07/07/13

Come si esce dall'Euro - Wall Street Journal


 Il Wall Street Journal pubblica un articolo che spiega una buona strategia di uscita dall'euro, prendendo come esempio la Grecia, ma specificando che potrebbe valere per qualsiasi altro paese.
Il punto nodale è capire che, anche se il ritorno alla moneta nazionale non è di per sè la soluzione a tutti i mali,  non è quella catastrofe che si vorrebbe far credere.




Traduzione di Henry Tougha
Come si esce dall'Euro
di  ROSS MCLEOD
Abbandonare la moneta unica non deve necessariamente diventare un inferno.

L'Eurozona di questi tempi è piena di paesi duramente colpiti  e in modo quasi isterico viene accolta l'idea che la miglior strada da percorrere per questi paesi sia di andarsene dal blocco monetario.




La grande paura è che reintroducendo una valuta nazionale un certo paese abbia da ridenominare forzatamente gli asset privati e i debiti. Per aziende, famiglie ed investitori, l'incertezza sul fatto che le loro somme in euro potrebbero essere confiscate e rimpiazzate con una moneta nazionale svalutata può portare a fughe di capitali, caos economico e anni di contenziosi, se non peggio.

Ma c'è un'alternativa alla ridenominazione forzata. La Grecia, o qualsiasi altro paese nell'Eurozona, potrebbe facilmente reintrodurre una moneta nazionale senza generare quei disastri economici e finanziari che sono stati prefigurati fino ad ora - a patto che segua il meccanismo giusto.

Il punto chiave è fissare la quantità iniziale della nuova valuta da emettere, mentre si permette al mercato di stabilire il prezzo al quale essa viene cambiata. In questo scenario, la banca centrale annuncia che è disposta ad acquistare euro dalle banche nazionali, i cittadini greci o chiunque altro, utilizzando le dracme appena emesse per il pagamento. Tutte queste transazioni dovrebbero avvenire durante uno specifico periodo di transizione e dovrebbero essere totalmente volontarie. Cioè non si dovrebbe esercitare nessuna confisca.

Finito il periodo di transizione, il Governo greco dovrebbe utilizzare solo dracme nelle sue transazioni finanziarie quotidiane. Nessuno dovrà essere costretto ad usare le dracme, ma coloro che vogliono effettuare transazioni con il Governo ne avranno bisogno.

All'inizio del periodo di transizione, la Banca Centrale deve annunciare il tasso di cambio iniziale al quale le dracme vengono scambiate con gli Euro, ma non deve fare nessuna promessa esplicita su come il tasso di cambio evolverà in futuro. Il tasso iniziale può essere totalmente arbitrario, così come il nome della nuova moneta.

Ma supponiamo che si tengano lo stesso nome e scelgano, diciamo, 360 dracme per euro, cioè un valore vicino al tasso di cambio col quale la Grecia aveva adottato l'euro e che, assieme al vecchio nome, darebbe alla nuova moneta un senso di familiarità. In termini economici, comunque, il tasso di cambio iniziale è quasi irrilevante.

La Banca Centrale dovrebbe inoltre assicurare l'emissione di una quantità prefissata di dracme durante il periodo di transizione. Questa quantità, nel nostro esempio, sarebbe 360 volte la stima dela Banca Centrale sulla liquidità posseduta dai residenti greci e nei depositi delle banche operanti in Grecia - vale a dire grosso modo la quantità di moneta circolante in Grecia.

La Banca Centrale deve anche fissare la durata del periodo di transizione. Per esempio se fosse fissato a tre anni, ovvero 36 mesi, allora la Banca Centrale dovrebbe annunciare che la vendita mensile di dracme per euro sarà pari ad almeno un trentaseiesimo della quantità totale da emettere durante il periodo di transizione. La quantità mensile potrebbe eventualmente essere maggiore se la domanda fosse abbastanza forte - cioè se la gente acquistasse rapidamente fiducia nella nuova moneta.

