La rimozione
di Donald Trump: 7 gennaio
Man mano che la pressione aumenta, i dirigenti di Twitter pongono le basi per un divieto permanente
Il 7 gennaio, i dirigenti Twitter di alto livello:
- confezionano le giustificazioni per bandire Trump
- cercano un cambio di strategia solo per Trump, distinto dagli altri leader politici
- non esprimono alcuna preoccupazione per le implicazioni sulla libertà di parola o sulla democrazia di un bando
Questa parte di #TwitterFiles è stata scritta insieme a @lwoodhouse
Riassunto delle puntate precedenti:
Parte 1, dove @mtaibbi documenta come i dirigenti Twitter di alto livello hanno violato le proprie regole per impedire la diffusione di informazioni corrette sul laptop di Hunter Biden; (qui in italiano)
Parte 2, dove @bariweiss mostra come i dirigenti Twitter di alto livello hanno creato liste nere segrete per "de-amplificare" gli utenti Twitter non di loro gradimento, non solo tweet specifici; (qui in italiano)
E la parte3, dove @mtaibbi documenta come i dirigenti Twitter di alto livello hanno censurato i tweet di Trump nel periodo precedente alle elezioni del novembre 2020 mentre si incontravano regolarmente con i rappresentanti delle agenzie di sicurezza del governo degli Stati Uniti. (qui in italiano)
Per anni, Twitter ha resistito agli appelli di chi
chiedeva la messa al bando di Trump.
"Bloccare
un leader mondiale su Twitter", scrivevano nel 2018, "nasconderebbe
informazioni importanti... [e] ostacolerebbe i necessari approfondimenti sulle
loro parole e azioni".
Ma dopo gli eventi del 6 gennaio, la pressione
interna ed esterna sul CEO di Twitter @jack cresce.
La ex First
Lady @michelleobama, la giornalista @karaswisher, @ADL [Anti-Defamation
League], il venture capitalist high-tech @ChrisSacca, e molti altri, invitano
pubblicamente Twitter a bandire definitivamente Trump.
Dorsey era in vacanza nella Polinesia francese la settimana dal 4 all'8 gennaio 2021. Partecipava alle riunioni via telefono, ma delegava anche gran parte della gestione della situazione ai dirigenti anziani @yoyoel, Global Head of Trust and Safety di Twitter, e @vijaya, Responsabile del dipartimento Legale, Strategia e Trasparenza.
Per capire il contesto, è importante sapere che lo staff e i dirigenti Twitter di altro livello erano in numero preponderante progressisti.
Nel 2018, 2020 e 2022, il 96%, 98% e il 99% delle donazioni a partiti politici
fatte dai dipendenti di Twitter è andato ai Democratici.
Nel 2017, Roth ha twittato che c'erano degli "AUTENTICI NAZISTI NELLA CASA BIANCA".
Nell'aprile
2022, Roth ha detto a un collega che il suo obiettivo "è indirizzare il
cambiamento nel mondo", motivo per cui ha deciso di non dedicarsi ad una
carriera accademica.
Il 7 gennaio, @Jack invia e-mail ai dipendenti
dicendo che Twitter deve rimanere coerente nelle sue politiche, incluso il
diritto degli utenti di tornare su Twitter dopo una sospensione temporanea.
Successivamente,
Roth rassicura un dipendente dicendo che "le persone a cui questo sta a
cuore... non sono contente di come vanno le cose"
Intorno alle 11:30 PT, Roth invia un messaggio
diretto ai suoi colleghi con una notizia che condivide con entusiasmo.
"INDOVINA UN PO'...", scrive. «Jack ha appena approvato una regola di recidiva per violazione della correttezza civica.»
Il nuovo
approccio avrebbe creato un sistema in cui cinque violazioni
("strikes") si tradurrebbero in una sospensione permanente.
"E' un progresso!" esclama un membro del Trust and Safety Team di Roth.
Lo scambio tra Roth e i suoi colleghi chiarisce che avevano esercitato pressioni su @jack per ottenere maggiori restrizioni su quello che Twitter consentiva di dire a proposito delle elezioni.
Il collega
vuole sapere se questa decisione significa che Trump può finalmente essere
bandito. La persona chiede: "l'aspetto dell'incitamento alla violenza
cambia quel conto?"
Roth dice di no. "A Trump resta ancora solo una violazione".
La domanda
del collega di Roth sull'"incitamento alla violenza" prefigura
decisamente ciò che accadrà il giorno successivo.
