12/12/22

I "Twitter Files" parte terza - La rimozione di Donald Trump



La terza puntata  sul verminaio di Twitter finalmente scoperchiato: messi a nudo gli strumenti di censura utilizzati nel periodo precedente alle elezioni presidenziali, che poi chiaramente hanno aperto la strada alla vera e propria rimozione del Presidente Trump.

Grazie a @Maur0068 per il suo enorme lavoro.

THREAD: The Twitter Files LA RIMOZIONE DI DONALD TRUMP

2. Il mondo conosce gran parte della storia di quanto accaduto tra i disordini al Campidoglio del 6 gennaio e la rimozione del presidente Donald Trump da Twitter l'8 gennaio...

3. Vi mostreremo ciò che non è stato rivelato: l'erosione degli standard all'interno dell'azienda nei mesi prima del J6 [the 6th of January], le decisioni dei dirigenti di alto rango di violare le proprie politiche e altro ancora, tra cui, dietro le quinte, l'interazione continua e documentata con agenzie federali.

4. Questa prima parte copre il periodo precedente alle elezioni fino al 6 gennaio. Domani, @Shellenbergermd descriverà in dettaglio il caos all'interno di Twitter il 7 gennaio. Domenica @BariWeiss rivelerà le comunicazioni interne segrete durante la giornata decisiva dell'8 gennaio.

5. Qualunque sia la tua opinione sulla decisione di rimuovere Trump quel giorno, le comunicazioni interne su Twitter tra il 6 gennaio e l'8 gennaio hanno una chiara importanza storica. Anche i dipendenti di Twitter hanno capito in quel momento che si trattava di un momento storico.

                                        [è la prima volta che sospendiamo un capo di stato?]

6. Subito dopo aver bloccato Trump, i dirigenti di Twitter hanno iniziato a elaborare un nuovo potere. Si sono preparati a bloccare i prossimi presidenti e la Casa Bianca del futuro, forse anche Joe Biden. La "nuova amministrazione", afferma un dirigente, "non sarà sospesa da Twitter a meno che non sia assolutamente necessario".


7. I dirigenti di Twitter hanno rimosso Trump in parte per quello che un dirigente ha definito il "contesto circostante": le azioni di Trump e dei suoi sostenitori "nel corso delle elezioni e francamente negli ultimi 4 anni". Alla fine, hanno guardato un quadro generale. Ma questo approccio può essere un'arma a doppio taglio.


8. Il grosso del dibattito interno che ha portato alla messa al bando di Trump ha avuto luogo in quei tre giorni di gennaio. Tuttavia, la cornice concettuale era stata preparata nei mesi precedenti le rivolte del Campidoglio.

9. Prima di J6, Twitter era un mix unico di comandi automatizzati, basati su regole, e di moderazione più soggettiva da parte dei dirigenti senior. Come riferito da @BariWeiss, l'azienda disponeva di una vasta gamma di strumenti per manipolare la visibilità, la maggior parte dei quali sono stati utilizzati contro Trump (e altri) prima del J6.

10. Con l'avvicinarsi delle elezioni, gli alti dirigenti - forse sotto la pressione delle agenzie federali, con le quali si incontravano più frequentemente con il passare del tempo - si sono trovati a lottare sempre più contro le loro stesse regole e hanno iniziato a parlare di "vios"(quando qualcuno dice qualcosa che ti offende/ti provoca; abbreviazione per "violazione", ndt) come pretesti per fare ciò che probabilmente avrebbero fatto comunque.

11. Dopo J6, dei messaggi sulla chat interna Slack mostrano che i dirigenti di Twitter scherzavano sull'intensificarsi dei loro rapporti con le agenzie federali. Ecco Yoel Roth, il capo di Trust and Safety [Trasparenza e Sicurezza], che si lamenta della mancanza di descrizioni "abbastanza generiche" nell'agenda per nascondere i suoi incontri con persone "molto interessanti".

[...Riunioni Molto Noiose In Cui Non Si Parlerà Assolutamente Di Trump - ASSOLUTAMENTE NO, una riunione con l'FBI, GIURO...]


12. Questi primi articoli si basano su ricerche di documenti collegati a dirigenti di spicco, i cui nomi sono già pubblici. Includono Roth, l'ex capo di Trust and Policy [Trasparenza e Strategia] Vijaya Gadde, e il vice assistente legale (ed ex avvocato dell'FBI) recentemente licenziato, Jim Baker.

