28/08/22

Analisi della guerra in Ucraina da parte di un ex ufficiale del Corpo dei Marines degli Stati Uniti



Dal sito Imetatronink  una analisi di eccezionale qualità sull'operazione militare speciale russa in Ucraina, pubblicata originariamente sulla 'Marine Corps Gazette', Maneuverist Papers n. 22, a cura di un ex ufficiale dei Marines dallo pseudonimo di Marinus, che secondo voci non confermate potrebbe essere l'illustre Ten. Gen. Paul Von Riper. 

La traduzione di questa seconda parte dell'analisi - dedicata al livello mentale e morale della  campagna russa, e quindi al suo significato politico e ai suoi obiettivi - è stata rivista da Roberto Buffagni, che ha curato direttamente anche la traduzione della prima parte, dedicata invece allo studio del livello materiale della campagna (disponibile qui). 


Prefazione


Questo articolo è apparso originariamente nel numero di agosto 2022 della Marine Corps Gazette. Scritto da un assiduo collaboratore anonimo ("Marinus") della Gazette, ha sollevato un putiferio tra la comunità militare degli Stati Uniti in vari dibattiti online.

Sono girate voci insistenti - mai confermate in modo definitivo – secondo le quali "Marinus" non sarebbe altro che il tenente generale dell'USMC (in pensione) Paul K. Van Riper, un eroe riconosciuto e rispettato da molti marines e un importante sostenitore dei cosiddetti “Maneuverist” – una scuola di pensiero militare fortemente influenzata dal lavoro dell'incomparabile stratega militare John R. Boyd.

Van Riper è stato anche l'iconoclasta comandante della Red Team nella famigerata esercitazione di simulazione militare Millennium Challenge del 2002, durante la quale la forza rossa da lui guidata (modellata sulle capacità iraniane dell'epoca) affondò l'intera flotta navale statunitense nel Golfo Persico, impiegando metodi e competenze che, nei loro rigidi calcoli, i pianificatori della simulazione di guerra non avevano preso in considerazione. (Ho scritto della débacle Millennium Challenge 2002 qui: Lessons Never Learned.)

Che Marinus sia Van Riper, o sia frutto di una collaborazione di Van Riper con suo figlio (come alcuni hanno ipotizzato, dato che il generale ha ora 84 anni), o semplicemente sia qualche altro brillante ex ufficiale di marina, probabilmente in ultima analisi non è così importante. Ciò che è importante è che le sue osservazioni e percezioni del conflitto in corso in Ucraina sono lucide, illuminanti e non contaminate dal dilagante pregiudizio anti-russo che ha reso ciechi la maggior parte degli occidentali, sia sulle cause sottostanti al conflitto che, ora, sul proseguimento della guerra in Ucraina.

Lo consiglio vivamente, in parte anche perché corrisponde decisamente alla mia analisi, originariamente pubblicata in un thread su Twitter il 3 luglio 2022 e successivamente ampliata in un post formale sul blog, l'8 luglio 2022: “Distruggere la madre di tutti gli eserciti per procura inUcraina.”

Confesso lealmente che sto postando l'articolo della Gazette senza autorizzazione, e quindi potrebbe non rimanere a lungo, nel caso in cui uno dei loro rappresentanti mi chiedesse di rimuoverlo. Dopotutto, l’accesso all’articolo è a pagamento, e appare qui solo perché ho appena trascorso gran parte della mattinata a trascriverlo accuratamente nella sua interezza, a partire da una serie di immagini che circolano ampiamente online.

In ogni caso, sono fortemente persuaso che le osservazioni di Marinus qui contenute debbano essere condivise in lungo e in largo. È un servizio di interesse pubblico, in questa era di social media repressivi controllati dallo stato e di propaganda imperiale senza precedenti.