Il prezzo offerto per gli euro dovrà essere aggiustato giornalmente per stimolare un flusso sufficiente di vendite di euro verso la Banca Centrale. Le vendite durante il primo giorno potrebbero facilmente essere a zero. Ma nel momento in cui il prezzo di acquisto aumenta, gradualmente le persone sarebbero più disposte a tentare la scommessa. 

Alla fine  risulterebbe fissato un prezzo al quale corrispondesse una significativa domanda di nuove dracme. La gente si assumerebbe il rischio di un aumento del prezzo degli euro in futuro - cioè che la nuova dracma si svaluti.
 
D'altro canto c'è anche la possibilità che la dracma si rivaluti, nel qual caso la mancata vendita del proprio stock di euro implicherebbe la rinuncia ad un guadagno speculativo. C'è sempre qualcuno disposto ad assumersi questi rischi, se il prezzo è adeguato.


Una volta che tale prezzo sia trovato, il flusso di dracme verso la cittadinanza e le banche sarebbe grossomodo pari alla quantità minima prevista. Quando la gente inizia a capire che altri operatori  e istituzioni finanziarie sono anche disposti ad assumersi il rischio di comprare questi nuovo asset finanziario - il cui valore futuro può soltanto essere indovinato - sempre più persone saranno disposte ad assumersi il rischio. Potrebbe tranquillamente esserci una domanda  forte a tal punto che il prezzo offerto per comprare gli euro alla fine si riduca.
 
Davvero non ha importanza dove alla fine si posizionerà il tasso di cambio. La Banca Centrale prende semplicemente qualcosa (euro) in cambio di nulla (pezzi di metallo o carta con l'etichetta "dracma"). Ciò è noto come signoraggio.


Una volta che ci siano sufficienti dracme in circolazione, al fianco dello "sportello della dracma" creato dalla Banca Centrale si formerebbe un mercato valutario per scambiare dracme con euro, e questo potrebbe alla fine prendere il sopravvento. A quel punto la Grecia si troverebbe nella condizione di avere una politica monetaria nuovamente indipendente - nel bene e nel male.
 
Il ritorno alla dracma non risolverebbe tutti i problemi della Grecia. Le conseguenze di anni di politiche fiscali irresponsabili, cattive politiche microeconomiche e inadeguata vigilanza sulle banche commerciali non si riaggiustano solamente reintroducendo una moneta nazionale.

 
Ma è comunque importante capire che abbandonare l'euro non scatenerebbe l'inferno sulla Grecia. Una soluzione ordinata, basata sul mercato, è disponibile se e quando si prenderà la decisione di "accendere la miccia".

Mr. McLeod è professore associato di economia alla Crawford School presso l'Università Nazionale Australiana.

16 commenti:

  1. Non vorrei fare il complottista della situazione ma il wsj ha gia provveduto a cancellare l'articolo dal sito mi pare

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    1. Bardi riprova, a me ha dato prima un messaggio di errore, ma poi e' ricomparso.

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  2. già anche perchè questo articolo (letto velocemente... non vorrei sbagliare).... indica unasoluzioen al problema che tutela gli interessi dei vincitori... insomma mi ricorda "le valute parallele" di luckeiana memoria...
    in particolare: "la banca centrale annuncia che è disposta ad acquistare euro dalle banche nazionali, i cittadini greci o chiunque altro, utilizzando le dracme appena emesse per il pagamento. Tutte queste transazioni dovrebbero avvenire durante uno specifico periodo di transizione e dovrebbero essere totalmente volontarie. Cioè non si dovrebbe esercitare nessuna confisca."...non riesco sinceramente a capire il meccanismo proposto ma mi pare molto diverso da quanto sostenuto da bagnai e altri...e molto più idoneo a tutelare gli interessi dei "paesi vincitori".
    del resto si continua a sostenere falsamente che: " Il ritorno alla dracma non risolverebbe tutti i problemi della Grecia. Le conseguenze di anni di politiche fiscali irresponsabili, cattive politiche microeconomiche e inadeguata vigilanza sulle banche commerciali non si riaggiustano solamente reintroducendo una moneta nazionale." semmai tali politiche sono divenute irresponsabili (o meglio insostenibili) con l'ingresso nell'euro ... e da ultimo la questione sulla vigilanza delle banche commerciali è quantomeno ridicola. è stato un problema mondiale, favorito dalle politiche usa e da quelle euro a rimorchio ... errori? o schema ponzi?