13. Un particolare canale di Slack offre una finestra unica sul pensiero in evoluzione degli alti funzionari alla fine del 2020 e all'inizio del 2021.

14. L'8 ottobre 2020, i dirigenti hanno aperto un canale chiamato "us2020_xfn_enforcement". Fino a J6, questa sarebbe stata la sede delle discussioni sulle rimozioni legate alle elezioni, in particolare quelle che riguardavano account di "alto profilo" (spesso chiamati "VIT" o "Very Important Tweeters").


15. C'era come minimo una certa tensione tra le Operazioni di Sicurezza - un dipartimento più numeroso il cui staff utilizzava un processo più basato su regole per affrontare problemi come pornografia, truffe e minacce - e un gruppo più piccolo e più potente di dirigenti politici senior come Roth e Gadde.

16. Quest'ultimo gruppo era una Corte Suprema di moderazione ad alta velocità, che emetteva sentenze sui contenuti al volo, spesso in pochi minuti e sulla base di supposizioni, decisioni istintive [letteralmente "di pancia"], persino ricerche su Google, anche nei casi che coinvolgevano il Presidente.


17. Durante questo periodo, i dirigenti stavano anche chiaramente collaborando con le forze dell'ordine federali e le agenzie di intelligence sulla moderazione dei contenuti relativi alle elezioni. Siamo ancora all'inizio della revisione dei #TwitterFiles, ma ogni giorno scopriamo di più su queste interazioni.

18. A Nick Pickles, direttore del dipartimento Policy, qualcuno chiede se sono autorizzati a dire che Twitter identifica casi di "disinformazione" attraverso "ML (acronimo per "Machine Learning", una branca dell'intelligenza artificiale che, contrariamente alla programmazione tradizionale, predispone un elaboratore ad aumentare le proprie conoscenze dai dati in suo possesso, in modo da poter prendere decisioni in maniera autonoma, ndt), revisione umana e **partnership con esperti esterni*". Il dipendente chiede: "So che è stato un percorso scivoloso... non so se vuoi che la nostra spiegazione pubblica si basi su questo."


19. Pickles chiede subito se possono dire semplicemente "partnership". Dopo una pausa, dice: “ad es. non sono sicuro che descriveremmo l'FBI/DHS  (United States Department of Homeland Security, il dipartimento federale degli Stati Uniti responsabile della pubblica sicurezza, più o meno paragonabile ai ministeri degli interni di altri paesi, ndt) come esperti".


20. Questo post sul caso del laptop di Hunter Biden mostra che Roth non solo si incontrava settimanalmente con l'FBI e il DHS, ma anche con l'Ufficio del direttore dell'Intelligence Nazionale (DNI):


21. Il rapporto di Roth all'FBI/DHS/DNI è quasi ridicolo nel suo tono autoflagellante:

"Abbiamo bloccato la storia del NYP [New York Post], poi l'abbiamo sbloccata (ma dicendo il contrario)... quelli delle Relazioni Pubbliche sono arrabbiati, i giornalisti pensano che siamo degli idioti... in breve, FML" (fuck my life).

[Fuck my life: espressione in gergo volgare per esprimere un senso di frustrazione quando ci si trova in una situazione disperata o quando la giornata è andata completamente storta. Mr. Roth era evidentemente sottoposto a una enorme pressione, ndt

[il tweet 22 è mancante, ndt]

23. Alcuni dei successivi messaggi di Roth via Slack indicano che le sue conversazioni settimanali con le forze dell'ordine federali prevedevano incontri separati. Qui, manca ad un appuntamento rispettivamente con l'FBI e con il DHS, per andare prima a una "cosa dell'Aspen Institute", quindi rispondere a una chiamata con Apple.


24. Qui, l'FBI invia rapporti su un paio di tweet, il secondo dei quali coinvolge un ex consigliere della contea di Tippecanoe, Indiana, un repubblicano di nome @JohnBasham il quale sostiene che "tra il 2% e il 25% delle schede elettorali per posta viene rifiutato per errori".


Il secondo rapporto dell'FBI riguardava questo tweet di @JohnBasham:


25. Il tweet contrassegnato dall'FBI è stato poi diffuso nella chat operativa di Slack. Twitter ha citato Politifact per dire che la prima storia è stata "dimostrata falsa", poi ha notato che la seconda era già considerata "no vio[lazione] in numerose occasioni".