Se gli autori anonimi o i rappresentanti della Gazette desiderano richiederne la rimozione, li invito a contattarmi tramite il mio account Twitter: @imetatronink

William Schryver, 18 agosto 2022

 

 

L'invasione russa dell'Ucraina

 

 Maneuverist Papers n. 22

 Parte II: I livelli mentale e morale

 di Marinus


Se considerate come fenomeni puramente materiali, le operazioni condotte dalle forze di terra russe in Ucraina nel 2022 presentano un quadro sconcertante. Nel nord dell'Ucraina, i BTG russi hanno invaso gran parte del territorio, ma non hanno tentato di trasformare l'occupazione temporanea in possesso permanente. Infatti, dopo aver trascorso cinque settimane in quella regione, se ne sono andati, rapidamente come erano arrivati. Nel sud, l'ingresso altrettanto rapido delle forze di terra russe ha portato alla creazione di presidi russi e all'insediamento di istituzioni politiche, economiche e culturali russe. Nel terzo teatro della guerra, raramente si sono verificati movimenti rapidi del tipo che ha caratterizzato le operazioni russe sui fronti settentrionale e meridionale. Piuttosto, le formazioni russe nell'Ucraina orientale hanno condotto assalti di artiglieria ad alta intensità per catturare aree relativamente ridotte.

Un modo per fare un po' di luce su questo enigma è considerare le operazioni russe su ciascuno dei tre principali fronti della guerra come campagne distinte. Un ulteriore chiarimento deriva dalla consapevolezza che ciascuna di queste campagne seguiva un modello che faceva parte del repertorio operativo russo da molto tempo. Tale schema, tuttavia, non riesce a spiegare perché la leadership russa abbia applicato dei modelli specifici a ogni specifica serie di operazioni. Per rispondere a questa domanda, è necessario un esame degli obiettivi mentali e morali perseguiti da ciascuna di queste tre campagne.

 

I raid al nord

I marines americani hanno usato a lungo il termine "raid" per descrivere un'impresa in cui una piccola forza si sposta rapidamente in un luogo particolare, completa una missione circoscritta e si ritira il più rapidamente possibile. [1] Per i soldati russi, tuttavia, il cugino linguistico di quella parola (reyd) ha un significato un po' diverso. Mentre lo spostamento effettuato dalla squadra che conduce un raid non è altro che un mezzo per raggiungere specifici punti della mappa, il movimento delle forze, spesso più grandi, che conducono un reyd crea effetti significativi sul piano operativo. Cioè, mentre si spostano lungo varie autostrade e strade secondarie, confondono i comandanti nemici, interrompono la logistica nemica e privano i governi nemici della legittimità che deriva dal controllo incontestato del proprio territorio. Allo stesso modo, dove ogni fase di un raid americano di oggi segue necessariamente un copione dettagliato, un reyd è un'impresa più aperta, che può essere adattata per sfruttare nuove opportunità, evitare nuovi pericoli o raggiungere nuovi obiettivi.

Il termine reyd è stato introdotto nel lessico militare russo alla fine del XIX secolo da teorici che avevano notato le somiglianze tra le operazioni indipendenti della cavalleria nella guerra civile americana e la già consolidata pratica russa di inviare colonne mobili, spesso composte da cosacchi, in lunghe incursioni attraverso il territorio nemico. [2] Un primo esempio di tali incursioni è fornito dalle gesta della colonna guidata da Alexander Chernyshev durante le guerre napoleoniche. Nel settembre del 1813, questa forza di circa 2.300 cavalleggeri e due cannoni da campo leggeri fece un giro di 650 chilometri attraverso il territorio nemico. A metà di questa ardita impresa, questa colonna occupò, per due giorni, la città di Kassel,  allora capitale di uno degli stati satelliti dell'Impero francese. Il timore che un’impresa così imbarazzante potesse ripetersi convinse Napoleone ad assegnare due corpi d'armata al presidio di Dresda, allora sede del governo di un'altra delle sue colonie. [3] Di conseguenza, quando Napoleone incontrò le forze congiunte dei suoi nemici nella battaglia di Lipsia, la sua Grande Armée, già in inferiorità numerica, era molto più ridotta di quanto sarebbe stata altrimenti.

Nel 2022, i numerosi battaglioni di gruppi tattici di che si sono addentrati in profondità nell'Ucraina settentrionale durante i primi giorni dell'invasione russa, non hanno tentato di ripetere l'occupazione di Lipsia. Piuttosto, nel loro percorso evitavano tutte le città più grandi e, nelle rare occasioni in cui si trovavano in una città più piccola, l'occupazione raramente durava più di poche ore. Tuttavia, le colonne russe in rapido movimento hanno creato, su scala molto più ampia, un effetto simile a quello che risultò dall'incursione di Chernyshev del 1813. Cioè, convinsero gli ucraini a indebolire il loro principale esercito da campo, che combatteva allora nella regione del Donbass, per rafforzare le difese di città lontane.

