31/10/14

Wren Lewis: Perchè l’Eurozona ha un Problema Tedesco

Su Mainly Macro Simon Wren Lewis conferma che il problema europeo non è un problema di stati spendaccioni o di mancate riforme strutturali in tutti i paesi tranne che in Germania. Al contrario, è un problema di repressione dei salari nella sola Germania che ha spiazzato tutti gli altri. Purtroppo molti continuano a vedere la Germania come un modello da seguire invece di risentirsi per quanto accaduto e pretendere una riparazione, come sarebbe giusto fare.

di Simon Wren Lewis, 26 Ottobre 2014

Quando, quasi un anno fa, Paul Krugman fece 6 interventi nel giro di 3 giorni che insistevano sulla posizione della Germania riguardo ai problemi macroeconomici dell’eurozona, perfino io pensai che forse stava un po’ esagerando, anche se non c’era nulla in quello che scriveva su cui non fossi d’accordo. Ma visto che la posizione tedesca si è dimostrata intransigente nei confronti dei continui problemi europei, mi sono ritrovato a fare la stessa cosa qualche mese fa (1, 2, 3, 4, 5, 6), anche se a un ritmo un po' più lento. Ora sembra che tutto il mondo (a parte la Germania ovviamente) dica la stessa cosa: ecco un esempio particolarmente chiaro da Matt O’Brien.

F. Coppola: Uragani Finanziari

Sul suo blog, Frances Coppola entra nel dettaglio del meccanismo di quelli che chiama "uragani finanziari", ovvero le crisi al termine dei cicli di boom del credito (ne avevamo parlato recentemente qua), collegandoli con la teoria della moneta endogena.



di Frances Coppola, 25 ottobre 2014

Recentemente ho scritto un post su Pieria a porposito del ruolo (consistente) del mercato degli eurodollari nella crisi finanziaria 2007-8, o meglio nel boom del credito che ha portato alla crisi. Per spiegare il notevole aumento dei flussi bidirezionali transatlantici (in andata e ritorno) dal 1997 al 2007 ho usato questo schema preso dal paper del 2011 di Hyung Song Shin sull' "eccesso bancario globale":

29/10/14

Martin Wolf: Le Riforme non Possono Essere una Soluzione per l'Eurozona

Il coro unanime dei politici, amplificato dai media,  predica la necessità che in Italia si vada a fondo finalmente senza più esitazioni sulle necessarie riforme strutturali, per far ripartire la crescita. Ma  in un editoriale sul Financial Times (di cui riportiamo ampi stralci),  Martin Wolf mette in discussione che le tanto decantate riforme possano veramente essere efficaci per far ripartire l'economia. L'esperienza tedesca infatti dimostra che le riforme Hartz  non hanno spinto affatto la domanda interna e che la crescita in Germania è venuta dalla domanda estera. Il modello che ha funzionato in Germania non è certamente ripronibile per tutta l'eurozona. 



di Martin Wolf, 21 Ottobre 2014

"Una politica che può funzionare per la Germania da sola non può funzionare per una economia tre volte più grande
Le politiche della zona euro possono portare a una robusta ripresa? La mia risposta è: no. E dal momento che nel 2013 la zona euro generava il 17 per cento della produzione mondiale (a prezzi di mercato), la risposta è significativa a livello globale.

28/10/14

Munchau: la stagnazione dell'Eurozona è una minaccia maggiore del debito

Sul FT, Munchau sostiene che le recenti giravolte dei mercati non siano dovute al riaccendersi della paura della crisi del debito nell'eurozona, ma a quella ben più grave della stagnazione secolare, ovvero la crisi permanente da domanda aggregata mondiale debole. E al centro di tale paura c'è proprio l'eurozona, che ormai in deflazione sta diventando il motore di questo scenario. Alla fine, dice Munchau, la scelta dei politici europei sarà tra tre opzioni: l'unione politica, la depressione e la rottura dell'euro. E se la prima è impossibile, le altre due potrebbero anche verificarsi in successione.


