28/03/11

Se Io Fossi il Taoiseach...Cosa Farei per Salvare l'Irlanda

Quest'articolo di  David Mc Williams  risale a gennaio di quest'anno, prima della caduta del governo, ma rappresenta una buona sintesi delle idee che circolano nel paese, e che hanno portato il nuovo governo a non accettare  le briciole della Merkel al vertice di marzo...stiamo a vedere



David Mc Williams è uno dei più conosciuti commentatori economici d'Irlanda. E' stato uno dei primi a dire che il boom irlandese non era altro che una bolla del credito ed a prevedere il fallimento bancario con le sue conseguenze sull'economia.
Economista, giornalista radiofonico e blogger, scrive anche sul Sunday Business Post e l'Irish Independent. 
Per quanto strano possa sembrare adesso, i prossimi anni ci offrono una grande opportunità di cambiare l'Irlanda. E' difficile vedere al di là di questa crisi, quando molti di noi sono impantanati in una profonda, profondissima depressione, tuttavia noi siamo in grado di risolvere questa crisi economica e sanare questa società.

Per uscire da una crisi, è necessario innanzitutto definire la realtà, guardarla in faccia, e poi fare qualcosa al riguardo.

La realtà per l'Irlanda è che una parte dell'economia - l'economia nazionale - è distrutta; nel contempo, il settore multinazionale è fiorente.

L'economia nazionale è distrutta perché negli ultimi 10 anni, la gente scambiava uno scoperto di grandi dimensioni per un miracolo economico. Le banche hanno alimentato questa fantasia riempiendo l'economia di soldi stranieri presi in prestito temerariamente. Con questi soldi abbiamo acquistato della terra. Finché la terra aumentava di valore, questo fatto mascherava il profondo debito in cui eravamo impantanati. Poi gli stranieri hanno chiesto i soldi indietro, ma le banche non ce l'avevano, perchè lo avevano prestato tutto per case e terreni.

Dato che il prezzo delle case e dei terreni era crollato, i conti del paese hanno subito un'implosione, con un debito enorme da un lato - il cui costo continua ad aumentare - e il collasso degli "assets" sul lato opposto, il cui valore continua a scendere.

Siamo in una recessione da bilancio. Questa è la realtà. Molti pensano che potremmo ripetere gli anni '80, riducendo il deficit del governo attraverso l'austerità, e che questo risolverà il problema. Ma non lo farà. Questi non sono gli anni '80, questa è una sfida completamente nuova.

In una recessione di bilancio, quelli che hanno soldi risparmiano e le persone indebitate cercano di pagare il più possibile. Il tasso di risparmio in Irlanda è ora al 16% del PIL. Più la gente risparmia, meno spende, e più l'economia cala. Poiché le banche sono rovinate, i soldi risparmiati non vengono di nuovo prestati in quanto le banche hanno paura a concedere prestiti e vogliono costituire riserve di liquidità per riequilibrare i loro bilanci disastrati, e così il credito inaridisce.
La prossima fase della recessione da bilancio sarà un default di massa sui mutui, a meno che non cambiamo in fretta linea politica.

La soluzione al nostro problema - un problema di troppo debito - è , ovviamente, meno debito, non più debito. Abbiamo bisogno di far fronte a questo e fare qualcosa al riguardo.
Questa reinvenzione dell'Irlanda inizia e finisce con l'economia. Il messaggio del governo, che non c'è alternativa economica all'austerità guidata dal FMI e dalla UE, senza alcuna rinegoziazione del debito, non è vero. Stiamo perseguendo la peggiore politica economica possibile, e il resto del mondo lo sa.

Ciò di cui abbiamo bisogno ora sono dei cambiamenti politici radicati nella teoria economica e nella pratica.

L'elemento centrale di una ripresa in Irlanda è tagliare il collegamento tra le banche e la gente. La Ue il FMI stanno cercando di saldare il popolo alle banche con più debito. Questo sta causando panico. I mercati finanziari segnalano che la probabilità di default sovrano in Irlanda è oggi più forte che mai. Qui a casa, stiamo vivendo una lenta corsa agli sportelli delle banche irlandesi. Le famiglie e le imprese portano fuori i loro depositi.