26. Il gruppo decide quindi di applicare un'etichetta "Scopri come votare è sicuro e garantito" perché un commentatore dice: "è del tutto normale avere un tasso di errore del 2%". Roth dà quindi il via libera finale al processo avviato dall'FBI:

 


 27. Esaminando l'intera chat operativa relativa alle elezioni su Slack, non abbiamo visto un riferimento alle richieste di moderazione dalla campagna di Trump, dalla Casa Bianca di Trump o dai repubblicani in generale. Abbiamo cercato. Possono esistere: ci è stato detto che esistono. Tuttavia, qui erano assenti.

(alcuni tweet mancanti,ndt)

31. In un caso, l'ex governatore dell'Arkansas Mike Huckabee ha twittato uno scherzo sull'invio di schede elettorali per conto dei suoi "genitori e nonni deceduti".



32. Questo ispira un lungo scambio di messaggi in Slack che sembra una parodia del genere @TitaniaMcGrath. "Sono d'accordo che sia uno scherzo", ammette un impiegato di Twitter, "ma sta anche ammettendo letteralmente un crimine in un tweet".

Il gruppo dichiara che Huck è un "caso limite" e, sebbene uno faccia notare che "non facciamo eccezioni per battute o satira", alla fine decidono di lasciarlo stare, perché "abbiamo colpito già abbastanza pezzi grossi". 

33. "Tuttavia potrebbe fuorviare qualcuno... potrebbe fuorviare qualcuno", dichiara il gruppo avverso all'umorismo, prima di lasciar perdere Huckabee


(un altro tweet con il numero 33: deve essere stato difficile mettere in ordine le idee per Taibbi..., ndt)

33. Roth suggerisce che la moderazione anche in questo caso assurdo potrebbe dipendere dal fatto che lo scherzo provochi o meno "confusione". Questo caso apparentemente sciocco in realtà prefigura seri problemi successivi:


34. Nei documenti, i dirigenti spesso espandono i criteri a questioni soggettive come le intenzioni (sì, un video è autentico, ma perché è stato mostrato?), l'orientamento (un tweet vietato è stato mostrato per condannare o supportare?) o gli effetti (uno scherzo ha generato “confusione”?). Questo riflesso diventerà fondamentale in J6.

35. In un altro esempio, i dipendenti di Twitter si preparano ad apporre un'etichetta di avvertimento "il voto per posta è sicuro" su un tweet di Trump a proposito di un errore postale in Ohio, prima di rendersi conto che "gli eventi hanno avuto luogo", il che significava che il tweet era "effettivamente accurato ”:



36. Trump veniva sottoposto a un "filtraggio della visibilità" fino ad una settimana prima delle elezioni. Qui, i dirigenti senior non sembravano avere una particolare violazione, ma hanno comunque lavorato velocemente per assicurarsi che un tweet di Trump abbastanza anodino non potesse essere "risposto, condiviso o apprezzato":



"MOLTO BEN FATTO RAPIDAMENTE": il gruppo è lieto che il tweet di Trump venga trattato rapidamente


37. Un seguito apparentemente innocuo ha coinvolto un tweet dell'attore @realJamesWoods, la cui onnipresente presenza nei controversi set di dati di Twitter è già uno scherzo di #TwitterFiles.

38. Dopo che Woods aveva rabbiosamente citato il tweet di Trump con l'etichetta di avvertimento, lo staff di Twitter - in un'anteprima di ciò che è successo dopo il J6 - ha cercato disperatamente una ragione per agire, ma ha desistito ripromettendosi di "colpirlo duramente sulle future vio[lazioni]".







39. Qui viene applicata un'etichetta alla deputata repubblicana della Georgia Jody Hice per aver detto: "Dì NO alla grande censura tecnologica!" e "Le schede elettorali per posta sono più soggette a frodi rispetto alle votazioni di persona ... È solo buon senso".



40. I team di Twitter ci sono stati buoni con Hice, applicando solo un "intervento morbido", con Roth preoccupato per un contraccolpo dell'ottica "ah-ah, questa è censura":




41. Nel frattempo, sono emersi diversi casi riguardanti dei tweet pro-Biden nei quali si avverte che Trump "potrebbe tentare di rubare le elezioni", solo per essere approvati dagli alti dirigenti. Qui, decidono, semplicemente "si esprime preoccupazione per il fatto che le schede per posta potrebbero non arrivare in tempo".


