11/01/14

In Germania la povertà raggiunge un nuovo record

Il World Socialist Web Site ci ricorda che larghi strati della popolazione tedesca hanno pagato il prezzo dell'espansionismo mercantilista dell'élite industriale e finanziaria del loro paese, e stanno continuando a pagarlo: in Germania la povertà relativa supera il 15% (con profonde disparità regionali). 
(Per ulteriori approfondimenti  qui, qui, e qui.)


di Konrad Kreft – 6 gennaio 2014

Alcuni giorni prima delle vacanze natalizie la Joint Welfare Association ha pubblicato un report sullo sviluppo della povertà in Germania a livello regionale durante il 2013. Il titolo era “Tra prosperità e povertà – un test sul punto di rottura”. Il report smentisce la propaganda ufficiale secondo la quale la Germania sarebbe rimasta perlopiù immune dagli effetti della crisi e sarebbe un paradiso di prosperità in Europa.


Secondo il rapporto, la povertà in Germania ha “raggiunto un triste record”. Intere città e regioni sono state spinte in una crisi economica e sociale sempre più profonda. “Le forze centrifughe sociali e regionali, misurate in termini di divario dei redditi, sono cresciute drammaticamente in Germania dal 2006 ad oggi,” dice il rapporto. La Germania si trova di fronte a “un test sul punto di rottura”.


“Tutte le tendenze positive degli ultimi anni sono giunte a un punto morto o si sono addirittura invertite. La Germania non è mai stata tanto divisa come lo è oggi,” dice Ulrich Schneider, direttore esecutivo della Joint Welfare Association al momento della pubblicazione del report.

L’associazione contraddice esplicitamente la rappresentazione dei fatti del governo tedesco, il quale afferma che
dal 2005 la povertà è rimasta stabile  o è addirittura diminuita. Nel suo Report sulla Povertà e la Ricchezza della primavera 2013, il governo aveva utilizzato uno studio dell’Istituto Tedesco per la Ricerca Economica (DIW) dell’ottobre 2012. Tuttavia, aveva omesso il fatto che il DIW aveva utilizzato solamente i dati fino al 2010, i quali mostrano un  declino marginale del tasso di povertà comparato con il 2009.

Nel 2011, però, “il tasso di povertà è cresciuto ancora a passi da gigante, superando per la prima volta il 15 percento”. La Joint Welfare Association ha anche criticato indirettamente il DIW, dicendo che “
nell’ottobre del 2012 erano certamente disponibili dei dati aggiornati”. Nel suo studio il DIW, che è un’istituto pro-business, a quanto pare ha voluto dare un assist al governo, evitando di fargli una pubblicità negativa per la campagna elettorale del 2013.

Il report del 2013 della Joint Welfare Association rileva una “tendenza molto chiara ad un aumento della povertà nella Repubblica Federale Tedesca. Dal 2006 al 2012 la povertà è cresciuta progressivamente dal 14 percento fino al picco del 15,2 percento. Questa tendenza nel 2010 è solo leggermente rallentata, ma non si è fermata, né tantomeno invertita.”

Nel report il “tasso di povertà relativo”, o rischio povertà, è definito nei termini di un reddito inferiore del 60 percento rispetto al reddito medio. Nel 2012 tale soglia di povertà era fissata a 869 euro al mese per un nucleo familiare formato da una singola persona, e di 1826 euro al mese per una famiglia di quattro persone con due figli sotto i 14 anni.

Lo studio indica che gli assegni a sostegno del reddito previsti dalle leggi “Hartz IV” erano insufficienti a soddisfare le necessità nel 2012 e sono stati tenuti all’incirca il 30 percento sotto il necessario per ragioni di budget.

Il report smonta la narrativa ufficiale secondo cui la lieve ripresa economica degli ultimi anni e il calo della disoccupazione avrebbero avuto un impatto positivo sulle condizioni sociali dei lavoratori. È vero il contrario, come emerge dal report: “L’andamento della povertà, in base ai dati, si è sganciato dallo sviluppo economico ... [con] una significativa tendenza all’aumento nel medio termine.”

L’associazione esamina la divergenza tra lo sviluppo economico e la povertà. Nel 2011, quando la Germania riportava una crescita economica del 3,9 percento in termini reali, nonché una disoccupazione in calo, il tasso di povertà è balzato dal 14,5 al 15,1 percento. Nel 2012, quando la crescita economica è stata di appena lo 0,9 percento in termini reali e il tasso di disoccupazione è rimasto invariato, il tasso di povertà è cresciuto solamente dello 0,1 percento.

In altre parole, mentre i profitti della crescita finiscono nelle tasche dell’élite finanziaria e commerciale, i nuovi posti di lavoro che vengono creati sono a basso salario. Lo sfruttamento e la povertà sono in aumento.