L 'attuale politica non paga, come dimostra il forte aumento della disoccupazione del mese scorso. Il piano del Governo, con l'FMI e l'UE, sta rendendo il Paese ancora più fragile.

Prima di discutere di economia, però, parliamo di moralità, perché la politica deve essere moralmente giusta per poter funzionare. L'attuale politica è amorale. I debiti bancari non sono nostri, sono i debiti delle banche, fatti quando le banche erano private. N
on sono i nostri debiti.

Il salvataggio dell'UE e del FMI non è un salvataggio dell'Irlanda, è un piano di salvataggio per le banche inglesi, tedesche e francesi che hanno scommesso sulla Anglo, AIB e Bank of Ireland, e noi paghiamo. Ma questi debiti non hanno nulla a che fare con il popolo irlandese. L'ultima volta che ho controllato c'era un'arpa (simbolo dell'Irlanda, ndt) sul mio passaporto, non il logo della Anglo.

Dal punto di vista economico, tutti sanno che la soluzione al troppo debito non può mai essere più debito, ma meno debito.
Quindi, il primo cambiamento deve essere quello di ridurre i livelli di indebitamento dello Stato in modo che non vada in default. Come si fa a fare questo? Si tagliano le perdite delle banche.
La grande bugia che è stata detta è che se di dichiarasse un default sul debito bancario irlandese i mercati finanziari potrebbe punirci portando i soldi fuori dal paese.
Questo è sbagliato. Accadrebbe il contrario. Il denaro entrerebbe nel paese, come i mercati si rendono conto che la crisi bancaria irlandese è finita ed è il momento di investire in un paese con enormi potenzialità di crescita.
Dobbiamo evitare a tutti i costi un default sovrano, che metterebbe in discussione la nostra credibilità, e dobbiamo farlo facendo fallire le banche per salvare il paese.

I mercati sosterranno questa iniziativa. I mercati vogliono un'economia con meno debito e potenziale di crescita, non un paese intento a strangolarsi con i debiti degli altri.
Pensate a questo: senza il peso del debito extra delle banche, il rapporto debito/PIL dell'Irlanda sarebbe al 74%. E' un valore è inferiore rispetto al dato di Germania, Spagna, Italia, Grecia, Portogallo e Belgio. Da tale posizione, sarà meno difficile affrontare il disavanzo di bilancio.

L'obiettivo del risanamento del disavanzo complessivo dovrebbe essere quello di tornare ai livelli di spesa del 2005. Questo sarà possibile soltanto senza il debito bancario che ci trascina in basso.

Senza il debito bancario potremmo ritornare nei mercati e farci finanziare senza troppe difficoltà. I rendimenti dei titoli irlandesi cadrebbero rapidamente. Pensate al Belgio, un paese con un rapporto debito/PIL del 123%. Di recente ha preso in prestito ad un tasso dell'1.9%, mentre noi a languire col 9%. Se ci liberiamo del peso delle banche, con un rapporto debito/PIL del 74%, chi può dire che i tassi di interesse non calerebbero?

Quindi, qualsiasi cambiamento deve partire dalle banche, l'Unione europea e la BCE.
Come facciamo?

Primo passo
Dobbiamo tenere un referendum. Partiamo negoziando per il popolo irlandese, non per le banche. Andiamo alla BCE e diciamo che non abbiamo i soldi e moralmente non possiamo chiedere alla gente di pagare per dei debiti che non sono loro. Per dare la sicurezza che questo non è un altro bluff, la prima cosa che dobbiamo fare è seguire l'esempio democratico dell'Islanda e indire un referendum all'inizio di quest'anno per chiedere al popolo irlandese se vogliono che i loro figli paghino per i debiti di gioco di quelle persone che hanno prestato denaro alle banche irlandesi durante la fase del boom.