 



42. "QUESTO È COMPRENSIBILE": anche l'hashtag #StealOurVotes - che fa riferimento a una teoria secondo cui Amy Coney Barrett in collaborazione con Trump avrebbero rubato le elezioni - è approvato dai vertici di Twitter, perché è "comprensibile" e un "riferimento a ... una decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti."









43. In questo scambio, ancora una volta involontariamente umoristico, l'ex procuratore generale Eric Holder ha affermato che il servizio postale degli Stati Uniti è stato "deliberatamente paralizzato", apparentemente dall'amministrazione Trump. Inizialmente è stato colpito da un'etichetta di avvertimento generica, ma che è stata rapidamente tolta da Roth:









44. Più tardi, nel novembre 2020, Roth ha chiesto se il personale avesse avuto un "debunk moment" [tentativo di confutazione, ndt] sulle storie del "conteggio dei voti di SCYTL/Smartmantic", che i suoi contatti del DHS gli hanno detto essere una combinazione di "circa 47" diverse teorie del complotto:







45. Il 10 dicembre, mentre Trump sparava una serie di 25 tweet che dicevano cose come "Un colpo di stato sta avvenendo davanti ai nostri occhi", i dirigenti di Twitter hanno annunciato un nuovo strumento di "deamplificazione L3". Questo passaggio significava che un'etichetta di avviso ora poteva anche essere assegnata insieme alla deamplificazione:






46. Alcuni dirigenti volevano utilizzare immediatamente il nuovo strumento di deamplificazione per limitare ulteriormente, senza dichiararlo, la portata di Trump, a cominciare dal seguente tweet:






47. Tuttavia, alla fine, il team ha dovuto utilizzare strumenti di etichettatura meno recenti e meno aggressivi almeno per quel giorno, fino a quando le "entità L3" non sono state attivate la mattina seguente.






48. Ciò significa che Twitter, almeno nel 2020, stava implementando una vasta gamma di strumenti visibili e invisibili per frenare l'attività di Trump, molto prima di J6. Il blocco totale arriverà dopo che altre strade saranno esaurite


49. Nei documenti di Twitter i dirigenti fanno spesso riferimento a "bot", ad es. "Mettiamoci su un bot." Un bot è solo una regola di moderazione euristica automatizzata. Può essere qualsiasi cosa: ogni volta che una persona in Brasile usa "green" e "blob" nella stessa frase, potrebbe essere intrapresa un'azione.







50. In questo caso, sembra che i moderatori abbiano aggiunto un bot per un'affermazione di Trump pubblicata su Breitbart. Il bot finisce per diventare uno strumento automatizzato che osserva invisibilmente sia Trump che, a quanto pare, Breitbart ("aggiungerò l'ID del media al bot"). Trump è stato rapidamente coperto di bot prima di J6.







51. Non c'è modo di seguire gli scambi frenetici tra il personale di Twitter tra il 6 e l'8 gennaio senza avere le basi del vasto lessico della società fatto di acronimi e parole orwelliane.


52. "Rimbalzare" ["to bounce"] un account significa metterlo in timeout, di solito per una revisione / raffreddamento di 12 ore:






53. "Interstitial", uno dei tanti sostantivi usati come verbo in Twitterspeak ("denylist" è un altro), significa posizionare un'etichetta fisica sopra un tweet, che quindi non può essere visto.


54. PII ha molteplici significati, uno dei quali è “Public Interest Interstitial”, vale a dire un'etichetta di copertura applicata per motivi di “pubblico interesse”. Il post seguente fa riferimento anche a "V proattivo", ovvero filtro di visibilità proattivo.






55. Questo background è necessario per capire J6. Prima dei disordini, la compagnia era impegnata in un progetto intrinsecamente folle/impossibile: cercare di creare un insieme di regole in continua espansione e apparentemente razionale per regolare ogni possibile discorso che potesse instaurarsi tra umani.


Questo progetto era assurdo, ma i suoi leader non erano in grado di accorgersene, essendo stati contagiati da un pensiero di gruppo [groupthink], arrivando a credere – sinceramente – che fosse responsabilità di Twitter controllare, per quanto possibile, di cosa le persone potevano parlare, quanto spesso e con chi.