Il report dice che questa divergenza “indica innegabilmente i bassi salari e un’occupazione precaria e inadeguata. ...  Il buon successo statistico delle politiche del lavoro si è avuto chiaramente al prezzo di un'americanizzazione del mercato del lavoro, il fenomeno dei ‘lavoratori poveri’.”


Come negli anni precedenti, lo studio utilizza i dati per stabilire una “classifica nazionale” degli Stati federali tedeschi. La classifica vede cambiamenti minimi rispetto allo studio del 2011,  solamente Amburgo e la Renania-Palatinato cambiano posizione.

Le “prime posizioni” per povertà sono occupate da Stati governati dall’SPD (Partito Socialdemocratico): Brema, che ha un tasso di povertà del 23,1 percento, il Meclemburgo-Pomerania Anteriore (22,9 percento) e Berlino (21,2 percento). Seguono la Sassonia-Anhalt (20,9 percento), la Sassonia (18,9 percento) e Brandeburgo (18,3 percento), governati da una coalizione SPD-Linke. L’ultimo degli Stati menzionati ha visto una crescita della povertà di 1,4 punti percentuali e “non può più essere collocato nel mezzo” della classifica.

Gli Stati della Germania meridionale del Baden-Württemberg (11,1 percento) e della Baviera (11,2 percento) hanno registrato i tassi di povertà più bassi. Il terzo tasso di povertà più basso è dell’Assia (13,2 percento).

Complessivamente, il divario tra regioni “ricche” e “povere” si sta ampliando, mentre la povertà nella maggior parte degli Stati è in crescita, secondo i dati dell’associazione. Undici dei sedici Stati federali hanno registrato dati peggiori rispetto all’anno precedente. Lo studio conclude che “per le regioni prospere le cose vanno sempre meglio, mentre per le ‘regioni in povertà’ le cose continuano a peggiorare”. Quindi
in Germania non solo le “forze centrifughe” sociali, ma anche quelle regionali, sono aumentate.

Un “particolare dramma” si sta sviluppando nella Ruhr la quale, insieme a Berlino, è stata “
identificata per la prima volta dal Report sulla Povertà del 2011 come una regione della Germania in condizioni di speciale povertà”. In questa ex area industriale ha avuto luogo “uno sviluppo della povertà senza limiti”. Dal 2006 la povertà nella Ruhr, l’area metropolitana più popolosa della Germania con oltre 5 milioni di abitanti, è cresciuta in media dello 0,6 percento all’anno, raggiungendo un tasso complessivo del 19,2 percento nel 2012.

Ad essere più colpite sono le città di Dortmund e Duisburg, dove i tassi di povertà sono arrivati rispettivamente al 26,4 percento (in aumento di 2,2 punti percentuali) e al 25,1 percento (in aumento di 1,6 punti percentuali). Con ciò “il tasso di povertà di Dortmund è aumentato del 42 percento in confronto al 2005, e di circa il 48 percento a Duisburg.”

Dallo studio emerge che “intere regioni stanno precipitando in una spirale discendente o ci sono già dentro”. Il risultato sono infrastrutture pubbliche fatiscenti e la fuga dei professionisti e delle loro famiglie “verso sedi più attraenti”.

L’associazione prevede un ulteriore drammatico peggioramento della situazione per i prossimi anni. A partire dal 2020 si applicherà il “tetto del debito” prescritto dalla Costituzione, il che proibirà agli Stati federali di prendere nuovi prestiti. Tagli massicci alla spesa aggraveranno la povertà, specialmente negli Stati già afflitti.

Stati come Brema e Saarland dovranno “tagliare la spesa di una quota tra un quinto e un quarto, al fine di rientrare nel tetto del debito sotto le attuali condizioni”. Questo porterà a “tagli quasi inevitabili nei ‘servizi di volontariato’ e quindi specialmente nella sfera sociale, così come nella cultura, nell’educazione e nello sport.”

In aggiunta, il sistema di trasferimenti finanziari perequativi tra gli Stati scade nel 2019. “Se gli Stati già finanziariamente deboli riceveranno trasferimenti minori rispetto al passato, la loro già difficile situazione finanziaria peggiorerà ulteriormente,” avverte il report. “La spaccatura tra gli Stati tedeschi ricchi e quelli finanziariamente più deboli, tra regioni prospere e regioni povere, si amplierà ancora di più.”