 

Occupazione rapida al sud

In termini di velocità e distanza percorsa, le operazioni russe nell'area tra la costa meridionale dell'Ucraina e il fiume Dnepr assomigliano alle incursioni effettuate nel nord. Differiscono, tuttavia, nella gestione delle città. Laddove le colonne russe su entrambi i versanti di Kiev evitavano le grandi aree urbane ogni volta che potevano, gli omologhi nel sud hanno preso possesso permanente di grandi città. In alcuni casi, come nella ship-to-objective maneuver (STOM) iniziata nel Mar d'Azov e terminata a Melitopol, la conquista della città è avvenuta durante i primi giorni dell'invasione russa. In altri, come nella città di Skadovsk, i russi hanno aspettato diverse settimane prima di occupare alcune aree e affrontare le forze di difesa locali che durante la loro avanzata iniziale avevano ignorato.

Nei tempi immediatamente successivi al loro arrivo, i comandanti russi che hanno preso il comando delle aree urbane del sud hanno seguito la stessa politica dei loro omologhi del nord. Cioè, hanno permesso ai rappresentanti locali dello stato ucraino di svolgere le loro funzioni e, in molti casi, di continuare a sventolare la bandiera del loro paese sugli edifici pubblici. [4] Non è passato molto tempo, tuttavia, prima che i funzionari russi prendessero il controllo del governo locale, sostituissero le bandiere sugli edifici e avviassero la sostituzione delle istituzioni ucraine, che si trattasse di banche o compagnie di telefonia cellulare, con quelle russe. [5]

Come il modello del reyd, il paradigma delle campagne in cui una rapida occupazione militare si accompagna ad una profonda trasformazione politica faceva parte della cultura militare russa da molto tempo. Pertanto, quando hanno dovuto spiegare il concetto delle operazioni sul fronte meridionale, i comandanti russi hanno potuto portare ad esempio una qualsiasi delle numerose imprese simili condotte dallo stato sovietico nei quattro decenni successivi all'occupazione sovietica della Polonia orientale nel 1939. (Compresa la conquista di Estonia, Lettonia e Lituania nel 1940, la soppressione dei governi riformisti in Ungheria e Cecoslovacchia durante la Guerra Fredda e l'invasione dell'Afghanistan nel 1979.) [6]

Mentre alcune formazioni russe nel sud consolidavano il controllo sul territorio conquistato, altre conducevano incursioni nelle vicinanze della città di Mykolaiv. Come le loro controparti più grandi sul fronte settentrionale, queste incursioni hanno incoraggiato la leadership ucraina a dedicare alla difesa delle città delle forze che altrimenti avrebbero potuto essere utilizzate nella lotta per la regione del Donbass. (In questo caso, le città in questione includevano i porti di Mykolaiv e Odessa.) Allo stesso tempo, le incursioni nella parte più a nord del fronte meridionale hanno creato un'ampia "terra di nessuno" tra le aree occupate dalle forze russe e quelle interamente sotto il controllo del governo ucraino.

 

Stalingrado nell'est

Le operazioni russe nel nord e nel sud dell'Ucraina hanno utilizzato pochissimo l'artiglieria da campo, in parte per una questione di logistica. (Sia che facessero incursioni nel nord o rapide occupazioni a sud, le colonne russe non avevano i mezzi per trasportare un'ingente quantità di proiettili e di razzi.) In quelle campagne, tuttavia, l'assenza di cannonate risponde più alla logica dei fini che a quella dei mezzi. Nel nord, la riluttanza russa a bombardare derivava dal desiderio di non inimicarsi la popolazione locale, che quasi tutta, per motivi linguistici ed etnici, tendeva a sostenere lo stato ucraino. Nel sud, la politica russa di evitare l'uso dell'artiglieria da campo serviva allo stesso scopo politico:  preservare vite e  proprietà di comunità, in cui molte persone si identificavano come "russe" e molte altre parlavano il russo come lingua madre.