L'8 gennaio Twitter annuncia un blocco permanente di Trump a causa del
"rischio di ulteriore incitamento alla violenza".
L'8 gennaio, Twitter afferma che il suo divieto si basa "in maniera specifica su come [i tweet di Trump] vengono accolti e interpretati".
Ma nel 2019, Twitter sosteneva che "non tentiamo di determinare tutte le
potenziali interpretazioni dei contenuti o delle loro intenzioni".
L'*unica* seria preoccupazione che abbiamo trovato espressa all'interno di Twitter sulle implicazioni per la libertà di parola e la democrazia del bandire Trump proveniva da una persona con meno anzianità nell'organizzazione. Era nascosto in un canale Slack di livello inferiore noto come "site-integrity-auto".
"Questa potrebbe essere un'opinione impopolare, ma decisioni ad hoc una tantum come questa che non sembrano essere basate sulle linee guida sono a mio modesto avviso [imho: in my humble opinion] un piano inclinato scivoloso... Questa ora sembra essere la decisione di un CEO di una piattaforma online con una presenza globale che può controllare la libertà di parola per il mondo intero..."
I dipendenti
di Twitter usano spesso il termine "una tantum" nelle loro
discussioni su Slack. Il suo uso frequente rivela una notevole discrezionalità
dei dipendenti su quando e se applicare etichette di avvertimento sui tweet e
"violazioni" [strikes] degli utenti. Ecco alcuni esempi tipici.
Richiamo da #TwitterFiles2 di @bariweiss che, secondo lo staff di Twitter, "Controlliamo abbastanza la visibilità e l'amplificazione dei contenuti. E le persone normali non sanno quanto lo facciamo".
[..."ricorda che quello che io trovo terrificante non coincide esattamente con quello che è una violazione per i TOS" "heh"]
Roth invia immediatamente un messaggio diretto a un
collega chiedendogli di aggiungere "stopthesteal" e [il termine di
cospirazione QAnon] "kraken" a una lista nera di termini da
deamplificare.
Il collega
di Roth obietta che l'inserimento di "stopthesteal" nella lista
nera rischia di "deamplificare anche il contro discorso"
[counterspeech] che sostiene la validità dell'elezione.
In effetti, osserva il collega di Roth, "una rapida ricerca sui più popolari tweets 'stop the steal' e sono counterspeech"
Ma trovano rapidamente una soluzione: "deamplifica gli account con
stopthesteal nel nome/profilo" poiché "quelli non hanno a che fare
con il counterspeech"
Ma si scopre
che anche mettere "kraken" sulla lista nera è meno semplice di quanto
pensassero. Questo perché kraken, oltre ad essere una teoria del complotto di
QAnon basata sul mitico mostro marino norvegese, è anche il nome di un exchange
di criptovalute, ed è stato quindi inserito in una "lista di termini
ammessi".
I dipendenti
discutono se sia il caso di punire o no gli utenti che condividono screenshot
dei tweet di Trump cancellati il 6 gennaio
"dovremmo rimbalzare questi tweet con un avvertimento dato che lo
screenshot viola le linee guida"
"stanno criticando Trump, quindi sono un po' titubante sul dare un
avvertimento a questo utente"
Cosa succede
se a un utente non piace Trump *e* si oppone alla censura di Twitter? Il tweet
viene comunque cancellato. Ma poiché l'*intenzione* non è quella di negare il
risultato elettorale, non viene applicato alcun avvertimento punitivo.
"se ci sono casi in cui l'intento non è chiaro, sentiti libero di farlo
notare"
Verso mezzogiorno, un confuso alto dirigente delle
vendite pubblicitarie invia un messaggio diretto a Roth.
Dirigente vendite: "Jack dice: 'sospenderemo permanentemente [Trump] se le
nostre linee guida vengono violate dopo un blocco dell'account di 12 ore'... di
quali linee guida sta parlando Jack?"
Roth:
"*QUALSIASI* violazione delle linee guida"
Quello che succede dopo è essenziale per capire
come Twitter abbia giustificato il blocco di Trump.
Dirigente vendite: "stiamo abbandonando [la linea guida sul]l'interesse pubblico adesso?"
Roth, sei ore dopo: "In questo caso specifico, stiamo cambiando il nostro
approccio all'interesse pubblico per il suo account..."
