13/01/21

Zingales - Il colpo di stato silenzioso


Con un articolo su ProMarket, pubblicazione dello Stigler Center presso la University of Chicago-Booth School of Business, il professor Luigi Zingales apre a un utile dibattito sul vero e proprio potere politico manifestato dai TAGAF (Twitter, Amazon, Google, Apple e Facebook) con la loro azione coordinata di censura nei confronti del Presidente Trump e di blocco del social Parler, frequentato dalla destra americana. Pur non essendo un sostenitore di Trump, ma anzi condannando severamente quella lui chiama "sedizione", Zingales tuttavia considera l'estrema concentrazione del settore digitale una porta aperta alla deriva autoritaria e una pericolosa minaccia alla democrazia, e invita a rompere questo silenzio.


di Luigi Zingales, 11 gennaio 2021

Grazie a @GuiducciLuigi per segnalazione e traduzione

 

Le azioni eversive del presidente Donald Trump stanno mettendo in luce il potere politico nelle mani di Twitter, Amazon, Google, Apple e Facebook. Averlo bandito dalle loro piattaforme costituisce un pericoloso precedente.

Tutte le involuzioni autoritarie necessitano di un pretesto. Erdogan in Turchia usò il tentato colpo di stato del 2016, Mussolini il tentativo di assassinio da parte di uno studente quindicenne nel 1926, Hitler l’incendio del Reichstag. In alcuni casi i pretesti sono chiaramente costruiti, come nel caso di Hitler, in altri invece sono autentici, come per il tentativo di assassinare Mussolini, ma in tutti questi casi, la reazione emozionale al torto subito è utilizzata per giustificare qualcosa che, per lo meno nel lungo termine, è molto peggio.

Mi sembra che si tratti di quello che sta accadendo negli Stati Uniti in questo momento. Ciò che ha fatto Trump è sbagliato. Dovrebbe essere soggetto a impeachment. La punizione forse gli arriverebbe troppo tardi per fare per lui una differenza, ma creerebbe il giusto precedente. Il Senato, ed è nei suoi poteri, dovrebbe anche impedirgli di accedere alle cariche pubbliche in futuro. I suoi accoliti dovrebbero rispondere dei crimini commessi, dopo un giusto processo. Questo è il modo costituzionalmente corretto di affrontare il problema.

Le sue azioni sediziose, però, stanno rivelando il potere politico di cui godono i TAGAF (Twitter, Amazon, Google, Apple e Facebook). Facebook e Twitter hanno bandito il Presidente dalle loro piattaforme. Apple e Google hanno bloccato la possibilità di scaricare Parler - una applicazione social alternativa favorita dai conservatori - dai loro App Store, e Amazon l’ha espulsa dagli Amazon Web Services.

Molte persone hanno salutato con favore queste decisioni, considerandole necessarie per fermare il colpo di stato tentato da Trump. Io lo considero un precedente pericoloso, che concentra irreversibilmente il potere nelle mani di poche compagnie private. Tutti, ma specialmente le persone di sinistra, dovrebbero preoccuparsene: presto questo potere sarà usato contro di loro.

Se Trump ha violato la legge con i suoi tweet, dovrebbe essere perseguito secondo legge. Perché Twitter e Facebook si son fatti giustizia da soli, autodichiarandosi vigilantes? Se i suoi tweet non violavano la legge, perché Twitter e Facebook l’hanno cacciato?

Twitter e Facebook, diranno in molti, sono compagnie private, e hanno il diritto di decidere le regole da seguire nell’utilizzare i loro servizi. Questo è certamente vero. Ma queste regole dovrebbero essere fatte rispettare in modo coerente, e non è così. Secondo la dichiarazione di Twitter, Trump è stato definitivamente sospeso a causa dei due tweet seguenti, inviati l’8 Gennaio:

 “I 75 milioni di grandi Patrioti Americani che hanno votato per me, AMERICA FIRST, e MAKE AMERICA GREAT AGAIN, avranno una VOCE GIGANTESCA per molto tempo in futuro. Non ci sarà mancanza di rispetto per loro e non saranno trattati in modo ingiusto in nessun modo!!!”

 “A tutti quelli che l’hanno chiesto: non andrò all’Inaugurazione il 20 gennaio”

Questi due tweet”, scrive Twitter, “devono essere letti nel contesto più ampio degli eventi all’interno del paese e del modo in cui le dichiarazioni del Presidente possono essere usate da diversi tipi di pubblico per mobilitazioni, incluso l’incitamento alla violenza”. Il contesto a cui si riferisce Twitter sono i potenziali piani per un secondo attacco il 17 gennaio - anche se i tweet di Trump non menzionano questi piani.

Se Twitter dovesse applicare questa interpretazione estensiva del suo codice a tutti, dovrebbe aver sospeso migliaia di persone, molte di più di quanto non sia accaduto. In effetti avrebbe dovuto sospendere Trump stesso molte volte, prima delle elezioni, e non lo ha fatto.

Sarebbe stato diverso se Twitter e Facebook avessero smesso di promuovere i tweet e i post di Trump (come hanno fatto sistematicamente fino ad ora per attrarre più clienti sulle loro piattaforme). Questo farebbe parte della loro discrezionalità editoriale. Ma escludere qualcuno dall’accesso alle loro piattaforme equivale ad una compagnia telefonica che impedisce ad un individuo di accedere al telefono. È una straordinaria limitazione della libertà personale, che può essere imposta solo dalle autorità legittime in seguito ad un giusto processo, non da compagnie private. L’esempio del telefono non è scelto a caso. Twitter e Facebook non sono compagnie private qualsiasi, rappresentano (come il telefono nel passato) una fondamentale infrastruttura di comunicazione.

