13/03/11

Un paese a rischio sismico come il Giappone può davvero coesistere con le centrali nucleari?

Riporto qua un commento (nonostante tutto molto pacato, alla giapponese) dal quotidiano

The Asahi Shimbun English Web Edition

Speriamo di non dover fare noi queste considerazioni (che non sarebbero altrettanto pacate)...

13 Marzo 2011
A causa delle sue scarse risorse naturali, il Giappone ha fatto dell'energia nucleare un pilastro della sua politica energetica. E' rimasto fermo su questa politica anche dopo che l'incidente di Three Mile Island ha portato gli Stati Uniti a sospendere la costruzione di nuovi impianti, e l'incidente di Chernobyl nell'ex Unione Sovietica del 1986, ha spinto le nazioni europee a cercare di porre fine alla loro dipendenza dall'energia nucleare.
Il Giappone, nel frattempo, è stato lento ad incrementare l'uso delle fonti di energia rinnovabile.
Revisioni del Framework for Nuclear Energy Policy del Paese sono attualmente oggetto di studio, ma la previsione è che il Giappone continui sulla stessa linea.

Il terremoto di Venerdì ha interrotto le operazioni in molte centrali nucleari. Ci vorrà del tempo per riattivarle. Dovremmo essere consapevoli che la fiducia sul nucleare, ironicamente, ha creato problemi di approvvigionamento energetico.

Dobbiamo essere modesti nel prepararci al pericolo rappresentato dai terremoti. Nelle nostre discussioni dobbiamo tornare al punto di partenza, e approfondire queste domande fondamentali: fino a che punto possiamo davvero contare sull'energia nucleare in questo paese a rischio sismico, e se potrà mai essere garantita la sicurezza sulle centrali nucleari.

In caso contrario, dopo che la paura per le fughe radioattive si aggiunge alle devastazioni causate dalla scossa killer, molta gente non sarà più convinta della necessità dell'energia nucleare.

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