronte esistente tra le istituzioni europee e il fondo
monetario internazionale, cosa che era nell’aria fin dall'inizio di
quest'anno, con le polemiche sugli effetti delle politiche di
aggiustamento fiscale e di bilancio. Questo contribuirà ad aprire
gli occhi di qualcuno. Le politiche criminali condotte in Grecia, e
questo nel vero senso del termine, perché i suicidi sono aumentati
di un quarto in questo paese, sono piena responsabilità dei leader
europei e per primi dei governanti tedeschi, ma anche, ahimè, dei
francesi.
- Crescita e depressione.
L’FMI riconosce
che la contrazione dell'economia è stata peggiore di quanto era
stato previsto. Questa non è una novità. Per più di vent'anni, il
fondo monetario internazionale ha sottovalutato regolarmente gli
effetti delle politiche di aggiustamento che incoraggia. Ma questo
riconoscimento nel caso la Grecia assume un particolare significato
nel contesto dell'ammissione fatta dalla stessa organizzazione circa
gli effetti negativi delle politiche fiscali e di bilancio
raccomandate:
« Nonostante
si assumesse fin da principio che il PIL nominale si sarebbe
contratto sostanzialmente nel 2011-12, le performance effettive sono state peggiori di quanto previsto. Si sono verificati molti fattori
avversi (che si sono reciprocamente rinforzati) che hanno compromesso
l’umore degli investitori durante questo periodo”
Allo stesso modo il
FMI riconosce l'inadeguatezza degli investimenti a causa delle
incertezze che hanno circondato (e continuano a circondare) la
sostenibilità della strategia adottata dal governo greco e dalla
Troika.
Grafico 1
Fonte: FMI,
Country Report No. 13/154, Giugno 2013, Washington DC, dati p.
38.
« …un grande
deflusso di depositi, specialmente nel momento in cui i crescenti
dubbi sul sostegno politico al programma hanno generato gradualmente
lo spettro di un'uscita dall’euro. La presunta ripresa degli
investimenti non si è verificata. Invece, una continua contrazione
degli investimenti ha amplificato l'effetto negativo sulla produzione
del grande aggiustamento fiscale e ha approfondito la recessione. »
Se il governo greco
si è impegnato in un aggiustamento fiscale che il rapporto descrive
come "senza precedenti", i risultati sulla competitività
sono complessivamente più deludenti di ciò che era inizialmente
previsto, a causa della rigidità nell'adeguamento dei prezzi:
«Meno incoraggiante
è stata la risposta debole e ritardata dei prezzi alla riduzione
dei salari, dovuta in gran parte alla rigidità del mercato dei beni.
Questa asimmetria negli aggiustamenti di prezzo ha portato ad una
sostanziale erosione nei redditi reali e nella domanda e ha caricato
un onere sproporzionato sui salariati rispetto ai lavoratori autonomi
e alle aziende».
Da questo punto di
vista, può essere sorprendente che il FMI "scopra" oggi
l'esistenza di queste rigidità, che sono state descritte, sia da un
punto di vista empirico che teorico, da un gran numero di autori per
diversi anni nella letteratura accademica [3]. I mercati non sono
"efficienti" nel senso della teoria neoclassica, ma
evidentemente c’è voluta la tragedia della Grecia perché gli
economisti del fondo monetario internazionale l’ammettessero. E
ancora hanno fermato la loro analisi al mercato dei beni e non sembra
che l'abbiano estesa al mercato del lavoro. Ma, comunque, è un
progresso che occorre sottolineare. Da questo punto di vista, la
testardaggine e l'ostinazione dei loro colleghi della Commissione di
Bruxelles e della BCE, che negano l'esistenza di queste rigidità e
attribuiscono a fenomeni esogeni quello che è il prodotto del
funzionamento dei mercati, sembra essere veramente criminale.
2. Debito e
ristrutturazione.
Parte dei problemi
che la Grecia ha di fronte attualmente, deriva direttamente dal
rifiuto delle autorità europee ad ammettere la necessità e
l'inevitabilità di una ristrutturazione del debito. In realtà, una
ristrutturazione, ma possiamo parlare di un default parziale, ha già
avuto luogo per quel che riguarda il debito detenuto dal settore
privato. Se la depressione continua, la Grecia non potrà evitare una
ristrutturazione riguardante non solo il settore privato, come nella
primavera del 2012, ma anche il settore pubblico. La percentuale del
debito/PIL continua a crescere, come avviene in tutti i paesi della
zona Euro soggetti a queste politiche d’austerità assassina.
Grafico 2
Fonte: FMI, World Economic Outlook,
aprile 2013, database.
Questa
ristrutturazione quindi interesserà i conti della BCE e sarà
inevitabile la ricapitalizzazione da parte degli Stati.
« L’incapacità
di rilanciare la crescita richiede la ristrutturazione del debito —
attraverso sia la partecipazione del settore privato (PSI) sia la
partecipazione del settore ufficiale (OSI) — per tenere il debito
pubblico su un percorso sostenibile»
Questi problemi
saranno peggiorati dall'esistenza attuale di una depressione
generalizzata nell'area dell'euro che compromette seriamente la
capacità della Grecia di riprendersi con una forte crescita. Il
mantenimento della depressione, o al meglio di una stagnazione, rende
ingestibile il problema del debito in tempi relativamente brevi.
Questo è il motivo per cui una ristrutturazione - un fallimento
ordinato – per la Grecia è oggi quasi una certezza.
