21/12/18

Der Spiegel rivela che uno dei suoi giornalisti di punta ha inventato articoli falsi per anni

A proposito di “fake news” sulla grande stampa ufficiale, il Guardian riassume una vicenda incresciosa che il celebre giornale tedesco Der Spiegel è stato costretto ad ammettere: uno dei suoi giornalisti di punta, che scriveva articoli sulla società e le notizie internazionali, ha inventato storie, protagonisti e fonti per anni. Il giornalista aveva vinto premi prestigiosi come il premio CNN per il Giornalista dell’Anno nel 2014 e un Premio Europeo per la Stampa nel 2017. Il fatto gravissimo viene presentato come un cedimento personale alla pressione a produrre informazione resistendo alla competizione. Ad ogni modo, getta un’ombra sulla credibilità del sistema di informazione ufficiale e su quanto sia facile inventare notizie e costruire brillanti carriere sulla falsità. Solamente il coraggio di un collega, a lungo ostracizzato per i suoi sospetti, ha permesso alla verità di emergere.

 

di Kate Connolly, 19 dicembre 2018

 

La rivista tedesca Der Spiegel è precipitata nel caos dopo aver rivelato che uno dei suoi migliori giornalisti ha falsificato storie per anni.

 

Il mondo dei media è sconvolto dalle rivelazioni su Claas Relotius, giornalista già vincitore di prestigiosi premi, che secondo il settimanale “ha inventato storie e protagonisti” in almeno 14 dei suoi 60 articoli apparsi sulle edizioni cartacee e online, avvertendo che anche altri giornali potrebbero essere coinvolti.

 

Relotius, 33 anni, ha rassegnato le dimissioni dopo avere ammesso la frode. Scriveva per Der Spiegel da sette anni e aveva vinto numerosi premi per il suo giornalismo investigativo, tra cui il premio della CNN come Giornalista dell’Anno nel 2014.

 

All’inizio di questo mese aveva vinto anche il premio tedesco Reporterpreis (Reporter dell’anno) per la sua storia su un bambino siriano. I giudici lo avevano elogiato per la “leggerezza, la poesia e la rilevanza”. Da allora è però emerso che tutte le fonti del suo reportage erano quantomeno nebulose, e che molto di ciò che ha scritto era inventato.

 

La falsificazione è venuta alla luce dopo che un collega di Relotius che ha lavorato con lui a un articolo sulla frontiera tra Messico e Stati Uniti ha iniziato a sollevare sospetti su alcuni dei dettagli da lui riportati, sospetti che covava da tempo.

 

Il collega, di nome Juan Moreno, alla fine ha rintracciato due delle presunte fonti che venivano citate ampiamente nell’articolo di Relotius, articolo che era stato pubblicato in novembre. Entrambe le presunte fonti hanno dichiarato di non avere mai incontrato Relotius, il quale avrebbe mentito anche, secondo successive indagini, sull’esistenza di una scritta pitturata a mano che avrebbe detto ”Messicani state alla larga”.

 

Altre storie fraudolente includono quella su un presunto prigioniero yemenita a Guantanamo, e una sulla star americana del football Colin Kaepernick.

 

In un lungo articolo lo Spiegel, che vende circa 725.000 copie alla settimana e ha più di 6,5 milioni di lettori online, si è detto “scioccato” dalla scoperta, e ha chiesto scusa ai propri lettori e a chiunque possa essere stato soggetto di ”citazioni fraudolente, invenzioni di dettagli personali o scene inventate in posti fittizi”.

 

La rivista, che ha sede ad Amburgo, è stata fondata nel 1947 ed è rinomata per i suoi approfonditi pezzi investigativi, ha detto che Relotius ha commesso una frode giornalistica “su ampia scala”. Ha descritto l’episodio come “il punto più basso nella storia lunga 70 anni dello Spiegel”. È stata istituita una commissione interna per riesaminare l’intero lavoro di Relotius per il settimanale.

 

Il giornalista ha scritto articoli anche per una serie di altri noti giornali tedeschi, tra cui il Taz, Die Welt, e la Frankfurter Allgemeine (edizione domenicale). Die Welt questo mercoledì ha twittato: “[Relotius] ha abusato del proprio talento”.

 

Relotius ha dichiarato allo Spiegel di rammaricarsi per le proprie azioni e di provare profonda vergogna, secondo quanto riportato dal settimanale. ”Sto male e ho bisogno di aiuto” avrebbe detto.

 

Moreno, che ha lavorato per il giornale dal 2007, ha rischiato il suo stesso posto di lavoro per aver affrontato Relotius e altri colleghi con i suoi sospetti. Molti colleghi non volevano credergli. ”Per tre o quattro settimane Moreno ha passato l’inferno, perché all’inizio i suoi colleghi e i suoi superiori non volevano credere alle sue accuse”, ha scritto Der Spiegel nelle sue scuse ai lettori. Per molte settimane, ha precisato il settimanale, Relotius è stato perfino considerato una vittima delle trame di Moreno.

 

”Relotius respingeva abilmente tutti gli attacchi, tutte le prove, per quanto approfondite, di Moreno, fino a un punto in cui questo non ha più funzionato, fino a che non ha più potuto dormire ed era perseguitato dalla paura di essere scoperto”, ha scritto Der Spiegel.

 

Relotius, ha aggiunto, alla fine si è arreso la scorsa settimana, dopo essere stato affrontato da un caporedattore del giornale.

 

Nella sua confessione al suo superiore ha detto: ”Non era perché volevo trovare il grande scoop. Era per la paura di fallire. Il mio senso di essere costretto a non potermi mai permettere di fallire diventava sempre più grande quanto più grande diventava il mio successo”.

 

La rivista, uno dei giornali più importanti in Germania, sta ora cercando di salvare la propria reputazione, ma si teme che, già alle prese con i tanti problemi dell’industria dell’informazione tedesca, farà molta fatica a recuperare.

 

”Tutti i suoi colleghi sono profondamente scossi” ha scritto Der Spiegel. In particolare, ha scritto, nel dipartimento “Società”, dove lui lavorava, “i suoi colleghi sono tristi e sbalorditi… sembra come un lutto in famiglia”.

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