Wolfgang Munchau, 19 ottobre 2014
 
Sarebbe sbagliato pensare che le giravolte del mercato globale della scorsa settimana segnalino un ritorno della crisi del debito della zona euro. Lo spread sui titoli sovrani nella zona euro non si è mosso di molto, tranne che in Grecia

AEP: La ripresa trainata dalle esportazioni della Spagna ha un caro prezzo

Mentre i nostri media plaudono alla Spagna sulla mitica via della ripresa, Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph osserva come il boom dalle esportazioni lasci dei grossi punti interrogativi sul reale stato di salute dell'economia spagnola: il ricatto della disoccupazione ha costretto i lavoratori ad accettare condizioni di lavoro post-umane, la ripresa guidata dalle esportazioni non avvantaggia i più colpiti dalla crisi, e inoltre sta già svanendo...

 
 

di Ambrose Evans-Pritchard, 25 Ottobre 2014

L'industria automobilistica spagnola è tornata in vita, salvata dai drastici tagli salariali che vanno a trasformare la caratteristica sociale dell'Europa. 

Questo mese, per la prima volta in un decennio, il gruppo francese Renault ha riavviato i turni di notte allo stabilimento di Valladolid in seguito alla forte ripresa della domanda per la sua sgargiante bi-tonale Captur, in gran parte soprattutto dalla Corea del Sud. 

27/10/14

Stress Test: un'altra operazione di copertura sulle banche dell'eurozona

Da Philippe Legrain un commento conciso e diretto sul teatrino degli stress test bancari, che sottolinea da un lato la mancanza di indipendenza del supervisore europeo che si pretendeva dovesse garantire dalla partigianeria dei supervisori nazionali,  e dall'altro l'assurdità di non considerare uno scenario di deflazione, già presente in molti paesi. Insomma un'operazione fasulla e di copertura,  un'altra volta...
   
 
di Philippe Legrain, 26 ottobre 2014  

La valutazione "globale" della salute delle banche della zona euro - l'asset quality review (AQR) così tanto attesa della BCE sulle banche della zona euro e gli ultimi stress test della European Banking Authority (EBA) - concludono che le banche della zona euro avevano un deficit di capitale di soli 24,6 € miliardi a fine 2013 e al momento di solo € 9,5 miliardi. Questo è ridicolmente troppo ottimistico. Valutazioni indipendenti, per esempio del Professor Viral Acharya della Stern School of Business della New York University e di Sascha Steffen della European School of Management and Technology, riportano cifre molto più grandi.

24/10/14

La visione tedesca della crisi dell'euro

Sul suo sito Credit Writedowns, l’economista internazionale Edward Harrison analizza la crisi dell’euro in una prospettiva tedesca. L’atteggiamento intransigente tedesco è dovuto ai timori per le proprie finanze traballanti alla luce di una tendenza demografica molto preoccupante. L’impossibilità di conciliare le diverse esigenze dei paesi costringerà l’Europa a un costante declino, fino al verificarsi di  eventi traumatici, come la rottura dell’unione monetaria. A quel punto sarà forse possibile trovare un nuovo paradigma di sviluppo economico e politico europeo.

di Edward Harrison,  23 Ottobre 2014
I tedeschi sono entrati nell’eurozona per il desiderio di aumentare l’integrazione europea e di rinforzare l’Europa come area economica in concorrenza con gli Stati Uniti. Nonostante questo, siamo in un momento storico in cui la Germania viene accusata di tutte le cose che non vanno bene dell’euro. Penso che i tedeschi si meritino parte delle accuse ma non tutte, e voglio spiegare brevemente perché. Considerate questo scritto come un’aggiunta a quello dell’altro Edward pubblicato prima di questo, ma dal mio personale punto di vista pro-tedesco.

La proposta sul debito di Alberto Montero Soler adottata da Podemos

Dal Blog del prof.  Alberto Montero Soler, una proposta di revisione e ristrutturazione del debito spagnolo che secondo l'economista dovrà necessariamente accompagnare il paese nel suo percorso di uscita dall'eurocrisi e di riconquista della sovranità. La proposta è stata adottata dal nuovo movimento di opposizione Podemos.  Via Kappa di Picche

di Alberto Montero Soler, 20 Ottobre 2014
Questo fine settimana si è svolta l’Assemblea di Podemos a Madrid dove, assieme alla discussione del modello di partito da decidersi con un voto dei sostenitori in questa settimana, si dovevano anche adottare cinque linee di programma per la azione politica del partito, tutte democraticamente decise dagli stessi sostenitori.