26 commenti:

  1. Ho conosciuto "barboni ricchissimi" e miliardari poverissimi". Bisogna prima stabilire cose intendiamo per "povertà". Ma nel mondo della blogsfera economico\finaziaria, l'unico parametro della vita, sembra che siano i soldi. E poi la gente si lamenta che "il gioco è truccato\sporche brutte banche centrali\tutto colerà a picco\ecc\ecc.."
    Beh... siete i PRIMI che pensano e ragionano nei termini che una banca centrale VUOLE che ragionate.
    Scusate ma più che esseri umani, mi sembrate "contamonete".
    Nulla più.
    IL TEMPO è la cosa più preziosa del MONDO!
    Vi invito a COMPRARLO o VENDERLO... ;-)
    Forse poi capirete.
    il.gem
    P.s:La ricchezza di andare a dormire quando si ha sonno, svegliarsi quando ci si sveglia, mangiare quando si ha fame e bere quando si ha sete... la ricchezza di non dover ricevere ordini da nessuno e non sottostare a niente e nessuno... vi sembra poco?
    Sono più LIBERO e RICCO io... di Bill Gates o Silvio Berlusconi...

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    1. Gemmologo mi spiace ma il tuo bel discorsetto sulla vera felicità non tiene. Non vogliamo accumulare soldi e contare le monete, ma condizioni di lavoro che permettano ai giovani di dare un contributo lavorativo dignitoso alla società, secondo le loro capacità e le loro personali inclinazioni, agli anziani di andare in pensione a un'età tale da potersi godere in santa pace la fase forse più interessante della vita, alle famiglie di non essere arrovellate dalla preoccupazione di non potersi concedere una casa riscaldata, un'alimentazione buona, le cure necessarie ecc ecc.
      Non ce la raccontiamo.
      (Perché la vita del clochard, o del sadhu indiano, sia una vita libera, occorre che sia stata una scelta. I santi esistono, lo so..;) ma ciò non toglie.)

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    2. Come, Carmen, non siamo qui a promuovere la mercificazione di tutte le cose Ad Maiorem Mammonae Gloriam e per diventare ricchi sfondati come Berlusconi?! XD

      (Scusa lo sfottò, Gemmologo, ma meglio così che piccato no?)

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    3. Come dice Carmen alla base ditutto ci deve essere una scelta. Per una questione di dignità e di giustizia lo Stato deve assicurare a tutti il minimo indispensabile tanto da soddisfare i bisogni primari e quelli di una cura decente in caso di malattia.L'idea di decrescita ci può anche stare ma deve essere il popolo sovrano che decide se attuarla e in che modi (vedi ad. esempio ciò che scrivono Badiale e Tringali). Questa che stiamo vivendo non è la decrescita che intendono appunto Badiale e Tringali ma un impoverimento generale solo per favorire l'èlite che ha deciso questo piano delinquenziale. La tua idea di decrecita valla a raccontare alle madri greche che non avendo la possibilità di dar da mangiare ai propri figli li devono lasciare negli orfanotrofi dove almeno fino a poco tempo fa c'era ancora la possibilità di aiutare le famiglie in difficoltà. (Carmen due o tre mesi fa forse non ricordo) ne ha parlato pubblicando un post su questo argomento.
      Nessuno qui vuole accumulare chissà quale ricchezza, vorremmo solo accumulare giustizia e verità affinchè il nostro Paese possa di nuovo decidere in piena libertà cosa fare del proprio futuro. Quelli che la pensano come te sono funzionali al sistema, se questo ti appaga beato te!

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    4. sento puzza di decrescita (in)felice ...

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  2. Anschluss di Giacché una spiegazione la da, infatti il tasso di povertà è più alto nell'ex est. Bisognerebbe ficcarla nel capo ai piddini nostrani che pensano al "piueuropa", li hanno avuto "piugermania".
    Al Gemmologo ricorderei che il decrescismo spesso è rassegnazione all'impoverimento indotto. Un disoccupato di tempo libero ne ha a iosa, si potrebbe andare a raccontargli la storia dell'asino che quando imparò a vivere senza cibo morì d'inedia...

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  3. Per quanto l'articolo riporti dati verosimili non capisco il carattere sensazionalistico. Forse ciò è dovuto al fatto che qualcuno reputava la Germania il Paese abitato da ricconi in auto e case di lusso. Forse ha mescolato la ricchezza globale con una presunta ricchezza generalizzata. Io in Germania ci vado spesso da decenni e la conosco molto bene e ho sempre incontrato le due facce di una qualsiasi società: ricchezza e povertà. Ma altrettanto ho sempre ravvisato una condizione di povertà diffusa inferiore alla nostra o a quella che mi è capitato di vedere negli USA, in Francia o in Gran Bretagna. Se fate una analisi comparata con altri Paesi vedreste che la situazione è così dappertutto e in molti casi maggiore. Negli USA ad esempio dove una metropoli come Detroit ha dichiarato bancarotta così come altre diverse altre municipalità mentre le statistiche raccontano di crescita del PIL di alcuni punti percentuali. Insomma se faceste un confronto internazionale emergerebbe che la Germania si trova in una posizione comunque migliore rispetto a molte altre realtà, nostra inclusa che se non fosse per le famiglie che fungono da welfare per i giovani soffrirebbe una condizione ben più drammatica.

