20/07/13

In Germania la sinistra inizia a dubitare dell'euro. E altrove?

Sul giornale britannico The Guardian un articolo di Costas Lapavitsas ed Heiner Flassbeck riassume la posizione delle forze di sinistra europee sull'euro. I paesi periferici non sembrano in condizioni di affrontare esplicitamente il problema. Ma se in Germania con Lafontaine il dibattito si è aperto, adesso si può sperare che anche in Inghilterra e in altri paesi germoglino i semi di una vera sinistra europea che rifiuti l'euro (togliendo l'argomento al monopolio delle destre) e riporti le proprie grandi questioni sulla scena.

In foto Oskar Lafontaine, ex-presidente del Partito Socialdemocratico tedesco, che ha invocato un ritorno alle monete nazionali con un sistema gestito di tassi di cambio. Fotografo: Christian Charisius/Reuters.

traduzione di Henry Tougha
 
In Germania la sinistra sta iniziando a dubitare della moneta unica
di Costas Lapavitsas and Heiner Flassbeck -
guardian.co.uk, Martedì 16 Luglio 2013, 9.20 BST

Prima della dichiarazione a sorpresa di Oskar Lafontaine, le critiche violente alla moneta unica erano dominio della destra tedesca. E adesso cosa può fare la sinistra inglese?

L'Europa è profondamente inguaiata e il problema non si sta risolvendo. La situazione peggiore è nell'Eurozona, dove la disoccupazione è oltre il 12%, mentre la disoccupazione giovanile in Grecia e Spagna oltrepassa il 60%. Ma anche la Gran Bretagna si è impantanata e le economie dell'Europa centrale e dell'est hanno perso dinamismo – il che non è sorprendente visto che l'Eurozona è depressa. La legittimità dell'Unione Europea è in declino e sta crescendo una virulenta marea di euroscetticismo di destra.

Solo la Germania sta reggendo, ma l'apparenza inganna. La Germania è diventata una tremenda macchina da export sia verso l'Europa che verso il resto del mondo, ma si tratta di fatto solo del rimpiazzo di una domanda interna in stagnazione. È un peso per l'economia del resto del mondo, pur essendo tra i principali finanziatori e politicamente a capo dell'Europa.

Curiosamente, la Germania è anche il paese dove avviene il più vivace dibattito sul futuro dell'Eurozona e dell'Unione Europea. I paesi periferici, nonostante i disastri che li hanno colpiti, sono troppo terrorizzati per affrontare apertamente tali questioni. Perfino in Grecia, dove l'economia è stata distrutta e la coalizione di governo appare instabile, la nascente forza di sinistra Syriza è riluttante a mettere in discussione la partecipazione all'Unione Monetaria Europea.

La destra tedesca è da lungo tempo scettica riguardo l'Unione Monetaria, sebbene da una prospettiva nazionalista e neoliberista. L'economista conservatore Hans-Werner Sinn ha dichiarato che i paesi periferici farebbero meglio ad uscire dall'Eurozona per recuperare la loro competitività. La neonata formazione di Alternative für Deutschland argomenta apertamente a favore dell'abolizione dell'euro per evitare i costi dei salvataggi.

La sinistra tedesca nel frattempo si è messa a criticare l'austerità e a chiedere più investimenti, controlli sulle banche e redistribuzione del reddito. Secondo la sinistra il problema dell'Europa starebbe più che altro nelle politiche neoliberiste, non nell'unione monetaria. Infatti, la sinistra sembra credere che l'abbandono o l'abolizione dell'euro potrebbe rendere la situzione peggiore per via delle svalutazioni competitive e del caos economico. Il loro obiettivo è quello di creare un euro “buono” negli interessi della classe lavoratrice. Ciò è in linea con la maggior parte della sinistra europea, che finora ha difeso la struttura fondamentale dell'Unione Monetaria, mentre si lamentava delle politiche neoliberiste.