Il dirigente
vendite si riferisce alle linee guida di Twitter sulle "eccezioni di
interesse pubblico", che consente il contenuto di funzionari eletti, anche
quando viola le regole di Twitter, "se contribuisce direttamente alla
comprensione o alla discussione di una questione di interesse pubblico".
Roth spinge per una sospensione permanente del
deputato Matt Gaetz anche se "non ci azzecca da nessuna parte (duh)"
È una specie di banco di prova per la logica che sarà alla base del blocco di
Trump.
"Sto
cercando di convincere il [team] di sicurezza [di Twitter] a... rimuovere in quanto cospirazione che incita alla violenza."
Intorno alle
2:30, i dirigenti delle comunicazioni scrivono a Roth per informarlo che non
vogliono dare troppa importanza al blocco di QAnon con i media perché temono
che "se insistiamo su questo sembra che stiamo cercando di offrire
qualcosa al posto del cosa che tutti vogliono", intendendo il blocco di
Trump.
Quella sera,
un ingegnere di Twitter scrive a Roth per dire: "Ho l'impressione che
molte discussioni sulle eccezioni derivano dal fatto che l'account di Trump non
è tecnicamente diverso da nessun altro" e tuttavia viene trattato in modo
diverso a causa del suo status personale, senza le corrispondenti _regole di
Twitter_ .."
La sera del 7 gennaio, lo stesso dipendente junior che ha espresso una "opinione impopolare" su "decisioni ad hoc... che non sembrano essere basate sulle linee guida" [vedi tweet 17-18], parla un'ultima volta prima della fine della giornata.
Quel giorno,
il dipendente ha scritto: "La mia preoccupazione riguarda specificamente
la logica non espressa chiaramente alla base della decisione di FB. Quello
sembra confermare l'idea (teoria del complotto?) che tutti... i magnati di
Internet... se ne stanno seduti intorno a un tavolo come dei re a decidere
arbitrariamente ciò che le persone possono e non possono vedere."
Il
dipendente osserva, più tardi nel corso della giornata, "E anche Will
Oremus ha notato l'incoerenza ...", collegandosi a un articolo per OneZero
su Medium chiamato "Facebook ha cestinato il proprio regolamento per
bloccare Trump".
"Il problema di fondo", scrive @WillOremus, è che "le piattaforme dominanti sono sempre state riluttanti ad ammettere la loro soggettività, perché mette in evidenza il potere straordinario e illimitato che esercitano sulla scena pubblica globale..."
"... e pone la responsabilità di quel potere sulle loro spalle... Quindi si nascondono dietro un regolamento in continua evoluzione, facendovi riferimento quando è conveniente e ficcandolo sotto il tappeto più vicino quando non lo è."
“La
sospensione di Trump da parte di Facebook ora mette Twitter in una posizione
scomoda. Se Trump torna davvero su Twitter, la pressione su Twitter aumenterà
per trovare un pretesto con cui bloccare anche lui”.
Infatti. E come @bariweiss mostrerà domani, è esattamente quello che è
successo.
/FINE
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"Il
problema di fondo", scrive @WillOremus, è che "le piattaforme
dominanti sono sempre state riluttanti ad ammettere la loro soggettività,
perché mette in evidenza il potere straordinario e illimitato che esercitano
sulla scena pubblica globale..."
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"... e
pone la responsabilità di quel potere sulle loro spalle... Quindi si nascondono
dietro un regolamento in continua evoluzione, facendovi riferimento quando è
conveniente e ficcandolo sotto il tappeto più vicino quando non lo è."
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“La
sospensione di Trump da parte di Facebook ora mette Twitter in una posizione
scomoda. Se Trump torna davvero su Twitter, la pressione su Twitter aumenterà
per trovare un pretesto con cui bloccare anche lui”.
Infatti. E come @bariweiss mostrerà domani, è esattamente quello che è
successo.
/FINE
Twitter Files, parte seconda - Le liste nere segrete di
Twitter
Twitter Files, parte terza - La rimozione di Donald Trump
Twitter Files, parte quinta - La rimozione di Trump da
Twitter (8 gennaio)
Twitter Files, parte sesta - Twitter, la filiale dell'FBI
Twitter Files, parte settima - L'FBI e il laptop di Hunter
Biden
Twitter Files, parte ottava - Come Twitter ha favorito le
PsyOp del Pentagono
Twitter Files, parte nona - Twitter e le 'altre agenzie
governative'
Twitter Files, parte decima - Come Twitter ha manipolato il
dibattito sul Covid
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