56. Quando scoppia il panico per la prima volta il 6 gennaio, c'è una buona dose di post di tipo WTF(*), mescolati a frenetiche richieste a Twitter di mettere in campo il suo arsenale completo di strumenti di moderazione. “Qual è l'azione più appropriata? Interstitializziamo il video?" chiede un dipendente, disperato:


[(*) WTF: acronimo per "what the fuck?", esclamazione in gergo volgare equivalente a molte espressioni italiane, in questo caso potrebbe essere tradotta con "che cavolo succede?", ndt]






57. Questo tweet "Libertà o morte" di Mike Coudrey, promotore di #StopTheSteal, suscita reazioni accese:





58. Roth si lamenta di Coudrey: "QUESTO stronzo", ma sembra ancora determinato ad attenersi almeno superficialmente alle regole, desideroso di agire "se" questo "costituisce incitamento".






59. Alle 14:39 (Pacific Time), un funzionario delle comunicazioni ha chiesto a Roth di confermare o smentire una storia secondo cui avevano limitato la capacità di Trump di twittare. Roth dice: "Non l'abbiamo fatto".





60. Pochi minuti dopo, Roth esegue lo storico atto di "rimbalzare" Trump, cioè metterlo in timeout. "Spero che tu... sia opportunamente protetto dalla sicurezza della società", dice un collega.






Questo tema di Policy forse sottolineato dalle domande dei dirigenti della Comunicazione – che devono rispondere loro stessi alle domande del pubblico – compare occasionalmente. Due giorni dopo, si vedono dei messaggi in chat sull'eliminazione delle Comunicazioni dal giro:





61. La prima e-mail a livello aziendale di Gadde il 6 gennaio annunciava che 3 tweet di Trump erano stati rimbalzati [bounced], ma soprattutto segnalava la determinazione a utilizzare le effettive "violazioni" come guida per qualsiasi possibile sospensione permanente:







62. "CHE CAZZO STA DICENDO?" Possiamo di dire con certezza che il tweet di Trump "Vai a casa amorevolmente e in pace" nel bel mezzo dei disordini non è stato preso molto bene al quartier generale di Twitter:









63. Alcune note finali sul 6 gennaio. Roth a un certo punto scoprì che Trump aveva una serie di applicazioni bot duplicate:





64. Verso la fine del primo giorno, i massimi dirigenti stanno ancora cercando di applicare le regole. Entro il giorno successivo, prenderanno in considerazione un importante cambiamento di approccio. Guarda @shellenbergerMD questo fine settimana per avere i dettagli di come sono andate le cose.


65. Entro l'8 gennaio, che @BariWeiss descriverà domenica, Twitter riceverà il plauso dei "nostri partner" a Washington e il presidente degli Stati Uniti in carica non sarà più visto sulla piattaforma.


66. Infine, le persone a sinistra, a destra e in mezzo vogliono sapere cos'altro c'è nei #TwitterFiles, dalla soppressione/shadow-banning della sinistra ai danni di chi teorizzava le fughe dal laboratorio, o l'amplificazione della propaganda militare o sugli account conservatori. Sappiamo che tutti hanno domande.



67. E sebbene ci sia capitato di imbatterci qua e là in accenni su argomenti che vanno dal COVID alla politica estera, la realtà è che i set di dati sono enormi e ci stiamo ancora lavorando.


Altro sta arrivando. Buona notte a tutti.



Twitter Files, parte prima

Twitter Files, parte seconda - Le liste nere segrete di Twitter

Twitter Files, parte quarta - La rimozione di Donald Trump (7 gennaio)

Twitter Files, parte quinta - La rimozione di Trump da Twitter (8 gennaio)

Twitter Files, parte sesta - Twitter, la filiale dell'FBI

Twitter Files, parte settima - L'FBI e il laptop di Hunter Biden

Twitter Files, parte ottava - Come Twitter ha favorito le PsyOp del Pentagono

Twitter Files, parte nona - Twitter e le 'altre agenzie governative' 

Twitter Files, parte decima - Come Twitter ha manipolato il dibattito sul Covid

Twitter Files, parte undicesima - Come Twitter ha permesso all'Intelligence di inserirsi nel suo processo di moderazione

Twitter Files, episodio 12 - Twitter e l'ombelico dell'FBI

Twitter Files, episodio 13 - Le pressioni di Pfizer su Twitter 

Twitter Files, parte 14 - La menzogna del Russiagate
























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