Giorni prima, insieme ai miei colleghi Bibiana Medialdea e Nacho Alvarez, preparammo una risoluzione sulla revisione e ristrutturazione del debito che abbiamo avuto l’onore di avere approvata al quinto posto, con quasi il 23% dei voti, dopo quelle sulla pubblica istruzione, la lotta alla corruzione, la difesa della casa come diritto e la difesa della sanità pubblica.

23/10/14

FT: Gli investimenti diretti esteri non sono poi così positivi

Il Financial Times conferma in sordina che gli investimenti esteri non sono quella panacea da ricercare ed esibire come un trofeo da Champions League, ma tutt'altro, rappresentano una passività che deve essere rimborsata (il grassetto è nostro).  Qui una voce dall'Italia che lo spiega molto efficacemente.



Se c'è un argomento su cui i politici di tutto il mondo sembrano essere d'accordo, è che gli investimenti esteri diretti sono una buona cosa.

Le tabelle annuali d
egli investimenti diretti esteri (IDE) sono viste dai governi come i tifosi di calcio trattano la classifica nella Premier League, con i paesi nel gruppo di testa che esultano e quelli in zona retrocessione che sorvolano.

21/10/14

Tre ragioni per cui il Regno Unito non potrà mai entrare nell’eurozona

Su Forbes Frances Coppola spiega le ragioni molto semplici per cui al Regno Unito non potrà mai convenire l’ingresso nell’eurozona. Tali ragioni si concretizzano negli esempi forniti da Irlanda, Cipro e Islanda: le crisi finanziarie colpiscono maggiormente le nazioni che non controllano la loro moneta e non hanno una banca centrale che possa liberamente agire nell’interesse dell’economia nazionale.

 di Frances Coppola, 3 luglio 2014
Ci sono tre ragioni per cui il Regno Unito non potrà mai entrare nell’eurozona. Sono l’Irlanda, Cipro e l’Islanda.

L'Europa sta Flirtando con un Bizzarro Nuovo Tipo di Crisi Economica che non si Vedeva dagli Anni '30

Su Business Insider, una spiegazione semplice e agile sui vari tipi di deflazione e sul perchè l'Europa sta entrando in una spirale deflattiva distruttiva

 
di Mike Bird
L'inflazione sta crollando in tutta Europa. Infatti, in molti paesi, è già negativa. Gli economisti sono sempre più preoccupati che l'intero continente stia per cadere in deflazione. 
 
La maggior parte delle persone non sa bene cosa sia la deflazione. Abbiamo più familiarità con il suo opposto, l'inflazione. Quest'ultima è la condizione in cui i prezzi continuano a salire, il valore del denaro continua a scendere, e le persone finiscono per dover pagare ingenti somme per piccole quantità di merci - come sta accadendo in Venezuela in questo momento

19/10/14

La politica economica in Germania cambia solo quando l'economia 'tocca il fondo'

Marcel Fratzscher su EUobserver afferma che la Germania soffre di hybris e non riesce a vedere i propri guai. Dovrebbe fare investimenti pubblici e privati, ma non lo farà sinché non toccherà il fondo. 



di Marta Orosz, 15 Ottobre 2014
  Berlino La Germania è a rischio di hybris economica, ha detto un importante economista, osservando che il paese non deve pensare di essere invulnerabile, né che l'adesione all'UE lo renda una vittima.
 
Nel suo ultimo libro –
L'illusione della Germania - Marcel Fratzscher, presidente del prestigioso German Economic Research Institute (DIW), sostiene la necessità di un cambiamento nella politica economica di Berlino.

Stiamo Arrivando!

Grazie a tutti voi che ci avete sostenuto, e con un po' di pazienza da parte nostra, ormai ci siamo  ... il nuovo sito è quasi pronto.


Il lancio avverrà durante il Goofy3, e siamo molto felici di questo spazio che ci è stato offerto per lanciare in rete per la prima volta questa nuova impresa, proprio perché è lo spazio che simboleggia nella maniera migliore quella battaglia per l'informazione che stiamo umilmente conducendo sin dal primo inizio della crisi dell'euro. 
Speriamo dunque di incontrarci e condividere dal vivo coi lettori la nascita del nuovo sito e  l'emozione straordinaria di partecipare al Goofy3 ...
 