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    1. E' vero che il ritorno alla dracma non risolve di per sè tutti i problemi, ma è vero anche la moneta unica ha acuito i problemi della Grecia, peggiorandoli.
      In ogni caso, bene che WSJ cerchi di spianare la via d'uscita, no?

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  3. La Banca Centrale prende semplicemente qualcosa (euro) in cambio di nulla (pezzi di metallo o carta con l'etichetta "dracma").

    No.

    La BC prende NULLA in cambio di nulla.
    Prende esattamente pezzi di carta, di metallo (e numeri su un computer) con l' etichetta "euro", in cambio di pezzi di carta, di metallo (e numeri su un computer) con l' etichetta "Dracma".

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    1. Era esattamente quello che ho pensato mentre leggevo. Perché l'euro viene considerato "qualcosa"? Non c'è alcuna differenza!
      Tutto l'articolo è permeato da una strisciante insinuazione di superiorità dell'euro che non ha alcun fondamento.

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    2. Giustissime considerazioni, e naturalmente noi pubblichiamo l'srticolo per testimoniare l'apertura del wsj all'ipotesi b, senza per questo condividerne in toto le lievi imprecisioni ...

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  4. Il tasso di cambio irrevocabile della dracma è stato fissato a 340.75, 360 ne sarebbe solo un'approssimazione, perché allora non scegliere un più rotondo 350? O 300? o 500?
    Non capisco perché si continui a pensare di tornare all'incirca al vecchio tasso di cambio. Come si sottolinea nell'articolo, il cambio iniziale sarebbe comunque una scelta e quindi non capisco perché la scelta più semplice: un cambio alla pari, non venga, anche questa volta, presa in considerazione. La pretesa di maggiore familiarità probabilmente creerebbe solo più problemi di quanti ne potrebbe risolvere.
    Un cambio uno a uno avrebbe il vantaggio pratico di non dover costringere a riprezzare immediatamente tutti i beni negli scaffali dei supermercati, aggiornare in una notte tutti i listini prezzi e i programmi di contabilità, semplicemente dove sta scritto euro si leggerà dracma o qualunque altro nome, insomma per le transazioni domestiche potrebbe cambiare poco o nulla.
    La parità iniziale con l'euro avrebbe anche il vantaggio di disincentivare eventuali arrotondamenti dei prezzi che un qualunque altro tasso di cambio inevitabilmente provocherebbe.
    Il fatto che il governo accetti solo la nuova moneta in pagamento rende comunque inevitabile il suo utilizzo anche se per qualche tempo i privati, a fronte di prezzi espressi in dracme potrebbero continuare ad accettare pagamenti nella vecchia moneta considerando il pagamento alla stregua di quello effettuata da un turista straniero che ad esempio voglia pagare in dollari. Chiunque sia stato in un paese con una valuta differente, sa che il tasso di cambio praticato in questo tipo di transazioni inevitabilmente non è esattamente il più favorevole quando non addirittura fantasioso e questo potrebbe essere un ulteriore disincentivo ponendo un costo aggiuntivo su chi voglia continuare con l'utilizzo della vecchia moneta e non su chi utilizzi quella nuova.
    Inoltre, come già sostenuto da altri, potrebbe esserci anche un vantaggio psicologico: tornare al vecchio tasso di cambio potrebbe dare l'idea di un ritorno al passato, un tornare indietro che potrebbe essere percepito come una sconfitta mentre la parità iniziale con l'euro potrebbe essere considerata come: siamo arrivati fino qui e da qui ripartiamo per andare avanti.
    La stessa parità iniziale uno a uno potrebbe essere adottata anche da tutti quei paesi che, come facilmente prevedibile, a loro volta uscissero dopo aver constatato che non sarebbero arrivate ne cavallette ne strage dei primogeniti. Questo eviterebbe del tutto i discorsi che gli espertoni "del giorno dopo" sicuramente trascinerebbero per mesi, per dimostrare che un tasso di cambio diverso sarebbe stato meglio, che il tal paese va meglio perché ha scelto un certo tasso di cambio piuttosto che un altro e che, naturalmente invece che uscire per adottare un certo tasso di cambio, sarebbe stato meglio non uscire affatto.
    Il cambio alla pari mi sembra una soluzione semplice e di bounsenso ma se ho detto qualche fesseria correggete pure.

