PressEurop riporta un bell'articolo di El Paìs di Madrid sui limiti della politica di fronte
allo strapotere dell'economia: i movimenti popolari denunciano la
distanza dei sistemi occidentali dai loro cittadini. Il modello
rappresentativo non è più inattaccabile.
Con gli indignados di Wall Street, il malcontento popolare
scatenato dalla crisi interessa ormai tutto lo spettro politico e
geografico, dagli Stati Uniti alla Grecia. A prima vista si tratta di
due casi ben distinti tra loro. Mentre la Grecia di Papandreou è in
crisi a causa di uno stato clientelare e inefficiente che si è
indebitato a più non posso, gli Stati Uniti di Obama sono vittima dei
mercati finanziari che hanno portato l’economia al collasso. Per
semplificare, potremmo parlare in un caso di un fallimento statale,
nell’altro di un fallimento del mercato.
Tuttavia, visti i tempi che corrono, Grecia e Stati Uniti si
assomigliano ben più di quanto si potrebbe immaginare. Atene e
Washington sono entrambe culle della democrazia. La Grecia inventò la
democrazia diretta, gli Stati Uniti la democrazia rappresentativa.
Questo ideale, illustrato a meraviglia in due testi di una somiglianza
impressionante – l’orazione funebre di Pericle e il discorso di Lincoln a
Gettysburg – oggi è rimesso completamente in discussione.
La democrazia diretta è stata la prima a degenerare in populismo,
demagogia e ingovernabilità. Non stupisce che, vedendo la tragica fine
di Socrate, obbligato a bere la cicuta, i padri fondatori degli Stati
Uniti non abbiano voluto parlare di democrazia e abbiano preferito
descrivere il loro sistema politico come “governo rappresentativo”, in
altre parole un regime nel quale più che permettere alla popolazione di
autogovernarsi le si accorda il potere di eleggere e destituire i suoi
stessi governanti in modo regolare, per tutelare le proprie libertà.
Malgrado tutte le sue carenze, questo sistema di governo ha avuto un
enorme successo. Almeno nella nostra comunità politica e geografica, la
democrazia rappresentativa ha trionfato sia sul fascismo che sul
comunismo, e anche se su di essa continuano a incombere minacce
populiste e nazionaliste l’abbinamento di governi rappresentativi ed
economie di mercato in genere ha dato luogo a società aperte, rispettose
delle libertà e della diversità.
Il problema nasce dal fatto che la democrazia rappresentativa
è diventata non solo inestirpabile dall’esterno, ma anche dall’interno,
perché la democrazia diretta non è un’alternativa valida per governare
società complesse come le nostre. In questo processo, la democrazia si è
sclerotizzata proprio nel suo punto centrale, la rappresentatività dei
governi nei confronti delle domande dei governati.
Crisi di sistema
Col tempo, questi governi si sono fatti prendere in trappola da due
fattori: da un lato, i partiti hanno trasformato i nostri sistemi
politici in partitocrazie, governate da una classe politica che non
rende conto a nessuno del proprio operato e non è trasparente;
dall’altra, i mercati hanno sottomesso il potere politico ai loro
interessi, diventando una sfera di potere autonomo e indipendente. Il
risultato è che l’interesse collettivo è relegato in secondo piano, come
principio ispiratore delle politiche pubbliche, mentre l’obbligo di
rendere conto del proprio operato diventa inefficace come meccanismo di
controllo dei cittadini. Così, mentre dal punto di vista quantitativo le
democrazie trionfano nel mondo, dal punto di vista qualitativo si sono
considerevolmente deteriorate.
In maggioranza, i nostri paesi oggi sono democrazie sotto tutti gli
aspetti, ma sono ben lungi dall’avere le qualità della democrazia alle
quali aspirano i cittadini. Nei periodi di crescita economica, quando i
problemi di redistribuzione erano più facili a risolversi, la tensione
implicita tra efficacia e rappresentatività si risolveva facilmente a
favore della prima e a discapito della seconda. Ma quando la crisi
economica ha colpito con tutta la sua forza, i nostri sistemi politici
sono stati messi letteralmente a nudo: la loro incapacità di
amministrare l’economia (vuoi per incompetenza, vuoi perché le questioni
vanno al di là della sfera nazionale) è ormai sotto gli occhi di tutti,
come pure la loro insufficienza rappresentativa e la loro sottomissione
ai poteri dei mercati, i cui eccessi si dimostrano incapaci di
regolamentare.
L’ideale democratico ateniese è fallito, ed erano occorsi secoli e
secoli perché fosse messo a punto. Quanto alla democrazia
rappresentativa, anche se non è sottoposta a un attacco dall’esterno,
entrerà in una grave crisi interna se non riuscirà a regolamentare la
crisi della rappresentanza e a governare efficacemente i mercati
nell’interesse generale. Da Atene a Wall Street, l’ideale della
democrazia sta lottando per sopravvivere. (traduzione di Anna
Bissanti)
Concordo con José Ignacio Torreblanca -El Paìs.
RispondiEliminaHa sicuramente centrato il punto del problema, per lo meno per quanto riguarda le decisioni e la rappresentatività popolare, ivi inclusi gli interessi generali.
Credo che tali limiti siano stati raggiunti.
Come ti ho raccontato tempi or sono, mi aveva stupito quanto appurato in un mio tour in Sicilia, nel quale ho scoperto che in alcuni luoghi, le riunioni pubbliche nel passato, "mi è sembrato una specie di convocazione del consiglio C.le" i cittadini, erano OBBLIGATI a presenziarVi.
Ora tale obbligo può essere omesso, a fronte dei nuovi mezzi di informazione --- internet.
Con questo voglio dire che le decisioni più importanti, possono essere prese, non delegando a parlamentari di dubbia credibilità.
In questo caso Vi sarebbe un abbastanza credibile caso/situazione di democrazia pubblica, non quella cancerosa attualmente esistente.
Saluti.
Orazio
Indubbio che la democrazia rappresentativa è alla frutta. Ma temo anche la democrazia diretta o simil tale. Il problema che sta al fondo dell'una e dell'altra è l'ignoranza, la non partecipazione e la mancanza di educazione civile. La democrazia, come dice Zagrebelsky, è il regime più difficile da attuare che esista.
RispondiEliminaSaluti
"I sistemi politici in sottomissione ai poteri dei mercati",
RispondiEliminaè questo il punto focale della democrazia rappresentativa, se passi dalla dittatura del proletariato, alla dittatura della "razza" o dello stato-nazione, e arrivi alla dittatura dei Poteri Forti, stiamo sempre e comunque nella brace, la quale si farà sempre più ardente, incadescente, e distruttuva del tessuto sociale, via via che la crisi globale avanza con la sua forza devastatrice.
La deregulation degli anni 90 e oltre, ci sta presentando il suo vero volto infernale.
saluti, Nicola.