La risposta sarà un sonoro 'No'. Perciò ci metteremo nel
la posizione di un governo sostenuto dalla volontà del popolo. Nessun democratico europeo - sia in seno alla Commissione UE a Bruxelles, che nel Parlamento europeo o nel Consiglio europeo - potrebbe mettere in discussione questo.
Secondo passo


Comincia la
rinegoziazione del debito bancario. Tuttavia, in anticipo, mettiamo in chiaro che il nostro problema è un problema europeo. Dobbiamo seguire l'esempio di John Hume nel nord del paese. Una delle più brillanti iniziative di Hume è stata quello di "internazionalizzare" la questione dell'Irlanda del Nord, coinvolgendo gli americani e gli europei, nonché i governi irlandese e britannico, in modo che il locale diventa internazionale.
Dovremmo diplomaticamente sostenere che stiamo cercando una soluzione per l'area dell'euro nel suo insieme, facendo causa comune con i paesi che rischiano di dover affrontare gli stessi problemi nostri - Spagna, Portogallo, Italia e Grecia.
Pertanto, l'Irlanda assumerebbe la guida della strategia di uscita da offrire alla BCE, che sarebbe anche una soluzione per l'Irlanda. Il Dipartimento degli Affari Esteri ha la cacità di creare queste alleanze.

Ovviamente un'alleanza delle nazioni indebitate d'Europa, attirerebbe l'attenzione della BCE, che si rende conto che al cuore del problema irlandese c'è il più grande problema dell'euro che deve essere risolto.

E' importante ricordare, la BCE ha chiaramente dimostrato che non ha idea di come uscire dal disordine bancario europeo, ma sta lavorando attivamente a un nuovo approccio al problema bancario. Dobbiamo offrirle il nostro aiuto.

Iniziamo cambiando i termini del discorso. Noi reintroduciamo nel discorso diplomatico la premessa capitalista di "corresponsabilità", per cui i creditori e i debitori sono corresponsabili in caso di crisi.

Al momento, il governo sta gratificando i creditori delinquenti con salvataggi a tempo indeterminato, e nello stesso tempo penalizza i debitori. Questo deve cambiare, non da ultimo perché il capitalismo si basa sul rischio reciproco.

Questa iniziativa si rivolge alla BCE in quanto alla fine rafforza il sistema bancario europeo per il futuro.

Terzo passo
Annullare le garanzie. Erano in scadenza nel settembre scorso ed avrebbero dovuto essere temporanee. Inoltre avrebbero dovuto essere limitate, e non avrebbero dovuto coprire i debiti subordinati, che vengono sempre spazzati via in una crisi bancaria. (Il debito subordinato è un capitale che non viene mai tutelato, ed è proprio per questo che offre tassi d'interesse più elevati.) La garanzia è stata richiesta, 28 mesi fa, per evitare un crollo bancario totale. Tale garanzia non avrebbe dovuto essere aperta e globale. Avremmo dovuto riprendere il modello svizzero e svedese, dove quei paesi hanno prestato la garanzia dello Stato alle banche.
Purtroppo, il nostro governo ha non tanto prestato la garanzia dello Stato alle banche, quanto piuttosto gliel'ha data incondizionatamente.

La garanzia è stata introdotta per garantire che le banche irlandesi potessero ottenere l'accesso ai finanziamenti. Ora che comunque non possono, e sono state in gran parte nazionalizzate, non c'è alcun senso nel mantenere la garanzia. Così bisogna sbarazzarsene.

Le persone sostengono che senza la garanzia, le banche irlandesi non sarebbero mai più in grado di prendere in prestito sui mercati internazionali. Beh, grande. Questo è quello che vogliamo. Noi vogliamo un ritorno ad un sistema bancario basato sui depositi, in cui le banche si prestano quello che hanno in deposito. Quindi sembreranno e si comporteranno come servizi pubblici, come la società dell'acqua o la ESB (Electricity Supply Board). Esse erogano credito all'economia e per questo ricevono un compenso. Liberarsi delle garanzia è l'inizio di questo processo.
Quarto passo
Chiudere immediatamente il NAMA1 . Non ha altro scopo che trasferire i debiti dei promotori immobiliari e delle banche alla gente, e noi non vogliamo questo. Inoltre, l'intero scopo del NAMA era quello di garantire che le banche rimanessero in mano ai privati; ora che sono state in gran parte nazionalizzate, non c'è alcun senso per il NAMA se non quello di generare commissioni per i professionisti. Quindi è da chiudere.