...e naturalmente non ci dimentichiamo di ringraziare la Squadra Antipude infiltrata nel famigerato Istituto per il suo gentile omaggio, di cui come potete vedere abbiamo fatto buon uso...
   
A presto!

17/10/14

Sapir: Convergenza di Crisi

Su Russeurope il prof. Jacques Sapir analizza le dinamiche del costo del lavoro e della produttività nell'Eurozona, e il risultato è che la famosa "convergenza delle economie" che si sarebbe dovuta realizzare con la moneta unica è solo una "convergenza di crisi". 

  
La questione del costo del lavoro nella zona euro nelle ultime settimane sta attirando molta attenzione. Sulla base dei dati disponibili, di Eurostat e dell'OCSE, cercheremo di chiarire una serie di fatti.

Werner Sinn: Dall’Italia Fuga di Capitali Allarmante

Come riporta il quotidiano tedesco di economia e finanza Handelsblatt, l'Istituto IFO di Hans Werner Sinn ha calcolato che nei mesi estivi c'è stata una grande fuga di capitali dal Bel Paese. (Timori per un'uscita dall'euro? ... ma anche effetti dell'Euroeccesso...)
Dal Blog La Grotta di Matteo Thomann
 

Monaco di Baviera, 15/10/2014
Quest’estate, secondo il presidente dell’istituto IFO Hans-Werner Sinn, gli investitori avrebbero ritirato dall’Italia una montagna di denaro. Come ha riportato il professore di economia martedì sera all’associazione di giornalisti economici Club Wirtschaftspresse di Monaco di Baviera, l’istituto IFO ha calcolato che nel mese di agosto e settembre sarebbe defluito  dal paese in crisi un totale di 67 miliardi di euro. “Questo è un segnale allarmante.”

15/10/14

Deregolamentare il mercato del lavoro: Quanto sono affidabili le analisi delle recenti ricerche FMI?

Mentre in Italia il governo spinge per deregolamentare il mercato del lavoro attraverso il “jobs act”, l’International Labour Organization sgretola la base accademica di questo tipo di riforme. Le ricerche del Fondo Monetario Internazionale che sostenevano l’opportunità, quando non la necessità, di tali riforme si rivelano viziate da molti difetti. Viene così confermato che rendere più facili i licenziamenti non produce aumenti dell’occupazione, nonostante il concetto suoni così piacevolmente controintuitivo.

La ricercatrice Mariya Aleksynska analizza i recenti lavori pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale a sostegno delle riforme del mercato del lavoro e di una sua deregolamentazione al fine di ridurre la disoccupazione. Dall'analisi, emergono però diversi errori. Vediamo le parti salienti del testo.

Telegraph: In Italia è cominciata la grande rivolta della Lira (?)

Ambrose Evans-Pritchard sul Telegraph scrive che il Movimento Cinque Stelle italiano ha lanciato il guanto di sfida, chiedendo un referendum sull'euro per fermare la depressione e salvare la democrazia. Noi che stiamo direttamente sul campo, abbiamo invece una visione più disincantata sulla nuova boutade del Grillo, che si conferma ultimo atto di una colossale operazione di gatekeeping, una via impervia  e impraticabile dal punto di vista finanziario e una delle cose più arzigogolate e più  giuridicamente e logicamente contraddittorie che si siano mai viste in politica


di Ambrose Evans Pritchard, The Telegraph, 13 ottobre 2014

In Italia il dado è tratto. Il Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo ha lanciato una petizione per il ritiro dell'Italia dall'unione monetaria europea e per il ritorno alla sovranità economica.

"Dobbiamo lasciare l'euro il più presto possibile", ha detto Grillo
nel fine settimana, parlando ad un raduno del suo movimento.