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    1. Concordo su tutta la linea, mi sembre che hai detto davvero tutto.

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    2. Interessante anche dal punto di vista di studi
      Se tutti uscissero con un cambio 1=1 sarà piu facile con il tempo verificare le divergenze tra i vari paesi, quelle divergenze ingessate da un cambio fisso

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  5. Ma perchè parlare di tasso di cambio, quando su questi ci possono giocare alla grande e lucraci, idem per quanto parlare di tasso di interesse ove viene tutto pianificato a tavolino.
    Come mi è capitato di leggere, e concordo, la moneta deve circolare solamente nello stato, per quanto riguarda il commercio estero questo deve essere fatto solamente con il baratto....
    Si toglierebbero tutte le armi alla speculazione in un solo colpo.

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    1. E se vai in vacanza alle Maldive con cosa ti paghi l'albergo? Ti porti dietro 100kg di melanzane del tuo orto?
      :-D

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  6. ma in un paese civile cosa conta di più il valore degli asset (denominato peraltro in una valuta straniera, come l'euro)o la piena occupazione?. mi spiego. ha senso avere asset valutati da una moneta forte in una nazione di poveri condannata a nessun progresso civile (mancanza di fondi da investire)ed in predicato di disordini sociali o magari assillato da un sistema fiscale vergognoso e al di fuori di ogni regola? e poi. sul risparmio. ma quale sarebbe il problema di uscire dall'euro per un risparmiatore in un sistema di libero mercato finanziario per cui chiunque può convertire il proprio risparmio in prodotti da lui ritenuti "sicuri" o maggiormente remunerativi?. ancora. ritornare ad una moneta nazionale e sovrana non significa eliminare l'euro. basta garantire i risparmiatori che rimane la possibilità di avere dei conti correnti in euro e che il cambio della moneta non sarà forzoso. che tipo di ripercussioni ci potrebbero essere a queste condizioni? io non vedo il problema. ancora. lo stato si impegna a convertire i mutui da euro a nuova valuta rimborsando la differenza tra il valore dell'euro e quello della nuova valuta ammesso che il nuovo tasso che si viene a fissare sia sfavorevole rispetto all'euro.

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    1. Per il mutuo non dovrebbe cambiare quasi nulla (tranne il tasso di interesse per i tassi variabili).
      200.000 euro di mutuo avevi prima e 200.000 lire di mutuo avrai il giorno dopo.
      Cambierebbe solo per la banca, se straniera, che ti ha concesso il mutuo.

      Il tasso di cambio non lo decide "forzatamente" nessun stato.
      Nessuna banca centrale può modulare arbitrariamente il tasso di cambio a piacere!
      Al massimo lo può solo influenzare.