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    1. No, nessuno reputava la Germania un paese di ricconi. Come in tutti i paesi, soprattutto negli ultimi trent'anni, abbiamo assistito a una polarizzazione crescente della ricchezza con impoverimento della classe media e arricchimento dei più ricchi. Il fatto significativo, e mi pare ben sottolineato dall'articolo, è la forbice tra la crescita del paese guidata dall'export e l'impoverimento crescente della popolazione. Cosa che può essere utile da sapere, non tanto perché dimostra che la Germania è più povera di altri paesi (cosa che sappiamo benissimo che non è, in Germania possono permettersi un livello di welfare ancora miseramente migliore del nostro, ad es.), ma perché dimostra che non è l'intera popolazione ad avvantaggiarsi dei profitti dell'export, ma la solita piccola élite. E che le politiche mercantiliste hanno portato a un generale peggioramento delle condizioni di vita del popolo tedesco. La dinamica è quella che la conta giusta, non il dato assoluto...

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    2. Nessuno dice che negli USA si sta meglio che in Germania anzi! Ma questo dimostra che con le sue politiche mercantiliste non solo impoverisce tutta l'Europa me non riesce neanche a garantire a tutti i suoi abitanti un tenore di vita decente aumentando la disparità tra chi già è ricco e chi giorno dopo giorno si impoverisce sempre di più.
      Un argomento in più per dimostrare che la UE e l'euro che rappresentano le politiche economiche a firma tedesca non sono certo il sole dell'avvenire.

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    3. ci sono anche le Detroit tedesce, eccome.
      qui un articolo che descrîve la situazione in certe città tedesce, senza gli occhiali rosa.

      http://www.heise.de/tp/artikel/40/40553/1.html

      e qui la sitatiuzione del lavoro in Germania:

      http://www.fokus-werkvertraege.de/informiert-sein/artikeluebersicht/audi-im-geschaeft-mit-werkvertragsbeschaeftigten/

      http://www.hensche.de/Tarifvertrag_fuer_Werkvertragsbeschaeftigte_bei_Werft.html?print

      http://www.hinzundkunzt.de/werkvertrage-und-leiharbeit-werden-normalitat/



      http://www.christian-meyer-gruene.de/im-landtag/artikel/artikel/antrag-missbrauch-von-werkvertraegen-bekaempfen.html

      mayer werft e un diretto concorrente di fincantieri, cioè cosruisce navi da crociera.
      dopo la morte di due operai romeni Hanno introdotto la paga minima di 8.5€. prima quadagnavano tra i 4-6€.



      la confindustria tedesca e i sindacati italiani sono Simili, possono fare quel cazzo che vogliono, vengono protetti dalla politicha e dalla legge. in italia i danni ce la il datore di lavoro, in Germania l'operaio, questa e la diferenza.

      saluti paolo

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  4. Separiamo la questione in due: la prima riguarda la cattiva distribuzione del reddito, fenomeno che caratterizza tutti i Paesi, non solo la Germania, l'Italia o l'Eurozona. Questa è la causa della difficoltà di crescita nei Paesi più avanzati, aggravata poi sicuramente dallo shock finanziario. Sicuramente occorre intervenire politicamente affinchè i profitti vengano distribuiti più equamente. La seconda questione riguarda invece l'oggetto di questo articolo che rappresenta a mio avviso una situazione eccessivamente drammatizzata. La Germania grazie alle sue performance ha creato oltre 2 milioni e mezzo di posti di lavoro dal 2002 ma ha anche attratto centinaia di migliaia di cittadini dai Paesi dall'est Europa alla ricerca di un lavoro che nella maggior è avvenuto. Certo molti di questi lavori sono stati trovati nel settore dei servizi (birrerie, pizzerie, gelaterie, ristoranti, alberghi etc...) attraverso i famosi contratti minijobs e midijobs, che sono contratti part-time. Si possono mettere sotto accusa, ma occorre sapere che prima della riforma del 2003 (i minjobs c'erano anche prima ma erano più rigidi e quindi meno utilizzati) i milioni che oggi ufficialmente hanno quel tipo di contratto venivano pagati in 'nero'. In pratica i minijobs prevalentemente hanno fatto emergere quello che prima era nascosto e le statistiche a questo punto ne vengono stravolte.
    Insomma in Germania sembra che vi sia un numero di poveri alquanto elevato (qui si parla del 15%) ma è comunque inferiore al dato in altri Paesi (per l'Italia se non sbaglio l'Istat dava un 25%) ed è per questo che non condivido l'eco dato da questo articolo. In statistica c'è un indice, l'indice di Gini, che raffigura il livello di distribuzione del reddito in un Paese, ne riporto qualcuno tratto dal sito dell'OCSE e relativi al 2010 (più basso è il valore e meglio è distribuita la ricchezza): Germania 0,286; Italia 0,319; UK 0,341; Francia 0,303; USA 0,380.