14/10/14

Martin Wolf: Siamo intrappolati in un ciclo di boom del credito

Sul FT, Martin Wolf analizza l'origine delle crisi degli ultimi 20 anni, quella che chiama "la legge di conservazione delle bolle": per riprendersi da una crisi di debito privato, l'economia mondiale ha bisogno di nuovi boom del credito in altre parti del mondo che alimentino la crescita e riducano il debito. Un circolo vizioso incapace di creare una domanda aggregata strutturalmente adeguata alle capacità produttive.



di Martin Wolf, Financial Times,  7 ottobre 2014
La zona euro sembra che stia aspettando il Godot della domanda globale per aggrapparsi al salvagente della sostenibilità del debito
  
Enormi espansioni del credito seguite da crisi e tentativi di gestire le conseguenze sono diventati una caratteristica dell'economia mondiale. Oggi gli Stati Uniti e il Regno Unito forse stanno uscendo dalla crisi che li ha colpiti sette anni fa. Ma la zona euro è impantanata nella stagnazione post-crisi e la Cina è alle prese con il debito che ha accumulato nel tentativo di compensare la perdita dei proventi da esportazione dopo la crisi del 2008. 

13/10/14

Krugman: Europanico 2.0

Il Nobel Paul Krugman sul New York Times applica la legge di Dornbush alla crisi dell'euro: una crisi al rallentatore, ma che può manifestarsi all'improvviso. . . e il grado di confusione mentale è ancora alto.
   

 
di Paul Krugman, New York Times, 11 ottobre 2014
Chiunque si occupi di economia monetaria internazionale ha familiarità con la legge di Dornbusch:
La crisi ci mette molto più tempo di quanto si pensi ad arrivare, ma poi accade tutto molto più in fretta di quanto ci si aspetterebbe.
Ed è così anche con l'ultima crisi dell'euro. Non è molto tempo fa che gli austerians, coloro che hanno dettato le linee della politica macroeconomica nell'area dell'euro, si vantavano proclamando la vittoria basandosi su un modesto aumento della crescita. Poi l'inflazione è crollata e l'economia della zona euro ha cominciato a vacillare – e, cosa forse più importante, tutti hanno guardato di nuovo ai fondamentali e si sono resi conto che la situazione rimane estremamente grave.

12/10/14

Stanco di questo mondo guidato dal mercato? Sarebbe sano.

Sul The Guardian il commento a un bel libro di psicologia sociale sulla lotta per l'identità in una società basata sul mercato:  la truffa del neoliberismo è che ha eroso proprio quegli stessi valori che avrebbe dovuto premiare.


Dal blog di George Monbiot, The Guardian

Essere in pace con un mondo inquieto: questo non è un obiettivo ragionevole. Può essere raggiunto solo attraverso un disconoscimento di ciò che ti circonda. Essere in pace con se stessi all'interno di un mondo inquieto: questa, al contrario, è un'aspirazione onorevole. Questo spazio è per chi si sente in contrasto con la vita.  Invita a non vergognarsi. 

11/10/14

La "De-dollarizzazione" della Russia abbatte il debito a un record di quasi $ 53 miliardi

Via Zero Hedge alcuni rapidi dati sulla critica situazione in cui versa la Russia a causa delle gravi sanzioni imposte dall'Occidente. . .
  

Zero Hedge - Nonostante la rassicurante narrativa che gira in Occidente secondo cui la Russia deve affrontare dei "costi" ed è sempre più "isolata" a causa delle sanzioni per il suo intervento in Ucraina, i dati più recenti suggeriscono una realtà ben diversa. 

In primo luogo, nel Q3 (3° trimestre, ndt) i deflussi di capitali hanno rallentato sensibilmente (da 23,7 miliardi di dollari nel Q2 a 13 miliardi nel Q3) e a settembre sono stati registrati degli afflussi di capitali, per la prima volta dal settembre 2013

09/10/14

Telegraph: Il Modello Tedesco è Fallimentare per la Germania e Letale per l’Europa

Ambrose Evans-Pritchard del Telegraph commenta ferocemente la "scoperta" (recentemente pubblicata sullo Spiegel) che il modello tedesco non solo è disastroso per il resto del mondo, ma dannoso anche per la stessa Germania; fa anche un opportuno riferimento al gigantesco problema della dinamica demografica tedesca.



di Ambrose Evans-Pritchard 8 ottobre 2014

Il Canale Kaiser Wilhelm a Kiel si sta sbriciolando. Lo scorso anno le autorità locali hanno dovuto chiudere il collegamento tra il Baltico e il Mare del Nord per due settimane, una cosa che non era mai successa nemmeno durante le due guerre mondiali. Le chiuse avevano ceduto.
 