3. Prospettive.
Abbiamo già
insistito in questo blog sul problema che pone il crollo degli
investimenti al fine di una possibile crescita futura. Infatti, anche
il rapporto stesso si conclude con gli importanti problemi che
comporterà il graduale deterioramento dell'apparato produttivo
greco:
« Il normale
rimbalzo tecnico sarà soppresso, poiché parte del capitale fisico e
umano è diventato obsoleto durante la crisi e probabilmente
continuerà a deteriorarsi, e la necessità di ricostruire i saldi
commerciali penalizzerà la domanda. »
Ed è chiaro che sia
il crollo degli investimenti che l'aumento della disoccupazione, che
nel mese di marzo ha raggiunto il 26,8% della popolazione attiva, non
possono che provocare una grave crisi dell’apparato produttivo.
Grafico 3
Fonte: FMI, World Economic
Outlook, aprile 2013, database
Ma il problema, in
particolare sulla disoccupazione, non si ferma qui. La società greca
è sul punto di implodere, come vediamo da segnali estremamente
preoccupanti. Ciò pone il rischio di una rottura politica con
conseguente uscita della Grecia della zona euro.
Grafico 4
Fonte: FMI, World Economic
Outlook, aprile 2013, database
Gli autori del
rapporto del FMI ne sono perfettamente consapevoli, se dobbiamo
credere a questa frase:
« Un altro
rischio in tale scenario — che dipende anche dalle reazioni
politiche in Europa — è un'uscita della Grecia dall'Unione
monetaria, che avrebbe ulteriori profondi effetti negativi a breve
termine sull'economia e potenziali ricadute su altri membri
dell'unione monetaria. »
Se da un lato noi
non condividiamo il punto di vista del rapporto circa le conseguenze
di un'uscita dall’euro per la Grecia, e va ricordato in proposito
che il FMI ha regolarmente e massicciamente sbagliato sulle
conseguenze delle svalutazioni significative negli ultimi anni
(Russia, Argentina), che sono state in realtà molto favorevoli alle
economie interessate, non possiamo però che condividere la
sensazione che questa possibilità sia diventata molto reale.
Infatti, le dinamiche dell'economia greca sono vicine a quelle delle
economie cosiddette 'in transizione' negli anni novanta, con la
differenza che queste ultime potevano contare su svalutazioni
massicce per rilanciarsi:
« le dinamiche
della ripresa greca assomigliano a quelle delle economie in
transizione nel 1990, dove grandi riallocazioni sono state intraprese
in un ambiente macroeconomico instabile, seppur affiancate dal
deprezzamento del tasso di cambio. »
Questa
è una storia nota. Le politiche di aggiustamento di bilancio e
fiscale portano a una contrazione dell'attività economica, che provoca un
calo nel gettito delle imposte, sia perché la base imponibile
si riduce ma anche perché il tasso di riscossione si deteriora per via
del fallimento di un numero crescente di operatori economici. Occorre
costantemente ricorrere a prestiti, fino a che il default (a meno di
precedere in tempo a una ristrutturazione) sarà indispensabile.
Chiaramente, gli esperti dell’FMI non hanno imparato tutte le
lezioni dalla storia della Russia negli anni '90 e dalla crisi finanziaria
dell’agosto 1998. Ci sono quindi buchi e zone d'ombra in questo
rapporto, che però ha almeno il merito di esistere, e di mettere
crudamente in luce le responsabilità dei dirigenti europei.
[1] FMI,
Country Report No. 13/154, Giugno 2013, Washington DC.
[2]
L’Espansione, « Bruxelles e il FMI in disaccordo
‘fondametale’ sulla Grecia », 6 giugno 2013.
[3]
B.C. Greenwald et J.E. Stiglitz, “Verso una teoria delle rigidità”
in American Economic Review, vol. 79, n°2, 1989, Papers and
Proceedings, pp. 364-369. J.E. Stiglitz, “Verso una teoria generale
della rigidità dei salari e dei prezzi e fluttuazioni economiche”
in American Economic Review, vol. 79, n°2, 1989, Papers and
Proceedings, pp. 75-8
CRIMINALI.
RispondiEliminamai parola fu più azzeccata.
Vallo a dire agli Eurofanatici... Non si può dialogare con i massimi alfieri di un sistema MARCIO, e lo sai il perché? Semplicissimo: perché i primi ad essere marci sono proprio loro!
RispondiEliminaChe vi aspettavate dal gruppo Bildberg???
RispondiEliminaFra poco iva al 22% a novembre saldo tares e poi imu prima casa!
Ma intanto gli italiani sono occupati a lamentarsi del fatto che quel politico a dato un pizzicotto ad un'altro il quale a reagito dicendogli che è brutto e cattivo,un'altro a preso le difese di quello che a pizzicato che poi si è ritrovato con due capelli piegati dalla parte sbagliata etc etc
E cosi gli italiani stanno buoni.(con i pantaloni abbassati)
Forse quando saremo messi male come i greci qualcuno si domandera:
Caspiterina, ma qui ci stanno ammazzando lentamente!!
Che tristezza.....
Si sono verificati molti fattori avversi (che si sono reciprocamente rinforzati) che hanno compromesso l’umore degli investitori durante questo periodo”
RispondiEliminaAltri lettori sono alquanto arrabbiati per quello che leggono.
Il sottoscritto ormai non se la prende più, anzi si mette a ridere quando legge:
.. compromesso l'umore degli investitori..
Capite? L'umore e magari pure l'acidità dello stomaco.
Roba da matti!!