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    1. Sulla prima questione siamo perfettamente d'accordo.
      Sulla seconda puntualizzerei alcune cose:

      1. La disoccupazione in Germania non è sempre stata bassa come ora, ma ha iniziato a scendere solo dal 2006, mentre prima era tra le più alte dell'eurozona. L'andamento storico della disoccupazione in Germania lo trovi a questo link.

      2. Come dice bene l'articolo, il fatto più preoccupante è che la crescita economica in Germania non sta portando alcun vantaggio a larghi strati della popolazione (i profitti finiscono in tasca a pochi), e perfino la riduzione della disoccupazione non si sta associando ad una riduzione del tasso di povertà, che invece aumenta. L'articolo parla opportunamente di fenomeno dei "lavoratori poveri" in Germania. (L'Italia avrà dati peggiori? e certo! siamo in recessione cronica.)

      3. Come già sottolineato giustamente da Carmen, in linea generale, più che il valore di una certa variabile in un certo momento conta la sua dinamica nel tempo.

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    2. Aggiungo anche che:
      4. Il dramma maggiore è nel rapporto con gli altri paesi (come ho fatto notare anche in un commento qui sotto). Se la Germania, che è il paese forte e che cresce, lascia che disuguaglianze e povertà aumentino, allora nei paesi più deboli e più in difficoltà di lei (cioè ormai quasi tutti gli altri) che le sono legati, le cose saranno inevitabilmente destinate ad andare da così a peggio... a molto peggio... ad estremamente peggio.

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  5. I minijobs sono serviti come aiuto di stato mascherato alle imprese tedesche e comunque l'articolo sconfessa il luogocomune che dipinge la Germania come una stella polare da seguire supinamente. Il dato riportato non dice che la Germania sta peggio dell'Italia o della Francia dice solamente che se la Germania continua di questo passo la situazione generale sarà sempre meno rosea a dispetto di chi afferma che se l'eurozona seguisse le riforme tedesche diventerebbe di botto un paradiso.

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    1. Esatto, il guaio è che se la situazione in Germania (il paese forte) è quella, allora in Grecia (il paese debole) la situazione è questa. E non è una bella situazione.

      (La Germania, anziché essere ciò che potrebbe, cioè la locomotiva d'Europa, continua imperterrita ad andare a rimorchio, con un surplus commerciale che è il maggiore del mondo - nel 2012 quasi 240 mld di dollari, contro i 190 della Ciiiiiina. È un modello che ovviamente non si può estendere a tutti.)

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    2. Dissento completamente dal luogo comune che i contratti minijobs e midijobs siano un aiuto alle imprese perchè questo deriva da una lettura sommaria dei dati nel suo complesso senza entrare nei dettagli. Dei circa 7,4 milioni di minijobber circa 2/3 sono donne e questo perchè sono facilmente loro a preferire lavori part-time onde conciliare lavoro e famiglia. Poi ci sono gli studenti universitari, le cui rette sono ben superiori ad esempio alle nostre e da loro il portafoglio di mammà non è così generoso come nel Paese dei figli 'so piezz'e core'. Aggiungiamo diversi pensionati che arrotondano le pensioni che da sempre sono calcolate con il metodo contributivo e quindi inferiori (in media) alle nostre e finiamo con chi ha un lavoro full-time ma per arrotondare anzichè fare straordinari (se fosse possibile) preferisce fare qualche ora alla settimana in altro ambito con qualche lavoretto part-time e contratto minijobs sui quali non paga tasse e contributi. Veniamo ora al punto, dove lavorano i minijobber? Prevalentemente nei servizi, anche a casa (Minijobs in Privathaushalten), e nel settore commerciale (Minijobs im gewerblichen Bereich). Ma pochi, dal numero pressochè irrilevante, nelle aziende manifatturiere. Perchè? Per due motivi. Primo nelle aziende manifatturiere la necessità di lavoratori part-time è molto bassa e secondo perchè alle aziende non serve ricorrere ai minijobs per ridurre il costo del lavoro, che comunque rimane tra i più alti dell'Eurozona, perchè fino ad oggi non era previsto un salario minimo definito per legge. Aggiungerei che i minijobs hanno poi un limite temporale: non possono avere una durata superiore ai due mesi o 50 giorni lavorativi nell'arco di un anno. Pertanto se acquistiamo un aspirapolvere, una radio, un qualsiasi prodotto made in Germany, di minijob dentro c'è davvero poco.