Tuttavia, un recente intervento di Oskar Lafontaine, tuttora una delle più grandi figure della sinistra tedesca, ha rovesciato il banco. Lafontaine, che come ministro delle finanze alla fine degli anni '90 era in favore dell'euro, ora invoca il ritorno alle monete nazionali in un sistema gestito di tassi di cambio. Il fondamento analitico di questo argomento sta in un recente studio sull'euro promosso dal Rosa Luxemburg Institute.

Lafontaine alla fine si è reso conto che l'euro agisce come meccanismo per l'espansione della Germania a spese dei suoi vicini. Tenendo basso il costo del lavoro, la Germania ha guadagnato un enorme vantaggio competitivo all'interno dell'Eurozona, in questo modo accumulando surplus commerciali e diventando prestatore verso il resto del mondo. Ciò ha mandato in rovina le economie periferiche costringendole ad una posizione di deficit e debito. 

 
E adesso sta danneggiando Francia e Italia, perché il suo consolidato vantaggio fa sì che anche questi paesi core siano sempre più alle prese con deficit e debiti. Gli unici che ne traggono un evidente vantaggio sono le grandi imprese esportatrici e le grandi banche, in Germania e altrove.

I problemi dell'Europa sono indissolubilmente legati all'unione monetaria. L'euro ha consentito alla Germania di adottare la strategia “beggar its neighbours”, mentre d'altro canto forniva meccanismi e ideologia per imporre l'austerità all'intero continente. È assurdo che la sinistra rifiuti l'austerità e intanto finga che l'unione monetaria non sia da criticare o che addirittura sia desiderabile. La verità è che i paesi periferici sono imprigionati in una trappola monetaria che genera austerità, mentre Francia e Italia li stanno rapidamente raggiungendo. Prima l'euro sarà rimpiazzato da un meccanismo di tassi di cambio controllati e prima l'Europa potrà tornare a respirare.

L'attuale dibattito all'interno della sinistra tedesca è importante sia per le imminenti elezioni federali in autunno, ma soprattutto perché offre la prospettiva di una critica coerente e di sinistra verso l'unione monetaria e verso l'Unione Europea. Da questo punto di vista la sinistra inglese potrebbe giocare un ruolo importante. La Gran Bretagna ha avuto la fortuna di evitare l'euro ed è anche rimasta piuttosto immune all'assurdo culto dell'“Europa” che è tanto diffuso nel resto dell'Unione Europea. Tuttavia il Partito Laburista ha dimenticato la sua vecchia tradizione di criticare l'Unione Europea in quanto creatura del grande business, ed ha ceduto il campo all'Ukip [il partito di Nigel Farage, ndt] e ad altre forze simili.

La sinistra inglese potrebbe dare un contributo vitale al dibattito europeo se recuperasse un po' del suo radicalismo, respingesse l'unione monetaria e criticasse le mastodontiche strutture dell'Unione Europea. Così facendo getterebbe basi più solide per la sua lotta contro l'austerità, toglierebbe il terreno sotto i piedi all'Ukip, ed offrirebbe un decisivo sostegno alle voci radicali che circolano in Europa. Diventerebbe allora possibile creare una sinistra europea con un programma economico convincente nell'interesse della classe lavoratrice, che potrebbe promuovere una reale cooperazione tra i paesi europei. Forse gli affanni che attualmente tormentano il continente potrebbero finalmente essere affrontati.

12 commenti:

  1. "E altrove?": beh, in Italia sicuramente il Pd si destreggia tra bunga-bunga, magari con la variante kazaka, giallo kazako, caccia F35, ineleggibilità di berlusconi, ed altre "armi di distrazione di massa", in quanto è lo stesso Pd che allora sostenne con gioia e convinzione la moneta unica.....il dramma è chiaro: il Pd, oltre a Fassina, conosce concetti come svalutazione interna oppure moltiplicatore keynesiano che come dice orizzonte48 sta a 2,2, oppure le riflessioni di un economista di sx come Sapir? se nn le conosce a casa, se le
    conosce e nn le dice, a casa in egual misura: il risultato è solo uno, a casa....