Le grandi navi sono state costrette a circumnavigare lo Skagerrak, con l’imposizione di sovrapprezzi d’emergenza. Il canale è stato chiuso nuovamente il mese scorso perché le cateratte non funzionavano, danneggiate dalla costante pressione delle pale d’elica. È una saga interminabile di problemi, il risultato di aver tagliato all’osso gli investimenti, e di aver ridotto i fondi di manutenzione da 60 miliardi di euro a 11 miliardi di euro l’anno nel 2012.

L’ammissione shock di Deutsche Bank: l'Euroeccesso è il modello per la previsione del trend globale

Zerohedge segnala un importante report di George Saravelos di Deutsche Bank  che lancia il modello dell' "Euroeccesso" come base per la previsione delle tendenze dell'economia globale nel prossimo futuro: il gigantesco avanzo delle partite correnti dell'Eurozona associato alla mancanza di domanda interna comporterà un enorme deflusso di capitali dall'Europa, e il QE non servirà a niente se non a rinforzare questo squilibrio globale.  
          

Via George Saravelos di Deutsche Bank:

*  *  *
Euroeccesso: una nuova fase di squilibri globali

 Questo report sostiene che sia la “stagnazione secolare” che la “normalizzazione” sono modelli incompleti per comprendere il mondo post-crisi finanziaria. Invece, l’“Euroeccesso” – gli squilibri globali creati dall’enorme avanzo delle partite correnti dell’eurozona – sarà l’elemento chiave del resto di questo decennio.

07/10/14

Summers sul FT: Perché gli investimenti pubblici sono un “pasto gratis”

Sul Financial Times Larry Summers ripropone la politica fiscale del deficit spending come via per uscire dal debito: gli investimenti pubblici in infrastrutture riducono il carico del debito sulle generazioni future, mentre i mancati investimenti lo aumentano...



di Lawrence Summers, ex Segretario di Stato americano e Professore all’Università di Harvard

Si è scherzato sul fatto che l’acronimo dell’IMF [FMI] sia “It’s Mostly Fiscal” [“è per lo più fiscale”]. Il Fondo Monetario Internazionale è stato per molto tempo un fiero sostenitore dell’austerità quale via d’uscita dalla crisi, e ogni anno fustiga decine di paesi per la loro mancanza di disciplina fiscale. Il consolidamento fiscale – un eufemismo per i tagli alla spesa pubblica – è un marchio di fabbrica dei programmi di salvataggio del Fondo. Un anno fa il FMI ventilava l'idea che gli USA avessero un deficit pubblico del 10% del PIL.

06/10/14

Krugman: Ordoaritmetica

Sul New York Times il premio Nobel Krugman spiega l’assurdità della tendenza europea a imitare il “modello tedesco”. La strategia suggerita è che tutti i paesi dovrebbero fare deflazione interna, tagliare i salari, ottenere così un vantaggio competitivo, ed iniziare ad avere giganteschi surplus commerciali. E’ una strategia assurda, un gioco a somma zero, ma questo non impedisce a molti di propagandarlo.
Francesco Saraceno è furioso e costernato dalle parole di Hans-Werner Sinn, che sostiene, tra le altre cose, che la deflazione nel sud Europa è necessaria per ristabilire competitività. Perché non inflazione in Germania invece, chiede Saraceno?

05/10/14

Le azioni della BCE verso Irlanda e Italia sono uno scandalo costituzionale, ma ancora nessuno è stato chiamato a risponderne

Dal suo blog sul Telegraph, A. E. Pritchard  ricorda i due gravi episodi trapelati di recente - le pressioni della BCE sull'Irlanda e il famoso colpo di stato italiano - mettendone in evidenza con forza la gravità dal punto di vista costituzionale. Dovremmo temere questa UEM, una mostruosità autoritaria che sfugge al controllo democratico.




di
3 Ottobre 2014
Così alla fine viene fuori la verità. Al culmine della crisi finanziaria la Troika UE/FMI - in realtà la BCE - ha costretto lo Stato irlandese ad assumersi le forti passività delle banche anglo-irlandesi e di altre banche.
 