Il mercato immobiliare dopo si aggiusterà più rapidamente, il che è un ulteriore bonus.
Quinto passo
Costringere tutti i restanti detentori di obbligazioni delle banche a diventare azionisti. Questo è chiamato un debt-for-equity swap, una pratica del tutto normale nel capitalismo. Agli obbligazionisti deve essere detto che se erano disposti a prestare denaro alle banche, ora dovrebbero essere felici di diventarne i proprietari. E' così che le autorità statunitensi hanno liquidato la faccenda Savings and Loans - il loro più grande disastro bancario dalla depressione. E' stato anche quello che hanno fatto i proprietari di questo giornale l'anno scorso, quando gli obbligazionisti di Independent News and Media sono stati costretti a diventare azionisti. Questa è una pratica standard.
Costringendo gli obbligazionisti a convertire i loro bonds in azioni, essi saranno più interesati al futuro delle banche, e cercheranno di favorire il recupero del prezzo delle azioni e delle banche. Così alla fine potranno almeno ricevere qualcosa.
Sesto passo
Dire alla BCE che non abbiamo i soldi per restituire il denaro di cui hanno riempito le banche irlandesi per tenerle in vita. La BCE ha depositato più di € 97 miliardi nelle banche irlandesi. In cambio, le banche irlandesi hanno dato alla BCE tutti i tipi di garanzie spazzatura. Così la BCE ci ha dato soldi veri e abbiamo dato loro pagherò! Il problema di chi è?
Quando devi alla banca € 1.000 è un tuo problema, quando le si deve € 97 miliardi – beh, avete indovinato.

In quanto banca centrale, un modo innovativo per evitare un tracollo in Irlanda sarebbe quello di lasciare semplicemente i € 97 miliardi nelle banche irlandesi e non aspettarsi la restituzione. P
otrebbe sembrare insolito, ma questo è ciò su cui l'intero sistema bancario si basa - rinegoziare i prestiti.
Settimo passo
Quando sarà il momento giusto, i € 97 miliardi di depositi, o parte di tale somma, dovrebbero essere convertiti in capitale sociale. Questo non è mai stato fatto prima, ma la necessità è la madre di tutte le invenzioni e - in un colpo solo - il finanziamento e la posizione patrimoniale delle banche irlandesi sarebbero risolte. La BCE avrebbe subito un colpo, ma cosa ci stanno a fare le banche centrali? Non hanno capito che ciò fa parte del rischio di 'prestatore di ultima istanza'? Il contribuente irlandese, che sta già pagando per i suoi peccati con la recessione, non dovrebbe pagare due volte.

In definitiva, la crisi bancaria irlandese sarà pagata dai contribuenti irlandesi, dai contribuenti tedeschi, dai creditori esistenti, e dalla BCE, o da una combinazione di tutti e quattro. Il governo irlandese vuole che sia il contribuente a pagare, ma questo non è né economicamente sostenibile in quanto alla fine potrà solo portare ad un default, né moralmente giustificabile dato che i debiti non sono del popolo irlandese.

Coloro che temono che la BCE reagirà a queste iniziative escludendo l'Irlanda dall'euro, dovrebbero pensare che è improbabile che la BCE tolga l' euro all'Irlanda, come la Federal Reserve non toglierebbe i dollari al Texas.

Siamo impegnati nella creazione di nuova architettura finanziaria per l'Europa, e questo progetto metterà alla prova la tanto ribadita retorica europa sulla solidarietà.
E' una prova che l'Europa passerà.