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    3. Maurizio, mentre tu dissenti imprenditori del lombardoveneto stanno scoprendo che mentre loro pagano un operaio specializzato 2500€ lordi al mese, i concorrenti bavaresi pagano 400€ a minijob, che di mini hanno il salario ma non il tempo. Lascia pure che per sostituire un operaio ci vorranno piu' minijobber perche' so' scarsi, lascia pure che lavorino meta' tempo, con 4 minijobber ci sostituiscono un operaio. Alla modica cifra di 1600€. competitivo no? In questo senso il minijob e' un aiuto di stato, cioe' i contributi ce li mette il Bund, mica l'imprenditore. L'INPS invece se li becca tutti dal nostro di imprenditore, assieme al fisco e compagnia bella.
      Dissenti pure su questo?

      Poi sul resto permettimi, ma ci sono molte imprecisioni. non e' vero che 2/3 sono donne che preferiscono il part time, non e' vero che le rette universitarie sono piu' alte (in tanti Länder erano gia' 0, ora anche la Baviera, il piu' conservativo, le ha abolite) e gli studenti si arrabattano come possono ad arrivare a fine mese, schiacciati dal magro Bafög e dgli affitti in esplosione, oramai si vedono continuamente crocchie di studenti ragionare su che biglietto prendere e se fare un pezzo di Tram/U-Bahn/S-Bahn risparmiando magari 20ct ...
      I pensionati hanno grossi problemi tant'e' vero che in citta' ne vedi ad uffa a caccia di vuoti a rendere o che cercano di vendere giornaletti, 1/5 dei pensionati non sbarca il lunario ... e il fatto che lavoratori debbano arrotondare tramite un minijob supplementare testimonia che tanti hanno salari bassi (Niedriglohnsektor) comparabili agli americani Mac-Jobs (cioe' non bastano a campare).
      Le azeinde manifatturiere sostituiscono sempre piu' lavoratori con minijobber (vedi reportage su Mercedes e BMW).
      I minijob avranno anche limiti temporali ma vengono ripetuti, addiritura aziende impiegano lo stesso con minijob multipli; i controlli e le penalita' sono di fatto inesistenti.
      Riguardo alla manifattura vediti l'esempio di qui sopra.

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    4. I lavoratori specializzati in Germania non vengono assunti con contratti minijobs, quindi adesso non raccontiamo storie.
      I contratti (temporanei) con assenza di contributi o con contributi molto bassi li abbiamo pure noi e non sono un aiuto di Stato così come è inteso dalla normativa europea che sarebbe vietato. E' da intendersi come un incentivo.
      I minijobs hanno creato poco lavoro, hanno invece fatto emergere quello che prima era pagato in nero, così come da noi avviene normalmente oggi ed è questo che non capisco delle vostre accuse, da loro vengono pagati alla luce del sole mentre qui sono pagati in nero oppure con contratti che ufficialmente prevedono mezza giornata e invece lavorano una giornata intera. Abbiamo i laboratori clandestini di cinesi che sottraggono lavoro alle aziende italiane nel settore del tessile ma noi ci indignamo dei minijobs quando nemmeno i tedeschi protestano più di tanto visto che nell'accordo di programma tra SPD e CDU si è parlato piuttosto di reddito minimo.
      Dici che non è vero che 2/3 sono donne, credo dal tuo nick che il tedesco lo conosci allora ti riporto il testo originale tratto dall'articolo della FAZ del 10.01.2013: "Insgesamt gab es im Juni des vorigen Jahres rund 7,4 Millionen Minijobber. Das waren 20.000 mehr als ein Jahr zuvor und rund 120.000 mehr als im März 2012. Die Zahl nähert sich damit der Rekordmarke von 7,5 Millionen Minijobbern an, die im Dezember 2011 gezählt worden waren. Dabei bleiben Minijobs vor allem eine Verdienstmöglichkeit, die Frauen wählen. **Frauen stellen mit 63 Prozent fast zwei Drittel der geringfügig entlohnten Beschäftigten**.". Poi vai avanti confermando quello che avevo scritto e cioè che tanti studenti e pensionati lavorano con minijobs per avere un reddito. BMW: se ti informi meglio, anche dall'articolo di Voci dalla Germania, scopri che si parla di contratti interinali e i minijobs non sono interinali.

