07/02/17

Ashoka Mody: Il FMI Dovrebbe Andarsene dalla Grecia

In un articolo su Bloomberg View, il professore di economia all’università di Princeton ed ex vicedirettore del Dipartimento Europeo del FMI Ashoka Mody punta il dito contro la disastrosa gestione del Fondo monetario internazionale della crisi economica in Grecia. Dall’indebito ingresso del FMI nel programma di “salvataggio” della Grecia dietro pressione della Germania (per rassicurare l’elettorato tedesco serviva il “poliziotto cattivo”) all’imposizione dei brutali (ed inutili) programmi di austerità che ne hanno fatto collassare l’economia, il professor Mody mette in stato d’accusa l’intera istituzione del FMI ed il suo operato nella crisi europea. La conclusione dell’articolo è perentoria: ai vertici del FMI resta solo una via per uscirne in modo onorevole, condonare il debito alla Grecia e lasciare il Paese.

 

Di Ashoka Mody, 3 febbraio 2017

Traduzione di @gr_grim

Il coinvolgimento del Fondo monetario internazionale in Grecia è stato un disastro totale. Una volta dopo l'altra, la sua incapacità di prestare attenzione alle cruciali lezioni del passato ha causato sofferenze al popolo greco. Quando i direttori del Fondo si incontreranno lunedì, sarebbe loro dovere accettare di cancellare i debiti della Grecia e lasciare il Paese.

Il FMI non sarebbe mai dovuto entrare in Grecia sin dall’inizio.  Ancora nel marzo 2010, quando i timori che la Grecia non sarebbe stata in grado di ripagare i suoi debiti agitavano i mercati, i leader europei volevano che il FMI si tenesse alla larga. Gli europei temevano che l’assistenza finanziaria del Fondo a uno Stato UE sarebbe stata interpretata come un segno di debolezza dell’unione monetaria. Come notoriamente sostenuto da Jean-Claude Junker: “Se la California avesse un problema a rifinanziare il proprio debito, gli Stati Uniti non si rivolgerebbero al FMI”.

Ciononostante, la Cancelliera tedesca Angela Merkel decise che il coinvolgimento del FMI era il segnale necessario per convincere i cittadini tedeschi che la Grecia aveva urgente bisogno di fondi finanziari, e che sarebbe stata imposta una rigida disciplina nel loro utilizzo. Le priorità politiche della Merkel coincidevano con quelle dell’allora Direttore generale Dominique Strauss Kahn, che cercava disperatamente di salvare il FMI dall’irrilevanza.  Da quel momento, il FMI è diventato lo strumento dell’Europa – principalmente della Germania – in Grecia.

Poi arrivò l’errore fatale: nel collegio direttivo del FMI, con la feroce opposizione di numerosi direttori esecutivi, gli europei e gli americani forzarono l’approvazione di un piano di salvataggio che, in contrasto con le regole del Fondo, non imponeva perdite ai creditori privati della Grecia (qui in italiano su Vocidallestero). Tale decisione fu presa basandosi sull’assunto pretestuoso che “ristrutturare” il debito privato avrebbe innescato un collasso finanziario globale.

Perciò, i governi europei ed il FMI prestarono alla Grecia un’ingente somma di denaro per ripagare i suoi creditori dell’epoca. Il fardello debitorio della Grecia rimase inalterato ed oneroso, ed i più vulnerabili tra i greci vennero costretti ad accettare un’austerità massacrante per ripagare i nuovi creditori ufficiali del Paese. L’economia andò velocemente e prevedibilmente in crollo verticale.

Il FMI non cambiò direzione nemmeno dopo aver ammesso i propri errori. In un rapporto interno “strettamente confidenziale”, reso pubblico in seguito, il FMI ammetteva che il programma di salvataggio era pieno di “errori notevoli”, inclusa la mancanza di una ristrutturazione del debito privato e l’eccessiva austerità.

Ma il FMI non si è mai assunto la responsabilità di questi errori. Al contrario, ha preteso ancora più austerità per tutto il 2014. Nel dicembre di quell’anno, l’opinione pubblica si ribellò e condusse al potere il partito di opposizione Syriza, cosa che non fece altro che rendere le pretese del FMI ancora più insistenti. A quel punto, le prove che la strategia adottata stava spingendo la Grecia al collasso economico e finanziario erano sterminate. Era come pensare di chiedere a un paziente traumatologico di fare il giro del quartiere di corsa prima di essere ammesso in terapia intensiva. Eppure, come al solito, la colpa delle inevitabili sofferenze fu attribuita alla scarsa volontà della Grecia di collaborare.

L’assurdo raggiunse l’apice a metà del 2015, quando il FMI pubblicò un rapporto che diceva chiaramente che, con l’ultima tranche di austerità richiesta dall’Europa, la Grecia avrebbe avuto bisogno di un miracolo per ripagare i suoi debiti. All’epoca, le ricerche del FMI stesso dimostravano che la soluzione migliore sarebbe stata cancellare il debito e abbandonare ogni ulteriore programma di austerità fiscale. Ciò avrebbe permesso al Paese un minimo di libertà per tornare a crescere e possibilmente anche attrarre dei nuovi investimenti. E una volta che quel processo fosse stato messo in moto, la Grecia poteva essere liberata dai suoi creditori ufficiali e tornare a fare affidamento sugli investitori privati, con l'avviso che questi ultimi sarebbero stati pienamente responsabili dei rischi che si assumevano.

Il FMI ha scelto da allora di procedere nella direzione giusta, chiedendo ripetutamente agli europei di cancellare consistenti quantità di debito della Grecia. I tedeschi, però, si sono opposti a qualsiasi clemenza. Hanno invece perseguito una strategia di riduzione del debito effettuata col contagocce, perché ritengono, incredibilmente, che i cittadini tedeschi non saranno in grado di tirare le somme ed accorgersi che alla Grecia viene concessa una riduzione del debito sempre più grande.

E così l’austerità è continuata, stroncando la crescita e causando l’incremento del peso del debito greco, calcolato come percentuale del prodotto interno lordo. L’ultima analisi del FMI, in preparazione del meeting di lunedì, sostiene che i livelli di debito pubblico della Grecia potrebbero essere interessati da una “crescita esplosiva.”

Questa strategia  è completamente insensata. I greci sono stati sottoposti a sofferenze gratuite, inutili. Chi è in grado di farlo abbandona il Paese, prospettando per la Grecia un futuro di invecchiamento e desolazione. Ogni giorno che passa, diminuisce la probabilità che i creditori ufficiali europei rivedano il proprio denaro. Gli investitori hanno nuovamente spinto al rialzo i rendimenti dei titoli di stato greci, temendo (correttamente) che la situazione sia giunta all’ennesima impasse.

L’agonia non finirà finché il FMI non prenderà il problema di petto. Il FMI e i suoi principali azionisti – gli europei e gli americani – hanno commesso l’errore iniziale, e hanno perdurato nell’errore. Un semplice mea culpa non è sufficiente: una vera ammissione di responsabilità richiederebbe agli azionisti del FMI di accettare onorevolmente delle vere perdite. Ciò significa cancellare i debiti dovuti dalla Grecia al Fondo monetario internazionale e lasciare che i greci e gli europei trovino da soli la loro soluzione a questo disastro. Se il FMI resterà coinvolto [nel salvataggio della Grecia], riuscirà soltanto a distruggere ulteriormente la sua credibilità.

 

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