Ottavo passo

Dobbiamo evitare che la massa caotica dei mutui vada in default e offrire una speranza alle 400.000 persone con perdite patrimoniali. Per queste persone - che sono in gran parte la generazione di età compresa tra i 25 e i 40 - l'Irlanda è diventata una grande prigione per debitori senza stipendio. Le persone commettono errori, lo facciamo tutti. Non dovremmo essere puniti a tempo indeterminato.
Al fine di liberare quanti sono rimasti intrappolati nelle perdite, vorrei che tutti i loro mutui diventassero "non recourse" (da non restituire), come avviene negli Stati Uniti. Ciò significa che essi possono consegnare le chiavi alla banca e che questo sarà la fine di tutto. Il debito ipotecario non li seguirà a tempo indeterminato.

Un'iniziativa connessa è quella di cambiare le nostre leggi sulla bancarotta per rendere molto più facile per chi è stato dichiarato fallito riprendere l'attività. Dobbiamo mirare a ridurre drasticamente la stigmatizzazione del fallimento e della bancarotta. Dopo tutto, abbiamo tutti avuto fallimenti e il fallimento non è nulla di cui vergognarsi, perché significa che si è tentato.
Nono passo
Estendere il voto a tutti coloro che sono cittadini irlandesi, non importa dove vivono. La diaspora irlandese è uno delle nostre più grandi risorse e quelli della tribù che oggi vivono all'estero non dovrebbero mai essere tagliati fuori dalla nazione. Permettendo loro di votare, portiamo la nostra politica in linea con il resto d'Europa e leghiamo queste persone al paese, rendendo più probabile che tornino per contribuire con le loro competenze ed esperienze.
Decimo passo

Una volta che abbiamo risolto il problema delle banche e il debito del paese in un modo che permetta al popolo di credere nel futuro, abbiamo bisogno di mettere in atto politiche industriali per creare una nuova Irlanda.

Negli anni '50 e '60, quando Ken Whitaker adottò la politica di attrarre gli investimenti stranieri, nessuno credeva che potesse essere fatto. Niente lasciava credere che in Irlanda si sarebbe potuta costruire una industria farmaceutica, per non parlare di un settore hi-tech. Ma è accaduto, perché gli investitori hanno colto la logica degli affari che si potevano fare e quindi hanno fatto qui dei lauti guadagni.
E' tempo di reinventare la storia e ricapitalizzare nuovamente il paese. Abbiamo bisogno di creare posti di lavoro reali, società di trading reali e un'economia reale, non solo una nuova versione della vecchia economia, in cui la terra e le banche creano un'altra bolla speculativa e gli "addetti ai lavori" nel nostro paese deviano i profitti.

Ci viene detto che non possiamo sognare il futuro, perché siamo falliti. Noi non siamo falliti, le nostre banche sono fallite marce. Ma il mondo è pieno di nuovi capitali e nuove opportunità.

Ad esempio, nel IFSC (International Financial Services Centre, ndt) ci sono più di $ 800 miliardi di multinazionali americane in deposito. Questo denaro è lì come conseguenza del grande successo delle multinazionali nel rimpatriare i loro profitti in Irlanda per usufruire dell'aliquota di imposta del 12% sulle società. Ma se vogliono redistribuire questi profitti ai loro azionisti devono pagare la tassa americana sulle società del 39%. Per evitare questo, devono solo mantenere tutti questi fondi depositati presso l'IFSC.

Questi profitti saranno ovviamente reinvestiti nella società - in vari progetti di ricerca e sviluppo, nel business in corso in tutto il mondo. Quindi una certa quantità sarà capitale di rischio.
Allora perché non fare un accordo con loro? Perché non offrire loro un incentivo fiscale per investire anche solo una parte di questo denaro in progetti irlandesi? Appena il 10% , sarebbe $ 80 miliardi. Si potrebbero costituire delle società con i soldi degli Stati Uniti, in combinazione con il lavoro irlandese e il nostro sistema fiscale, così come già fanno qui tutte le reti multinazionali.
Insieme, potremmo costruire queste aziende, in diciamo 10 anni, e poi, quando le società sono abbastanza forti, noi le quoteremo sulla borsa irlandese e la società statunitensi potrebbero rimpatriare i soldi esentasse sotto forma di dividendi ai loro azionisti. Questa potrebbe rivelarsi un'iniziativa molto interessante per loro e per noi e con una prospettiva di anni.