La BCE ha minacciato di staccare la spina al sistema bancario irlandese, in violazione del suo dovere fondamentale di agire da prestatore di ultima istanza, a meno che il contribuente irlandese non si assumesse le intere perdite.

Telegraph: Il QE di Draghi è troppo poco per i mercati ma troppo per la Germania

Un commento di Ambrose Evans Pritchard sul Telegraph sottolinea - come avevamo già osservato - che la resistenza della Germania sta tagliando le gambe a Draghi e alle sue manovre di politica monetaria - che comunque non risolverebbero.



2 Ottobre 2014
Mario Draghi, presidente della BCE, sembra incapace di ottenere il sostegno della Germania al suo piano di stimoli da un 1 trilione di
 
Le borse europee hanno subito in un giorno solo il più ripido crollo da 15 mesi a questa parte, dopo che la Banca centrale europea ha ritirato il suo impegno per un blitz di stimolo da 1 trilione di € e non è riuscita a chiarire la scala del quantitative easing.

02/10/14

La Germania sostituisce la Cina come spauracchio del surplus commerciale

Ian Talley sul blog Real Time Economics del Wall Street Journal sottolinea il ruolo della Germania nell’economia europea e globale. Lungi dall’essere di aiuto ai suoi vicini, il modello tedesco sta creando squilibri globali, riguardo ai quali le istituzioni internazionali e gli Stati Uniti non sembrano disposti a stare a guardare. Dopo tutto il gran parlare di “svalutazioni valutarie competitive”, il problema è che la valuta unica europea è sottovalutata del 15% rispetto all’economia tedesca.
Il cambio svalutato della Cina ne ha fatto un’appestata per le industrie statunitensi e uno dei bersagli preferiti di innumerevoli diatribe e sentenze politiche volte a censurare Pechino per la sua politica valutaria.

 
Ma è un alleato chiave degli Stati Uniti, la Germania, che sta minando la crescita dell’economia globale, secondo i dati più recenti sulle eccedenze commerciali pubblicati dal Fondo Monetario Internazionale.

Un'Europa in crisi, governata da mediocri

Su Market Watch, Darrell Delamaide prende in esame la nuova Commissione Europea che sta per entrare in carica: composta in gran parte da uomini mediocri e di secondo piano,  vincolata dall’istituzione di vice presidenti tutti di orbita tedesca, e priva di quel senso di urgenza che sarebbe il minimo nel bel mezzo di un vortice di deflazione e di una crisi  politica esistenziale.

Jean-Claude, stai facendo un lavoro eccezionale!

WASHINGTON (MarketWatch) — Jean-Claude Juncker sta tentando di far passare il suo tentativo di ristrutturare l’ingombrante Commissione Europea come una “razionalizzazione”, ma potrebbe in realtà trascinare Bruxelles ancor più profondamente nelle pastoie burocratiche.

01/10/14

F. Coppola: L'Europa Punta Contro gli Scogli

Un bellissimo articolo di Frances Coppola su OpenDemocracy sostiene che la crisi dell'eurozona si è semplicemente trasformata da acuta in cronica, e risponde alle proposte di chi crede nell'illusione del "più Europa":  come si approfondisce l'integrazione, si approfondisce anche sempre di più il deficit democratico di questa organizzazione di eurocrati non eletti. I primi anni '30 in Germania non sembrano aver insegnato nulla.



Frances Coppola risponde all'articolo 'Dove va l'Europa?', scritto da Yanis Varoufakis e James Galbraith. La crisi dell'euro è finita, vero? Un attimo... si è semplicemente trasformata da acuta in cronica.
 
Tutto è tranquillo in Europa. L'inflazione è sotto controllo, ci sono segnali di ripresa in alcuni paesi periferici, la disoccupazione, anche se è ancora troppo alta, non cresce più. Le banche sono sotto il controllo della BCE, costrette a ripulire i loro bilanci e a raccogliere capitali per proteggere gli stati sovrani dai costi dei fallimenti bancari. E si fanno piccoli passi verso una unione bancaria e anche verso l'unione fiscale. La crisi dell'euro quindi è finita, vero?