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  6. Cito un vostro articolo (http://vocidallestero.blogspot.it/2013/04/ma-i-tedeschi-sono-davvero-meno-ricchi.html): il 20% più ricco dei tedeschi ha una ricchezza 149 maggiore del 20% più povero...il problema è la distribuzione della ricchezza, che la HARTZ IV ha contribuito ad accentuare.

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  7. Senti, guarda che i tagli ai salari reali in Germania dal 2003 al 2009 sono dati statistici, ampiamente noti e riconosciuti da tutti, a partire proprio dai tedeschi stessi e dall'OIL.
    I minijob sono solo una parte del fenomeno, ma la stessa "abbiemmevvù", il massimo del prodotto made in germany, è fatta in gran parte da lavoratori precari di appalti esterni sottopagati, come ben informa vocidallagermania.

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    1. Problema sempre determinato dalla HARTZ IV. Un'azienda di prestigio e di nome usa esternalizzare ad altre ditte che abbattono i costi riducendo i salari, così non perde neppure l'immagine e risparmia...accade anche da noi, basti pensare alle cooperative che lavorano per la sanità pubblica...il principio è lo stesso. Si parla sempre di divaricazioni tra profitti e salari. Per questo parlo di cattiva distribuzione della ricchezza.

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  8. Secondo quanto comunicato da Eurostat il 20 dicembre 2012, la Germania con il 22.2 % ha la quota più alta di lavoratori con un basso salario di tutta l’Europa occidentale. In Francia sono solo il 6.1 %, nei paesi scandinavi fra il 2.5 % e il 7.7 % mentre la media dell’Eurozona è del 14.8 %.
    Dall' Intervista del Corriere della Sera a Roland Berger del 4 dicembre 2011
    ,,,Non esiste una sola via per recuperare competitività, posso solo sottolineare il successo delle riforme tedesche, iniziate nel 2003 con una liberalizzazione del mercato del lavoro e un aumento degli stipendi reali inferiore all' incremento della produttività. Poi è seguito il taglio dei costi del sistema sociale, l' aumento dell' età pensionabile a 67 anni, la creazione di un segmento di bassi salari...
    Chi è Roland Berger,
    , è il fondatore della Roland Berger Strategy Consultants, azienda leader mondiale nel settore delle consulenze per imprese e governi
    Tanto per essere chiari se ancora ce ne fosse bisogno.

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  9. Io ti ho risposto in merito alla questione minijobs perchè avevi fatto riferimento a quelli. Ora se parliamo invece dei contratti regolari concordo sul fatto che questi siano rimasti invariati nel loro valore reale, lo dicono le statistiche ufficiali tedesche stesse e non solo i blog, tant'è che indirettamente l'ho fatto presente nel precedente mio commento in cui ho scritto che alle aziende non servono i minijobs per ridurre il costo del lavoro in quanto non c'era fino ad oggi un salario minimo, oltre al fatto che possono affidarsi al lavoro interinale. Certo che le imprese tedesche hanno sfruttato gli immigrati offrendo loro salari inferiori, nulla di diverso da quanto abbiamo fatto noi con i nostri immigrati regolari. O di quanto hanno fatto le imprese francesi ma anche quelle inglesi. Scusate, ma nel settore del tessile lo sappiamo tutti qual'è la situazione (almeno avendo letto quanto è accaduto drammaticamente qualche mese fa in cui è scoppiato un incendio in un laboratorio clandestino di cinesi) in cui aziende italiane sono state costrette a chiudere o a scendere a patti per sopravvivere di fronte al fenomeno dell'appalto a laboratori clandestini e illegali. E noi enfatizziamo una situazione comunque regolare anche se criticabile in Germania facendo finta di nulla di fronte a quanto accade in casa nostra? Magari assieme a Voci dall'Estero non sarebbe male affiancare anche un Voci dall'Italia.

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  10. Bassi salari. Intanto sarebbe utile conoscerne la definizione per rendersi conto che non è un valore confrontabile tra Paesi in quanto non è omogeneo, cioè non fa riferimento ad un unico reddito fisso a parità di potere di acquisto. Per basso salario si intende quello inferiore ai 2/3 della media nazionale. Ora in un Paese il cui reddito medio è stato pari nel 2012 a 35.220 euro (Germania - dati OCSE) i redditi considerati 'bassi' o low-wages sono quelli inferiori ai due terzi quindi: 23.580 €/anno, mentre per un secondo Paese in cui il reddito medio nel 2012 è stato di 28.590 euro (Italia - dati OCSE) i redditi considerati 'bassi' sono quelli inferiori a 19.060 €/anno.
    Considerando che si parla di redditi lordi comprendi anche tu che sarebbe opportuno procedere ulteriormente considerando quelli netti, perchè una cosa è avere un reddito di 16.000 € netti all'anno /circa 70% del loro) ed un'altra è avere 11.000 € netti all'anno (circa 60% del lordo) se il costo della vita sostanzialmente non è molto diverso o addirittura nel Paese a reddito inferiore il costo dovesse risultare superiore.