Ad est, invece, i russi hanno effettuato dei bombardamenti che, sia per durata che per intensità, possono rivaleggiare con quelli delle grandi operazioni di artiglieria delle guerre mondiali del Novecento. Resi possibili da linee di rifornimento brevi, sicure e straordinariamente ridondanti, questi bombardamenti servivano a tre scopi. In primo luogo, confinavano le truppe ucraine nelle loro fortificazioni, privandole della capacità di fare qualsiasi cosa se non rimanere sul posto. In secondo luogo, hanno inflitto un gran numero di perdite, sia a livello propriamente fisico che per gli effetti psicologici della reclusione, dell'impotenza e della prossimità con un gran numero di esplosioni che fanno tremare la terra. Terzo, quando effettuato per un periodo di tempo sufficiente, che era spesso misurato in settimane, il bombardamento di una data fortificazione portava invariabilmente o alla ritirata dei difensori, o alla  resa.

Possiamo avere un'idea della portata dei bombardamenti russi nell'est dell'Ucraina confrontando la contesa per la città di Popasna (18 marzo – 7 maggio 2022) con la battaglia di Iwo Jima (19 febbraio – 26 marzo 1945). A Iwo Jima, i marines americani combatterono per cinque settimane per annientare i difensori di otto miglia quadrate di terreno abilmente fortificato. A Popasna, i cannonieri russi hanno bombardato i sistemi di trincea costruiti nei crinali e nelle gole di un'area simile per otto settimane, prima che il comando ucraino decidesse di ritirare le sue forze dalla città.

La cattura di intere aree da parte dell'artiglieria, a sua volta, ha contribuito alla creazione degli accerchiamenti che i russi chiamano "calderoni" (kotly). Come molto della teoria militare russa, questo concetto si basa su un'idea presa in prestito dalla tradizione tedesca della guerra di manovra: il "calderone di battaglia" (Schlachtkessel). Tuttavia, mentre i tedeschi cercavano di creare e di sfruttare i loro calderoni il più rapidamente possibile, i calderoni russi possono essere o rapidi e sorprendenti o lenti e apparentemente ineluttabili. In effetti, le offensive sovietiche coronate da successo della seconda guerra mondiale, come quella che portò alla distruzione della sesta armata tedesca a Stalingrado, fecero ampio uso di calderoni di entrambi i tipi.

La libertà dall’urgenza di creare calderoni il più rapidamente possibile ha sollevato i russi che combattevano nell'Ucraina orientale dall'obbligo di tenere specifiche porzioni di territorio. Pertanto, di fronte a un attacco ucraino ben determinato, i russi spesso ritiravano i loro carri armati e le loro unità di fanteria dal terreno conteso. In questo modo, da un canto riducevano il pericolo per le proprie truppe, dall'altro creavano delle situazioni, per quanto brevi, in cui gli attaccanti ucraini dovevano affrontare proiettili e razzi russi senza la protezione di un riparo. Altrimenti detto, i russi considerano questi "bombardamenti a ripetizione" non soltanto come un impiego accettabile dell'artiglieriai, ma anche come un’opportunità per infliggere ulteriori perdite, impegnandosi in un "consumo vistoso" del munizionamento di artiglieria.

Nella primavera del 1917 le forze tedesche sul fronte occidentale usarono tattiche simili per creare situazioni in cui le truppe francesi che avanzavano lungo i pendii posteriori dei crinali conquistati di recente venivano colte allo scoperto dal fuoco dell'artiglieria da campo e delle mitragliatrici. L'effetto di questa esperienza sul morale francese fu tale che i fanti in cinquanta divisioni francesi reagirono con  atti di "indisciplina collettiva", il cui motto era "terremo le posizioni, ma ci rifiutiamo di attaccare". [7] (Nel maggio del 2022 sono apparsi su Internet diversi video in cui persone che affermavano di essere soldati ucraini che combattevano nella regione del Donbass spiegavano che, pur essendo disposti a difendere le loro posizioni, avevano deciso di disobbedire a qualsiasi ordine che richiedesse loro di avanzare.)

 

Risolvere il paradosso

Nei primi giorni del dibattito sulla guerra di manovra, i maneuverist spesso presentavano la loro filosofia preferita come l'opposto logico della "guerra d’attrito/potenza di fuoco". In verità, già nel 2013 gli autori anonimi delle “Attritionist Letters” usavano questo schema dicotomico per strutturare la loro critica alle pratiche in contrasto con lo spirito della guerra di manovra. Nelle campagne russe in Ucraina, tuttavia, una serie di operazioni composte principalmente di movimento si integra a un’altra costituita principalmente da cannoneggiamenti.