In questo modo si potrebbe costruire una nuova Irlanda, una Silicon Valley d'Europa, che potrebbe ben essere finanziata dall'interno, generando centinaia di migliaia di posti di lavoro ben pagati, con grandiose ricadute per la prossima generazione.

Per rafforzare la nostra posizione di luogo attraente per il business internazionale, noi dovremmo tagliare, non aumentare l'imposta sulle società.

C'è una via d'uscita da questo pasticcio. Si comincia con questi dieci passi e si va avanti per creare un'economia competitiva a livello mondiale. La crisi ci fornisce l'opportunità di rivedere la nostra economia e reinventare la nostra società. Dovremmo cogliere questa opportunità adesso, senza paura, e guardare con fiducia verso un futuro nuovo e una nuova Irlanda.



1 la «bad bank» pubblica, cosiddetta National Asset Management Agency , creata dal governo e che si è presa sul groppone tutti i debiti. Ndt
 

7 commenti:

  1. Semplice no????
    l'ottimista

    RispondiElimina
  2. Un articolo piuttosto lungo e ben articolato, anche troppo.
    Dico troppo per questi motivi:
    Per prima cosa occorre sempre ricordare che nel capitalismo occidentale, scopo delle banche è quello di indebitare le nazioni.
    Adam Smith, filosofo ed economista Scozzese nel secolo 1700, ha affermato che per sottomettere le nazioni bisogna od occuparle militarmente oppure far si che siano indebitate e che la gente ritenga di esserlo.
    Commento questo che ho sempre tenuto a mente e credo che tutti dovrebbero saperlo.
    Fatta questa importante premessa, su moltissimi punti dello scritto riportato sono d'accordo.
    Dato che siamo in Europa, e questi problemi stanno per arrivare solamente ora sul tappeto, ritengo utile segnalare come nell'America Latina, alcuni stati tra cui l'Argentina sono stati per primi ad essere toccati da questi fatti.
    Lo stato dell'Equador, "mi sembra nel 2005" ha risolto in gran parte il problema del debito estero, effettuando un esame approfondito su quali erano i Veri debiti e quali invece non lo erano, o meglio quelli che erano legittimi e quelli no, idem l'Argentina.
    Anche se i media non ne parlano, lentamente questi stati si stanno "ricapitalizzando", non con della carta ma con dei veri valori.
    Ritengo che di truffe sulla moneta ve ne siano a iosa, per cui spero che l'Islanda riesca a togliersi questa zavorra che la sta portando sul fondo e che rischia di coinvolgerci anche noi tra non molto.
    Saluti.
    Orazio

    RispondiElimina
  3. C'è su youtube una bellissima intervista a Rafael Correa dell'Ecuador, dove spiega come hanno fatto a venir fuori dal debito. Alla fine, dopo il default, si sono ricomprati i loro bonds mi sembra a meno di un terzo del valore.
    In America latina sono molto ottimisti...;))

    RispondiElimina
  4. E infatti...io me ne vado in America latina! Ciao Carmen! Bel lavoro!!!!!!

    RispondiElimina
  5. Per loro vedere quanto sta accadendo a noi, è un rivivere quanto a loro occorso....
    E' ovvio che, se la gente impara a conoscere il problema, sa come comportarsi.
    Il fatto è che moltissime persone ignorano il tutto (sistema monetario) e sono in gran parte purtroppo concentrati sui problemi di ogni giorno, ignorano pertanto le cause dei poblemi, ma vedono solamente gli EFFETTI.
    Saluti
    Orazio

    RispondiElimina
  6. Seguici da laggiù, Niki, e continua a farti sentire!

    RispondiElimina
  7. E' vero, Orazio, il funzionamento dell'economia e soprattutto del sistema monetario appare ai più come un dato di fatto ineluttabile, non come un fenomeno umano oggetto di scelte ben precise.

    RispondiElimina