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    1. Sottolineo che nell'articolo non si fa mai menzione ad altri paesi, e che lo scopo dello studio che esso commenta è di riportare la dinamica del fenomeno (della povertà relativa, che è ovviamente legato anche ai bassi salari) nella sola Germania negli ultimi anni.
      Che in molti altri paesi dell'eurozona ci siano situazioni peggiori è ovvio e nessuno ne dubita. Ma ripeto, lo scopo non è fare un confronto (totalmente inutile) tra la Germania e gli altri per dire chi sta peggio, ma quello di fare un confronto della Germania con se stessa, per evidenziare una dinamica (sui bassi salari, si veda anche questo). Di ciò parla l'articolo.
      E il fatto che questa dinamica si evidenzi nel paese più forte nonché leader dell'eurozona (quello sulla cui scia gli altri devono stare), è un problema. (Questo lo aggiungiamo noi.)

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  11. Qui non si enfatizza niente si dice solamente che la "Germania" non è la panacea di tutti i mali (ribadito 100 volte nelle risposte ai tuoi commenti). "Voci dall'Italia" ce ne sono tante basterebbe leggerle con attenzione: orizzonte 48, goofynomics, icebergfinanza ecc. Voci dall'estero riporta articoli che possono essere messi a confronto con la situazione italiana. Ho riportato Eurostat e Berger per ribadire che i salari bassi e quindi anche i minijobs sono aiuti di Stato mascherati perchè se è vero che molti sono utilizzati nei servizi è anche vero che tante aziende se ne servono per avere merce a basso costo. Sono aiuti di Stato perchè lo Stato sopperisce a quello che dovrebbe essere di competenza dell'azienda come costo del lavoro. In ultimo se lo dicono anche i tedeschi che i salari sono bassi o come dice Berger "creazione di un segmento di bassi salari" o come riporta Karl Brenke, analista a Diw, l'Istituto tedesco di ricerche economiche con sede a Berlino. "... Eppure in questa campagna elettorale dai toni abbastanza bassi, il tema è appena accennato. «Uno dei problemi meno affrontati del nostro sistema - spiega - è costituito dall'espandersi degli impieghi pagati poco, meno di 9,5 euro all'ora. Stiamo parlando di un quarto del lavoro dipendente». http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-09-21/prezzo-minijob-082219.shtml?uuid=AbFzSCZI
    oppure: http://bancadati.italialavoro.it/bdds/ViewScheda.action?product=DOCUMENTA&uid=3fc31885-cebb-41d1-9a18-3596876c65d0&title=scheda
    "...Di fatto, su 45 mila disoccupati che hanno accettato di essere collocati in affitto, meno di un terzo ha trovato un posto di lavoro coperto dall'assicurazione sociale. Viene sottolineato come l'espansione dei Mini-Jobs, abbia di "positivo" soltanto l'occultazione di milioni di disoccupati. Di fronte alla creazione di posti di lavoro per bassi salari, per contrappeso sono stati eliminati 340 mila posti di lavoro stabili a tempo pieno. Viene mostrato come già da molto tempo gli IMPRENDITORI TRAGGONO VANTAGGIO (il maiuscolo è mio) dalle riforme del mercato del lavoro. Coloro che ricevono l'indennità di disoccupazione sono obbligati ad accettare ogni offerta di lavoro. Essi, inoltre, non possono oltrepassare una certa soglia di patrimonio. Viene riportato il giudizio negativo del sindacato: il DGB dell'Assia ha registrato un bilancio distruttivo dell'applicazione della Riforma Hartz. Viene poi rilevato come spesso gi operai tedeschi vengano sostituiti da lavoratori dell'Europa dell'Est a costo più basso. La critica del sindacato è incentrata sul fatto che spesso i lavoratori interinali ricevano un salario inferiore a quello dei lavoratori standard e come la delocalizzazione produttiva all'estero abbia provocato l'eliminazione di molti posti di lavoro in Germania..."
    tu perchè continui ad affermare che in fondo non sono tanto bassi perchè sarebbe utile conoscerne la definizione ecc.? l'Istituto tedesco di ricerche economiche con sede a Berlino o la banca dati di Italialavoro evidenziano in modo palese che qualche problemino rispetto ai salari in Germania c'è.

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