Un modo per risolvere questo apparente paradosso è caratterizzare i raid delle prime cinque settimane di guerra come un Grande Inganno che, pur avendo scarso effetto in termini di distruzione diretta, ha reso possibile il successivo logoramento delle forze armate ucraine. In particolare, la minaccia portata dalle incursioni ha ritardato il movimento delle forze ucraine nel teatro principale della guerra fino a quando i russi non avessero schierato le unità di artiglieria, messo in sicurezza la rete di trasporto e accumulato le scorte di munizioni necessarie per condurre una lunga serie di massicci bombardamenti. Questo ritardo ha assicurato anche che, quando gli ucraini hanno dispiegato ulteriori formazioni nella regione del Donbass, il movimento di queste forze e delle forniture necessarie a sostenerle è stato reso molto più difficile dalle distruzioni provocate alla rete ferroviaria ucraina da missili guidati a lunga gittata. In altre parole, i russi hanno condotto una breve campagna di manovra nel nord per preparare il terreno per una campagna di logoramento, più lunga e di importanza più fondamenatle, all'est.

Il netto contrasto tra i differenti tipi di guerra condotta dalle forze russe nelle diverse parti dell'Ucraina ha rafforzato il messaggio centrale delle operazioni di informazione russe. Fin dall'inizio, la propaganda russa ha insistito sul fatto che la "operazione militare speciale" in Ucraina serviva a tre scopi: la protezione dei due proto-stati filo-russi, la "smilitarizzazione" e la "denazificazione". Tutti e tre questi obiettivi implicavano la necessità di infliggere pesanti perdite alle formazioni ucraine che combattevano nel Donbass. Nessuno di questi obiettivi, tuttavia, dipendeva dall'occupazione di parti dell'Ucraina in cui la stragrande maggioranza delle persone parlava la lingua ucraina, abbracciava un'identità etnica ucraina e sosteneva lo stato ucraino. In effetti, l'occupazione russa prolungata di quei luoghi avrebbe suffragato la tesi che la Russia stesse cercando di conquistare tutta l'Ucraina.

La campagna russa nel sud era al servizio di obiettivi politici diretti. Cioè, è servita a incorporare territori abitati da un gran numero di persone di etnia russa nel "mondo russo". Allo stesso tempo, la rapida occupazione di città come Kherson e Melitopol ha reso piùcredibile l'inganno che era il vero scopo delle operazioni al nord, ispirando negli ucraini il timore che le colonne russe, disoiegate su entrambi i lati di Kiev, tentassero di occupare città come Chernihiv e Zhytomyr. Allo stesso modo, le incursioni condotte a nord di Kherson potevano far pensare che i russi volessero tentare l'occupazione di altre città, la più importante delle quali era Odessa. [8]

 

Missili guidati

Il programma russo di attacchi missilistici guidati, condotto parallelamente alle tre campagne di terra, ha creato una serie di effetti a livello morale, favorevoli allo sforzo bellico russo. Il più importante  deriva dal contenimento dei danni collaterali, non solo per la straordinaria precisione delle armi utilizzate, ma anche per la scelta oculata dei bersagli. Pertanto, i nemici della Russia hanno avuto difficoltà a caratterizzare gli attacchi contro depositi di carburante e munizioni, necessariamente situati a una certa distanza dai luoghi in cui vivono e lavorano i civili, come qualcosa di diverso da attacchi alle installazioni militari.

Allo stesso modo, l’impegno russo a interrompere il traffico nel sistema ferroviario ucraino avrebbe potuto includere attacchi contro le centrali elettriche, che forniscono elettricità sia alle comunità civili che ai treni. Attacchi del genere, tuttavia, avrebbero provocato molte perdite di vite umane tra i lavoratori di quegli impianti, e molte sofferenze nelle località che sarebbero rimaste senza corrente elettrica. Invece, i russi hanno scelto di dirigere i loro missili verso le sottostazioni di trazione, i trasformatori remoti che convertono l'elettricità dalla rete generale nelle forme utilizzate per far muovere i treni. [9]

Ci sono stati momenti, tuttavia, in cui attacchi missilistici contro strutture a "doppio uso" hanno dato l'impressione che i russi avessero, in effetti, preso di mira strutture esclusivamente civili. L'esempio più eclatante di un simile errore è stato l'attacco, compiuto il 1° marzo 2022, alla torre principale della televisione a Kiev. A prescindere dal fatto che ci fosse o meno del vero nell'affermazione russa secondo cui la torre era stata utilizzata per scopi militari, l'attacco a una struttura iconica, a lungo associata a  scopi puramente civili, ha pesato molto nel ridurre i vantaggi ottenuti dalla politica russa complessiva di limitare gli attacchi missilistici a obiettivi chiaramente militari.