      Concordo con la prima parte del discorso dove scrivi che non ha senso avere una moneta forte se poi questa (straniera) ti sta portando dritti allo sfascio sociale; hai ragione. Ed è quello di cui si discute nei siti no-Euro.
      Vallo però a spiegare ai piddini....

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  7. Medioevo Europeo
    Serge Halimi, Luglio 2013
    Le Monde Diplomatique
    http://www.monde-diplomatique.fr/2013/07/HALIMI/49319#nb1

    Le politiche economiche imposte dalla difesa dell'Euro sono ancora compatibili con le pratiche democratiche? La televisione pubblica Greca venne creata all'indomani di una dittatura militare. Senza l'autorizzazione del Parlamento, il governo che esegue ad Atene le ingiunzioni dell'Unione europea ha scelto di sostituirla con uno schermo vuoto. Prima che la giustizia Greca sospendesse la decisione, la Commissione di Bruxelles avrebbe potuto ricordare i testi di legge dell'Unione, secondo i quali: “Il sistema audiovisivo pubblico negli Stati membri è direttamente collegato ai bisogni di democrazia, sociali e culturali dell'intera società”. Invece, ha preferito sostenere quest'atto di forza, sostenendo che la chiusura di ERT si inscriveva “nel contesto degli sforzi – considerevoli e necessari – messi in atto dalle autorità per modernizzare l'economia Greca”.
    Gli Europei sono passati attraverso l'esperienza di progetti di Costituzione respinti dal suffragio popolare e, nondimeno, ratificati. Si ricordano di candidati i quali,dopo essersi impegnati a rinegoziare un trattato, fanno sì che esso venga ratificato senza che – nel frattempo – sia stata cambiata una sola virgola. A Cipro, hanno dovuto subire il prelievo d'autorità di tutti i loro depositi bancari1. Un'ulteriore tappa sta dunque per essere superata; la Commissione di Bruxelles si lava le mani di fronte alla distruzione dei mezzi di comunicazione Greci che ancora non appartengono ad armatori, dal momento che ciò consente di licenziare seduta stante 2800 dipendenti di quel settore pubblico da sempre esecrato dalla Commissione stessa. E di mettere così assieme gli obiettivi di soppressione di posti di lavoro dettati dalla “Trojka”2 in un Paese nel quale il 60% dei giovani è disoccupato.
    Questo accanimento coincide con la pubblicazione, da parte della stampa statunitense, di un rapporto confidenziale del Fondo Monetario Internazionale che riconosce come le politiche attuate in Grecia da tre anni a questa parte si riassumano in “flagranti fallimenti”. Si tratta di un errore dovuto semplicemente a previsioni di crescita indebitamente abbellite? No, senza dubbio. A seguito dell'interpretazione effettuata dal Wall Street Journal di un testo volutamente prolisso, il FMI ammette che una “ristrutturazione immediata [del debito Greco] sarebbe stata una scelta migliore per i contribuenti europei, in quanto i creditori del settore privato sono stati integralmente rimborsati grazie al denaro preso in prestito da Atene. Il debito Greco non è, quindi, stato ridotto, ma dovrà essere, d'ora in poi, rimborsato al FMI ed ai contribuenti della zona Euro piuttosto che alle banche o ai fondi speculativi”3.
    In tal modo, questi ultimi si sono disimpegnati senza perdere un solo centesimo dei prestiti che avevano concesso ad Atene, a tassi d'interesse astronomici. Si può ben comprendere come una tale maestria nella spoliazione dei contribuenti europei a profitto dei fondi speculativi conferisca un'autorità particolare alla “trojka” per martirizzare ancora un poco di più il popolo Greco. Ma, dopo la televisione pubblica, non vi sono forse degli ospedali, delle scuole, delle università che si potrebbero chiudere senza colpo ferire? E non solamente in Grecia. Perché è a questo prezzo - non è vero? - che l'intera Europa manterrà la propria posizione nella sua corsa trionfale verso il Medioevo...
    Serge Halimi

    Buona vita

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