Sorprendentemente, la maggior parte dei media tradizionali, che dovrebbero controllare l’esercizio del potere, stanno plaudendo alle decisioni dei TAGAF, invece di opporsi. Non è chiaro se siano accecati dall’odio per Trump o se siano già parte integrante del nuovo ordine mondiale. Dopo tutto alcuni di loro sono di proprietà dei TAGAF (The Washington Post è di Bezos, The Atlantic è di Laurene Powell Jobs, la vedova di Steve Jobs) e tutti dipendono dai TAGAF per la propria sopravvivenza. Gli eventi di questo fine settimana dimostrano che un’azione coordinata dei TAGAF può mettere in ginocchio qualsiasi attività o azienda. Una volta che è stato dimostrato il principio, non c’è bisogno di ulteriori esibizioni muscolari. Da economisti sappiamo che la minaccia è sufficiente ad ottenere obbedienza.

Non discuto il diritto delle corporations di prendere una posizione morale o politica. Infatti, ho lanciato un appello affinché gli azionisti potessero avere più voce sulle questioni sociali. Se gli azionisti di ViacomCBS (proprietari di Simon & Schuster) odiano l’idea di essere associati al Senatore Josh Hawley al punto da preferire di pagargli i danni piuttosto che rispettare gli obblighi contrattuali, è loro diritto farlo. La loro libertà non danneggia quella del Senatore Hawley. In un mercato competitivo, ci sono tanti editori disposti a stampare il libro di Hawley, specialmente dopo la pubblicità gratuita che ha appena ricevuto. In un monopolio, però, questa libertà scompare. In un oligopolio, è fortemente ridotta, se non eliminata.

Il colpo di stato silenzioso non sarebbe stato possibile senza l’estrema concentrazione del settore digitale. Facebook da solo conta quasi il 70 percento dell’utilizzo dei social media negli Stati Uniti, con Twitter che domina un altro 10 percento. Apple e Google controllano il 90 percento del mercato delle App, e Amazon controlla il 45 percento  dei servizi di cloud computing. La concentrazione favorisce coordinamento e collusione.

La maggior parte degli economisti - vedi ad esempio la mia discussione con Tyler Cowen - rifiuta le tradizionali misure per combattere le concentrazioni considerandole irrilevanti, dato che dovrebbe essere la minaccia di nuovi ingressi a limitare il potere degli operatori storici. A supporto della posizione di Cowen, dopo la sospensione di Trump molte persone hanno abbandonato Twitter e hanno provato a spostarsi su Parler. Le decisioni prese da Apple, Google e Amazon hanno reso questo passaggio semplicemente impossibile.

Dovremmo discutere di quale possa essere la corretta politica di moderazione delle piattaforme social, ma questa non può essere decisa da cinque compagnie private. Agendo in modo coordinato, i TAGAF hanno il potere di mettere un individuo all’equivalente degli arresti domiciliari (nel pieno di una pandemia, qual è la differenza tra gli arresti domiciliari e l’esclusione dai social media?). Quindi, Cowen aveva ragione a ritenere che la minaccia di nuovi ingressi potrebbe limitare il potere delle piattaforme digitali, ma gli eventi dello scorso weekend dimostrano che il Report dello Stigler Center era corretto: la concentrazione nel settore digitale è arrivata al punto da poter disinnescare la minaccia di ingresso. I TAGAF sono un power trust. Anche se non incide sul benessere dei consumatori, reprime la libertà dei cittadini.

In molte democrazie alle prime armi è impossibile governare senza il sostegno dell’esercito. È raro vedere i carri armati in mezzo alle strade, ma la minaccia è così presente che i rappresentanti eletti devono stare molto attenti all’interesse dell’esercito quando prendono le loro decisioni. Gli Stati Uniti si trovano in questa situazione, eccetto che il potere dell’esercito risiede nei TAGAF. La professione economica ha in gran parte ignorato questo rischio: ha ignorato le conseguenze politiche della concentrazione di potere economico nelle piattaforme digitali. Penso che sia giunto il momento di discutere questo problema. Con questo articolo vorrei aprire un dibattito su ProMarket per capire se i TAGAF stiano minacciando la nostra democrazia. Ogni opinione sarà benvenuta. A differenza della maggior parte delle testate, ci piacciono le opinioni dissenzienti.  

3 commenti:

  1. Credo che il problema sia nel fatto che in nessuna parte del mondo nessuna azienda, o gruppo di aziende, dovrebbe avere un potere paragonabile o, peggio, superiore a quello di uno Stato, altrimenti poi le leggi si mettono a farle loro.

    Alberto V.

    RispondiElimina
  2. Molto di ciò che sta succedendo é la manifestazione reale di ciò che ha scritto Shoshanna Zubof nel "Capitalismo della sorveglianza".Tutto sta andando in quella direzione e solo chi é abbagliato dai riflettori dei media non vede.

    RispondiElimina
  3. Se le piattaforme social sono un servizio pubblico, gli stati potrebbero metterne in piedi alcune per bilanciare l'attuale situazione di oligopolio. Anche perché, ammesso di regolare legislativamente l'accesso alle piattaforme attuali, rimane pur sempre il problema che il possessore della piattaforma ha in mano l'archivio completo di tutte le chat passate sui suoi canali.

    RispondiElimina