 

La sfida

Le tre campagne di terra condotte dai russi in Ucraina nel 2022 devono molto ai modelli tradizionali. Al contempo, il programma di attacchi missilistici ha sfruttato una capacità a dir poco rivoluzionaria. Che fossero nuovi o vecchi, tuttavia, questi sforzi combinati sono stati condotti in un modo che dimostra una profonda comprensione di tutti e tre i livelli su cui si combattono le guerre. Cioè, i russi raramente hanno dimenticato che, oltre ad essere una battaglia sul piano materiale, la guerra è anche una sfida a livello mentale, oltre che una controversia morale.

L'invasione russa dell'Ucraina potrebbe segnare l'inizio di una nuova guerra fredda, una "lunga lotta nel  crepuscolo" paragonabile a quella che si è conclusa con il crollo dell'impero sovietico più di tre decenni fa. Se è così, allora ci troveremo di fronte a un avversario che, pur attingendo molto dal valore della tradizione militare sovietica, si è affrancato sia dalla brutalità insita nell'eredità di Lenin sia dai paraocchi imposti dal marxismo. Ancor peggio,  potremmo trovarci a combattere dei discepoli di John R. Boyd.

 

 

Note 

[1] Headquarters Marine Corps, MCWP 3-43.1, Raid Operations (Washington, DC: 1993). 

[2] Per l'adozione del concetto di "raid" da parte dell'esercito russo della fine del diciannovesimo secolo, cfr Karl Kraft von Hohenlobe-Ingelfingem (Neville Lloyd Walford, translator), Letters on Cavalry, (London: E. Stanford, 1893); e Frederick Chenevix Trench, Cavalry in Modern Wars, (London: Keegan, Paul, Trench, and Company, 1884).

[3] Per un breve resoconto del reyd guidato da Alexander Chernyshev, cfr Michael Adams, Napoleon and Russia, (London: Bloomsbury, 2006).

[4] John Reed and Polina Ivanova, “Residents of Ukraine’s Fallen Cities Regroup under Russian Occupation,” The Financial Times, (March 2022), disponibile al sito https://www.ft.com.

[5] David M. Glantz, “Excerpts on Soviet 1938-40 Operations from The History of Warfare, Military Art, and Military Science, a 1977 Textbook of the Military Academy of the General Staff of the USSR Armed Forces,” The Journal of Slavic Military Studies, (Milton Park: Routledge, March 1993).

[6] Il classico lavoro sugli ammutinamenti francesi del 1917 è Richard M. Watt, Dare Call It Treason, (New York, NY: Simon and Schuster, 1963).

[7] Michael Schwirtz, “Anxiety Grows in Odessa as Russians Advance in Southern Ukraine,” The New York Times, (March 2022), disponibile al sito https://www.nytimes.com.

[8] Staff, “Russia Bombs Five Railway Stations in Central and Western Ukraine,” The Guardian, (April 2022), disponibile al sito https://www.the-guardian.com.

[9] Per un esempio delle tante storie che hanno caratterizzato il bombardamento della torre della televisione del 1 marzo 2022 come attacco alle infrastrutture civili, cfr. Abraham Mashie, ”US Air Force Discusses Tactics with Ukrainian Air Force as Russian Advance Stalls,” Air Force Magazine, (March 2022), disponibile al sito https://www.airforcemag.com.

 

2 commenti:

  1. Ottimo lavoro. Grazie.
    È possibile leggere l’originale?
    Avresti un link?

    Grazie

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  2. Grazie dell'apprezzamento. I link sono sul testo. Quello all'articolo su Imetatronink si trova sulla parola stessa nell'introduzione. Quello all'articolo originale sulla Gazette si trova sempre alla parola "Marine Corps Gazette" nelle prime righe dela prefazione. Non risaltano molto, ma se scorri le parole col mouse dovrebbero diventare evidenti

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