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    1. Sì, però ricordiamoci che per chi le conosce è alto tradimento, e quindi a casetta va pure troppo bene...

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    2. tranquilla, come dice Bagnai "rimarranno nudi di fronte al bidone, si guarderanno le spalle e scopriranno che saranno soli": verrà dato loro un biglietto si sola andata fuori dal suolo patrio....che tristezza, nn sentono neppure l'orgoglio di leggere un articolo tra i tanti che Tu posti in qs blog...neppure Marx conoscono + (cfr articolo di Krugmann)

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    3. Direi proprio che in Italia il PD si "DESTREGGIA"

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  2. ma l' osso non lo vogliono mollare però,vogliono solo allungare il guinzaglio difatti dice "un regime di cambi controllato" ma controllato da chi se il cambio è fisso chi lo subisce è fesso (scusate ma quando ci vuole ci vuole).Ormai anche le pecore sanno che il cambio flessibile serve proprio per difendersi dalla competitività alla tedesca a colpi di deflazione salariale e prestiti alle altre nazioni dell' unione solo che Frenkel alla fine si vendica...

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    1. X me il "controllato" detto quando vige l'euro e' equivalente al "liberi tutti" .
      In politichese e' simile al: "ci siamo sbagliati... un po' ".

      Tutto buono quello che contribuisce anche parzialmente ad uscire da questo pantano. Il ritorno a valute nazionali anche con bande di oscillazioni, rispetto alla situazione attuale sarebbe oro.
      Inoltre credo che sia chiaro a tutti cosa succederebbe se ci riprendiamo le nostre valute e firmiamo un accordo con delle bande di oscillazione.... (SME credibile, 1992,....)

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    2. D'accordo col grossetano. Naturalmente il diavolo si nasconde nei dettagli, ma cambi controllati non significa cambi fissi. Se c'è una banda di oscillazione adeguata e la possibilità del riallinemanto, questo rientra nella perfetta normalità. Le banche centrali comunque intervengono sempre, l'importante è che non ci siano vincoli rigidi.

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  3. antoniopascarella63@libero.it21 lug 2013, 15:24:00

    il problema e che la angela m....pensa di´piu´ alla sua campagna elettorale e arrichiere la d bank che paesi come il nostro affonda..il tema e io non mi fido tanto pensando che nei ultimi 100 anni la cara republica ah affondato l´ europa piu di una volta.....................

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  4. Almeno negli altri Paesi esiste una "sinistra" (o quantomeno qualcosa di minimamente assimilabile). In Italia c'è il vuoto totale; il Pd è una forza neoliberista a mio parere. L'eurofanatismo li avvolge, non riescono ad andare oltre. D'altronde la fine dell'€ rappresenterebbe la LORO fine, essendo i principali artefici e sostenitori.

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  5. La mia sensazione è quella di andare a sbattere contro un muro: è così perchè deve essere così, non può essere altrimenti. Non hanno argomentazioni, solo la pura necessità fa muovere il mondo non le idee o i progetti. Hanno paura che in un futuro nuovo e alternativo a quello esistente non ci sia più posto per loro. Paura fondatissima.

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  6. Sinistra? Ma i nostri cari beoti sono mai stati di sinistra?
    Unendo i puntini è sempre più chiaro che è tutta una enorme bufala!
    Il mentore e maestro del nipote di Letta non era per caso un certo Andreatta? E suo Zio?
    E una volta Napolitano non era addirittura Comunista?

    Ps, certo che pure in Gran Bretagna, se dichiarano di sinistra il loro partito Laburista, sono messi bene....

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  7. Alessandro. La sinsitra e la destra sono ormai fagocitate dal capitalismo.
    J.M.

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